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About Me


QUESTI SONO I VERI GIOIELLI E GRANDI AMORI DELLA MIA AUTRICE-INCOMPRESA..... *********************************************************Mi presento: sono un Giovane-Vecchio Romanzo-Incompreso, intitolato "LA CASA DELLE CANDELE" ed oggi posso definirmi uno Z.I.P. ovvero Zingaro Interspaziale Postale. Infatti è da 30 anni che vago per Case Editrici, grandi e piccole, per critici, giornalisti,lettori ed autori più o meno famosi. Le grandi Case Editrici mi hanno sempre ignorato perchè la mia scrittrice ANTONIA LIVIA GOTERI (ovvero MARGHERITA GAUTHIER) è sconosciuta. Invece quasi tutte le piccole Case Editrici hanno tessuto le mie lodi, dando un parere favorevole alla mia pubblicazione ma.... Esiste un "MA" grosso grosso quanto una muraglia insormontabile. Nella proposta di Edizione chiedevano alla mia Amata Autrice la famosa "barca di soldi". Naturalmente lei, come tutti gli artisti vive semplicemente e modestamente e non ha la possibilità di consegnar loro un malloppo che va dai 15.000 ai 25.000 euro. E così noi alleati: Livia,Saffo, Giacomo ed io Z.I.P in persona, in camera di consiglio abbiamo deciso di stampare molti miei volumetti in copisteria e regalarle agli amici più cari. Così io ho la soddisfazione sia di vedere la luce, uscendo fuori dai disordinati cassetti di Livia e sia di essere allineato nelle belle librerie, magari chissà ... vicino a grandi autori. Giorno per giorno IO "MI RACCONTERO'" ai NUOVI AMICI DI MYSPACE, ITALIANI (purtroppo per ora nessuno mi sa tradurre in inglese). Intanto le mie lettrici (specialmente) aumenteranno,con mio grande orgoglio. E se un dì giungerà all'orecchio SORDO di una grande Casa Editrice, che io sono "UN ROMANZO INCOMPRESO MA STRAORDINARIO", potrà mandarli tutti "Al paese di un altro pianeta..." perchè frattanto molti amici mi avranno letto, mi avranno apprezzato ed avranno sognato con me fra le complici e romantiche spiaggette dell'Isola del Giglio.***************************************************** ****** *TRAMA* ** LA CASA DELLE CANDELE ** ***********************************************************A nni ’70. Estate. La storia è ambientata in un campeggio dell’Isola del Giglio. I personaggi principali sono: Giulia Della Torre (narratrice), una trentenne insegnante di Lettere in una borgata di Roma, con l’hobby della scrittura, dei viaggi specialmente nelle isole, del giardinaggio…; separata da poco, convive con due figlie piccole, Cleide e Larissa, bimbe allegre ed entusiaste della loro mamma dinamica e polimorfa. Protagonista maschile è Valerio Tebaldi, trentacinquenne, capitano di Lungo Corso; incaricato come accompagnatore di sostegno di alcuni ragazzi caratteriali di una scuola privata di Livorno; suo grande hobby è veleggiare in mare, con qualsiasi mezzo galleggiante. Francesca, amica di “palazzo” di Giulia, con un figlioletto agitato e rumoroso di nome Valentino. Altri personaggi particolari sono Titti, antica compagna di Giulia ed Ottavio, collega di Valerio… e gli ospiti di un intero campeggio. Ultimi due personaggi cardinali sono un canotto blù e giallo di marca “Mirage” ed una tenda canadese biposto, ben piantata nel secondo pianoro del Camping “Baia del sole”. Tornando a Giulia e' necessario premettere che il suo matrimonio era fallito perche' non basato su solide fondamenta. Giulia e suo marito erano stati compagni di citta', di Universita', di goliardia e contestatori sessantottini. Lei, dopo le due bimbe, era divenuta responsabile e lavoratrice, lui invece era rimasto eterno studente, goliarda, donnaiolo e perdigiorno, e dilapidava a piu' non posso il patrimonio paterno. Un amore extraconiugale lo aveva coinvolto al punto tale da farlo uscire dalla loro vita. Erano addivenuti ad una separazione consensuale ma ognuno provvedeva a se stesso e naturalmente Giulia provvedeva per tre. Sua grande consolazione erano le bambine e le svariate amiche, quasi tutte single o divorziate. L’inverno della separazione per Giulia e'triste, ma insieme al freddo e alla tristezza, l’imminente estate le mette una frenesia di viaggiare e conoscere posti e gente nuova. Con Francesca, una sua amica di borgata, organizza una vacanza all’Isola del Giglio ed una mattina di luglio ha l’ardire di caricare sulla sua Fiat 127 amica, tre bimbi, due tende canadesi, sacchi a pelo, tavolini, canottini, pentolame… ecc. tutto l’occorrente per una discreta vacanza di un mese. Nel tardo pomeriggio si parcheggiano nell’unico superaffollato camping dell’isola. Con mani esperte Giulia tira prima su' la sua tenda a quattro posti e poi aiuta Francesca a tirar su la sua un po’ vecchiotta e sbilenca, regalo di suo marito-tirchio. Sul pianoro sopra di loro, un bell’uomo in shorts e camicia a quadri, seduto su uno gabellino con le gambe accavallate, osserva divertito il loro rumoroso “attendaggio”.A sera si presentano e lui le spiega che da psicologo segue un gruppo di ragazzi particolari di Livorno, in vacanza nell’isola. Presenta loro anche un bell’uomo bruno, suo collega di Scuola, Ottavio. La prima sera si ritrovano tutti insieme a far baldoria sugli scogli ed a cantare al suono della chitarra strimpellata da Giulia. Il capitano racconta anche di alcuni suoi viaggi extraeuropei; ritiene che il piu' bel posto sia il mar dei Caraibi, con le favolose isole delle Antille. Anche Giulia parla dei suoi viaggi, pochi rispetto a quelli di Valerio, ma molto piu' avventurosi, specialmente il viaggio Roma-Vienna-Parigi, fatto in autostop con la sua carissima amica Titti. Parla anche di speciali camping nei campi nudisti di isole francesi e jugoslave: a 30 anni e' una patita dell’abbronzatura integrale. A quel punto il capitano le fa un invito ad accettare un passaggio sul suo canotto (un biposto giallo marca Mirage). E’ da li' che prende l’avvio una serie di passeggiate pomeridiane alla ricerca di insenature, spiaggette e piccole scogliere dell’Isola del Giglio. *************************************************** .. *********************************************************** Il capitano invece non ama il “naturismo”ma si compiace sia a guardare il corpo disinibito di Giulia che a fumare esageratamente le sue “Stop senza filtro”. Gli piace inoltre sentir raccontare dalla ragazza episodi del passato. Somma il tutto e conclude che la considera troppo avventurosa, fantasiosa, stravagante, col particolare gusto di amicizie femminili. Si sente anche in dovere di darle continui consigli di prendere la vita con piu' serieta' e dar piu' peso agli “antichi valori sani e reali” come un compagno pulito, armonia dei figli ed un nucleo familiare tradizionale. Dato che Giulia gli aveva confidato di voler un giorno magari coabitare con amiche o di prendere in considerazione la proposta di matrimonio di un pilota omosessuale ecc. ecc. La loro frequentazione spesso continua anche di notte nella canadese di Valerio, a lume di candela e subito battezzata da Giulia “LA CASA DELLE CANDELE”. Lei si scopre innamorata del capitano e anche lui, anche se in modo restio, e' attratto da questa strana ragazza, contorta, fantasiosa, disinibita, ma in fondo la sola responsabile della sua famiglia. Fra i numerosi racconti, Giulia gli aveva annunciato di essere in procinto di pubblicare un suo romanzo antimaschilista “Nella fornace degli uomini”, una edizione solo tipografica che le avrebbe stampato millecento copie al costo di un milione di lire. E chissa' se magari un regista un giorno l’avrebbe scelto come soggetto di un film! Un’altra delle prerogative della ragazza era di sognare, inoltre inventare, progettare, programmare, sperare di tutto e di piu'. Il capitano pian piano si affeziona a questa strana donna e con vari consigli le suggerisce di regolamentare e ordinare la sua caotica visione dell’esistenza umana: meno fervore, meno agitazione, meno deliri letterari, meno turbolenze, specialmente per rispetto delle sue due figlie. E’ infatti la moderazione, la vera straordinaria dote di Valerio Tebaldi. Per circa un mese la loro storia si nutre di mare, di sole e d’amore, nella piccola casa delle candele. E’ negli ultimi giorni che finalmente il capitano, che s’era sempre mostrato reticente a dar notizie sulla sua vita, PARLA, racconta la sua verita'. E proprio quelle parole che Giulia aveva sempre intuito e mai voluto sentir pronunciare da lui. Ha una bella moglie e due figli sani e desiderati, una bella casa e lavori soddisfacenti. PUNTO! Il crollo del muro di Berlino avrebbe fatto meno boato nel cuore di Giulia.Col cuore massacrato ed in tumulto, aveva comunicato a Francesca la sua decisione di abbandonare subito l’isola del Giglio. Le due ragazze cosi' in poche ore avevano smantellato le due tende e caricato tutto in macchina. Il commiato da Mirage era stato tristissimo. Imbarcata sul traghetto, Giulia se ne stava con la testa poggiata sul braccio, su un tavolino del ponte: sonnecchiava, rifletteva e cercava di pensare alla sua reale vita romana insieme alle bimbe, che frattanto gustavano al bar un gelato con Francesca. Improvvisamente a Giulia era comparso uno strano sogno: il capitano accanto, a lei, le accarezzava i capelli e sussurrava un paio di volte il suo nome. Allibita dalla veridicita' del sogno, la ragazza aveva spalancato gli occhi e sollevato il capo. Valerio Tebaldi realmente era accanto a lei. Le aveva comunicato in breve che erano sorti dei problemi di lavoro e cosi' andava al camping di un’altra citta' per controllare un altro gruppo di ragazzi. Giulia era triste ed aveva fatto qualche breve commento, poi (anche se avrebbe voluto mordersi la lingua piuttosto che dirlo!) aveva chiesto se il capitano dopo avrebbe raggiunto sua moglie… **********************************************************.. *********************************************************Con una faccia di bronzo, ma sempre bellissima come quella di Helmut Bergher, aveva risposto “Quale moglie? Non esiste una moglie…” “Interessante! Aveva commentato Giulia. Ma questa e' un’altra storia, non quella dell’Isola del Giglio!” E cosi' solo sul traghetto che portava ad Orbetello, la ragazza aveva potuto ascoltare una ormai insperata storia: Mirage era single e s’era in fondo innamorato di lei, della sua originalita', della sua stravaganza e della sua intelligenza, oltre al feeling nato sull’isola… Fra una diecina di giorni sarebbe venuto a Roma per farle una visita e per continuare i loro lunghi discorsi ed il loro amichevole sodalizio. Questa volta si erano salutati con un forte abbraccio ed una “terra promessa”… Giulia, ancora frastornata dal finale della sua stessa storia, al volante della sua utilitaria, sull’autostrada per Roma, ancora stordita da quella straordinaria vacanza, rivolgendosi alla cara Francesca aveva chiesto perplessa: “ Ma quella storia d'amore all'Isola del Giglio,era verita' o era tutta fantasia?” Chissa' .....Scritti dell’autrice Antonia Livia Goteri (pseudonimo Margherita Gauthier)1-Tiaso vuol dire amore (romanzo) 2- Come le lucciole (confidenze biografiche in 6000 versi sciolti e a volte ermetici) 3- Poesie antiche 4- La casa delle candele (romanzo-1976) 5- Poesie moderne 6- Storie di donne terrestri… (raccolta di racconti di epoche varie) 7- L’ultimo cow boy… ovvero…non vedro' fiorire i tulipani (romanzo 1987) 8- A zonzo per l’Australia… sulla coda della cometa di Halley (romanzo-1989) 9- Nostalgie (raccolta di un centinaio di poesie) 10- Scorribande americane…ovvero… AAA marito americano cercasi (romanzo-1990)

My Interests

I'd like to meet:

-INDICE-Capitolo I - L’appuntamento- pagina 5 cap. II - Per un missile-giocattolo - pag. 8 cap. III - Il bagno di mezzanotte - 12 cap. IV - L’autostop - 19 cap. V - Il vascello fantasma - 24 cap. VI - I cavalli di Provenza - 28 cap. VII - Dormito bene? - 33 cap. VIII - Quel veliero di nome Mirage - 38 cap. IX - Problematiche di una divorziata - 42 cap. X - La barriera - 50 cap. XI - Scivolando sull’acqua - 55 cap. XII - Potevano essere fantasie notturne… ed invece… - 58 cap. XIII - Granelli di sabbia - 62 cap. XIV - Il vecchio faro - 66 cap. XV - Il gioco dell’alluce - 71 cap. XVI - Girando pagina... - 73 cap. XVII - I giorni migliori - 77 cap. XVIII - La risacca - 82 cap. XIX - Ancora arti saffiche? - 87 cap. XX - Quella verità - 91 cap. XXI - La mascherina dell’Isola del Giglio - 97 cap. XXII - Che pensieri soavi, che speranze... - 101 cap. XXIII - Arrivederci, Margherita! - 105 cap. XXIV - La luna incantata sull’olivo millenario - 109 cap. XXV - Il Principe dei fiori di Giglio - 114 cap. XXVI - Da quella cabina - 121 cap. XXVII - Certi gatti.... - 124 cap. XXVIII - Addio, grande amore dei miei 30 anni! - 130 cap. XXIX - I misteri della vita.... - 134 cap. XXX - Ma era tutta fantasia? - 139 ***********************************************************


*********************************************************** ** CAPITOLO I *****L’ APPUNTAMENTO ***Decidemmo di partire per un’isola. Era uno splendido luglio: tempo di vacanza per grandi e piccini dopo un freddo e faticoso inverno. La scelta l’avremmo fatta strada facendo. Le mete erano comunque limitate alla Corsica, possibilmente il campo naturista di “Le Chiappà, all’Isola d’Elba oppure all’Isola del Giglio. Quest’ultima mi suonava particolarmente cara perchè mi faceva ricordare il Principe dei fiori di giglio, un bellissimo affresco non ricordo se di Knosso o Festo. Nei tempi passati, sul libro di Storia dell’Arte, ne avevo tanto ammirato l’austerità del volto, la struttura corporea aristocratica, la linea delle gambe e delle braccia mentre suonava il flauto, circondato da gigli colorati. Da una parte mi sarebbe piaciuto anche esplorare l’Isola d’Elba, ma da un altro punto di vista sentivo che questa poteva avere un certo sapore di esilio e relegazione, visto che lì era stato prigioniero Napoleone, alla fine della sua carriera di dittatore. In ballo c’era anche il campo naturista di “Le Chiappà, in Corsica. Avrei potuto considerarla una meta ideale soltanto qualche mese prima, quando mi sentivo una naturista convinta. Il mio naturismo non era nudismo o desiderio di abbronzatura integrale, ma la voglia di purificare il corpo e lo spirito dagli avvelenamenti della città. Era ritornare alla vita semplice con tanto riposo, alimenti cotti alla brace, niente sigarette e prodotti consumistici ma sole, aria buona e mare: il tutto in allegria e serenità. C’era inoltre la voglia di sfrenare ma anche di riposare la mia fantasia in riva al mare o magari sotto ad un fantastico plenilunio. Consideravo le isole una meta ideale per quel tipo di vacanza. La scelta dunque doveva essere ben mirata e soddisfacente, anche se ritenevo che alla fin fine tutte le isole avessero un loro verde e misterioso fascino ancestrale e che accogliessero tutti come in un ventre materno. Allora come uscir fuori da quel dubbio amletico? Quale isola scegliere? Elba, Corsica o Giglio? ********************************************************** ..*********************************************************Q uante volte sui miei atlanti di Geografia avevo studiato le isole terrestri, sognando e ricamandoci sopra eccezionali vacanze! Fantasticavo, sempre nella mia preferita regione dell’immaginazione, un riposo totale sotto ad alte palme tropicali con pappagallini colorati, bagni in acque trasparenti, barriere coralline con pesci multicolori e passeggiate in verdi e pacifici boschi! E magari un incontro fatale col famoso principe biondo col quale vivere straordinarie emozioni d’amore. Erano gli anni ’70.Sui vari continenti della Terra c’era una pace relativa… ma quanto sarebbe durata? L’isola che avrei scelto e onorato con la mia presenza in quel caldo luglio, avrebbe dovuto promettermi non solo di riposare, ma anche farmi uscir fuori dalla nevrotica routine quotidiana e dai soliti problemi esistenziali. Insegnavo nella Scuola Media di una caotica borgata romana, affollata da ragazzi agitatissimi. Mi ero separata da poco da mio marito (molto malvolentieri) ed avevo la totale cura delle mie due figlie, Larissa di sei anni e Cleide di quattro. In quella vacanza mi seguiva anche la mia vicina di casa col suo figlioletto Valentino di cinque anni. Solo quando fui sul raccordo anulare comunicai a Francesca di aver preso finalmente “la DECISIONE”: dirigermi verso la Toscana, esattamente Porto Santo Stefano, in provincia di Grosseto, dove era possibile prendere il traghetto per… l’Isola del Giglio. - Ho un appuntamento con il Principe del luogo. - Le avevo detto scherzando. Mi suonava dolce il nome di quell’isola ed anche velato da un qualche indecifrabile, antico mistero. E così come non era assolutamente mia consuetudine, mi ero trincerata dietro al volante della mia 127 Fiat di color verde bosco, carica di due tende canadesi, materassini, sacchi a pelo, vestiti e pentolame: tutto il necessario insomma per il soggiorno discreto di cinque persone in un campeggio del posto. E’ vero, eravamo solo in cinque: ma sinceramente sembravamo in cento per la grande voglia che avevamo di divertirci, ridere, cantare, mangiare numerosi gelati, fare tanti bagni e lunghe passeggiate nei verdi boschi. Avremmo desiderato anche conoscere nuovi ed interessanti amici. Con quanta allegria e vivace confusione era partita la nostra vacanza! Avevo imboccato subito l’autostrada con convinzione e sicurezza ... anche se non amavo guidare. Negli anni precedenti avevo avuto, diciamo, la fortuna, di essere accompagnata, prima della separazione, dal mio ex, l’anno dopo invece ero stata in Jugoslavia con le bambine, al campo naturista di Kowersada, organizzato a Vrsar, un’isola di fronte a Spalato. Aveva guidato la macchina Angela, mia amica e collega di scuola. Su circa tremila chilometri, avevo tenuto il volante solo per un centinaio. Al contrario Francesca non solo aveva la patente scaduta, ma anche non guidava da tempo perchE' era rimasta traumatizzata da un incidente: un bimbo le si era cacciato quasi fin sotto le ruote. Si era salvato, ma lei aveva perso irrimediabilmente la voglia di toccare un volante. Comunque la vera vacanza la faceva il furbacchione di suo marito che si sarebbe crogiolato in una vita da single, mentre noi, i Rumorosi, eravamo via. Quello all’Isola del Giglio non era uno dei viaggi da me sognati. Le mie mete preferite infatti, vi confesso, erano tutte oltre oceano. Come Insegnante di Geografia avevo tante, ma tante curiosità geografiche, anche troppo esagerate. Per esempio mi sarebbe piaciuto andare negli Stati Uniti a rimirare le secolari sequoie, le cascate del Niagara, l’Osservatorio Astronomico di Monte Palomar in California oppure lo spettacolare Meteor Crater in Arizona e poi cavalcare i selvaggi mustang nel fantastico West, magari nella grande fattoria di un cow boy alto e biondo, in Texas. Chissà che avrei dato poi per fare un tuffo nel limpido mare dei Caraibi oppure nella grande barriera corallina in Australia. Devo confessarvi inoltre che mi sentivo un intramontabile cuore girovago di gipsy-girl, ovverosia di zingarella: lui, abbinato alla immaginazione, mi avrebbe portata in quel caldo Messico così fervidamente amato durante i miei studi universitari di Archeologia. Avrei voluto vedere la piramide delle nicchie, con le sue trecentosessantacinque finestrelle, una per ogni giorno dell’anno oppure a Tajin nel Veracruz, sulla costa del Golfo… o vedere il Castillo, sul mare di Tulùn in terra Maya, nello Yucatan, e perchè no? La splendida citta' di Monte Albàn nella valle di Oaxaca. Che invitanti illustrazioni sui libri di Geografia, allineati sulla mia grande libreria romana, carica almeno di mille volumi. Con un sospiro vi confesso l’ultimo mio desiderio: sarei voluta andare a Janitzio, un piccolo villaggio messicano di pescatori, che sorge vicino ad un lago. Abitare in una casetta bianca con un giardino tropicale e pescare insieme a loro con delle speciali reti a farfalla, il “pescado blanco”, un pesce veramente prelibato. Ma proprio alla fin fine, come ultima chance, mi sarei accontentata anche di stare in una casetta di pescatori a Formentera, per imparare lo spagnolo direttamente dagli abitanti. Considero molto musicale questa lingua. Insomma avrei voluto visitare qualsiasi posto della terra tranne che l’Italia: ero in lite con l’Italia. Ma in quel preciso momento della vita purtroppo non potevo soddisfare nessuna mia curiosità geografica. Pazienza! Comunque, in verità tutti e cinque eravamo contentissimi di fare insieme quella vacanza… e sottolineo a voce alta: V-A-C-A-N-Z-A (una parola veramente magica per grandi e piccini).Quando i giovani stanno insieme e liberi, non importa dove…: Roccacannuccia? la Sgurgola? Vattelappesca? I Romani li descrivono come mete orribili… chissà perchè… Ma niente di tutto questo. In quel magico luglio dei lontani anni ’70, noi cinque giovani avevamo la grande, immensa fortuna di andare in vacanza insieme… esattamente allo splendido campeggio Baia del Sole dell’Isola del Giglio. Uahu! Tutti insieme appassionatamente.


DAL MIO LIBRO DEI RACCONTIRacconto n. 2Storia di Titty…Un amore in autostradaNon è facile descrivere Titty: immaginate però un insieme fra la Bardòt e la Ekberg, anni ’60: alta e magra, allegra, estroversa, dinamica, sportivamente alla moda, appassionata ma poco sognatrice. Unico suo neo: i capelli cortissimi (li preferiva così perché meno vistosi e più sportivi, per una futura laureanda in Lettere). Però ad un certo punto, aveva accettato un impiego alle PT e aveva lasciato l’Università, con mio rammarico. Era andata a lavorare nel nord Italia, ma mi veniva a trovare spesso per fare delle belle rimpatriate, il tutto condito da cenette alla calabrese, dove mai mancavano i nostri amati peperoncini piccantissimi. Addirittura avevamo perfino realizzato con questi un liquore rosso piccante, col quale avevamo una volta stravolto alcuni nostri amici austriaci. Per motivi personali però, Titty aveva perso il coraggio di amare e voleva stare alla larga dai sentimenti troppo profondi, dagli innamoramenti appassionati e possessivi, insomma stare il più lontano possibile dall’amore. Il motivo c’era e pure grave. Infatti devo precisare che in precedenza aveva vissuto un grande, straordinario amore al punto da desiderare matrimonio, casa e figli. Ma il suo adorato fidanzato era tragicamente morto in un incidente stradale. Dopo mesi e mesi di lagrime e depressione, tristezze e rimpianti, Titty aveva pian piano e con coraggio tentato di rincollare i pezzi del suo cuore frantumato… aveva ricominciato a vivere da sola. Mentre lavorava alle Poste, si era comprata una coupè rossa decapottabile “guastacapelli” e spesso per lavoro o per vacanza, faceva vari viaggi in autostrada. Era ritornata la Titty allegra e dinamica di sempre. Una sera mi aveva telefonato che nel pomeriggio del giorno dopo mi sarebbe venuta a trovare a Roma: di preparare una bella cenetta da consumare nel mio grande terrazzo, pieno di piante e fiori. Mi ero data da fare ad invitare degli amici comuni e avevo dedicato tutto il pomeriggio alla creazione di un originale menù in suo onore, il tutto rinfrescato da un vinello bianco frizzantino, con squisitissimo dolce finale. Ma la mia amica non si era fatta vedere né nelle prime, né nelle ultime ore della sera e né la notte. I miei amici avevano gradito tutte le pietanze e a mezzanotte mi avevano salutata. Ero andata a letto un po’ dispiaciuta e un po’ delusa, imprecando mentalmente contro le promesse da marinaio di Titty. Ok, non c’erano ancora i cellulari, ma c’erano i telefoni pubblici e mi avrebbe anche potuta avvertire dei suoi contrattempi o dei suoi cambiamenti di programma. Sapete quando era comparsa, tranquilla e sorridente davanti ai miei occhi? Il pomeriggio del giorno dopo. Era eccitatissima e stringeva uno splendido bouquèt di rose rosse, ma la cosa più bella era che aveva sulla punta della lingua, da raccontarmi, una intrigante e freschissima storia d’amore tutta per me. Proprio lei, la miscredente e scoraggiata da quel lungo amore finito tragicamente. Così, mentre faceva uno spuntino e sorseggiando il mio vinello ancora fresco, aveva cominciato a raccontare. Il giorno prima, sull’autostrada Bologna- Roma, aveva iniziato un gioco di sorpassi con uno sconosciuto, bell’uomo, alto giovane, elegante e con una folta chioma nera. Sorpassa lei… sorpassa lui,… sorride lei, sorride lui, occhiolino lei… occhiolino lui, alla fine s’erano fermati, con un tacito accordo, ad un autogrill per bere un caffè…lungo, molto lungo, così lungo che si era concluso con una romantica cena. Era un uomo d’affari, divorziato da una moglie canadese… E dulcis in fundo: dolce e champagne. Ma galeotte furono quelle mille bollicine! Erano stati travolti da una irrefrenabile passione… Il giorno dopo saluti e baci… Titty scaltramente gli aveva dato il mio numero telefonico con l’intento di non vedere mai più Alberto. Nei pochi giorni che era stata mia ospite, c’eravamo fatta la solita rimpatriata goliardica, incontrando anche gli amici romani. Nell’accomiatarsi mi aveva raccomandato di non rivelare mai e poi mai ad Alberto il suo numero telefonico di Milano. Categoricamente! Quella assolutamente doveva restare solo un’avventura. ERRORE! Aveva fatto i conti senza l’oste e senza pensare alle imprevedibili trame del destino. La mia bimba di sei anni nulla sapeva dei propositi di “zia Titty”, d’accordo con la sua mammina complice. Si, la chiamava zia perché l’aveva vista da quando era neonata: eravamo state compagne di Liceo, di Università, eterne amiche e dopo non c’eravamo mai perse di vista. Fatalità volle che, pochi giorni dopo, alla telefonata di Alberto, che chiedeva di parlare con Titty, rispondesse mia figlia; con la sua dolce vocina aveva risposto: - Mia mamma ora non c’è e zia Titty è ripartita per Milano. – - Per piacere, piccola, potresti allora darmi il numero di Milano? - - Certo, signor Alberto, un momento che lo leggo sull’agenda vicino al telefono.- La mia bambina mi aveva raccontato che era andata proprio così! Quando il fato è dominante e vince sulle nostre volontà! Ed è proprio il destino che spesso ci incoraggia a continuare. Proprio lui organizza le nostre vite, spesso indipendentemente dalle nostre volontà. Così ecco fallito il piano di “zia Titty” di sparire e non rivedere mai più quel bell’uomo. Comunque quell’errore si era trasformato positivamente. Infatti i due piccioncini si erano incontrati spesso, frequentati in varie città e persino innamorati. Ma la mia amica continuava ad essere titubante e sempre molto cauta a farsi coinvolgere da profondi sentimenti perché le ferite del suo cuore non erano completamente rimarginate. Aveva appena 30 anni preferiva sentirsi innamorata si, ma ancora libera come una libellula e legata di più alla sua carriera, alla sua cagnetta Priscilla e a scorrazzare con la sua coupè rossa per tutta l’Italia. Ma quando è vero amore non si può perderlo, inoltre, non si sfugge al proprio destino. E poi, io credo, che anche una tragedia ci debba rinforzare lo spirito ed aiutarci a trovare il coraggio di amare di nuovo. Anche se ci sentiamo i sopravvissuti, proprio come tali dobbiamo considerarci i fortunati. In un paio d’anni la mia cara amica Titty era stata gaiamente intrappolata dal suo sentimento al punto tale da organizzare con lui addirittura una convivenza: non potevano più vivere una lontana dall’altro. In seguito avevano avuto anche un bel bambino, fissando la loro dimora in uno straordinario casale immerso nel verde della Toscana. Quando s’erano decisi per il matrimonio, io ovviamente ero stata la loro testimone di nozze e mia figlia la loro damigella d’onore. Non potrò mai descrivere la felicità di Titty in quel memorabile giorno! Bellissima, nel suo abito d’organza color crema e con un’acconciatura che ricordava le nostre quando eravamo state figlie dei fiori. Aveva detto in pubblico “grazie” alla mia bambina. Infatti se non fosse stato per la sua ingenuità e sincerità, Alberto non avrebbe mai potuto rintracciarla, mai si sarebbero potuti frequentare ed innamorare; mai avrebbero potuto avere il loro bellissimo bambino e vivere serenamente e con allegria per tutto il resto della loro vita mortale.

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