Io sono un fotografo. E allora parliamo di fotografia. «Non colui che ignora l’alfabeto, bensì colui che ignora la fotografia sarà l’analfabeta del futuro». Così si esprimeva Walter Benjamin, filosofo tedesco del secolo scorso, uno che aveva semplicemente saputo guardare avanti: sfatando un luogo comune che vuole la fotografia come ‘semplice’ e ‘fredda’ riproduzione fedele della vita, Benjamin aveva capito tutto. Perché per lui, genio controverso, la fotografia non è solo quello strumento che permette di rendere attuale un attimo già passato, nossignore. La fotografia è molto di più: in un mondo che mai come oggi si fonda sull'immagine e sull'intensità che assume a livello personale il momento singolo - che altrimenti andrebbe disperso nel magma di ‘flash’ che ogni giorno ci ‘illuminano’ -, la fotografia è forse l'unica possibilità che abbiamo per fare nostro per sempre quello spicchio di realtà . Di più: la fotografia diventa un modo per interpretare il tempo in tutta la propria interezza: emozioni, interessi, comportamenti, legami. Per qualcuno questo compito è già assolto dai libri. Falso. La fotografia è ben altro: è un libro che parla da solo, che si apre e si sfoglia da sé. E che, più di ogni poesia, è suscettibile a mille interpretazioni. E’ un mix tra nobiltà e consuetudine che non è mai ‘piatto’: alle spalle c’è sempre il pensiero, la volontà di chi preme il ‘clic’ fatale… Ebbene, un bel giorno di tutto questo me ne sono accorto anch'io. E in quel preciso momento ho capito che quella sarebbe stata la mia strada. Mi sono anche reso conto che è vero quanto si dice negli ambienti patinati come in quelli di strada, tra i professionisti del lusso e nelle ‘botteghe’ delle piccole città : dietro ogni scatto esiste un’anima. Multiforme, certo, e come detto prima: poliedrica seconda di chi esamina l’immagine. Ma comunque essa esiste: sta al mestiere del fotografo individuarla, stanarla, metterla a nudo. Così quel giorno ho deciso che partorire quell’anima sarebbe stato il mio compito. E’ stato come un colpo di fulmine, una folgorazione a metà strada tra l’eleganza e l’immediatezza che caratterizzano quest’arte dalla quale non posso fare a meno. Prima c’erano stati altri ‘amori’: la mia carriera professionale è nata nel ramo della grafica ed è proseguita, dopo qualche anno di esperienza, in vari studi del modenese. Attività che oggi rivaluto: esse, infatti, mi sono servite per affinare la cura per il dettaglio, l’amore per il particolare, la destrezza per la scrupolosità ; non lo sapevo, ma stavo già studiando fotografia. E’ risaputo, tuttavia, che ogni corso di studi che si rispetti oltre alla teoria prevede abbondanti dosi di pratica: ecco dunque che il conseguente ingresso in un’agenzia fotografica di fama è stato funzionale a un affinamento della tecnica, ‘esame’ necessario prima di ‘lanciarmi’ in un vero e proprio studio fotografico. Un ambiente ideale, questo, per assumere quel fondamentale ‘bagaglio’ per il mio mestiere che è rappresentato dall’uso delle luci; una conoscenza che si è poi abbinata al confronto con la fotografia a grande formato. La versatilità , insomma, è sempre stata e sempre sarà una delle prerogative del mio stile. E’ lei che mi accompagna ogni giorno nei miei impieghi di fotografo e grafico freelance: proprio non ne potrei fare a meno. E’ un po’ come una compagna fedele; come, d’altro canto, non potrei vivere e lavorare senza le mie fedeli ‘digitali’. Macchine, s’intende. Ma questo probabilmente lo avrete già immaginato.
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