" Vivendo in una società improntata al consumismo, di cui l'uomo è non solo vittima, ma anche artefice, non mi resta che prendere atto del mutamento prodotto dal consumismo stesso nella costruzione della gerarchia valoriale di ciascuno. Mi sembra che i tradizionali valori etici stiano degradando sempre più a favore dell'unico valore in cui l'uomo oramai si identifica: il possesso e l'ostentazione di beni di consumo come affermazione di un io non individuale, ma solo globale, se non addirittura globalizzato. Dalla constatazione di questo mutamento nasce il desiderio di un ritorno al preesistente modo di essere dell'uomo, attraverso una forma di arte che esprima l'abbandono di questo limite materiale del concreto, del tangibile, del predefinito. Per realizzare il distacco dal consumo globale ho ritenuto maggiormente rappresentativo l'uso di materiali di scarto e di recupero; per affermare il mio io, che si distingue all'uniformità di vedute globalizzate ho preferito identificarmi in colori dalle tinte forti che applico con gestualità istintiva e spontanea. Il tutto finalizzato a dar vita ad una composizione di matrice informale e, perciò, non ad un prodotto predefinito, comune, di facile identificazione. I miei lavori sono, quindi, composizioni caotiche ma ritmate, fatte di dialoghi e di contrasti, di aggiunte e di sottrazioni, nell'incessante ricerca di un equilibrio del tutto arbitrario: quel "mio" equilibrio, necessariamente fuori dalla mischia. "