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About Me

mi diletto a scrivere... per esempio:"SITUAZIONE DI VACCA.L'altro giorno un mio amico raccontava come una gran rottura quando alla visita militare il medico tocca i testicoli e allora io pensavo a tutte le visite ginecologiche alle quali noi donne ci sottoponiamo periodicamente, in cui non è che vieni proprio solo tastata in superficie! Per prima cosa prendiamo in considerazione il fatto che ti devi mettere a gambe larghe su una specie di lettino da tortura e sistematicamente, appena ti siedi vagamente imbarazzata, il medico ti dice: "Venga più avanti!" Cioè vuole proprio che tu gliela sbatta in faccia. Comunque ormai ci siamo abituate e siamo capaci di scherzare col medico, rispondere al telefonino, leggere una rivista… Ogni tanto mi fumerei anche una sigaretta mentre lui sta rovistando con ogni tipo di strumento dentro al mio utero! Una volta invece mi è capitato di dover fare un esame batteriologico. In quel caso mi sono veramente sentita in una situazione di vacca. Ma non nel senso "situazione di merda", proprio nel senso della vacca, la bestia. Allora, arrivata in ospedale capisco subito che i medici sanno che siamo tutti dei deficienti. Chiedo al gabbiotto d'ingresso dove si trova la sala per fare l'esame e la guardia mi dice: "Segua il percorso blu." E allora mi metto a camminare su questa linea blu come uno stupida equilibrista sfiorando con le spalle le altre persone, ognuna che segue diligentemente la sua linea colorata. In sostanza faccio tre passi giro a destra e mi trovo ad andare quasi a sbattere contro la porta della sala prelievi. Non poteva dirmi: "E' la prima porta a destra, proprio quella lì che se si sporge la vede!" Comunque mi affaccio e vedo questo piccolo corridoio con una fila di sedie tipo cinema dove sono sedute una serie di donne di ogni età che fissano della porte numerate. Poi ne vedo una come me che si guarda attorno spersa cercando una faccia amica per chiedere informazioni. Io, che mi sento più figa di lei, vado verso la prima porta dove c'è scritto ACCETTAZIONE, ma mentre sto per bussare la mia mano viene frenata da una specie di scossa, perché leggo un enorme cartello che sembra lampeggiarmi davanti: "Non bussare ASSOLUTAMENTE!" Allora mi guardo intorno con la stessa aria spersa dell'altra e anche un po' imbarazzata, grattandomi la testa con insistenza per far capire che non stavo per bussare, ma solo mi prudeva la testa! Poi una voce che esce da un altoparlante chiama una persona: "La signora Tal dei Tali nel gabbiotto numero 3." Una si alza e sembra sollevata e quasi felice, mi sembra addirittura di vederla scodinzolare mentre sparisce dietro ad una delle misteriose porte numerate. Finalmente si fa avanti un'anima gentile, anche se un po' bastarda perché prima ha aspettato di vedere apparire un'espressione di angoscia su di noi. Comunque inizia a spiegarci un po' come funziona. E' seduta proprio vicino alla porta di ingresso come se se la fosse scelta apposta quella sedia per potersi godere lo spettacolo dell'attacco di panico di ogni nuova arrivata. "Bisogna aspettare che da quella porta esca l'infermiera che vi chiederà l'impegnativa." Ci dice indicando la porta con il divieto lampeggiante. "Dovrebbe quasi essere il momento. Esce ogni tanto così accumula un po' di gente. Risparmia tempo." "E poi?" Mi verrebbe da chiederle ma, in quel momento, viene chiamata dall'altoparlante: "La signora tal dei tali al gabbiotto numero uno." E anche lei sparisce in una delle porte numerate. Così mi siedo al suo posto e aspetto. Mi rendo conto che ad un certo punto ho assunto l'espressione delle altre: ebete sguardo verso le misteriose porte numerate. Finalmente dalla porta col divieto esce un'infermiera cicciona e arcigna: "E' arrivato qualcuno di nuovo?" Io e la mia compagna di sventura ci precipitiamo a dirle che abbiamo prenotato, eccetera, eccetera, ma lei ci zittisce subito facendoci capire abbastanza chiaramente che non gliene frega niente di quello che possiamo dirle e ci strappa praticamente le impegnative di mano. Poi più veloce della luce sparisce dietro alla porta col divieto. Non ci resta che ricominciare a fissare le porte numerate. Così ci risiediamo sconfitte. Finalmente una fuoriesce dalla porta numero quattro. Iniziavo ad avere paura che ci fosse qualcosa come una camera a gas dietro a quelle porte, perché vedevo solo donne entrare ma nessuna uscirne, inghiottite dal mistero dell'esame batteriologico. Dopo un bel po' di altre chiamate con altoparlante, donne inglobate dalle porte numerate e nuove facce sperse affacciate alla porta d'ingresso, l'infermiera cicciona ma velocissima, esce dalla porta col divieto e mi dice di seguirla. Mi affretto perché è veramente veloce e mi sta per richiudere la porta in faccia. Così mi ritrovo in questa stanzetta con lei e con una dottoressa che comincia, ancora senza spiegarmi niente, a farmi delle domande piuttosto personali e intime. "Quanti rapporti ha avuto nell'ultima settimana?" "E farti i cazzi tuoi? Ma non dovevo fare un prelievo?" "Partners nell'ultimo mese?" Poi incomincia a raffica: "Negli ultimi due mesi? Negli ultimi quattro? Negli ultimi sei? Negli ultimi otto?" Mi piacerebbe iniziare a tergiversare e a cambiare argomento, ma purtroppo la guardo sconsolata e comincio un elenco infinito che le fa piano piano spalancare la bocca in una smorfia prima di sorpresa, e poi di disgusto. E allora sempre di più vorrei condire di particolari piccanti un conto infinito di uomini per farla diventare verde d'invidia. Ma a un certo punto mi ferma: "E' sufficiente" mi dice. "Bé" penso io "in realtà tra tutti questi di sufficienti ce ne sono ben pochi!" Comunque finita la raffica di domande quando arriva all'ultima: "Usa droghe?" Anche se non e' vero vorrei dirle: "Si, hai una canna o qualcos'altro per caso?" Mi sento snervata come se la gestapo mi avesse fatto il terzo grado scavando proprio nelle zone più delicate e una bella canna, sì, me la fumerei. Finalmente mi accomodo fuori in attesa di essere chiamata per il macello. Adesso che ho subito l'umiliazione capisco finalmente lo sguardo inebetito delle altre in trepida attesa di mettere fine a questa tortura o forse anche loro stanno cercando di ricordarsi dell'ultimo rapporto minimamente soddisfacente? Guardandole meglio una a una c'è chi ha un'aria perplessa, chi schifata, chi sognante, chi addirittura arrossisce un po'. "E si, lo so io a cosa stai pensando!" La chiamata dall'altoparlante arriva: "Gabbiotto numero uno" Così finalmente apro la porta misteriosa. Mi ritrovo in una specie di sgabuzzino con un'altra porta di fronte a me. Mi sembra di essere in una matrioska, quelle bambolette russe una dentro l'altra, perché le porte non finiscono mai! Le due pareti laterali sono tappezzate di cartelli con le istruzioni: "Togliersi i collant e le mutandine. NO LE SCARPE!! E aspettare." Allora eseguo e mi ritrovo nuda dalla vita agli stivali. E' una sensazione strana, un po' come quando hai lasciato a casa gli orecchini e ti tocchi di continuo il lobo. Non che mi toccassi però cercavo di distrarmi da quell'idea e così mi guardavo attorno. Solo che i cartelli su tutte le pareti erano sempre esattamente lo stesso: "togliersi i collant e le mutandine NO LE SCARPE!! E aspettare" Ma di che cosa avevano paura, di sentire puzza di piedi? Finalmente mi aprono l'altra porta e mi ritrovo in un grande stanzone suddiviso in settori da dei separé bianchi. In fondo vedo un lungo tavolo con microscopi e medici che scrutano provette. Un brulicare di medici e infermiere che passeggiano su e giù parlando dei fatti loro. Di fianco a me vedo l'ombra cinese di un'altra donna stesa sul lettino da tortura. Così visto che nessuno ancora mi sta cagando mi stendo anch'io. Solita posizione da "te la butto in faccia." Due infermiere mi si avvicinano con dei lunghi cotton fioc e cominciano a mettermeli dentro sempre senza dirmi nulla. Una ne passa uno pulito all'altra, l'altra intinge e glielo ripassa, ma nel frattempo una sta raccontando all'altra quanto è stronzo suo marito che non la porta mai a cena fuori e lei detesta cucinare, eccetera e la vedo alterarsi e distrarsi sempre di più, volteggiando in aria i cotton fioc come se fossero delle bacchette da direttore d'orchestra e visto che è quella che intinge, temo che se si distrae troppo possa sbagliare mira e magari andare troppo a fondo togliendomi l'unica verginità che ancora mi è rimasta. Per fortuna va tutto bene. Poi passano i cotton fioc a uno di quelli al microscopio e lo sento distintamente dire, mentre sta analizzando qualcosa di mio: "Ah bellissimo, intere società di batteri ci sono qua dentro!" Allora mi allarmo e provo a chiedere spiegazioni, ma, roboticamente e senza neanche guardarmi, una delle due mi dice: "Vada. Avrà gli esiti tra quindici giorni" Io sto lì un po' inebetita ancora sul lettino. "Bé vada no? Cosa aspetta?" E così mi rialzo ritorno nel mio sgabuzzino e mentre mi sto rivestendo mi rendo conto che le istruzioni al contrario non le hanno messe, tipo: "Rimettersi collant e mutandine. Ma prima però togliersi le scarpe e poi rimettersele. NON USCIRE SCALZE!" E così se io fossi robotica come loro me ne starei lì ad aspettare nuda dalla vita agli stivali.© 2006...e ancora altro nella sezione blog!

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