E su ciascuna rabbrividente forma, il sipario, lenzuolo funebre, scende con mortali spasmi, sugli angeli che pallidi, esangui, svelandosi affermano che l'opera è la tragedia uomo, il suo eroe è il peccato dominatore.
Noi siamo i figli dei padri ammalati, aquile al tempo di mutar le piume svolazziam muti attoniti e affamati sull' agonia di un nume, non irridere fratello se del passato piango, piango le prodezze dei bagni d'azzurro e l'ideale che annega nel fango.
Egli è chiamato "fedele" e "verace" cavalca un cavallo bianco e i suoi occhi sono fiamme di fuoco.
Sul campo porta un diadema ed è avvolto da un mantello intriso di sangue e il suo nome è "verbo di dio".
Gli eserciti celesti lo seguono su cavalli bianchi e lui, con il suo scettro di ferro, colpirà tutte le genti e dietro il suo mantello sarà scritto "re dei re".
Ma verrà un angelo e chiamerà a gran voce tutti gli uccelli del cielo dicendo loro "venite, radunatevi al grande banchetto di dio, e mangerete le carni dei re"