Raccontiamo questa storia da qualche anno.
Per un po' di tempo ci siamo separate.
Alice io e le nostre vite siamo andate ognuna nella propria direzione e forse per un po' abbiamo pensato che non avremmo più raccontato “Giovannaâ€.
Ci siamo ritrovate a Luglio, per una data romana.
Le nostre vite erano diventate altro, i nostri bisogni altri.
“Facciamo questa serata,ci siamo dette , e poi ci salutiamo.â€
Io ho trovato una brava sostituta,Alice si sarebbe avviata per la sua strada.
Poi è successa una cosa strana.
Abbiamo iniziato a raccontare e la storia si è impossessata di noi e del nostro oggi,
si è modellata adagiata sistemata. Noi eravamo diverse, cambiate, cresciute, eppure in questa storia trovavamo comunque, entrambe, qualcosa che rimane.
Che rimane nonostante.
Che dura.
Che cambia, ma resiste.
Che è sempre lì nonostante il tempo che passa e le cose che cambiano.
Ed è lì intatto, brilla ancora come brillava la prima volta, è forte
disponibile
ma forte e saldo.
Mi domando spesso che cosa conti.
In teatro e nella vita.
In teatro per me conta l'urgenza di dire ciò che per noi è importante e necessario.
Lo si può fare con una storia ma anche con un personaggio o con un testo classico.
Conta che tu fai uno spettacolo perchè vuoi dire: ecco, questo è quello che penso quello che sono, quello di cui ho paura e quello in cui credo, e ve lo dico così, e voi?
Uno spettacolo è una denuncia un conflitto un dubbio una paura una domanda, condivisi.
Scelgo un monologo o una storia perchè ritrovo in questi qualcosa che corrisponde a queste urgenze.
È questo per me che dà il senso.
E anche sul senso delle cose mi interrogo un sacco...
Così quando non lavori è un casino perchè quello che vorresti dire ti rimane dentro e ti sembra di strozzare e la notte ti svegli e pensi che domani ti devi subito inventare qualcosa perchè ferma e zitta proprio non ci puoi stare...
proprio non puoi.
Anni fa ho letto un libro che si chiama “I luoghi della durataâ€( Peter Handke ).
Parla di questo, semplificando...
cosa è
e
dove si trova
ciò che dura
e che conta.
“Giovanna che immaginò Dio†è
un mio luogo della durata.
Che rimane nonostante
che cambia, ma resiste.
Quando raccontiamo questa storia mi sembra che tutto sia possibile,che la fatica non è mai troppa, che bisogna avere coraggio e rischiare, che la vita è piena di possibilità e le persone piene di risorse.
Vengo colta da ottimismo feroce e sono simpatica solare allegra e quindi per diretta conseguenza anche bella e chi mi conosce rimane di stucco perchè c'è tanta depressione e insoddisfazone in questo momento storico-sociale e incontrare qualcuno che non ne è affetto colpisce quasi mortalmente.
Capite
quindi
quanto è importante
che io racconti questa storia.
Silvia