About Me
BIOGRAFIA
Fin dall’infanzia, una mano felice ed una certa abilità a cogliere i particolari della realtà segnano già la strada artistica di Spadafina, che coltiva la passione del disegno da autodidatta. La famiglia lo indirizza agli studi umanistici, ritenendo la strada dell’arte troppo irta e poco pratica.
La sua produzione artistica iniziale è sporadica, essenzialmente estetica e non risente di alcuna progettualità . Una volta iscritto agli studi di architettura e approfondito il disegno tecnico-razionale, giunge inevitabilmente la crisi.
La pittura come mera riproduzione della realtà gli sembra un artificio poco fantasioso. Il raggiungimento della perfezione tecnica attraverso l’armonia matematica non aggiungeva alla tela nulla di più di ciò che la natura da sola già sapesse fare.
L’artista proprio in quegli anni inizia un percorso di ricerca che possa svelare e tramandare il mistero che la natura custodisce gelosamente. Sono anni di impeto creativo, di istintività che prescinde dal perfezionismo, che si pongono in una posizione assolutamente antitetica alla rappresentazione tecnico geometrica.
Nella Torino degli anni 70, il confronto con artisti come Pontecorvo e Dulgheroff e la vita dura per mantenersi agli studi fanno emergere e maturare un metodo intuitivo che penetra la facciata delle cose per cercare il mistero della vita. Ed è proprio dentro se stesso che l’artista va a scavare.
Mette a punto un sistema, un modo di disegnare (il Disegno Attivo) scevro da qualunque regola spazio-visiva: disegna ad occhi chiusi e supera i confini della tela stessa. Sono anni di grande produzione artistica e vari premi attestano l’originalità del suo lavoro. Tiene mostre in Italia e all’estero.
Intanto si laurea al Politecnico di Torino e intraprende studi psicologici che ancor di più affinano il Disegno Attivo che diviene argomento di corsi e seminari per la conoscenza di se stessi e per l’evoluzione della personalità .
Il lavoro artistico assume sempre più caratteristiche psicologiche e di conseguenza una certa solitudine si istituzionalizza quando decide di trasferirsi, negli anni 80, nella campagna pugliese, dove riporta alla vita e risiede in un’antica struttura del 600. Si risposa, come ama dire, anche in spirito.
Alla fine degli anni 90 si sente ormai pronto a relazionarsi col mondo: rileva un vecchio pub e lo trasforma in caffè letterario e galleria d’arte, fonda e dirige periodici di arte e cultura (Excalibur e Cult), ricomincia a tenere corsi e seminari per i quali pubblica Il Disegno Attivo (Edizioni Caffè del Conte), indizio evidente che, come nel Disegno Attivo, l’inconscio, ormai libero nella manifestazione, accetta le briglie del quotidiano.
Lavora indefessamente. Le opere sono piuttosto svelate nei simboli, negli archetipi, le emozioni parlano chiaramente e si identificano, si confrontano con il tempo e con l’epoca cui partecipano.
Concettualizza il Riverberismo, un metodo che vuole utilizzare gli strumenti della memoria per illuminare uno spazio del divenire perché il futuro è anche ieri.
Pubblica L’interpretazione dello scarabocchio (Bastogi).
Tuttavia, il sogno di inseguire un contatto sempre più profondo con l’Origine e di cercarne svelamenti si estende dalle immagini alle parole. La collaborazione con la moglie rende più facile l’attingere ad un femminile collettivo-originario che è alla radice della conoscenza. Il Disegno Attivo, come una sorta di scrittura automatica ispirata da un’energia non identificabile, imbocca la strada della narrativa: l’artista-scrittore pubblica L’uomo della gazza (Robin Edizioni, 2006) e Il prezzo del presagio (Robin Edizioni, 2007).
(G. Q.)
IL DISEGNO ATTIVO
Il Disegno Attivo, teorizzato e sperimentato nell'arco di 30 anni, utilizza il segno come valore esplicativo dell'inconscio.
Esso così come tramite i segni permette la conoscenza della parte interiore e caratteriale, così i segni divengono un simbolo, un mediatore che permette alla parte interiore di comunicare con quella esteriore.
Già la grafologia, scienza oggi legittimata, si basa sullo studio della parte più libera ed istintiva della scrittura. Ciò è molto importante perché, al di là della lettura, c’è il fatto vero e proprio della congiunzione di due dimensioni tramite un simbolo, cioè una terza dimensione.
Il segno è sempre uguale ovunque, al di là della razza e della lingua.
Il Disegno Attivo, esercitato ad occhi chiusi, accentua ancor di più la libertà dalla ragione; è, inoltre, quasi scevro dall'emozione, che è data dalla relazione con una persona o con una cosa.
Esiste nel momento in cui si disegna solo una mano che si muove liberamente ed una mente che crede di poterla guidare: una volta aperti gli occhi, si intuisce subito che la mano non ha obbedito affatto alla mente (sostanzialmente avviene una comunicazione tra l'inconscio e la mano, che prescinde quasi totalmente dalla mente).
Il disegnatore, nella scelta di un colore anziché di un altro o delle sue sfumature, avrà modo di osservare e a volte conoscere il proprio mondo interiore.
Il Disegno Attivo si pone l’obbiettivo di manifestare quanto ci sia di più nascosto e di più inaccessibile.
Il Disegno Attivo è come un insieme di sogni, un insieme di informazioni oniriche, dei capitoli, dei paragrafi che raccontano la propria storia interiore: non le parole parleranno ma gli spazi bianchi e neri, le forme e i colori.
Il foglio che si ha davanti diverrà quindi uno specchio.
(P. Spadafina)
IL RIVERBERISMO
L’immagine artistica è sintesi, sinergia di emozioni e pensieri ragionevoli, è un lento divenire che digerisce il passato e porta nel futuro nutrimento pulito, percorrendo l’ispido presente, composto da aggressioni sociali e culturali, spalmate su una piattaforma calamitata che costringe ad una forzata adesione senza perché.
L’artista è un grande divoratore ruminante, onnivoro, che cede al futuro della società un prodotto già collaudato.
L’artista è il filosofo dei no, colui che tenta di astrarre criticamente il vantaggio dal disagio, qualche volta inconsapevole.
La pittura ha la capacità sintetica di mettere in discussione la realtà e offrire una visione dubbiosa sull’origine del presente.
È vero che l’arte è condizionata dal passato, ma lo è anche dal futuro perché come il futuro essa è immaginazione, fantasia e creatività che si concretizza tramite gli strumenti della memoria.
Il presente è quell’attimo di energia virile che deriva da una madre passata e si proietta verso una femmina futura.
Il presente, come il rosso del fuoco, accende emozioni acquatiche sopite e, alla pari di un fiume di lava, discende lentamente verso un sole immaginario e immaginato, che solo apparentemente sembra essere in uno spazio e in un tempo sotto di noi, che prima o poi raggiungeremo. Così che il divenire si rivela in questa ottica come una strada inconscia e perigliosa, una via di fuga, una piazza vuota.
Ecco allora che la creatività necessita della costruttività , la fantasia degli strumenti logici della memoria e l’immaginazione della matematica.
(P. Spadafina)