THE OFFICIAL MYSPACE
“L’uomo moderno soffre di una personalità indebolita. È diventato spettatore gaudente e peregrinante, ed è caduto in una situazione dove persino grandi guerre e grandi rivoluzioni possono cambiare a malapena qualcosa per un momento. […] Ma come il giovane corre attraverso la storia, così noi moderni corriamo attraverso le gallerie d’arte, così ascoltiamo i concerti. Lo si sente bene, questo suona diversamente da quello, questo agisce diversamente da quello: perdere sempre più questo senso di sorpresa, non meravigliarsi più eccessivamente di niente, alla fine tollerare tutto; ciò viene chiamato senso storico, cultura storica. Per esprimerci senza abbellimenti: la massa di ciò che affluisce è così grande, il sorprendente, il barbarico e il violento si gettano così possentemente, “serrati in orribili ammassiâ€, sull’anima giovanile, che essa può salvarsi solo con un intenzionale ottusità .â€
Che parole! Scritte tempo fa da un filosofo poco tranquillo. Alla prima lettura schizzano dal foglio per darti un pugno in un occhio. Sembrano scritte oggi…o anche domani! Non è semplice filosofia…è filosofia poetica, o meglio, filosofia pittorica…insomma “meta-arteâ€! Come i Greci avevano scolpito sul tempio dell’Oracolo “conosci te stesso†noi dovremmo marcarle sui muri delle strade, negli atri delle scuole, al posto di quei mega manifesti pubblicitari che ci dicono come spendere soldi e tempo della nostra vita.
Che parole! Alla seconda lettura ti hanno già colpito allo stomaco. Scatenano un effetto domino nella testa. Ognuna così perfettamente incastrata e capace allo stesso tempo di toccare innumerevoli altri tasselli fatti di storia, arte e pensieri.
Questo non è un capoverso. È una finestra che se la apri sei avvolto dalla luce di un sole fortissimo. Ma nel momento in cui si è abbagliati da una luce così forte è inevitabile un attimo di blackout… e, quando ci si trova in una situazione del genere, l’unica cosa che si può fare è stare fermo ed aspettare che il mondo, dopo un momento di cecità , ritorni. Però poi lo osservi in un modo diverso. Quando tutto quello che hai davanti svanisce, anche solo per un attimo, e poi riappare, lo gusti. Osservi i particolari. Inizia una ricerca.
Il progetto black–out nasce dall’aria che è mancata dopo le percosse allo stomaco. Dal desiderio di volersi fermare per un istante per poi dirigersi oltre ciò che appare nell’immediato; cercare di capire quelle meccaniche che sono alla base della quotidianità , cosa facciamo ed a cosa concretamente guardiamo nel fare, che strada è stata percorsa per arrivare a questo punto… a questa involuzione, raccontando tutto in un mix di linguaggi che più ci dilettano e ci divertono… musicale e visivo.
E poi se uno ti provoca così non è che puoi stare zitto e fermo. In qualche modo devi reagire.
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