Fin da bambino mi piaceva la parola "rabdomante".
Raccoglievo i bastoncini biforcuti, mettendoli da parte.
Pensavo che mi avrebbero aiutato a trovare le cose di cui avrei avuto bisogno. Adesso mi definirei semplicemente
un inquieto cercatore. Mari e deserti, raccolgo le storie delle stelle, delle persone, dei luoghi. Non posso che raccontare quello che visto.Dopo cinque anni di viaggi "on the railway" in tutt'Europa e campi di lavoro in Brasile, è nato "La Memoria al di là del Mare" (di Devis Bellucci, Giraldi Editore), un romanzo pieno di poesia e spiritualità .
BACKGROUND
Il viaggio resta senz'altro, almeno ad oggi, l'aspetto plasmante della mia sensibilità ; tuttavia non posso limitarmi a questo per motivare la miscela d'inquietudine e necessità su cui si dipana la mia piccola avventura letteraria. Diciamo che, viaggiando, non ho fatto altro che incontrare le immagini e i soggetti adatti a coagulare e materializzare quanto avrei sentito del mondo semplicemente sedendomi su un davanzale, su un bordo qualunque di fronte al cielo notturno, senza spostarmi mai. Ecco allora il tema dell'amore, descritto e vissuto come esperienza viscerale e totalizzante, talora folle, talora cammino di creazione e completezza unica; ecco la sete di Dio e l'incontro con Lui nelle piccole cose, nelle leggi della natura perfette e belle, studiate durante la mia formazione scientifica, nei miracoli silenziosi di cui è puntellata una qualsiasi pianura; ecco il profondo desiderio di libertà , il gusto per la vita come scoperta, come dono da realizzare in pienezza al di là dei condizionamenti culturali e sociali che inevitabilmente sono orizzonte e terreno iniziale. A tutto questo si aggiunge, e non in secondo piano, il dovere della testimonianza, quando ho incontrato sul mio cammino la missione nel Sud del Mondo e sperimentato la fame di molti.
Dal 1996 – primo classico inter-rail – ho girato in treno tutta l'Europa, con amici, da solo, con compagni improvvisati, con dolcissimi amori che mi sono stati accanto e con le quali ho vissuto momenti di romanticismo davvero anni '60. In questi viaggi ho mangiato di tutto e dormito ovunque: sul portabagagli dei treni, per terra, nei boschi e sul molo, in Chiesa, nel cimitero, in pronto soccorso (a Parigi n.d.r.). Con me compare un diario verde e uno zainone blu, e inizio a raccontare gli incontri e i visi, le parole, i mari, le preghiere, le canzoni.
Nel 1996, a guerra appena finita, sono partito con un convoglio umanitario per la Bosnia. Quanto vedo mi entra dentro. Tornato a casa decido che forse è il caso di fare meno compromessi con se stessi, e di dare da bere, almeno, al mio desiderio di conoscere la natura. Cambio facoltà (ero a ingegneria) e mi iscrivo a Fisica, scienza pura che adoro. Contro ogni luogo comune, gli studi scientifici mi hanno avvicinato molto alla dimensione religiosa, così come l'amore per l'astronomia. Guardare il cielo in una notte d'estate è come appoggiare il petto sul cuore di Dio. Tornerò in Bosnia per tre volte, dal '96 al '97.
Il 1998 – avevo 21 anni – è stato l'altro anno rivelatore. Parto per Lourdes con un treno di malati come assistente barelliere. A tre giorni dalla fine del pellegrinaggio, un incontro folgorante mi fa decidere, su due piedi, di partire durante l'estate per un campo di lavoro di India, a Nuova Delhi e Calcutta. In quel viaggio rinasco da zero e prende sempre più vigore il bisogno di raccontare come possono anche essere le cose. Quei ricordi marcano in profondità un me stesso forse troppo immaturo, ed urlano ancora con voce invecchiata. Nel 1999 partecipo ad un altro campo di lavoro, questa volta in Albania. Di questi viaggi non trascuro nulla, così come di quelli che verranno, e come un fotografo cerco di buttare sui diari poco di quello che accade, ma molto delle persone, dei luoghi, dei suoni e dei rumori. Le parole delle persone resteranno in ogni momento il tesoro più prezioso.
Nel 2000 prendo una pausa dai miei studi scientifici e parto per un viaggio di tre mesi in Brasile, toccando diverse missioni e operando come volontario. Abbiamo attraversato un bel pezzo d'America Latina su autobus di linea piuttosto approssimativi, lungo tragitti pazzeschi e indimenticabili. Una sera d'agosto mentre pioveva, a San Paolo del Brasile nasce il mio primo romanzo. Non avevo alcun obiettivo specifico. Due parole su un foglio, la traccia di un racconto, un'indagine sulla sacralità dell'uomo, un dare vita con le migliaia di immagini che avevo nel cuore a pensieri che non sapevo bene come qualificare. Mi sono innamorato allora del Sud America.
Al mio ritorno da quel viaggio mi impegno attivamente nel volontariato per il Sud del Mondo su molti fronti diversi. Continuo a scrivere il romanzo che prende la sua forma durante un altro viaggio a Lourdes nel 2002, un secondo in Brasile nel 2003, ed in particolare diversi inter-rail in varie zone d'Europa tra cui la Spagna, che mi ubriaca. Dopo la laurea in Fisica Applicata (2002), la mia curiosità per la natura è più impellente che mai, e desidero di proseguire gli studi. Questo senza alcun ambizione di carriera, cosa a cui sono sempre stato allergico. Ho studiato ogni giorno per necessità e solo per me. Nel 2003 inizio l'iter per conseguire il Dottorato di Ricerca in Fisica, e contemporaneamente ho il piacere – fa parte del piano didattico – di svolgere attività di ricerca a Modena per l'Istituto Nazionale di Fisica della Materia nel campo delle nanoscienze e nanotecnologie. E’ un'esperienza dura ma estremamente formativa, che mi permette ulteriormente di viaggiare e di vivere l'ambiente scientifico dall'interno, dalla parte di chi “fa la scienzaâ€. Si tratta di un regno davvero ricco e pieno di stimoli, un grande gioco di squadra guidato dalla curiosità . Come tutti i colleghi dottorandi, a 26 anni, mi trovo in cattedra col ruolo di “assistenteâ€. Considero i due anni di assistenza universitaria svolti presso la Facoltà d'Ingegneria di Modena come una delle esperienze più straordinarie della mia vita. In più, cosa che non guasta, il percorso di dottorato mi porta in giro per l’Europa, dalla Svezia alla Polonia.
Nel 2005 riparto per il Brasile, ed in luglio scrivo la parola “Fine†sul mio romanzo, “La memoria al di là del mareâ€, un titolo pensato diverso tempo prima in Spagna, a Cordoba. In giugno avevo scritto la prefazione di getto, un dialogo verso una compagna di viaggio in cui ripercorro le immagini salienti che hanno dato vita all'opera. Mi mancava un incontro, un contorno per dare sostanza alle ultime emozioni; trovai queste cose proprio a San Paolo del Brasile, nei tramonti rosati sulle favelas, fissando gli aquiloni dei ragazzini alti nel cielo, ascoltando un'infinità di volte Jovanotti nelle pause pranzo che trascorrevo sul tetto della casa Parrocchiale, a prendere il sole.
Ho terminato il Dottorato di Ricerca nel febbraio del 2006. Dopo l'ultimo viaggio in Brasile del 2005 ed un altro molto breve nel sud della Francia, a novembre di quell’anno, decisi di non proseguire la carriera accademica, che mi avrebbe portato a dedicare totalmente anima e corpo a questo mettendo in secondo piano il resto, e lasciando l'Italia per un posto negli Stati Uniti. In fondo ho studiato per me, e forse era il caso di studiare anche altro, dopo tanta scienza. Avevo voglia di dedicarmi pienamente alla scrittura, e per questo serviva un lavoro comodo e nell’ambito della cultura. Ho trovato con poca fatica un ottimo lavoro come operatore culturale. Questo mi ha permesso, tra l’altro, di tenere corsi di formazione per adulti e di continuare a collaborare con l’Università . Nel 2006 comincio il lavoro di riscrittura de “La Memoria al di là del Mare†alla ricerca di un linguaggio coerente col campo d’indagine trattato, ossia “il ricordoâ€. Volevo un linguaggio evanescente, evocativo; volevo che tutti i personaggi rimanessero comunque irreali e sospesi. Nel 2006, durante il quarto viaggio in Brasile, ho cominciato il mio secondo romanzo, terminato quest’estate (2007) a Panamà City. Una storia completamente diversa, iniziata tra la polvere dei deserti brasiliani – raccontati dal grande Amado – e portata avanti attraverso vari viaggi sino all’ultimo, l’attraversata in autobus del Centro America, dal Messico a Panamà lungo sei stati. Oggi, mentre sto lavorando alla correzione del secondo romanzo e ad una raccolta di poesie d’amore e di viaggio (su questo ne ho di cose da dire!), è finalmente uscito “La Memoria al di là del Mareâ€.
Guardo la copertina, un relitto ben tenuto su una spiaggia. Siamo ad Itapirica, la grande isola di fronte alla baia di Salvador, in Brasile. Era un bel giorno di sole, eravamo soli e non c’era nessuno su quel pezzo di mare. Di fronte, al di là del mare, la linea dei palazzi di Salvador con le barche che andavano e venivano.