myspaceeditor.itIl violoncellista non sa che cosa sta per accadere. All'inizio, non si renderà neppure conto dell'impatto della granata. Rimarrà a lungo alla finestra con gli occhi fissi sulla strada. In mezzo alla carneficina e alla confusione noterà una borsetta da donna, impregnata di sangue e scintillante di frammenti di vetro. Non saprà a chi appartenga. Poi abbasserà lo sguardo e si accorgerà di aver lasciato cadere l'archetto e, chissà come, coglierà un forte legame tra i due oggetti. Non comprenderà la natura del legame, ma la mera consapevolezza della sua esistenza gli intimerà di svestirsi, di avvicinarsi all'armadio e di togliere il cellophane dallo smoking. Rimarrà in piedi davanti alla finestra per tutta la notte e per buona parte del giorno successivo. Poi, alle quattro del pomeriggio, ventiquattro ore dopo la caduta del colpo di mortaio sui suoi amici e vicini di casa che facevano la fila per comprare il pane, si chinerà a raccogliere l'archetto. Porterà il violoncello e lo sgabello giù per la stretta rampa di scale e poi sulla strada deserta. La guerra continuerà tutt'intorno, mentre lui siederà nel piccolo cratere lasciato da un colpo di mortaio. Suonerà l'Adagio di Albinoni. Lo farà ogni giorno, per ventidue pomeriggi di fila, ognuno dedicato a una persona morta. Almeno ci proverà . Non sarà sicuro di sopravvivere. Non sarà sicuro di avere ancora dentro abbastanza Adagi. Ora, però, mentre suona vicino alla finestra illuminata dal sole, il violoncellista non sa ancora nulla di tutto ciò. Non se n'è ancora accorto. Ma è già partito. Si abbatte urlando, fendendo l'aria e il cielo senza sforzo. Un bersaglio si ingrandisce, messo a fuoco dal tempo e dalla velocità . C'è un istante prima dell'impatto, l'ultimo in cui le cose sono come sono state. Poi il mondo visibile esplode.
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