Questo è lo space non ufficiale dell' U.S. Foggia. Gestito da un tifoso dei mitici satanelli, questo spazio non ha nessuno collegamento nè con la società nè con le tifoserie organizzate.La storia: Il calcio a Foggia muove i primi passi agli inizi del Novecento. E' la Daunia, prima formazione di cui si abbia notizia in Capitanata, la vera antesignana del calcio locale. Siamo nel 1909.
Comei e l'U.S. Atleta: A far decollare il movimento calcistico locale, solo due anni più tardi, contribuiscono l'U.S. Sardegna e l'Unione Sportiva Calciatori, due polisportive formate per lo più da studenti che hanno nel pugilato e nell'atletica il loro fiore all'occhiello. Il calcio è solo un' appendice, anche se il richiamo per questa nuova disciplina è assai forte. Nell'Unione Sportiva Calciatori gioca Peppino Comei, che è da considerarsi come il principale artefice dell'escalation del calcio in Capitanata: oriundo foggiano trapiantato a Firenze, Comei nel 1911 torna a Foggia con il progetto di creare una prima schiera di proseliti. In questa affascinante opera di diffusione sul territorio lo seguono a ruota i fratelli Tiberini, provenienti da Milano. Fra questi eclettici personaggi si instaura subito una sana rivalità , che avrà presto positive ripercussioni su tutto il movimento. Qualche tempo dopo l'US Sardegna e l'US Calciatori si fondono. Nasce così nel 1912 la polisportiva U.S. Atleta, presieduta da Gustavo Nannarone, che esordisce ufficialmente in un derby con la Liberty Bari, giocato a Foggia sul campo del Parco Pila e Croce, ubicato laddove oggi è localizzato il Centro di Incremento Ippico. Con la prima guerra mondiale alle porte, l'attività agonistica prosegue a scartamento ridotto per merito di pochi appassionati come Aurelio Giuliani, Medardo d'Angiò, poi segretario a vita dell'US Foggia, e Aminta Nobili. La chiamata alle armi non risparmia i calciatori dell'Atleta, saranno numerosi gli atleti foggiani che non faranno ritorno a casa dal fronte.
La ripresa e la dinastia dei fratelli Sarti: Nasce sotto il segno del commendatore Gustavo Nannarone la rinascita post-bellica. Questi, coadiuvato da Roberto Fini, si prodiga per riavviare l'attività calcistica in Capitanata. Ad accelerare la ripresa contribuisce una formazione di ufficiali e soldati della Marina e dell'Aviazione, la Malpensa, di stanza a Foggia, che a più riprese sul campo di Pila e Croce affronterà l'Atleta. Nell'aprile del '19 l'Atleta partecipa al "Torneo Pasquale", organizzato dal Liberty Bari, nell'ottobre di quello stesso anno, invece, prende parte al "Torneo di football a sei di Molfetta", in cui i nero-rossi foggiani arrivano a disputare la finale per il 3° e 4° posto. E' solo nel successivo torneo libero di Barletta, però, che l'Atleta si presenta con una formazione composta da undici elementi: Sarti III, Casale, De Biase, D'Onofrio, Sarti I, De Stasio, Ferraretti, Aulenti, Giuliani, Cordero, Comei.
La dinastia dei fratelli Sarti e l'U.S. Sporting Club Foggia: Sulla scena, intanto, fanno capolino i fratelli Sarti, di origine riminese, che daranno un notevole impulso alla ripresa. A conquistarsi un posto nel cuore dei supporter locali, però, sarà soprattutto il più piccolo dei cinque fratelli, Renato, un portiere che per le sue acrobazie tra i pali verrà soprannominato il "Divo". L'Atleta, insomma, è una formazione in ascesa, allorchè sulla scena irrompono nuove forze sovvertitrici che portano alla costituzione di un altro sodalizio, la Maciste, espressione di nuove correnti dissidenti staccatesi dall'Atleta. Poco dopo un altro gruppo guidato da Alfredo Cicolella fonda l'US Pro Foggia. Nel maggio del 1920 viene costituito lo Sporting Club Foggia, che nasce dalla fusione fra US Atleta, Maciste e US Pro Foggia. Lo spunto per riunire sotto un unico sodalizio saldo tutti i calciatori foggiani è offerto dalla venuta in città del campione Giuseppe Spalla. Al timone della società sale il colonnello Carlo Gigliotti, il primo presidente che darà una dimensione professionistica al calcio foggiano. Dopo un breve periodo di inattività , nel febbraio del '22 lo Sporting si ricostituisce ed il 17 febbraio con la netta vittoria ottenuta sulla 226° Fanteria, avvia la sua attività calcistica vera e propria. Lo Sporting si schiera con: Ferraretti, Pilone, Armando Formillo, Occhionero, Giovanni Sarti, Fasano, Trotta, Pirone, Giuliani, Comei, D'Onofrio. Indossa una casacca rossonera, a strisce verticali. I colori sociali altro non sono che una derivazione di quelli scelti dal Milan, di cui i fratelli Tiberini sono tifosissimi. Era stato proprio un calciatore inglese milanista, Kilpin, a sceglierli. "Saranno maglie rossonere, rosse perchè saremo diavoli, nere perchè dovremo far paura a tutti".
Il primo campionato ufficiale - La promozioni in B del '33: Nella seduta del 31 maggio del '22 del Comitato Regionale Pugliese della FIGC lo Sporting Club Foggia, intanto, viene affiliato alla Federazione e, in dicembre, partecipa al suo primo campionato ufficiale di 2° Divisione. Al primo tentativo, gli "irriducibili rossoneri di Capitanata", centrano immediatamente una insperata promozione in 1° Divisione. Il gap da colmare con le altre formazioni pugliesi è però ancora notevole, si spiega così la successiva retrocessione in 2° Divisione; nel '25, però, trascinato dalle prodezze di Comei, lo Sporting si riaffaccia in 1° Divisione, dove rimane stabilmente fino agli inizi degli anni Trenta. E' in questa fase che si segnaleranno elementi di spicco come Della Valle, Poli, Visentini, Rosso, Giustacchini, e soprattutto il bomber Alfredo Marchionneschi che con i compagni di reparto Montanari e Marchetti andrà a dar vita al famoso "Foggia delle 3M". In panchina siede il magiaro Bela Karoly, primo tecnico ufficiale della storia del Foggia. E' invece legato al nome di Tony Cargnelli, nel '33, la prima storica promozione in B. I rossoneri, nel frattempo, divengono per tutti i "satanelli", grazie alla felice intuizione del giornalista Mario Taronna, che nelle sue corrispondenze sui quotidiani dell'epoca conia per la prima volta l'appellativo.
Benincasa e il Foggia "indigeno": Dopo tre onorevoli campionati disputati in cadetteria, nel '35, si chiude il primo ciclo di successi. L'US Foggia alle prese con una inattesa crisi finanziaria, torna in Serie C, categoria che non abbandona sino alle soglie del secondo conflitto bellico. Gli anni immediatamente prebellici sono per il Foggia quelli figli della provvisiorietà nei quali toccherà soprattutto al tecnico Angelo Benincasa tenere a galla una formazione che, depauperata dei suoi atleti più rappresentativi, è costretta a barcamenarsi. Sono gli anni di De Meo, Marsico, Chiaruttini, Valentini, Frigerio, Caputo, Bratta, Ponzanibbio, Trovatore, quasi tutti giovani del posto, spesso rimasti nell'anonimato, e che pure hanno contribuito a scrivere pagini mirabili del calcio locale.
Il Foggia - Incedit di Rosa Rosa, Pugliese e ...Nocera: La seconda guerra mondiale porta a Foggia solo morte, distruzione, paralisi. La città ridotta a un cumulo di macerie dai bombardamenti, è in ginocchio. Ciononostante, nel'45 il calcio si rimette in moto grazie soprattutto al contributo di Roberto Fini, il vero artefice della rinascita. La ripresa regala subito una insperata promozione in B, maturata per meriti sportivi. Foggia, però, che è ancora alle prese con gravi problemi da risolvere, si lascia cogliere impreparata all'appuntamento. Per cui il ritorno in C è quasi fisiologico. Sulla scena locale, nel frattempo, si affaccia l'Incedit, la squadra della Cartiera, con la quale il Foggia si appresta a disputare i primi sentitissimi derby. A cavallo degli anni 50' il Foggia naviga con alterne fortune in C. Il '51 potrebbe essere l'anno buono per il grande salto, ma dopo aver dominato il campionato guidato dalla mano sicura di Vincenzo Marsico, l'undici rossonero cede allo Stabia nello sfortunato pareggio del 17 giugno di Firenze, complice la pesantissima penalizzazione di 14 punti inflitta dalla giustizia sportiva per l'illecito nella gara con la Casertana. Devono trascorrere due stagioni per l'attesa riscossa: nel '54, con Lupo alla presidenza e Migliorini in panchina sembra essere la volta buona, ma nelle finali il Foggia crolla ancora una volta miseramente. Il 1957 è un anno di fondamentale importanza nella vita societaria: in luglio il Foggia e l'Inedito coagulano le forze e danno vita ad un unico sodalizio. Nasce l'US Foggia & Incedit, alla cui presidenza assurge Armando Piccapane, e nel '58 giunge il ripescaggio in serie C. Nel 1960 il Foggia, finalmente, trova un posto al sole. Costagliola spinge i rossoneri in B, ma il vero segreto del successo ha un altro nome: Vittorio Cosimo Nocera, il bomber di Secondigliano, che sta per inaugurare la nuova era del calcio dauno. Per quanto infatti il ritorno in C si materializza una sola stagione più tardi, in seno alla società sono in atto profondi stravolgimenti che consentiranno di raggiungere quella solidità economica indispensabile per centrare traguardi più ambiziosi. Il nuovo mecenate del calcio foggiano si chiama Domenico Rosa Rosa, il quale nel '61 si insedia al timone della società ed in co-produzione con il tecnico Oronzo Pugliese dà la scalata alla serie A. E' l'anno di grazia 1954. Entrati di diritto nell'elite del calcio nazionale, i rossoneri dimostrano di meritare il posto raggiunto. Giunge un insperato nono posto, impreziosito dalla memorabile vittoria ottenuta a spese dell'Inter euromondiale di Herrera, e con esso le convocazioni in azzurro di Nocera e Micelli. Dopo 2 consecutive salvezze il Foggia però improvvisamente si arena. Rubino prima e Bonizzoni poi non riescono a centrare una nuova impresa e per i rossoneri si spalancano nuovamente le porte della cadette.
L'epopea Fesce: Il patriarca Rosa Rosa sfibrato passa la mano ad Antonio Fesce, figura emergente dell'impreditoria locale. La rifondazione si inaugura nel segno di Tommaso Maestrelli (nella foto: Premiazione "Seminatore d'oro" - Migliore allenatore Stagione 68-69) : una sola stagione di transizione e il Foggia, che ne frattempo ha ripreso la sua originaria denominazione US, riconquista la massima serie. E' il 1970, l'anno che lancia alla ribalta Pirazzini, Colla, Bigon, Re Cecconi e Trentini. La serie A a Foggia, però, continua ad essere solo di passaggio, un anno solo ed è nuovamente B, anche se sull'ultima retrocessione s'insinua il sospetto di un complotto ordito alle spalle dei rossoneri. Fallito il pronto ritorno nella massima serie con Ettore Puricelli, il presidente Fesce si affida all'esperto Lauro Toneatto, che al primo tentativo fa centro: il Foggia, sospinto dai gol di Giorgio Braglia, ritorna fra le grandi. Con una situazione patrimoniale che comincia a farsi seriamente preoccupante, Fesce le tenta tutte per conservare la serie A, ma il Foggia ci mette del suo per complicarsi la vita: vira al quarto posto nel girone di andata, l'Europa sembra a portata di mano, ma racimola appena 9 punti nella seconda parte della stagione e non riesce così ad evitare la beffa di una nuova retrocessione nella quale il giallo del Rolex diventerà un episodio secondario. Riappropiarsi della A vuol dire pazientare l'arco di due stagioni: nel '76 è Roberto Balestri, chiamato in corsa a sostituire Cesare Maldini, a timbrare l'impresa. E' il Foggia sparagnino ma cinico di Memo, Pirazzini, Colla, Bordon, Del Neri e Lodetti che, con pochi ritocchi, l'anno seguente con Puricelli centra la salvezza . L'esposizione debitoria del club di via Scillitani, intanto, cresce a dismisura. Fesce cerca disperatamente nuovi partner, ma ormai il commendatore è sempre più solo nella stanza dei bottoni. Così nel '78 puntuale riecco prima la B e poi, solo un anno più tardi, addirittura la C. Sembra l'inizio della fine, ma il presidente dalle risorse infinite trova la forza per centrare l'immediato ritorno in cadetteria. E' ancora una volta Ettore Puricelli a correre al capezzale del Foggia e a concretizzare un traguardo che a metà stagione pareva proibitivo. Il ritorno in B, però, si rivela un autentico calvario, ormai le risorse economiche sono allo stremo, e così nell'83, con un bel gruzzoletto di miliardi di debiti, alle porte è ancora la serie C.
Il fallimento dell'84: La retrocessione resta il peggiore dei mali, il 24 aprile dell'84 la sezione fallimentare del Tribunale di Foggia dichiara l'US Foggia fallita. All'appello mancano 1 miliardo e 59 milioni di versamenti Irpef. La gestione Fesce è all'epilogo, il notaio Giuliani mette a punto un piano di salvataggio che prevede la creazione di un comitato di gestione a termine. Entra in scena Antonio Lioce, che avvia la sua breve e sfortunatissima parentesi di plenipotenziario del Foggia, prima di abdicare in favore dei due personaggi destinati a scrivere le pagine più esaltanti di ottanta anni di storia rossonera.
Il rinascimento del calcio foggiano: Pasquale e Aniello Casillo , sono di San Giuseppe Vesuviano, ma possono considerarsi foggiani d'adozione. Ad avvicinarli al calcio è il papà Gennaro, che ha trasferito in Puglia i propri interessi nel settore molitorio. Hanno il fiuto per gli affare i due impreditori napoletani, che non tardano molto a comprendere che il Foggia può diventare l'azienda simbolo del loro inarrestabile espansionismo. Avvalendosi della competenza di Pavone e Zeman si calano nell'affascinante avventura di rilanciare il calcio foggiano. Fallisce il primo tentativo con Zeman, ripudiato per un accordo segreto raggiunto col Parma, ma non va meglio il secondo assalto con Marchioro, che cade sull'ultimo ostacolo. Non sbaglia invece Caramanno che nell'89 materializza il ritorno in B e che per tutta risposta si ritrova la porta sbattuta in faccia. I Casillo fanno dietrofront, tornano al primo amore. Zeman ed il Foggia si ritrovano quella stessa sera del 4 giugno dell'89. Non si lasceranno più sino a tutto il '94. Saranno cinque stagioni memorabili che lanceranno in orbita elementi del calibro di Mancini, Rambaudi, Baiano, Signori e Barone. Il vero capolavoro, però, il boemo lo compie nella stagione '92/93 quando, dopo essere stato l'artefice principale del rinnovamento che porterà alla diaspora di tutti i migliori, riassettando la squadra dalle fondamenta, riuscirà a conseguire una salvezza che da più parti verrà salutata come un autentico miracolo calcistico. Il luccicante passaggio di Zdenek Zeman da Foggia si lascia dietro un unico, grande rammarico: non aver raggiunto la qualificazione UEFA nel '94. Un sogno infranto sull'ultimo ostacolo, nel derby fratricida col Napoli. Tutte le belle favole, però, prima o poi sono destinate a finire. Come quella del Foggia. Prima il crack finanziario di Casillo, poi l'addio di Zeman sfiancano una struttura che negli ultimi anni si era avvinghiata ai suoi due personaggi cardine. Entrano in scena la Caripuglia, quindi il Tribunale di Napoli. E il Foggia sprofonda miseramente, prima in C/1, poi addirittura in C/2 toccando così il punto più basso della sua storia.
Il flop di Sensi e di Russo: La speranza, dopo tanti stenti, ora ha un nome: Franco Sensi che, nel dicembre del '98, nell'ambito di una politica espansionistica che presto porterà a rilevare anche il Nizza ed il Palermo, decide di rilevare il pacchetto azionario di maggioranza del Foggia Calcio. L'alba di un nuovo giorno sembra vicina, ed invece saranno sufficienti pochi mesi per comprendere che il Foggia si ritrova più solo di prima. A dicembre, quando il patron dell' A.S. Roma insedia ai vertici societari i suoi uomini, i rossoneri arrancano in C/1. Sei mesi dopo si ritroveranno addirittura in C/2, dopo lo sciagurato doppio spareggio con l'Ancona. Sensi ha un attimo di sbandamento, poi rilancia la sua scommessa: il Foggia ormai sprofondato ai margini del calcio dilettantistico ha un moto di ribellione e, con Braglia in panchina ed i gol a raffica di Molino, sfiora l'immediato ritorno in C/1. Ancora una volta gli spareggi sono fatali ai rossoneri: stavolta è l'Acireale a sbarrare la strada ad una formazione che pure per due terzi della stagione aveva saldamente tenuto testa alla corazzata Messina. Fallito l'obiettivo promozione, Franco Sensi decide che è giunto il momento di defilarsi: il Foggia torna nuovamente in vendita, ma all'orizzonte non c'è ombra di possibili acquirenti. Calma piatta fino all'ottobre del 2000 quando, a sorpresa, sui resti del malandato Foggia piomba Giorgio Chinaglia, che è a capo di una non meglio identificata cordata romana. L'ex Long John si presenta a città e tifosi con progetti faraonici, ostentando una solidità economica solo apparente. Il Foggia finisce nelle mani del finanziere toscano Marco Russo, ed il club rossonero si avvia ad intraprendere l'ennesimo tunnel senza via d'uscita. Arrivano una salvezza risicata all'ultima giornata (con tre allenatori che si avvicendano in panchina), quindi nel luglio del 2001 gli arresti di Russo, che sembrano essere il preludio dell'inferno. Solo, abbandonato a se stesso, e con una situazione patrimoniale disastrosa, il Foggia è a un passo dal fallimento.
Il Foggia torna ai foggiani: Ancora una volta però c'è un'ancòra di salvezza alla quale aggrapparsi: alcuni imprenditrori locali, con grande coraggio, decidono di accollarsi la parte debitoria e di fatto rilevare la società . Trinastich, Zuccarino, Fares, Valente e Scirano: sono loro i nuovi pleniopotenziari del Foggia calcio. Ad essi presto si affiancherà l'avvocato Patano, al quale verrà affidata la carica presidenziale. Il Foggia restituito finalmente alla foggianità ha un sussulto: la squadra (affidata inizialmente al riconfermato Pace e, da gennaio a Florimby), a conclusione di una straordinaria rincorsa acciuffa i play-off. In semifinale i rossoneri piegano l'Igea, ed in finale attendono il Paternò. Sembra fatta, ed invece ancora una volta la dea bendata volte le spalle ai dauni. E' un'atroce beffa, il Foggia è costretto, suo malgrado, a disputare il quarto consecutivo torneo di serie C/2.