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Andrea

About Me

No fun, my babe, no fun...
Non so bene perché. E’ stato in un caldo lunedi mattina, il sole nel Cancro, ad un’ora nella quale le persone si alzano per andare a lavorare, che ho visto la luce (quella artificiale della sala parto) e, come tutti i neonati di questo mondo, mi sono incazzato come una furia. Ma mi sono controllato, sapevo che non sarebbe stata una passeggiata, qua fuori... Dal grembo si sentiva benissimo tutto il casino esterno; pensavo di esser pronto a tutto, ma non ad essere strapazzato, risucchiato in un fetente budello, soffocato, costretto, immobilizzato, strizzato, schiacciato, sospinto e poi finalmente sputato nelle braccia gommate di un mostro in abito verde... Come se non bastasse, quell’enorme bastardo, con la faccia a culo mascherata, mi ha sollevato di peso per le gambe e spenzolandomi come un insaccato, ha ripetutamente schiaffeggiato la parte del corpo sulla quale attualmente mi siedo, ridendo sadicamente ai miei strilli di dolore, platealmente applaudito dagli astanti (anche loro mascherati). Figli di puttana, potete anche torturarmi, ma non mi avrete mai!!! Poco dopo, mi hanno considerato, pesato, soppesato, misurato, visitato, certificato, omologato, classificato, e condotto in una stanza dove altri infelici stavano confinati in bozzoli di metallo con sbarre, chiusi a chiave, prigionieri in indumenti di contenzione, sorvegliati da un esercito di guardie in camice candido. Ero venuto alla luce, ma quel tipo di luce non mi piaceva granchè. Artificiale. Come il latte che mi davano. Come il mondo che mi circondava. “E’ un incubo...mamma ha mangiato pesante ieri sera, adesso mi sveglio e le sparo un calcio...” ho sperato. A questo punto li ho visti: stavano sempre in quattro o cinque, con il naso schiacciato contro il vetro divisorio, si producevano in grottesche pantomime, ed avevano ghigni osceni e mani sudaticce; senza posa ragliavano fra loro e se ne andavano...venivano, tornavano, in condizioni sempre peggiori, trascinati da chissà cosa in un parossismo sempre più allucinante ed allucinato. Qualcuno più vecchio picchiava la mano sulla spalla di uno apparentemente più giovane, che per la pacca ricevuta stramazzava al suolo...quello con la faccia stravolta ed i capelli arruffati si stava massacrando la gola, gridando cose senza senso ad un mio vicino di loculo che non lo cagava minimamente...una vecchiaccia inguardabile si commuoveva e si pisciava addosso.... Non so bene perché, ma in quel momento cominciai a mulinare le braccia e le gambe, con un movimento forsennato, a roteare le pupille, a urlare con tutta la forza che avevo; ossessivamente mi agitavo, mi dimenavo, soffrivo, scalciando e soffiando, come in preda alle convulsioni, ed allora anche gli altri sventurati mi seguirono, come un‘orchestra il suo direttore; fu un possente crescendo rossiniano: come un banco di alghe asseconda la corrente marina, i nostri braccini rubicondi, le nostre gambotte tenerelle, si mossero in disperata sincronia. Le nostre voci divennero un unico, continuo, agghiacciante ululato... Non so bene perché, ma fu allora che capii di essere in trappola. Non so bene perché, ma da quel momento seppi di non avere più scampo. Non so bene perché, ma qualcuno mi aveva fregato. Non so bene perché, ma sono cresciuto. Non so bene perché, ma dall’altra parte del vetro divisorio non ci sono mai voluto andare. Non so bene perché. E vaffanculo a Peter Pan.

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Vostra sorella.Hhhmmm...a parte la boutade, chiunque qui è il benvenuto, e spero che voglia lasciare una piccola testimonianza del suo passaggio.Il motto che ho usato ha una particolarità, chi riesce ad individuarla?

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