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Mario

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..“Nelle oasi del vuoto”Credo nei luoghi, non quelli grandi, ma quelli piccoli, quelli sconosciuti,in terra straniera come in Patria. Credo in quei luoghi senza fama né risonanza,contraddistinti solo dal semplice fatto che là non c’è niente, mentre intorno c’è qualcosa dappertutto. Credo nella forza di qui luoghi perché là non succede più nulla e non succede ancora niente. Credo nelle oasi del vuoto Peter Handke, L’ assenza, traduzione di R. Zorzi, Garzanti, Milano 1991, p.46IL rifiuto di immagini preconfezionate derivate da luoghi comuni che portano a ritrarre situazioni standardizzate, mutuate dal linguaggio cinematografico e pubblicitario in genere, è il punto di partenza per una analisi alla scoperta di elementi che possiedano una propria estetica a priori, innata, che non ha bisogno di canoni precostituiti dall’uomo per essere compresa. Per cogliere questa “essenza” ho svolto una indagine alla ricerca di luoghi intimi e silenziosi, ai margini di qualsiasi centralità, proprio per evitare l’influenza di codici stereotipati. Una volta trovati questi luoghi non si ha bisogno di operare una scelta, non è necessario selezionare i piani, il fuoco, l’ inquadratura,… . Tutto viene lasciato alla casualità per raggiungere una dimensione libera da schemi preconcetti, una dimensione priva dell’ idea stessa di tempo ( che ho dilatato attraverso l’utilizzo di diaframmi estremi ). L’estetica di questi luoghi circoscritti si materializza poi attraverso l’apparecchio fotografico, senza dover “inquadrare” , col rischio di includere od escludere cose che invece si offrono da sole, attraverso una certa casualità, alla ripresa. “ Ripresa” ovvero registrazione di un viaggio interiore vòlto al raggiungimento di una visione alternativa: non più l’istantanea priva di riflessione ma una fotografia dominata dalla lentezza di pensiero e d’esecuzione.
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....“Se si smette di guardare il paesaggio come l’oggetto di un’attività umana subito si scopre una quantità di spazi indecisi, privi di funzione sui quali è difficile posare un nome. Quest’insieme non appartiene né al territorio dell’ombra né a quello della luce. Si situa ai margini. Dove i boschi si sfrangiano, lungo le strade e i fiumi, nei recessi dimenticati dalle coltivazioni, là dove le macchine non passano. Copre superfici di dimensioni modeste, disperse come gli angoli perduti di un campo; vaste e unitarie, come le torbiere, le lande e certe aree abbandonate in seguito a dismissione recente.Tra questi frammenti di paesaggio, nessuna somiglianza di forma. Un solo punto in comune: tutti costituiscono un territorio di rifugio per la diversità. Ovunque, altrove, questa è scacciata.Questo rende giustificabile raccoglierli sotto un unico termine. Propongo Terzo paesaggio, terzo termine di un’analisi che ha raggruppato i principali dati osservabili sotto l’ombra da un lato, la luce dall’altro”.Gilles Clément. Manifesto del Terzo paesaggio

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Posted by on Sun, 26 Oct 2008 12:09:00 GMT