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COPYRIGHT - L'utilizzo delle immagini, anche parziale, è protetto dal diritto d'autore Non amo le biografie. La biografia e' un ego. Il sogno e' di essere un artista senza biografia, ma e' quasi impossibile visto che l'arte e' sempre ego. La biografia e' : io sono..io.. Solo scuse: c'e' della gente che si domanda chi e' Stefano Masili e da dove viene? Cosa fa? Allora per loro ecco la mia vita messa a giorno: Sono nato a Carbonia il 27 Novembre 1952. Ho viaggiato per i musei di mezza Europa. Cerco di fare cio' che mi piace, senza rincorrere le mode. Amo gli spaghetti. A volte l'arte mi scoccia. Mi piacciono le storie, i libri e i pomeriggi d’estate. Ho un grande amico pittore e molti amici artisti. Mi piace viaggiare in treno. Nell'arte come nella vita amo le sensazioni. Ho voglia di essere un albero. Perdo la memoria e questo mi fa arrabbiare. Voglio che i miei quadri seducano chi li guarda. Espongo un po' dappertutto e questo mi angoscia. Vivo a Carbonia con Ornella. Abbiamo due grandi pioppi davanti alla casa. Sergio mio figlio è un grande sogno. Sono un fabbricante d’immagini.

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TESTIMONIANZE CRITICHE...ecco, tra tanta zizzania, cresciuta non sempre spontanea ma spinta a trapiantarsi, da questa social-politica, il profumo delicato d’un fiore aulente, sbattuto dai venti ma che resiste alle raffiche. Vive e soffre la vita contemporanea dei coetanei e sfoga il suo cuore sanguinante, le delusioni, un patema d’animo e d’afflizione, trasportando (e con quanta bravura!) tutto il turbamento psichico, il suo “io” offeso, sulle tele. E’ un figurativo che lascia intendere bellamente un’aurora tutt’altro che trascurabile nel contesto della pittura contemporanea. La sua Sardegna, certamente, tanto provata – e le cronache ne sono piene – fornisce l’estro, lo spunto, il tema ed il soggetto delle sue elaborazioni. Donne – madri, pastori, povera gente… Quanta suggestione dà alla provata vita dei minatori (gli uomini-talpa che vivono al buio e non conoscono lo splendore del sole, se non nel lontano ricordo di fanciulli). Ed egli scrive pagine e pagine di una drammaticità e di un’umanità eccezionale; perché e con questa povera gente, la (sua) gente nei secoli infelice. Stefano Masili è un giovane che ormai sa più di un uomo maturo: la sua intelligenza è quel suo pennello capace di transumare stati d’animo tanto delicati e tanto toccanti nel vivo della sua coscienza di bravo ragazzo che ama la vita, ma ancor più l’arte. Spesso i suoi colori diventano violenti, non perché lui sia un violento, ma per esternare l’angoscia tutta che l’attanaglia… I Protagonisti della Pittura Contemporanea. Nino Scalisi - Critico d’Arte…quando un giovane dedito all’arte si concede qualche pausa di riflessione cercando di valutare il lavoro fatto, è il caso di dirlo, si è certi di essere di fronte a serietà non solo artistica. Così è stato in questi ultimi tempi per Stefano Masili il quale, pur non smettendo il pennello, ha preferito proporre a se stesso una riflessione. “E’ stata una scelta coraggiosa e valida. Ho preferito girare gallerie, visitare la mostra di Van Gogh a Roma, cercare di capire cosa sia oggi lo spazio e il mondo dell’arte”. I risultati di tale scelta stanno maturando. Dall’iperrealismo iniziale Stefano Masili è passato da un’eguale forma di realismo però ottenuto mediante una pittura dal vero. “Ho cercato di sconfinare dal mio studio per immedesimarmi nella natura dalla quale cogliere momenti, sfumature, chiaroscuri, paesaggi che in studio sarebbero risultati troppo assetici perché costruiti dalla fantasia”… Per questo fu intenso lo studio della tecnica la cui assimilazione fu facilmente riscontrabile nei lavori dei primi anni della pittura di Stefano Masili. Si tratta di una pittura decisamente perfezionista in cui le sfumature del colore rasentano un neoclassicismo che pochi autodidatti, come Stefano Masili, riescono a tradurre sulla tavolozza. Nella nuova esperienza della pittura dal vero, l’Artista cerca di imprimere nella tela soprattutto il sentimento che viene vissuto nel momento in cui si sceglie il soggetto. “Non ritengo che si tratti di una sconfessione verso il mio passato. La pittura come ogni altra forma artistica, è fatta di cicli. Ora vivo assai intensamente la pittura dal vero”. In questa maniera però scompare, se non proprio del tutto, la figura umana di Stefano Masili. Erano il vecchietto seduto sull’uscio della casa, il pescatore alle prese con le reti oppure il bimbo assorto in un pensiero più grande di lui stesso. In compenso si scopre uno Stefano Masili al confronto con la natura nell’impasto del colore, cercando soprattutto di riprodurre quel giallo mediterraneo che forse solo in Sardegna è possibile ammirare. Così nascono i nuovi scenari di vegetazione spontanea ricca di colori quasi irreali, oppure le marine silenziose di Bruncu Teula. E’ in queste nuove immagini che Stefano Masili sta trovando, con sempre maggiore caratterizzazione, la sua dimensione pittorica che sa di semplicità, ma di grande riuscita e partecipazione. Quel che conta per Stefano Masili è dimostrare a quanti s’imbattono nei suoi quadri, che oltre al soggetto tecnicamente ben rappresentato, nel colore della tela ci sono i sentimenti dell’artista. Da questo fatto nasce la comunicativa che ogni dipinto di Stefano Masili riesce ad esprimere. Con questi sentimenti la natura avrà un nuovo interprete delle sue bellezze, dei suoi momenti della giornata, del suo mutare di luce e di colori. Sarà come trovare la sintonia per un discorso sempre più affinato e in particolare ricco di contenuto artistico.Massimo Carta Scrittore - Giornalista… presento in questa pagina una sua emblematica natura morta o natura silente come amo chiamarla, così come preferiva chiamarle De Chirico. In essa si può leggere un’esperienza coloristica nei valori cromatici di ciascun oggetto che crea il quadro, quasi come una tensione narrativa che fa pensare, nella definizione, quasi all’impressionante accuratezza dei preraffaelliti. E questi suoi chiarori marmorei, questo suo verdemela che profuma di natura, in effetti, mi ricordano fondamentali opere dei più di essi che attualmente, per via d’un nuovo, moderno concetto del godimento spontaneo dell’opera d’arte, fanno affollare le sale del londinese Tate Gallery, forse il museo più acutamente impostato oggi nel mondo, dal punto di vista dei reali valori della storia dell’arte post-rinascimentale. Io amo i preraffaelliti: e, per questo, non oso quasi mai assimilarli alla pittura contemporanea che ha perso ogni senso della purezza naturale cui essi anelavano. Bene, ora, esponendomi con un giudizio critico “enorme”, ne parlo a proposito di Stefano Masili. State a guardare questo suo quadro; ma soprattutto state a sentire il silenzio che ne emana. Un silenzio che impressiona, per la sua eloquenza, non i nostri occhi, ma l’essenza stessa del nostro esistenzialismo distratto, delle nostre tensioni ingiustificate, delle nostre ansie post-industriali che ritroveremo là fuori, appena avremo smesso la nostra fruizione di quest’opera. Quelle zone d’ombra, che di per sé appagano sottolineando il rilievo dei diversi soggetti, non sono altro che quell’elemento determinante del quadro che riesce a creare, con una luce-non luce che è un afflato vitale, la sensazione appagante delle intime meditazioni esoteriche e coinvolgenti che in noi suscita. Andate a vedere Stefano Masili alla sua prossima mostra. E ascoltate i suoi (i nostri) silenzi.Guida agli Artisti Sardi Contemporanei. Gavino Colomo – Scrittore, Critico d’Arte…Stefano Masili è un giovane pittore che ha l’arte nel sangue e la voglia di esprimere, con le sue tele, le intense emozioni. Tutte le sue opere, sia a colori che in bianco e nero, sono realizzazioni stupende che danno la concreta sensazione di avere di fronte una foto ricordo, di osservare per un istante un particolare momento della vita dell’artista. E’ come se tutti i suoi soggetti fossero circondati da un alone di magia … basterebbe allungare una mano per avere la sensazione di poter toccare qualcosa di reale…Susanna Angius…Ammirare le opere di Masili è come dialogare con un vecchio amico. I suoi messaggi sono semplici, privi d’inutili e sottili artifizi e per questo diretti ed efficaci. Ecco perché catturano magnificamente l’attenzione trasferendo nello spettatore la serenità che le pervade. Attraverso le sue tele s’intravede la parte più scoperta delle sue radici, quelle che originano dall’isola schietta e selvaggia di Sardegna, isola che nei secoli d’intemperie ha reso roccia stabile e solida. Ancora di più se ne intuisce la parte più profonda e segreta, quella che si conficca nelle viscere della terra e ci spiega quel suo universale essere uomo e quel suo misterioso essere artista. Ecco dunque Masili, magma vitale che si evolve, metamorfosi continua dell’essere. Ed il vulcanico ribollire interiore di colori fusi, erompe sulla terra dove spargono solidificandosi plastiche immagini brillanti. Come scolpite, hanno forma aggraziate figure, splendide nella loro virile purezza, segno inequivocabile della sua gran maestra immortale artista: Pangea.Recensione Critica Paolo Zandara – Scrittore“E’ meraviglioso vedere improvvisamente tutta la bellezza di un paesaggio trasfigurare le linee colorate per partecipare ormai alla calma delle nostre espressioni”. Con queste parole Paul Cèzanne, considerato il padre dell’arte moderna, ribadiva l’importanza fondamentale del temperamento personale dell’artista nel ritrarre i luoghi della natura in cui la sua anima si perde. Nell’opera pittorica di Stefano Masili ritorna frequentemente il tema del paesaggio, rappresentato con impeccabile tecnica attraverso linguaggi differenti, sempre capaci di tradurre il sentimento di profonda fusione dell’artista con i luoghi della sua terra, interiorizzati e restituiti in tutto il loro splendore. Dalla punteggiatura fitta e regolare di ricordo puntinista di alcune tele, in cui l’artista sembra impegnato a collegare e ad integrare i “frammenti della realtà”, si passa ai segni più densi e costruttivi di certi scorci che accentuano il dinamismo della composizione e ostentano una volontà maggiore di comunicazione. Il colore sembra liberarsi dalla rigida costrizione del disegno sprigionando tutta la sua forza evocativa. Non mancano visioni di densità atmosferica, resi con straordinarie vibrazioni luminose. E’ in queste tele che si raggiungono accenti di più intenso lirismo. Altro tema con il quale si confronta Stefano Masili è la natura morta, la cui storia si fonde con l'intera storia della pittura contemporanea, declinandosi in una varietà e molteplicità di linguaggi. Nelle tavole del Nostro trionfano la straordinaria nitidezza dei contorni e l'estrema precisione dei rapporti cromatici. Talvolta si può dire che Masili raggiunga il "vero più vero del vero" con la piena obbiettività ottica dell'immagine scelta. Attraverso un esasperato uso della tecnica artistica, gli oggetti sono restituiti allo sguardo nella loro immobile purezza, fissati e isolati nei minimi dettagli. Il filo che lega queste composizioni di oggetti semplici, tratti dalla vita quotidiana, è l'atmosfera silenziosa incantata che avvolge lo spazio, capace di creare un'illusione di sottrazione delle cose dalla fuga inesorabile del tempo. Tutto è fermo, immutabile ed eterno; persino la luce smette di vibrare in questa realtà "creata" dal genio e dalla sensibilità dell'artista.Considerazioni Critiche. Rita Pamela Ladogana - Storica dell’Arte.… la minèralitè des agaves de Stefano Masili se fond dans des à plats abstraits, dans une expression aussi naturelle qu’intime … Marie-Anne Salles Journaliste - Corse-Matin…agavi dipinte come intricati e tortuosi percorsi di foglie spinose, agonia d’infiorescenze, sinuosità deformate dal calore del sole. Lo sguardo si restringe, mette a fuoco, trova l’immagine e ne fa oggetto di studio senza mai ridurlo alla maniera, continuando a scavare al suo interno, per saggiare e sperimentare ogni possibile variazione di ritmo, di tono, di espressione. Sono sempre le stesse e pur sempre diverse. Agavi che diventano immagine e immagine che diventa specchio illuminato, tramite straordinario fra l’interiorità e la realtà, fra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori: è il tempo della natura, del pensiero, della visione interiore. Stefano Masili crea, si esprime, ritrova se stesso nelle cose della natura, nel paesaggio della sua terra. All’arsura distruttiva che consuma e divora le foglie, si contrappone la forza vitale del colore: domina incontrastata la brillantezza dei verdi che si frammentano, nel bagliore estivo, in molteplici tonalità. Ed il linguaggio diventa stile: pittura abile e raffinata insieme, scrupolosamente descrittiva; pittura di lenta e costante adesione al soggetto, talvolta esasperata, ma senza mai diventare astratta o concettuale. Strutture compositive definite da un disegno nitido ed estremamente preciso che costruisce; realismo di forme che dominano lo spazio nell’alternarsi inarrestabile di luce e ombra. Ed il resto è silenzio, profumo di terra e di sole. Considerazioni Critiche Rita Pamela Ladogana – Storica dell’ArteNatura e colori rimandano ad un gemellaggio ideale tra due terre distanti ma unite da origini, storia e architettura. Carbonia e Latina. A rimescolare e fondere l’identità dei due luoghi, attraverso una riuscitissima operazione di recupero simbolico, è il pennello di Stefano Masili, attento osservatore della natura, del paesaggio e della terra, che nella sua ultima mostra nell’incantevole cornice di Tratalias, un paesino a metà strada fra Carbonia e Iglesias, ha esposto opere che ritraggono esclusivamente agavi. “Agavi dipinte come intricati e tortuosi percorsi di foglie spinose, agonia d’infiorescenze, sinuosità deformate dal calore del sole – commenta Rita Pamela La dogana nell’introduzione al catalogo della mostra – Agavi che diventano immagine e indagine, specchio illuminato, tramite straordinario fra l’interiorità e la realtà, fra ciò che sta dentro e che sta fuori: è il tempo della natura, del pensiero, della visione interiore”. Stefano Masili riesce a rappresentare l’essenza di un territorio attraverso l’esaltazione di un particolare colto in una molteplicità di angolazioni e situazioni, di momenti e di colore. L’agave di Masili diventa la lente attraverso cui l’artista guarda l’ambiente che lo circonda, e riesce tra i chiaroscuri di luci ed ombre, con i contrasti cromatici che contraddistinguono il momento della fioritura e quello dell’appassimento, a descrivere non soltanto il fiore, la pianta, ma il contesto di umori, i caratteri, l’essenzialità della terra che quel soggetto contraddistingue. Le immagini dell’agave attraverso le quali Stefano Masili “parla” della sua Sardegna, rievocano il territorio pontino, che nell’agave trova uno degli elementi naturali caratterizzanti.Alessandro Panigutti Giornalista – Latina oggiConosco Stefano Masili, da ventinove anni, ci siamo frequentati pochissimo e ogni volta che c’incontriamo continuiamo il discorso da là, dove l’avevamo lasciato magari tre anni prima, senza nessun problema. Non abbiamo parlato mai a lungo del prodotto del fare nello specifico, perché ciò che ci accomuna non è l’opera in sè, ma la passione per il lavoro, il lavoro del pittore, che è spesso misconosciuto, così come la sua tensione mentale. E’ una vita intellettuale che prende tutto anche i silenzi. Nel suo lavoro Stefano ha sempre privilegiato il colore, lui afferma con l’intenzione di domare luci e ombre, ma non disdegna la ricerca con l’utilizzo dei materiali più svariati. L’opera di Stefano è un tuttuno con l’uomo, e non sempre ciò avviene. Stefano afferma che, il “soggetto” della tela è un pretesto per dipingere, ed è consapevole che dovrà combattere con quei “ritorni” di un facile estetismo. Le sue composizioni, si stemperano in una sorta di espressionismo, scavando nel quadro nicchie dove raccogliere il dramma dell’esistenza. Chiazze di colore, intessute in tonalità che hanno il fascino di antichi tessuti, geometrie e ritmi di curve contrapposte, sono le scelte dei soggetti che si sciolgono in composizioni a scomparti naturalistici e fantastizzati. Ultimo soggetto della sua ricerca sono le agavi. Le agavi che a volte sono riconoscibili nelle loro linee, altre volte indistinti, diventano zone di colore, forti, poetiche. Stefano, crea e ritrova equilibri plastici e pittorici che vivono indipendentemente dal “vero” della scena osservata e rappresentata, formando un accordo di masse, di superfici, di linee, di colore che tessono una nuova realtà nella loro trama invisibile. L’ambizione è quella di superare il “quadro” forma ristretta e insufficiente per le sintesi attuali attraverso altre forme espressive. Il colore dei sogni Maura Saddi - Artista…Nella morfologia del sentimento la semantica del linguaggio artistico acquista significati vitali che conducono alle porte delle emozioni. Ritmo e colore danzano nel fuoco dell’ispirazione per ricomporsi, questa volta, nel giardino incantato di Masili, dove la luce, radiosa come le stelle, accarezza le piante, scompone le foglie, dipinge la trasparenza, dialoga con la loro sostanza carnosa e ne analizza le cellule cromatiche per coglierne l’essenza naturale nell’attimo fuggente della vita. Variazione di timbri, di ombre colorate, di zampillii abbaglianti, di raggi luminosi sfiorano e cambiano senza sosta il corpo vegetale, accordi amabili, di verdi, di gialli, di rosa riposano nell’attesa di quei bianchi che sono la nota basica di questa maestosa “ armonia visiva” plasmata con la forza della leggerezza: “Le Agavi”. Qui Masili sembra dar splendore alla luce incorporea del colore stesso, un riflesso che risplende sulla materia, una corrente luminosa nell’estasi della bellezza. Riflessi e sovrapposizioni di luce che puntano al cuore invisibile dell’opera dove il suo intimo apre le ali alla sensibilità e all’espressività interiore. Stefano Masili scopre, così, la superficie del quadro come luogo dentro il quale la percezione si frammentizza in micro – particelle sonore, bagliori nitidi e raffinati come note di una partitura. Spartiti in cui l’architettura è il risultato di un processo strutturale sui piani di luce sintetizzati con estrema leggerezza poetica. In questa serie di opere l’intuizione della natura raggiunge l’elegia del canto, un velo di commovente bellezza ne illumina la vita senza assomigliarla perché è l’essenza dell’opera stessa. Sono “sculture sonore” il cui soffio sembra dare anima alla materia, sono lavori che colgono quanto di magico, di profondo e di intimamente umano contiene la natura vegetale, colta nel riflesso infinitamente attraente, limpido ma densissimo che si scioglie nella luce universale. Le sinfonie di luce di Stefano Masili. Musicalità dipinta nella vita silente del colore. Antonella Iozzo - Critico d’ArteSfogliando le pagine pittoriche di Stefano Masili non si può fare a meno di notare, indipendentemente dalla tecnica e dai soggetti ritratti, il costante interesse per l’analisi della realtà e la volontà di fermare nel tempo determinati momenti espressivi. Grazie all’adesione alla poetica iperrealista, giunge ben presto ad una definizione illusionistica di straordinario livello qualitativo, senza mai giungere, però, ad una totale spersonalizzazione dell’immagine come conseguenza della distanza emotiva dell’artista dai soggetti profilati. Anzi, è proprio la sua sensibile partecipazione a portarlo oltre i limiti dell’iperrealismo, a concentrare l’attenzione sul soggetto monotematico delle agavi, ottenute con procedimento più fluido e compendiario, più pregnante nei modi espressivi. Come nel Monet delle ninfee e della cattedrale di Rouen, Stefano Masili indaga e sperimenta le variazioni luministico-cromatiche incidenti sulla composizione per una definizione ottimale di intimi dettagli. La ricerca del segno mutevole e pulsante lo stimola ad amplificare in maniera lenticolare il particolare, distogliendo l’interesse dalla visione d’insieme e deviando la sua pittura su una sintesi interpretativa fondata sull’astrazione di una forma pura, geometricamente diversificata, in cui le agavi sono vagamente riconoscibili dalle tonalità verde acqua, dalle trasparenze color pastello, dove la luce si fa raggio, diventa linea, pensiero costruttivo. Forma pura Paolo Sirena - Critico d’ArteRappresenta il simbolo per eccellenza delle terre del Sud, terre soleggiate e aride in cui contestualizza, per contrasto, la sua natura grassa e succulenta, avanzando a lenti passi alla conquista dello spazio circostante. Il suo fascino sembra aver stregato Stefano Masili, compiaciuto di perdersi nei flussi e nei riflussi chiaroscurali che l’abile mano d’artista propone in espressive variazioni sul tema. In questa nuova fase pittorica, lo studio del soggetto viene filtrato dalla discriminante del tempo. Il suo trascorrere rende dell’agave il lato poetico, metaforico e insieme metamorfico, risultato di un’intima riflessione che prende corpo da un’idea originaria fissata nella mente per trasfigurare in esiti di elegante valore estetico, variati nel ritrattistico taglio prospettico, nelle modulazioni dialettiche che coinvolgono lo spettatore con invitante sensualità. Stefano Masili riesce a cogliere l’essenza dell’agave attraverso delicati fotogrammi di foglie sovrapposte, che, appena bagnate di pioggia, assorbono e riflettono le accensioni cromatiche di albe e tramonti, in una ritmica strutturante in cui si rinnova il senso di quieta armonia che solo la natura, viva e primordiale, sa dare. Agave Flaminia Fanari - Critico d’ArteSe ciò che è contemporaneo è la reazione dell’artista di fronte alla realtà, come di fronte all’astrazione di un pensiero, allora si può parlare di arte contemporanea anche quando la cifra stilistica dell’autore deriva dall’arte antica, filtrata attraverso la tradizione figurativa del Novecento e trasportata nella rappresentazione del presente. Stefano Masili dipinge con grande attenzione per il vero, richiamando un realismo accuratamente mimetico, raffinato ed attento. Una tecnica efficace nel controllo della forma e del colore, che conferisce atmosfere di luce straordinarie e sofisticate. Testimone stilistico della serie delle Nature morte diviene proprio la presenza del reale e del naturale. Opere d’interni dal gusto mediterraneo, racconti quotidiani che narrano di scenari di attonita immobilità, dal sospeso senso d’incanto, pervasi da un vero e proprio simbolismo. Ecco lo studio dell’artista ed i suoi strumenti, la presenza costante del rame e del vetro e del modo in cui riflettono gli elementi circostanti, mortai e tegami, drappi e Mele cotogne in blu. La ricerca di assoluto di impronta metafisica attribuisce all’immagine un significato che supera la realtà rappresentata, ricercando la sua dimensione mitica, il suo valore perenne, un senso di attesa che rimanda all’atmosfera del Realismo Magico, senza però attraversarne le visioni distorte ed allucinate. Dettagli sensoriali di oggetti ritratti sul davanzale, luogo privilegiato di confine dove finisce il mondo privato e s’intravede la luce dell’esterno. Finestra e caffettiera, Finestra e scarponi, Aglio e rame, Macinino, Cipolle. Oggetti su cui cade una luce radente che ne delinea i contorni, proiezioni di ombre lunghissime sul muro. Singolari elementi inanimati, ma anche paesaggi dal vero, scorci con atmosfere lucenti ed immobili, non turbate dalla presenza di isolate figure umane. Senza eccessi di accademismo, la realtà è riprodotta in maniera particolareggiata, non meccanica. Spesso risulta più fedele rispetto alla normale percezione, sfiorando anche certe tendenze iperrealiste. È nella formidabile serie delle Agavi che il tocco si fa iperrealista, il colore luminoso del sole accecante narra di un paesaggio arido e disseccato, quello della terra dell’artista, la Sardegna. Inquadrature in primissimo piano che lasciano intuire lo slancio e la vitalità dell’elemento vegetale, che inesorabile compie il suo percorso e nello schianto concede un attimo di sofferente bellezza. Cascate di foglie carnose accartocciate e riarse, radici, spine legnose e rare infiorescenze bruciate dal sole, steli a formare volute contorte che assecondano il segno che il calore ed il sole imprimono, tracce di caducità. La realtà è filtrata attraverso il sentire dell’artista. La danza elegante delle foglie nel monocromo inizia a mettere in discussione il realismo mimetico. Un’agave presenta colori densi, saturi, contrastati e diviene irreale. Altri linguaggi percorrono l’opera dell’artista, fino ad arrivare al grafismo essenziale delle New experiences e alla scarna linearità delle opere Is sogas arrubias. La rappresentazione del reale nell’opera di Stefano Masili Elisabetta Marchionni - Critico d’ArteLA NON- BIOGRAFIA “Non amo le biografie. La biografia e' un ego. Il sogno e' di essere un artista senza biografia, ma e' quasi impossibile visto che l'arte e' sempre ego. La biografia e' : io sono..io.”.Il quadro è la presentazione, la rappresentazione di ciò che siamo o di ciò che vorremmo essere, oppure è il nulla che ci circonda: il pensiero che diventa parola, la parola che diventa segno, il segno che diventa colore. Il quadro cosa è? La nostra storia, la nostra esperienza che irrompe nella tranquilla della quotidianità per porsi come oggetto assoluto, di una verità che non è mai vera. Il gioco degli opposti. Il quadro è il silenzio racchiuso in nature morte, quel silenzio e quella malinconia che non sempre vediamo, finché qualcuno non ci porge la sua presenza senza limiti e senza ma. Senza trucchi così appare ai nostri occhi. È questo il gioco sottile della nostra mente. Niente è mai come appare. Come afferma Stefano Masili, la biografia è un ego, e l’arte è sempre un ego. Che fuoriesce sempre, non si placa, finché non è presentato al mondo. Ma il quadro è qualcosa di più di un narcisismo è la vita stessa, è ciò che vibra sempre, è ciò che non si ferma, è ciò che ci fa sognare e nello stesso tempo è l’immortalità della nostra mortalità. Nelle nature morte il silenzio, un silenzio che diventa metafisico, un istante bloccato. Come l’occhio dell’obbiettivo, il suo occhio blocca l’instante in una forma perfetta. Nel gioco del vuoto si ricompongono le linee pure. Far vibrare il colore, fino a farlo scomparire, domare la luce e le ombre, plasmare e rendere plastico, ogni forma dipinta su ogni angolo di una tela. È questo il contatto ad olio: morbido, sinuoso, pastoso, plastico, rende il concetto più semplice. Senza artifici nella semplicità, c’è il cammino, il continuo studio: l’evocazione della memoria del passaggio di una luce che vibra ad una percorso astratto. In ritmi, in toni su toni, che porta l’indagine interiore della sua vita. Tutto si mescola nella luce, calda o fredda che sia, mentre la rappresentazione inizia a confondersi nei colori. Un colore che la fa da padrone componendo la figura in Agave. La geometria è formata da luci e ombre, tra bianchi e scuri e mezzi toni che s’intrecciano per dar vita ad una figura silenziosa ed immobile. Un processo creativo, un evento corale che gioca sulla coordinazione del pensiero e della sua esperienza. In bianco e nero, le ombre si confondono. I neri si fondono con i mezzi toni, per poi trasfigurarsi in bianchi vivi, perfetti e taglienti come lame. Trasparenze visibili e velature fondono quel passaggio dall’iper realtà alla scomposizione di tutto ciò che è figura. È questo il punto, qui il colore inizia a fuor uscire da uno schema ben definito di una bottiglia per iniziare a vibrare e confondersi: foglia su foglia. Il colore, che rimane sempre puro, perfetto. Senza confusione di nessuna sorta, non è mai sporco, è per questo che brilla, e si espande a vista d’occhio. Tutto è calibrato, ogni accostamento non è mai fuori luogo, e lo spettatore non è mai respinto. Una ricerca e una crescita, che porta il pittore: dalla natura morta, perfetta e fotografica ad Agave, fino a Sogas Arrubias, il microcosmo. Una vita dedicata all’arte senza biografia, perché non servono le parole, quando queste diventano colore. La sua psicologia, in un’indagine scientifica porta alla ribalta l’essere nel suo intimo, la sua composizione e il dramma dell’esistenza, che in queste tele appare muto e palpabile. Ricerca e seduzione verso lo spettatore, di tutto ciò che gli occhi possono catturare. Il particolare, diventa mezzo costante di una ricerca nel tempo. L’istinto vitale, l’intuizione, vengo rappresentati in un gioco di lacci rossi Le Sogas Arrubias…qui si rappresenta un’idea, un processo di metamorfosi e di crescita, impregnate e proiettate nella continua ricerca del colore e della luce. Questi ultimi, esigenza essenziale nell’animo del pittore, come scopo di vita, d’essenza. Dominare il colore nella sua forza e riportarlo in materiali poveri. Materiali e lavori, che vengono smembrati e studiati, in tutti i suoi frammenti originali. Composizioni, che portano alla scoperta dell’essere e, riscoprire in pochi lacci una storia. Perché tutto ciò che è immerso fuoriesce in forza vitale. Le Sogas Arrubias come afferma Stefano Masili, “sono frutto di un’idea, di un’intuizione rivolte all’arte concettuale o meglio ancora all’arte povera. Infatti, è proprio attraverso la gestualità e l’utilizzo dei mezzi nell’arte povera che si vanno riducendo l’espressione artistica ed il segno in minimi termini”. Sogas Arrubias la ricerca del colore, luce, ombre. Il rosso della corda, le sue ombre che si proiettano su un cartone del colore caldo. Queste ombre tagliano la luce assorbite da un supporto che fa vibrare, regalando la vita al rosso di una semplice cordicella. L’immagine, la figurazione, non regge il confronto, da chi la fa da padrone. Grazie a questo processo di trasfigurazione, il rosso prende vita e le ombre rappresentano la luce. Attraverso le mani, gli occhi e il cuore di un pittore, che ha molto da raccontare e che, quei segni e composizioni non sono mai scontati, perché immersi nella ricerca e sperimentazione di tutto ciò che c’è di minuzioso e perfetto, in tutte le sue finezze. È questa la vera biografia o meglio, la non biografia di un pittore. Dove l’unica cosa che emerge è l’ego di ciò che costantemente negli anni è rappresentato. Nella forza della luce, e di tutto ciò che la mente può catturare, perseverare, inventare. Marica Petti - Critico d'ArteApprendo da Stefano Masili che is sogas arrubias sono i lacci rossi. In sardo queste parole hanno un suono suadente come lo spagnolo, e sono oggetti intriganti di per sé, i fili rossi. Quelli che uniscono le cose, le persone tra loro, come tra loro gli animali, e gli animali alle persone. Le chiamiamo coincidenze, casualità. Invece sono i fili rossi che il destino intesse per noi. Come quelli di Stefano Masili, ognuno dalla forma diversa apparentemente casuale, come se i lacci fossero buttati lì, ma ognuno con vario impatto visivo e ricco significato. Lo stesso significato del vivere e dell’alternarsi di luce e buio quotidiano che Stefano ricerca con serena tenacia, lavorando e cesellando la luce. Luce che va e torna in esterni ed interni, come in un film montato a dissolvenze d’apertura e di chiusura continue. Luce a volte addirittura “abbellita” di toni fantastici, od oscurità improvvise, come accade nella serie delle agave. Dipinti come fotografie, che come le fotografie conservano in una zona dapprima sconosciuta e poi personale, quel punctum barthiano che risolve in sé tutta l’opera e che varia da spettatore a spettatore. Perché il messaggio, aspetta soltanto di essere decodificato, e noi siamo lì, davanti al quadro, apposta. Per farlo nostro.Paola Amadesi - ScrittricePROFILO ESPOSITIVO1976 - S.Margherita Ligure - Park Hotel Suisse- Genova - Galleria d’Arte di Palazzo Doria1977 - San Leo Pesaro - Urbino - Rocca di San Leo- Sassari - Teatro Civico- S.Margherita Ligure - Hotel Helios1981 - Carbonia - Chiesa Don Bosco1982 - Carbonia - Cre-Enel1986 - Nuxis - Palestra Comunale- Gonnesa - Piazza del Minatore1988 - S.Antioco - Teatro Civico- Tratalias - Palestra Comunale1991 - Carbonia - Chiostro San Ponziano1992 - San Giovanni Suergiu - Salone Esposizione- S.Antioco - Via Solferino - Aperto1993 - San Giovanni Suergiu - Salone Esposizione1994 - Cagliari - Piazza Yenne1996 - Villanovatulo - Ass.ne Culturale “Sa Prazzitta”- S.Antioco - Associazione Turistica1997 - Tuili - “S’Ortu de is Artis”1998 - Iglesias - Chiostro dei Francescani2002 - Carbonia - Villa Sulcis- Carbonia - Centro Via Balilla2003 - Museo del Territorio “Sa Corona Arrubia”- Decimomannu - Centro Sociale2004 - Monza - Sala Mostre- Vimercate Concorezzo - Sala Mostre2006 - Carbonia - Sala Mostre Biblioteca Comunale- Bonifacio - Corse – Eglise de St. Jacques2007 - Oristano - Palazzo d’Arquais- Tratalias - Borgo Medioevale “Sale Museo”- Padru - Circolo Culturale Comunale

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