Cantautore-chirurgo e viceversa, sono nato artisticamente tra le stanze polverose del Folk Studio di Roma alla fine degli anni ’70, dove ho suonato, per la prima volta, dopo un chitarrista dal nome Jorma Kaukonen, leader degli Hot Tuna e Jefferson Airplane. Da quel momento si sono susseguite le partecipazioni alle domeniche dedicate alla sezione giovani e concerti . Nei primi anni ’80, sotto la guida del “Boss†Giancarlo Cesaroni, ho partecipato all’ “ipotesi†resa concreta da Cesaroni stesso, dei “Nuovi Giovani del FolkStudioâ€, un tour in vari teatri e piazze d’Italia (Genova, Rapallo,Torino,Ravenna,Rovigo,ecc..). Nel 1988 concerto al Teatro Vittoria di Roma con Fabrizio Emigli(“La notte degli aeroplaniâ€) in favore delle missioni in Madagascar. Continuano le serate al Folk Studio e in diversi locali romani. Nel 1992 “ho incontrato†musicalmente un grande musicista, caro e dolce amico che per disgrazia di tutti noi "musicanti" ora non c’è più, Mario Scotti, bassista di Jimy Hendrix nella tournee italiana (se non sapevate che ha cantato a Roma ora ve ne do la certezza) e di tutti i più grandi artisti italiani. Con lui ho iniziato una fervida collaborazione e partecipato a vari concerti con il suo gruppo “Alta Tensioneâ€, di cui hanno fatto parte il pianista Stefano Senesi (Renato Zero) e il chitarrista Ruggero Brunetti (Gino Paoli). Nasce nel 95 con questi stessi musicisti il progetto per il mini-CD “Una vita battuta a macchinaâ€. In questo stesso periodo ho conosciuto Rambaldo Degli Azzoni (Storie Di Note) e partecipato a numerose manifestazioni da lui curate insieme ad altri artisti (Mario Castelnuovo, Kay Mc Carty, Edoardo De Angelis….).
Nel 1997 sono stato finalista al “Controfestival†di Bordighera. Nel 1999 ho partecipato al concerto in favore dei profughi Slavi al Palasport di Roma. Nel 2001 il mio ultimo CD “La fortuna di un giorno qualunque†prodotto da Storie di Note, del quale spero di potervi far sentire qualche brano. Nel 2006 partecipa alla manifestazione "INAUDITI" al The Place di Roma. Potete andare direttamente al mio profilo musicale cliccando su questo link www.myspace.com/carlomolinariband
BISTURI E DIAMANTI
Qualche anno fa, in occasione di un periodo non proprio felice, cominciai a buttare giù un inizio di racconto... era terribile. Veniva fuori la parte più negativa dei "Miserabili" di Hugo. Buttai tutto nel mio cassetto ma, poichè nulla si distrugge ma tutto si trasforma, ripresi in mano quella roba che sembrava scritta bene. Perchè non tirarci fuori una storia noire, magari anche divertente e con la quale mi riconoscessi generazionalmente? Così è nato BISTURI & DIAMANTI, che effettivamente doveva intitolarsi "Per fortuna ho avuto il cancro". Non che l'editore Avagliano non fosse d'accordo, ma il consenso dei librai non era assolutamente stato unanime... in fondo Bisturi & Diamanti non mi dispiaceva. Sembra il titolo dei "neri" Mondadori anni '70. E' stata una bella sfida quella di "Marlin" Avagliano, un editore e un uomo come ce ne sono pochi nel ramo della "produzione"... Beh, ora vi lascio leggere un piccolo brano, così potrete dirmi cosa ne pensate:
Sono nate le rose sul nostro terrazzo.
Tredici varietà di rose.Antiche, rampicanti, multicolori.
Eteree, odorose, impalpabili, timide, arroganti, pacchiane, essenziali.
Le rose mi affascinano, mi hanno sempre affascinato. Non certo per la passione delle rosse, ne’ per l’essere ruffiano delle gialle. Non per la rosa degli York ne’ per quella di Rudy Valentino. Forse perché sono, tra i fiori, i più vicini a noi. Con i petali simili alla pelle umana.
Con l’odore penetrante di una donna che desideri.
Forse perché riescono a crescere ed essere rigogliose nella merda.Come tutti noi.
E come tutti noi non se ne accorgono.
Sono sbocciate le rose e sono bellissime, inebrianti. E più sole c’è più si fanno notare. Più c’è brina e più si gonfiano. Turgidi e umidi capezzoli della primavera.
Sono sbocciate le rose.Anche dentro di me è sbocciata una rosa.
Una rosa buia e maledetta.Cresce anche senza un cazzo di sole lei.
Senza che nessuno se ne prenda cura. Avrei preferito le mie frattaglie così com’erano, “natureâ€. E invece sta lì. Come un anemone, un pomodoro di mare attaccato alla roccia. Non ci credo, non ci voglio credere, ma sta lì. Mentre mi dà nno il cervello, l’anima, scorro tutta la vita in quattro secondi e la seguo nei particolari più reconditi.
Penso se sarà stata tutta la merda che mi sono mangiato da ragazzino o da grande – d’altra parte ci nascono le rose.
Penso a tutte le canne che mi sono fatto ma soprattutto a tutte quelle che sicuramente e inevitabilmente mi farò.
Penso che mi tiravano addosso i lacrimogeni ad una manifestazione e mi cacavo sotto dalla paura e adesso mi metterei a ridere.
Penso che ai figli di puttana non gli viene mai niente.
Penso che vorrei che non accadesse niente a nessuno.
Penso che troppo poche volte ho tirato in su lo sguardo alla luna.
Penso che non so nemmeno se la gobba è a ponente o a levante.
Penso che soprattutto adesso non me ne frega un cazzo... Chissà come si sente un giudice prima di condannare qualcuno all’ergastolo, se è preso dall’ansia, da qualche specie di rimorso, di dubbio.. o un presidente che sta per dichiarare guerra a un’altra nazione?Chissà se avrà la lingua impastata e la gola secca. Chissà se avrà voglia di pisciare ogni due minuti e gli viene, come me, da piangere invece di pisciare.
Non c’è cielo e non c’è luna che mi sappia rispondere.Perché non c’è luna o cielo che non siano sempre esistiti ed abbiano avuto per una volta almeno la paura di morire. Di perdere il contatto con il loro universo, con i loro affetti, con lo sguardo di una donna innamorata o di un figlio. Con le partite di calcio e tutte le discussioni inutili sulle stesse partite. Non c’è luna o cielo che non sappiano di essere immortali e noi che viviamo e ci danniamo e ci innamoriamo sempre troppo poco. Ho in testa una marmellata di suoni, di odori, di passioni, di frasi non dette e di frasi dette male. Un turbinio di sogni e di colori che sbattono su un muro di plastica. Chiudo il telefono, chiudo la testa, chiudo i libri di patologia che mi verrebbe da leggere. La negatività si ribalta all’improvviso e diventa forza, reazione. E’ un cambio di stato violentissimo, una fusione, una sublimazione che libera una quantità indescrivibile di energia positiva. La marmellata si solidifica, si riorganizza in spazi definiti. Gli amori antichi si spostano nei palchi più alti e la platea si riempie delle passioni attuali, delle certezze e delle speranze.
Il teatro della memoria è gremito e tutti sono al loro posto.
Gli attori nel back stage stanno fremendo.
Le maschere sono stremate.Le luci nei corridoi lampeggiano.
Lo spettacolo sta per cominciare
COSA TROVERETE IN "BISTURI & DIAMANTI"
Giallo in corsia
di Loredana Filoni
"Bisturi e diamanti" è il primo romanzo di Carlo Molinari, di professione, chirurgo urologo
Carlo Molinari è nato a Roma nel 1958 dove vive ed esercita la professione di medico, esattamente, chirurgo urologo. E' da tempo autore di testi e musiche di pieces teatrali. Con il romanzo "Bisturi e diamanti", tenta, per la prima volta, la strada dell' impegno letterario, avendo, precedentemente, scritto, racconti brevi e testi di canzoni. Questo romanzo si svolge in una Roma estiva, emozionalmente intensa. Carlo Rei, giovane medico, è coinvolto, suo malgrado, nella morte di Andrea Nebbia, famoso chirurgo che lavora nel suo stesso ospedale e, dal quale è stato, da poco, operato di cancro. Carlo si trasforma in una specie di medico-detective, che mischia la professionalità e la drammaticità delle circostanze, al grottesco. Aiutato dall' ispettore Belli, scoprirà una vita parallela del professor Nebbia, invischiato, per avidità collezionistica, in un traffico di diamanti in Sudafrica. La storia si sviluppa con ritmo incalzante tra Roma, Grasse(la capitale provenzale dei profumi) e Johannesburg. Responsabili della morte di Nebbia possono essere nessuno e tutti i personaggi. Perfino l' amante dell' illustre chirurgo, Daniela, della quale Carlo si innamorerà perdutamente. Il romanzo è intenso ed invoglia anche i pigri, proprio perchè è veloce, sincopato, sintetico ed avvincente. Anche coloro che non hanno l' abitudine o il tempo di avvicinarsi alla lettura, possono essere stimolati dal genere e dalla "freschezza" del libro. In realtà nasce con soavità e leggerezza, solo apparenti. Il lettore si addentra in un viaggio, fatto dal protagonista, che cerca di combattere la bruttura delle sue prove esistenziali e, attraverso malattia e cura, rivelerà come la metafora della vita, possa sempre essere il punto di partenza per affrontare nuove situazioni. La cosa affascinante del libro è che l' autore porge una "chiave" che ognuno può utilizzare come meglio crede. Il contrasto di "Bisturi e diamanti" stà nel saper rappresentare un pò quelle che possono essere le diverse prove esistenziali che la vita ci costringe ad affrontare: un' aspetto luccicante, scintillante, che però nasconde dei "corridoi" di sofferenza, angoscia. Quella che può essere una malattia, una tortura per l' anima, può diventare un trampolino per iniziare una nuova vita. Quindi la possibilità di percorrere una strada che porti dal cinismo, da un' atteggiamento superficiale, alla profondità , fino a toccare la poesia della vita. Ciò che appare più rilevante, all' interno del libro, è una denuncia sociale, molto attuale, legata proprio al sistema della sanità . Da un lato, la figura intoccabile del grande chirurgo che tramanda la medicina ai suoi colleghi attraverso una sorta di nepotismo, quasi un' albero genealogico protetto, possedendo una certa arroganza, e, dall' altro, la libera condizione del medico che, diventando, egli stesso, paziente, può toccare con mano la realtà . Il giallo, che ha un ritmo dinamico, rende il messaggio molto diluito all' interno di questo schema e fà capire come l' autore, con familiarità e lucido candore, riesca a sottolineare tutte le contrddizioni della vita. Per quanto riguarda l' impianto narrativo, c'è un risvolto finale molto avvincente che spiazza. Colpisce il ritmo semplice ma emotivo. L'autore ne è risultato sincero, autentico. Il libro è denso di significato, consente, a diverse fasce di lettori, di approcciarlo con piacere, perchè ognuno può trovarci ciò che crede. L' aspetto trainante è il passaggio dalla leggerezza esistenziale iniziale, dal cinismo, al mettersi in gioco attraverso la rivoluzione dei sentimenti, dell' innamoramento, poi, la trasformazione, attraverso la sofferenza, vera occasione, per il protagonista, per trovare la sua forma di spiritualità e motivazione al perchè delle cose. E' un libro divertente, esposto in maniera leggera, in grado di esprimere cose difficili da esprimere anche a sè stessi.Info: Bisturi & diamanti Di Molinari Carlo - Marlin editore SRL
... CONTINUA
Se l'editore continuerà a fidarsi ho quasi pronto il secondo romanzo. Il protagonista è sempre il medico-investigatore, Carlo Rei. Il titolo provvisorio è "Ballata per un uomo buono"... Anzi, dite se vi piace. Ecco di seguito un piccolo stralcio:
Circa l’età avrà avuto sessantacinque, forse settant’anni.
Fece un piccolo sorriso tendendo lateralmente la commessura delle labbra sottili.
Non si aspettava certo attenzione da uno come me. Come certo non l’aveva avuta dagli altri passeggeri della corriera delle quattro. O da quelli del giorno prima…
O dei mesi precedenti. Chissà da quanto tempo andava alla fermata pietendo un dubbio o uno stupore da parte di qualcuno dei passeggeri alla vista della fotografia.
Chissà da quanto tempo tornava indietro soltanto con la delusione e la speranza riposta nella corriera del giorno dopo.
Eppure il sorriso non era quello di un uomo rassegnato.
Era un sorriso dolce, compassionevole. Di chi sa che le cose perse non tornano, o tornano difficilmente, ma che a cercarle non si perde comunque tempo.
Lo ricambiai e mi rivolse la stessa domanda che aveva fatto a tutti.
In uno scarso italiano e con una voce dal tono grave ed accento a mio avviso russo, porgendomi la foto che teneva nel palmo della mano destra:
- Vieni da Roma? Filia… mia filia… Hai visto la mia filia? Hai visto mai?
Mentre la foto scivolava lentamente dal suo palmo nel mio gli sfiorai la mano.
Certo è impossibile, ma credetti di percepire il battito del suo cuore. Rapidissimo. Quante volte, ad ogni corriera, gli batteva così forte?
Presi con lentezza la fotografia e con l’altra mano strinsi la sua ancora tesa, leggermente tremante, come a tranquillizzarlo.
La foto era una specie di dagherrotipo moderno, con il primo piano di una ragazzina dagli occhi a mandorla, sorridente e molto carina. Con una camicetta di pizzo chiara che risaltava bene sotto uno spesso maglione scuro, di feltro o di lana. Il vecchio mosse le labbra prima di parlare ancora, come se non fosse certo se farlo o no.
- Sono dieci anno che lei andata via, capito? No torna sua casa dieci anno. Due anno fa amico dice lei a Roma… Italia. Padre – fa, battendosi il petto – padre no sa dove Italia. Dare tutto soldi ad amico. Dollà ro. Altro amico anche portare di treno e mare qui da voi Italia.
Probabilmente aspettava uno come me che gli desse corda per liberare finalmente una piccola lacrima e farla scivolare fino a inumidire le labbra.
- Da quanto tempo sei arrivato qui? Qui… in Italia?
- Uno mese… no; uno anno, sembra. Uno anno, sì. Preso fino Istà nbul, poi mare fino Tunisi. Amico porta Palermo e io lavora terra, poi da mare arrivato qui vicino… Formia! Vicino, no qui?
- Sì… sì, vicino. E dove vivi… dove abiti?
- Padre sua casa spiaggia. Lì! Vedi lontano lì? Amico dare per lavoro giardini.
Il vecchio sta indicando un punto distante, sul lungomare, dove non ricordo ci fosse mai stata nessuna casa, se non un grande gabbiotto di legno per gli attrezzi. Lo usano come appoggio gli operai degli stabilimenti verso la fine di maggio, quando ripuliscono la spiaggia. L’unica costruzione nel raggio di qualche chilometro.
- Begli amici, accidenti, tutti questi che hai incontrato!
- Io fa lavoro giardini. Grandi giardini di case. Filia… mia filia! Tu ha visto mia filia?
- No, non vedo tua figlia... non l’ho mai vista. E’ molto grande, Roma. Non l’ho mai incontrata, tua figlia. Il tuo “amicoâ€, piuttosto, non ti ha detto anche cosa fa, tua figlia, a Roma?
- No, no dire. No sa. Sa che lei a Roma, e padre parte. Aiuta tu padre, no? Prego aiuta. Tu faccia buona. Padre no può andare Roma. Troppo grande, tu hai detto. Lì no lavoro per me. Lì niente. Aspettare qualcuno qui trova filia… se trova mai.
Alla fermata non c’era più nessuno. Sia la corriera che gli avventori erano spariti. Volatilizzati.
Sulla piazza della parte alta di San Felice eravamo rimasti soltanto io e il vecchio.
Io e il vecchio soltanto.