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I'd like to meet:



01.12.2008 ore 01Respirando un sogno di natale.

Oggi è il ventricinque dicembre e non ci sono mezzi pubblici, qui a Londra. Non ci sono cinema aperti e nemmeno supermercati. I veri amici stanno sognando, tutti gli altri si limitano a respirare. Oggi è il ventricinque dicembre e non ci sono mezzi pubblici, qui a Londra. Non ci sono cinema aperti e nemmeno supermercati. I veri amici stanno sognando, tutti gli altri si limitano a respirare. Oggi è il ventricinque dicembre e non ci sono mezzi pubblici, qui a Londra. Non ci sono cinema aperti e nemmeno supermercati. I veri amici stanno sognando, tutti gli altri si limitano a respirare.

Questo è (più o meno) quello che si vede/sente da qui:apri appunto musicale #1

01.12.2008 ore 01Dall'undicesimo minuto in poi.

Ascoltando Jigsaw falling into a place -Radiohead

Questa crema fa schifo. E' troppo debole, sa di medicina e mi fa venir voglia di eloquenza. Quest'ultimo punto è ancora incerto: bene o male? Questi ultimi festosi giorni sono incerti, sempre male o bene? Un poco di bene, sì. Come quando bevevi sempre acqua frizzante e non mi dicevi il perché, oppure come adesso che ti crei un cimitero intorno solo perché - si sa - il mondo di oggi è pieno di disoccupazione. Ti sei guardata, ti sei ripensata, ti sei detta: becchino, fioraia, impresa costruttrice, appaltatrice per la cava di marmi, poetessa di deboli e cremosi encomi. Non sei male, cara mia.
Ti sei fatta terra bruciata intorno per poi saltarci dentro. Gia lo sai, stupiamo soltanto con uno sguardo, figurarsi se parliamo. Figuriamoci se mi parli. Parli, parti, torni, abbracci, decidi, non ti fai sentire, recuperi il recuparabile, il resto lo sotterri nel tuo splendente cimitero ancora fresco dell'ultima mano di pittura. L'ultima mano viziata da un abitudine che, agli altri, toglie l'aria. L'ultima abitudine di una mano viziata che, per sua stessa ammissione, non ha più aria.
Aria di gioventù e di quel gioco che facevano tutti: tu dimmi una parola, io ne aggiungo un'altra.. Via via la valigia si ingrandisce, sono tutte le cose che mi porterei via. Tutte quelle cose che, per i primi dieci minuti di volo, mi farebbero sentire al sicuro. Certo che non mi mancheranno i precendenti diciannove anni della mia vita. Non ho dimenticato niente: rasoio eletttico, iPod e tutti i miei quadernini. L'aereo ha già passato le nuvole, siamo sopra e sono appena passati i prime nove minuti. Guardo nella tasca del sedile precedente al mio sperando che questa volta la rivista contenga qualcosa di fico. No, niente. Dieci minuti. Mi volto un po', l'agitazione comincia a salire. Mi slaccio la cintura con circospezione dopo essermi assicurato che le hostes siano già dietro le loro tende verdi. Mi rigiro ancora. Undicesimo minuto. La mia sicurezza svanisce, all'inizio penso che forse la mia valigia è sul volo sbagliato, ogni certezza è distrutta. Ma non è questo. Mi accorgo che non è questo. Anche se avessi la valigia qui accanto a me, o qui sopra la mia testa, non mi sentirei più sicuro come 4 o 5 minuti fa. E' che mi macherai, mancheresti, mancasti. E' che non so se andarmene, non so cosa farei se me ne andassi senza di te, non ho saputo cosa fare quando avevi fatto finta di andartene. Ormai il quarto d'ora è abbondantemente passato, racconto tutto a Chad. Lui lavora per una grossa societa di Pasadena, mi ascolta con freddezza informatica quindi. Proprio ieri sera ha conosciuto Kate su facebook. Lo ha aggiunto lei. Continua a raccontarmi con quel pizzico di soddisfazione che inevitabilmente si ha quando molte persone vogliono diventare tuo amico. Sì insomma, almeno in quel mondo lì. In realtà, nella realtà quella vera, fuori dagli aerei e dai facebook, questa cosa mi spaventa tantissimo. Questa cosa degli amici dico. Se tutti volessero diventare mio amico, se tutti mi chiamassero per dirmelo. Come quando ci sono tutte quelle persone intorno e io impazzisco.
Accidenti comunque, stavo parlando io! Chad si scusa. Continuo la mia storia, gli ilustro la mia fresca consapevolezza riguardo alla inutilità della mia preziosissima valigia e lui annuisce. Forse sta pensando a quando, prima di avere il Computer e il Segamegadriver, lui e i suoi amici giocassero sempre al gioco della valigia. A quando c'era anche quella lì tanto carina che a lui era sempre piaciuta moltissimo. Lei aggiunse il suo oggetto alla lunga lista: "... e io portrei un kimono per mascherarmi tra tutto quel riso". Chad, al contrario di tutti gli altri, non si chiese nemmeno cosa volesse significare questa strana frase, stava pensando alla sua. Era tanto che ci pensava, eccoci finalmente era il suo turno: "...io porterei un ferro da stiro, un kimono per nascondermi da tutto quel riso e.." Lei lo interruppe: "Tra tutto quel riso, non da tutto quel riso". Disse Esme con fermezza, sì questo era il suo nome. Chad ormai stava scoppiando. Non era uno che si organizzava metodicamente la vita, che faceva castelli in aria e lunghi programmai; a dir la verità non ci era nemmeno mai stato in un castello, non aveva molte passioni, ma si sentiva di più dei suoi amici. E soprattutto questa cosa la sentiva. Sentiva che era il momento giusto: c'è sempre un momento perfetto, quando il tempo è allineato con il caso. Quando lei ormai non se lo aspetta più, o comunque non ci sta proprio pensando e lui è arrivato a quel grado di perfezione che stupirebbe chiunque. "...io porterei un kimono per nascondermi tra tutto quel riso - aveva girato la testa e alzato la voce per sottolineare che la frase adesso fosse corretta, rimase in quella posizione e concluse - ...e poi porterei te. Porterei te, e questa non è una domanda."

01.12.2008 ore 01Diventa un astronauta.

Confessioni forse troppo vicine:
Questa cosa la sento davvero tantissimo. Se prendi come scopo la velocità (questo lo ammetto, me lo ero annotato), la velocità e l'euforia, sento che le cose non potranno mai andare bene. Provi a passarci sopra, a cambiare strada, senza però ricordarti di quanto tempo abbiamo passato in quella strada a fare su e giù (come le malenche lucertoline o come con la devocka?). Occhei, forse era sterrata, forse alcune volte alzavamo un polverone incredibile però era una figata, secondo me. E questo non significa niente se provi a cancellarlo in così poco tempo. Capito, non so se è davvero colpa degli altri, se davvero sono loro che pensano male e tutto il resto. Cercare di risolvere ogni storia nell'arco di qualche settimana, annullare tutto ciò che sentiamo come se stessi semplicemente cancellando un messaggio.
Alzo il telefono, faccio il tuo numero e poi butto giù.
Ti scrivo un messaggio, lo rileggo, lo cancello e non lo invio.
Ma questa cosa è diversa, non vorrei essere catastrofico (e in realtà non sto parlando solo con te), ma si tratta del futuro. Nostro, loro, vostro, tuo.
Veloci e euforici non arriveremo da nessuna parte. Come se dovessimo diventare felici a tutti i costi e, oltretutto, in breve tempo. Ormai è quasi adorazione per la felicità, senza pensare nemmeno un po' a quale sia la realtà delle cose. E magari euforia è pure la parola sbagliata.
Io sto provando sempre di più a prendere l'iniziativa. Non posso giurare che questo mi stia portando in qualche posto speciale pieno di colori e di foto strane, ma ogni volta ho una sorpresa. E poi ne abbiamo già parlato tante volte, del dilemma di cambiare. Cambiare e non piacere più. Dovremmo fermarci, non Essere più, solo per questo? Su un marciapiede c'è scritto che questa è una stronzata fottutaecolossale, poi attraverso (nel mentre rischio di farmi investire e cadere per sempre) e sull'altro lato invece trovo scritto che questa è la cosa giusta. Dopo poco, però, torno di là: sull'altro lato. Rischierò ancora di farmi investire (e di annoiare tutti a morte con queste metafore da prima elementare), ma più avanti -sull'altro lato- c'è anche un'ottima gelateria. E questo mi sembra un ottimo motivo. O forse è l'ennesima cosa che in questo momento non c'entra assolutamente nulla. Perché tanto ancora una volta, lo stomaco mi divora la pancia, le vene risucchiano le braccia, la memoria brucia il cervello e se mi fermo un po', trovo solo lunghi inverni di sangue. Riciclato, filtrato e prosciugato da una stupida voglia di qualcosa di dannatamente effimero. Qualcosa di semplicemente bello. E questa volta invece è un'autostrada: sentirmi in colpa oppure rendermi conto che l'apparire è il settantapercento di tutto. Ohmiodio che ragazzo superficiale, chissà da chi è stato educato.
Prepotentemente apparire, essere spudoratamente superficiale. Poi finisce subito e mi trovo disteso in orizzontale lungo la scia che lei ha appena lasciato. Le nuvole, le ha spazzate via, ferendole. Il terreno porta ancora il segno del suo nulla.
Rendermi conto che continuare a credere in qualcosa di bello, che è già stato, non ha senso. Provare a portarlo avanti, a continuarlo, sforzarsi di allungare il loop di altre battute, non porta a niente di vero. Ci sarà il momento dei lunghi romanzi, ma non è adesso. Ora sembrerebbe solo nostalgia da sabato sera. Dobbiamo rischiare, questo è un avviso pubblico.
Dobbiamo osare, siamo attesi alle casse. Prima di arrivarci però, alle casse, mettiamoci in testa che quando saremo lì, tutto sarà nuovo. Rave. Tutto sarà un'altra. Età.

06.11.2008 ore 01A me mi verranno a trovare / Di te, invece, sentiranno la mancanza /
Ascoltando il primo nuovo vinile degli Shellac.

Solo un'idea veloce:
Bisogna saper fare i collegamenti, adoperare una selezione e essere elastici. Necessitiamo di una scelta, una operazione di ricerca. L'importante in questa operazione è essere cordiali. Pensi di tornare a credere in qualcosa, l'anno prossimo? Pensi di potercela fare a importi delle abitudini reali? Voglio che tu lo faccia, voglio che tu sia metodico, anche se sarà un fallimento, voglio che tu sia un fallimento metodico. Ma sono sicuro che non sarà così, tra un po' ci saranno cartello illuminati (e illuminanti) con scritto sopra il tuo nome. Parleremo di te alle cene, e avremo cose che hai fatto tu dentro le nostre case. Poi forse morirai prima di noi, ma la tua forza ti farà rimanere sulle nostre pareti e alle nostre tavole, oltre che ovviamente dentro al tuo mausoleo. E forse a me mi verranno a trovare molto più persone, forse scriveranno delle dediche, ma sono sicuro che le persone vere godranno più di quello che farai tu. Ti voglio fresco, legato al tuo passato, ma soprattutto vincolato al tuo futuro. Con la testa vincolata, come in un forno. Piano piano si scioglie e le idee fuoriescono come prepotente lava sul mondo. Esplodi ora, diventa tutto ciò che ti hanno detto che non potevi essere, spazzali via, se lo vorrai saranno solo detriti ai tuoi piedi, cresci, alzati ancora. No, ancora non basta.
D'altra parte il mondo gira tutto storto di 23 gradi, è ovvio che sia tutto piuttosto buffo. Tu che vai laggiù, io che continuo a provarci, le secchioncelle che fanno le commesse al super mercato. Vorrei capire ora, sapere adesso, vederlo davanti a me: come diventeremo, se ancora ci potremo frequentare. Ecco che spero che questo non sia un addio, quanto piuttosto un daddio. Ci vedremo poi, sì, quando tutto andrà daddio, ci vediamo poi, direttamente a casa sua, chez luì, daddio.

22.10.2008 ore 02Lei disse: non mi hai mai amato come hai amato lui.
Ascoltando "Family tree" - TV on the radio.

Ancora una volta ricominceremo. Sarà come prenotare un ristorante o come fare benzina.
Riproveremo per un'altra volta. Diventerà poi come andare su Saturno e poi visitare tutti i suoi piccoli anelli. Emigrare dalla terra, cantando forte. Ironicamente mi esprimo e poi riavvolgo tutto.
Diventerà poi come u.
Stop. Riavvolgo ancora, torno alla fermata dell'autobus.
Qualcuno deve vomitare i ricordi che avrebbe voluto lasciare in italia, qualcun'altro corre in giro per il deposito sempre cantando. Io invece dico "Lo rifacciamo?"
Scendiamo le scale stando seduti sui gradini e il male è solo parte della festa. Non era questo il punto, maledizione. Avanti avanti avanti, dev'essere più avanti.
E' notte, ed è una notte tutta per me. Lascio fuori la musica alta, i travestimenti e i tentativi. Tutti i tentativi dentro quegli occhi così incredibili. Quelle spalle scoperte. Il bagnato per terra quando fai la doccia. La strada bagnata dopo che quei grossi mostri l'hanno tutta lavata, con quelle loro morbide spazzolone. I brividi che mi vengono quando guardo le foto con tante persone e la noia che proverei in mezzo a tutti loro. Il sentirsi soli e il volerlo fare. La differenza tra provare a fare e riuscirci. Anche quando ci provi tantissimo. La speranza di un pomeriggio, poi delusa quando scende la sera. L'illusione di una notte, poi diffusa come un odore in una stanza. Entri e te ne vai. Fai in fretta e lo senti comunque. Un odore fortissimo, di novità che brucia sugli occhi. Sa di sapone, come quando esplodono le bolle. Ma allo stesso tempo è alcol puro dentro i polmoni.
Mancano ancora sei ore e mi sembrano così tante, tutte per me. Vorrei poterle condividere. In due diventerebbero molte meno, con te poi, diventerebbero proprio un soffio sui numeri.
Un orologio esplode alle mie spalle, l'intonaco che copriva il muro nel punto in cui si trovava l'orologio si sgretola molto lentamente. Poi si scolora in modo non naturale e scompare. Si vede la pietra adesso. Vorrei scoprire cosa c'è sotto, è per questo che ci sto provando. Perché in realtà, le persone mi piacciono un sacco. Tutte. Insegnami la dolcezza e ci illumineremo la mente. Ti insegnerò la luce e ci chiuderemo nella dolcezza. "E mentre cercheremo l'amore, che sicuramente è la risposta migliore, il sesso potrebbe suggerire ottime domande."
Questa la voglio risentire, di chi è questa frase? <<
svhhh. ercheremo l'amore, che sicuramente è la risposta milgiore, il sesso potrebbe suggerire ottime domande.
Stop.
Avanti, fast forward.
Stoc.
Eject.

01.10.2008 ore 11Sono triste per natura (di prima mano), indi(e) per cui mi alzo e vengo da te.
Ancora cantando in testa i cori dei Coldplay, Viva La vida. Dopo il concerto di Milano.

Mi siedo e aspetto. Probabilmente molti altri come me stanno facendo lo stesso, forse non sono seduti... ma stanno aspettando. La cosa strana è che io sono in ritardo.
Adesso sono in ritardo. Non capita molto spesso di potersi sedere a pensare, a calcolare, a rimuginare mentre contemporaneamente sì è palesemente in ritardo. Io lo faccio. Mi prendo queste cinque ore. Non penso che cambierà molto, anzi non cambierà nulla.
Ultimamente abbiamo corso tanto, specialmente da nord verso sud e poi al contrario. Abbiamo deluso le aspettative di coloro che ci vedevano già pronti e poi ce li siamo riconquistati con il genio nascosto. Abbiamo ammirato la perfezione di un'estate che finisce, che da un giorno all'altro scompare nel nulla. Sei lì dentro la metro che pensi a che invenzione cerebro-geniale-leso siano i brani casuali sull'iPod, arrivi alla tua fermata, esci fuori e trovi il temporale. La dolce vocina registra annuncia "L'estate è finita", e a me sembra che questa sia la prima volta. Mi sembra di non aver mai finito nessun'altra estate, forse è solo una sensazione nuova.

Scrivi ordinato, lascia perdere la poesia.

Mi godo l'allungare, il prorogare, l'aspettare e il rallentare del trascinare. Mi godo il fatto che sono l'unico, sono nel torto, ma sono comunque l'unico. Uno dei pochi. Vorrei trovarne altri, come me. Avvertirli prima che sia troppo tardi.. che sono in ritardo.
Prendi il cazzo di orologio che sicuramente hai su quella parete appena imbiancata, prendi l'orologio in basso a destra del tuo computer o ancora quello che tuo nonno di ha regalato dicendoti che è un oggetto di famiglia. Prendilo e sbattilo velocissimo. Ti prego. Ci sono ancora sette ore e voglio che passino velocemente. Ti prego.
Ovviamente se sono l'unico a spostare l'orologio non può funzionare, ma se invece mi aiutate sono sicuro che potremmo raggiungere qualche risultato.
Saltiamo le ore, recuperiamo il ritardo. Freghiamo Alice e il suo povero coniglio. Una truffa veloce, che passa davanti a qualsiasi cosa. Passano le immagini, passano. Tutte così confuse, rapidissime.

Scrivi ordinato, controlla di non aver topi morti sotto al letto. Questo albergo non è sicuro come credi tu

Vorrei essere in cella ed essere svegliato da un giovane poliziotto senza barba. Aprire piano piano gli occhi. Il ragazzo mi squadra fisso. Si è svegliato prestissimo, ha mangiato la pasta avanzata dalla sera prima, ha stirato la divisa sul tavolo della cucina stando super mega attentissimo a non scaldarla troppo. I nuovi modelli, quelli che forniscono in dotazione da un paio di anni, hanno alcuni punti di cucitura eseguiti a caldo che tendono a scollarsi molto facilmente. La divisa è molto importante.
Come la barba, o, in questo caso, il non averla.
Aprire gli occhi e decidere che tonalità di azzurro è quella intorno a me. Chissà se davvero tutti vedono i colori allo stesso modo. E' un bell'azzurro. O forse dovrei dire sarebbe. Sì, perché in realtà in questa cella io ancora non ci sono.
Ancora guardo passare tutte le persone, guardo la loro camminata e cerco di giudicare. Dovrei riuscire a farlo, ma ormai è troppo complicato. Mi chiedo se davvero mi piacciano i dolci e se davvero quel giro che ho scritto prima abbia un senso. Come mai non scrivo più niente? Oggi alla radio ho sentito un programma sulle elezioni americane. L'accento delle giornaliste italiane che vivono a newyork mi fa impazzire. Ancora, ovviamente, non sono americane. Non lo saranno per almeno altre due generazioni... Ma ormai sono parecchi anni che abitano e lavorano lì. Ma, quando parlando in italiano, inseriscono all'interno della frase una parola o un modo di dire del posto, con la pronuncia del posto, ancora ci pensano. In quel momento si intravede, si apre un sorriso in quella zona della bocca che più preferisco baciare, al bordo. E lì, proprio in quel punto, loro pronunciano quella parte di frase con una perfetta inflessione americana. E' normale che lo facciano, ma la cosa che mi fa impazzire è che ancora pensano. Ci stiano a pensare. Come da manuale, non lo ammetteranno mai.
Sono delle professioniste, l'inglese, l'americano insomma, ormai ce l'hanno dentro ed anzi "penso così tanto in inglese, che quando mi trovo a parlare italiano, ormai faccio uno sforzo enorme". In realtà è solo la tua autostima che ti fotte il cervello, ti ricordi che tu ce l'hai fatta mentre Claudia la tua bellissima amica del corso in Italia, non è ancora riuscita nemmeno a laurearsi.

Scrivi ordinato e concludi che, alle presidenziali, vincerà il migliore. Come se interessasse davvero a qualcuno.

E adesso siamo al punto di partenza. Sono in ritardo, ma sono ancora qui. Quand'è che il Ritardo è effettivamente considerabile come tale? Sul dizionario dice "di persona aspettata". Quindi beh, uno si può dire in ritardo se c'è qualcuno che lo sta aspettando. Solo in quel caso. Ma se invece fosse anche un'occasione? Nel primo dei casi non potrei realmente considerarmi in ritardo, non direi proprio.
Quale persona? Chi è, dov'è?
Nel secondo invece, beh, sì. Ma ancora non riesco a capire pienamente.
Sei nella casa di uno sconosciuto e piangi. Qualcuno al piano di sopra suona il pianoforte, qualcun'altro canta. Sono molto bravi. Se ti affacciassi forse riusciresti a vederlo. Riesci a vedere l'autobus? Non hai alcun bisogno di correre. Fidati, non c'è nessun bisogno. Intorno ci sono le pareti, le giacche che non si abbottonano mai del tutto, le foto stampate grandi, la polvere dovunque e le chitarre da pochi soldi. I tavoli semplici, che nei loro uffici diventano ancora più squallidi e che nelle mie stanze sono sempre fuori luogo. Ci sono le coperte troppo leggere e ci sono persone che sono lì. Che poi in realtà metà di queste cose ormai sono a Milano.
Milano è quelle piccole cose che a firenze non sono mai state. Mai arrivate. Davanti alle nostre finestre una scritta al neon è più grande di tutto il nostro palazzo. Indica che le macchine, costruite dall'uomo, devono essere stipate lì dentro, per non dare noia. All'uomo. Ognuno qui fa il doppio gioco, ma pochi sanno realmente farsi emozionare. C'è chi ti prende in giro quando non ci sei, chi non ti ha proprio mai capito e chi invece non ci prova nemmeno. Non ha un ritorno economico, non ci provo nemmeno. Com'è banale tutto questo? Eppure è vero, è reale ed è adesso.
Qui è arrivato l'inverno. Negli altri posti è finita l'estate. Qui invece è proprio arrivato l'inverno. Non sto parlando di stagioni, sto parlando di sorprese. Di attacco a sorpresa, di cose che mai ti aspetteresti, ma che in realtà dovresti aspettarti perfettamente. Perché lo sanno tutti che non bisogna fidarsi delle mezze stagioni. E di quelli che che stanno a metà. Mai.

Scrivi ordinato oppure come preferisci tu, ma vieni da questa parte. Vieni dalla mia parte e convincimi che sei sincera.

04.9.2008 ore 23Torno a casa e ci ripenso. Forse mi sono anche scordato di darti il mio indirizzo giusto.
Ascoltando "It's not over yet" - Klaxons (Brodinski Remix)

Siamo arrivati quando abbiamo deciso di fermarci. Siamo arrivati, adesso. E c'era questo spazio incredibile. Bosco ovunque, un ruscello non più profondo della casa delle rane e largo come due dei nostri piccoli piedi. Mi viene tanto da piangere. Ci sono lunghe assi lungo la strada, sono state messe per poter attraversarlo con le macchine. Ci siamo spogliati un po' e scalzi abbiamo continuato la nostra fuga di fin'estate.
Giù distesi sulle rocce, sù gli alberi ritagliavano un perfetto schermo sul cielo. Stelle infinite senza nome (non mi sono mai interessati i nomi che gli altri gli avevano dato) cercavano di venirci incontro. Un enorme tubo catodico in tre dimensioni che non si preoccupava assolutamente del risparmio energetico. Stava acceso solo per noi e ci stava quanto volevamo noi. Era come nel loro ultimo video ed era la più bella pista da ballo dove fossi mai stato. I piedi freddi, il pavimento sconnesso diverso ad ogni salto, le luci ferme, le bevute portate da casa, nessuna ragazza con cui doverci provare. Tutti che volevano saltare più in alto.
Inutile dire quanto tutto questo sarebbe stato impossibile senza quel disco.*
Parimenti, qualche giorno dopo c'è il ritorno. Di fiamma, di Ulisse verso la patria (?), da Milano a Palermo, da te verso me. Da te verso loro passando per me. Verso lei, lei, lei e anche lei. Un percorso piuttosto complicato, potrei aver bisogno di una guida meno materiale.
Sono come una macchina appena uscita di fabbrica, sono una metafora mal riuscita. Sono quella tua amica che mi è venuta a trovare, quel tuo amico che all'inizio mi aveva detto di saper cantare. Quello che all'inizio sapeva anche suonare la chitarra meglio di me. Dice. Sono un remix di un pezzo remixato.
Buttami e riprendimi quando ti va, è così che fanno i grandi stilisti. Prima o poi, ti assicurano loro, tornerà sulla piazza, tornerà di moda. Prima o poi diventerà quello che può diventare. L'assistente, pochi passi più in là, continua a ridere. Sta scrivendo qualcosa, prende appunti. Riesco a malapena a sbirciare qualcosa: "Voglio fare solo le cose belle." Lascio stare Martin lo Stilista e mi avvicino a lui. Ovviamente Martin è sorpreso e abbozza una smorfia ghei mentre gira le punte dei suoi piedi verso di noi. Verso me e verso l'assistente. Mentre lo abbraccio gli chiedo come si chiama. Non ascolto nemmeno la sua risposta, sicuramente troppo timida per interessarmi e come se fosse chiaro che stessi sbirciando i suoi appunti, inizio il mio delirio. Voglio fare solo le cose belle, voglio morire e sapere che regali vi hanno fatto. Forse volevi intendere che hai voglia di casa, di letto pulito e latte freddo la mattina. Io ce l'ho.
Ho voglia di tornare nel mio salotto e trovare tante persone che bevono una tisana profumata. Sì, un'altra volta questa tisana. Tutte le persone che non ho incontrato la sera, riunite. Voglio che qualcuno tenga gli appunti di quello che succede in giro, che li tenga per bene. Sai? Io, paraddossalmente, potrei essere poco oggettivo. Voglio un viaggio infinito e posso averlo.
Se vuoi puoi venire con me e credimi, io non sono uno che va in giro a regalare caramelle. Questa è la città dell'amore, puoi camminare dove vuoi e nessuno di chiederà mai niente.

*[Með suð í eyrum við spilum endalaust - Sigur Ros p. 2008]

19.8.2008 ore 20Non passavo di qua, è una questione di gusto. E di odori.

Una tazza gialla e un grande coperta. Una tazza gialla per uno e una coperta grande, per tutti e due. Mi sembrava giusto farti provare questa tisana, a me è subito piaciuta moltissimo. Me ne sono proprio innamorato. Forse è quello di cui ho bisogno ultimamente. Mille parti. Mille storie. Mille Colori. Mille carte. Mille lancette. Mille ingredienti da poter mischiare insieme senza sapere nemmeno come. C'ho provato a metterli in ordine, a seguire la ricetta, a preparare tutta la cena, ma non è servito a molto. Gli U2 continuano a suonare sui palazzi, i miei amici sui divani. Le mie amiche non stiamo nemmeno a parlarne, sono tutte fuori città. MI ricordo di quando eravamo tutti partiti per quella città di cui tutti parlavano. Mi ricordo di quando noi l'avevamo fatto un anno prima di tutti e che poi in fondo, il punto era riuscire a non fare tutto velocemente. Impegnarsi e far accadere le cose. Dolcemente, lentamente. Quando eravamo partiti ancora non ci credevamo realmente, personalmente la vedevo un po' come una storia interattiva. Una nuova storia interattiva. Veramente una cosa super falsa. Mi sembra proprio che quello che viene chiamato interattività sia proprio la più grande fregatura di sempre. Hai comprato una scatola in contrassegno e ti sei appena accorto che hai preso un pacco, ma ormai è troppo tardi. Hai già pagato. In realtà sono solo un tot numero di scelte, di combinazioni di scelte, di possibilità. Il problema è che sono state già tutte mappate.
Che noia.

Mangio qualcosa.

3.8.2008 ore 05Passavo di qua.

Sei diventata così perfettina?
Mi sembra un po' perfettino come flusso di parole, ecco. Questa è la prima impressione.
La seconda è che beh, se volevo fare qualcosa di diverso da quello che sto facendo, l'avrei fatto. Se fossi in grado di fare qualcos'altro, l'avrei fatto. Ma anzi, io volevo proporti il contrario. Evitiamo di salutarci il quel modo patetico, per favore. Ecco, cosa ti avrei scritto io.
E non venire qui, in casa mia, a sbattermi davanti tutta la tua felicità e i tuoi nuovi amori. Troppo semplice per email, non trovi? Tu dici tutto e io niente.
Decisamente troppo facile.

Ma non è nemmeno questo il punto.

Oggi siamo andati a vedere la casa in campagna che prenderemo per suonare. Penso che boh, è davvero surreale. Splendida. Perfetta. Ma manca sempre qualcosa.

Ok, mi do una calmata. Prendo la nostra scatola e mi do una calmata.
Dici che non necessiti di una risposta. La esigi. Giusto?
Quanto sono confuso stasera. Stanno succedendo diecimila cose belle al secondo e il secondo dopo crolla tutto. I lavandini, le librerie. Perfino i piccoli quadri con tutti quei vecchi signori. Forse è proprio questo il punto. Riconoscere, sezionare, colpire e affondare. Affondare. Forse è solo questo il mio obiettivo. L'obiettivo come punto dove mirare, oppure come luogo figurato verso il quale dirigersi.

Il tuo primo amore.
Tempo fa mi chiedevo se era pensabile uscire davvero a marcia indietro. Ora mi spieghi che non è così.
Ma ho ricominciato ad ascoltare buona musica, a fare quello che mi va. Sto quasi imparando a capire di cosa ha bisogno il mio dna.
Solo quindi scendo dalla macchina.

• A numana, nella spiaggia dove c'hanno ancompagnato, poi a piedi per i tornanti e al ritorno su quel simpatico autobus (hai fatto chiedere a lei, perché era una ragazza?).
• Nella serra di vetro, passando da dietro e salendo poi in cima. Pericoloso.
• Triangoli la prima volta, che io pensavo che mi avessi baciato tu.
• Suore ninja e poi le altre volte quando non te lo ricordavi.
• Al ritorno dal cinema, quando hai detto "allora io torno con lui, vai da sola fra?" (o qualcosa di simile)
• Quando non avevi la macchina fotografica, ma era uguale, perché non mi piace farmi fare le foto e infatti anche dopo non ne hai tante.
• Quando eri distesa per terra all'assemblea e io proprio non così non potevo vederti.
• Quando scheggine ti era piaciuta e mi avevi detto che era un'esplosione di colori.
• La stufina piccola, sempre in bagno senza la quale non puoi svegliarti la mattina.
• Che mi sono addormentato in campagna. Non mi ricordo il nome della campagna, però. Che sentivamo il fiume prima che mi addormentassi, ma poi non l'abbiamo trovato perché un po' pioveva, un po' eravamo amari. Spesso mi viene in mente di come ci sia sempre una doppia faccia. Una sorta di amarezza di fondo. Quando ero indeciso se lasciare lei per stare con te o meno, avevo scritto sul mio quadernino qualcosa del genere e suonava piuttosto buffo. Lo ricercherò.
• A quella gelateria in centro, super artigianale.. che non avevo mai visto, e che non ho più rivisto da quella volta. infatti mi sembra come un luogo fantasma, che in realtà non è mai esistito. Era lì solo per noi in quel momento e tu potevi raccontarmi che invece eri solita andarci.
• Il concerto delle pipettes, quando eri tutta ubriaca e hai dormito tutto il tempo. E io sono stato lì con te, poi siamo usciti e io pensavo che chiunque ci provasse con te, stupidi bastardi. Stupido bastardo (calabrese).
• Quando prima di quella maledetta gita ti ho detto che preferivo che tu non venissi a dormire da me, e ancora proprio non ho capito il perché.
• E tutto ciò è solo perché non sono sicuro di me, perché se lo fossi saprei che nessuno potrà mai rimpizzarmi, perché non troverai mai nessuno come me. Ma ovviamente non può essere così, non è così. Ed ora che sei stabile, che è passato un mese.. Beh, buona notte e buona fortuna.
• Penso fosse esattamente un anno fa (25.4) oppure comunqe ad una cena da Ettore. Io che ti scrivevo quel messaggio totalmente nonsense, che mi era piaciuto proprio un sacco ma che poi boh chissà dov'è. I tuoi mille cellulari mi avranno inghiottito del tutto ormai.
• Quando siamo tornati da Trl (piazzale michelangelo) in Vespa. La grandine, ma ugualemente Vespa, il cinese frettoloso, la vasca calda.
• La fretta di comprare mille cose per costruire la mensola, ma con il polso mezzo rotto non riuscivo nemmeno a tagliare un assettina di legno. Però la foto con scritto sconto, che poi avevi messo su myspace, perché avevi tanta voglia di uscire dalla nostra quotidianetà. Anche se non me lo dicevi.
• Il giardino delle rose, ma forse questo l'ho già scritto. Non ero molto sicuro di volerci stare, ma poi nei racconti era sembrato un pomeriggio fantastico. Non so perché ma sono amaro.
•Tutto il resto che per ora non mi è venuto in mente. Ah, un'ultima cosa. Quando siamo passati dal lungarno e quel fotografo ha fatto mille scatti solo. Su. Di. Noi.

25.7.2008 ore 09Inizio vizio. Sbagliato portato, specchiato. Tutti i nostri bla bla bla.

Il capotreno continua a ringraziare per scelte che non puoi realmente fare.
La monaca è vestita di blu (giorno di festa) e le calze non sono da meno.
Quel polsino viola non ti farà restare vicino a lui. Ormai se n'è andato e non sai più nemmeno dove. Ma poi chissà dove l'aveva comprato e chissà perché. Pensava di essere carino, pensava di fare una bella figura, pensava di poter essere ricordato più a lungo (fino a quando un settaggio errato della lavatrice l'avrebbe fatto fuori), pensava che semplicemente ti amava, oppure solo che costava poco e alla fine sembrava un accessorio piuttosto carino. L'avrebbe voluto per se, magari. In ogni caso adesso non c'è più, adesso no.
Qualcuno corregge delle bozze, qualcun altro no.
Giornali gratuiti un po' dovunque. Veloci titoli e poi via con un'immagine di repertorio. E chiudi quella dannata bocca, ti fa sembrare ancora più stupido di quanto tua mamma non ti dipinga ogni volta che la vedo. Povera mamma.
Questo sellino continua a fare avanti e indietro senza che nessuno gliel'abbia chiesto. Mi culla. Almeno lui. Che poi, forse, le amicizie migliori sono quelle sporadiche. Quelle di cui non apprezzi l'operato, quelle che non ritieni essere geniali (l'amico o l'amicizia? Stai perdendo il soggetto, fratello mio). Quelle che non ci pensi sempre, quelle che, ad una prima indicizzazione del cervello, non ti verrebbero nemmeno in mente. Quelle che se ne stanno nell'ombra, ma gli bastano dieci minuti per tirarti fuori da un buco lungo mesi. Mesi elettronici in cui specchiarsi. Qualcuno direbbe ancestrali, anzi preferisco non parlarne proprio. Mi ricordo di un saggio che li enumerava soltanto abbassando lo sguardo. Eri tu che dovevi tenere il conto.
Quanti ne sono passati signor saggio?
Lui iniziava ad abbassare lo sguardo. Una, due, tre, quattro volte. Ancora una, cinque. Erano ormai passati cinque mesi elettronici dall'inizio. L'inizio di un arrivo sbagliato a cui tu mi avevi portato. Mi ci ero specchiato, mannaggia. Dopo tutto questo mi resto soltanto un lieve, fragile pagina di consapevolezza. Resta soltanto la fierezza di un destino che si compie riportando tutti i suoi iniziali artefici sul trono. Resta incompiuto invece quello di colui che nemmeno ha voluto parlarti e informarsi e chiedere. Resta il fatto che la gente cambia e che nessuno lo può impedire. Resto io e resta pure questo viaggio. Ma la tua prospettiva cambia.

E me ne accorgo solo ora.
Sei un sogno in continuo movimento, una speranza fatta di luce che corre su di un cavallo interamente composto da strani tipi di gas. Una ricerca continua di uno scopo che -magari inconsciamente- ti porti dietro le spalle, nello zainetto. Come i globuli rossi con l'ossigeno. Ma nemmeno te ne accorgi. Un lungo intercedere di risposte positive che ti fanno sempre sembrare più grande.

E chissà come sarai domani.

19.7.2008 ore 00E non lo so. Non lo so proprio di cosa ho bisogno.
E non dico di scoprire tutto prima del resto del mondo, ma almeno al pari del resto dell'occidente. Loro no. Mi dovete aiutare.

Il senso critico ti spinge sempre un passo avanti.
Quel passo, subito dopo, ti distacca dalle cose, non te le fa vivere. Ti accorgi di una differenza che non ti fa mai essere al pari della realtà. Vivi intorno ad una fontana e dici a tutti i passanti di fare attenzione, che è pericoloso immergersi nelle acque, che si rischia di affogare. Ma tu nemmeno c'hai mai provato. Tu nemmeno sai stare a galla.
Gli altri ci arrivano qualche mese dopo, quando ormai tu sei al passo successivo. Gli altri si vivono ogni singolo istante, tu no.
Ci sono tutti queste linee colorate che tendono a rincorrersi, arcate sospese, file di sedie e leggii. Resto sempre un pochino indietro sulla linea che è sempre più avanti. Compro sempre il top delle cose mediocri. Vivo storie perfetta con gente che non lo è. Mi creo aspettative. Non capisco.
Voglio partire, di nuovo. Come quella volta, come fai tu. Con te, dove vuoi portarmi. E poi sorpassami, lasciamo indietro. Non pagarmi da bere, non ti servirà a niente. Cerco un suono che può creare. re re re.

Quelle che per te possono sembrare le cose più normali del mondo, per me non lo sono. Non lo sono mai state. Quando ci siamo rinchiusi in quel cottage in mezzo alla neve e io non sapevo cosa significassero quegli stupidi smile. Non lo sapevo e basta, perché non avevo mai incontrato qualcuno che li avesse usati con me. Perché pensi sempre che esista un solo piano?
Quanto può contare il divario tra me e questa ipotetica altra persona? Quanto ha contato per noi? Quanto conterà per il futuro? Mi chiedo se siano cose che cambiano col tempo, oppure no.
Ti stai chiedendo.
Mi sto chiedendo.
Ti sto scrivendo.
Se valga la pena di cambiare le persone, di dirgli ciò che per noi è il mondo. Oppure no.

In testa.

Nel mondo vero, invece, abbiamo conosciuto i Sigur Ros, abbiamo suonato ad Italia Wave, abbiamo visto gli Interpol un'altra volta dal vivo e abbiamo trascorso del tempo con amici venuti dalla Norvegia. In italia i treni si pagano anche se fai l'interrail. Voglio andare in Islanda, ancora non riesco a essere tranquillo quando guardo Heima

26.6.2008 ore 04Sono tornato a casa prima. Eccomi qua.
Cercando un qualche suono che forse ti sei dimenticata a casa mia. (Ma quando mai?)

Mi dicono che scopate un sacco voi due, non è così?
Mi dicono che forse non stai bene e io mi sento svenire. Che forse ti è successo qualcosa.
Mi viene come da abbandonare il timone che in realtà non ho mai avuto tra le mani, e buttarmi verso di te. Che tanto, come sempre, eri lì a pochi passi.
Mi dico che poi in realtà non ha senso.
Il problema mi passa vicino, sempre più vicino. Talvolta, sbagliando traiettoria, addirittura mi sfiora. O forse è tutto calcolato. Rimane solo da capire chi è che sta facendo i calcoli.
Mi piacerebbe poterti essere ancora utile a qualcosa. Anche solo per scambiarci dei vestiti o delle matite colorate.
Il mio astuccio era sempre piuttosto disastrato, fin da pochi giorni dopo che l'avevo comprato. Non so bene con quali mezzi, ma erano riusciti a convincermi a comprarmi un astuccio di quelli enormi. Aveva tre piani, dentro potevi metterci mille pennarelli, mille matite e tutti gli altri piccoli aggeggini di cancelleria (generalmente di pessima fattura e praticamente inutilizzabili). In ogni caso erano astucci davvero brutti, una sorta di parallelepipedo con tutte queste mille cerniere, chiusure, cuciture e piccoli laccini dove poter sistemare tutto nel migliore dei modi. Tutto in fila: il nero per primo. E dopo il marrone.
Nessuno mi voleva mai dare il bianco. Venvia dammi il bianco, brutto bastardo. Il bianco no, me lo tengo io, non te lo do. Quante storie.
Questa astuccio era decisamente troppo per me. Era tutto troppo, forse lo è ancora. Molte cose poi perdono il loro reale scopo e significato.
Io non riesco a staccare con il resto. Inizialmente qualcuno pensava che la notte fosse stata inventata per dividere ciò che è attività, da ciò che non lo è. Poi però la notte non divide più un cazzo di niente, la ricerca di una creazione impossibile. Comincio a capire quelli che proprio non ci provano. Forse questa è la cosa più idiota che abbia mai pensato, ma ho gli occhi chiusi e questo rende tutto molto più figo. Il novanta per cento del mondo che conosciamo è immagine. E nonostante questo non certo un filo di collegamento, proprio non mi interessa.
Spero che per il resto sia tutto occhei. Spero che vada tutto bene, spero che tu faccia le scelte migliori e spero che certe cose resteranno per sempre. Magari questo lo specificherò meglio, più avanti. In ogni caso mi auguro che non sia proprio il peggio.

Non vorrai mica partire essendo arrabbiato con me, vero?
No. Non credo proprio. Ho mangiato solo latte e biscotti, questo mi rende decisamente più disponibile nei tuoi confronti. Sarà ormai cinque giorni che mangio solo latte e biscotti. Dannazione, oggi ho portato pure le cose in lavanderia. C'è un retrogusto di fallimento in tutto ciò. Non ti pare amico? Amico? Dov'è l'amicizia?
In qualche regalo dovuto, qualche regalo di compleanno oppure in una spiaggia senza tende. In qualcuno talmente pieno di sé. In una metafora così banale. L'amicizia è scambio e rapporto. Non penso di poterne parlare con nessuno ora come ora. Penso che mi faresti bene, sei l'unica persona che mi farebbe bene.
Per come ti immagino io, almeno. Penso che adesso ti dovresti sedere in mezzo a quelle due dune di sabbia, quelle non troppo alte. Tipica flora nordica, tra l'altro. attenta alla gonna, dovresti far attenzione a piegarla nel modo più corretto. Non vorrai mica andare in giro con la gonna sgualcita, vero? Scendi, tramonto. Scende adesso, solo per qualche secondo su di te. Ma poi via, ancora un altro giro veloce fino all'alba. Trovo che ti si addica molto di più. Una grande cosa che nasce e si porta dietro milioni di piccole altre cose che nascono a loro volta. Fresche, dolci e talvolta profumate. Qualcuno li chiama cocktail mentre qualche estremista, addirittura, idee. Qualcuno usava chiamarti genio.
Nasci e produci.
Non morirai adesso.

(Fuochi per il 24 giungo. Dalla spiaggia sotto S. Niccolò)

18.6.2008 ore 01Per brevità chiamato Artista. Per brevità chiamato per cognome.
Ascoltando il rumore che hai fuori. Di te.

Milano è pioggia. Camminare tanto e quella rosa riciclata.
Amore noleggiato che non dichiarava espressamente la proprio scadenza. Aggiornati e scadi nel momento giusto.
Pensiero che rimbalza, invece, con scadenza che si avvicina. Fissiamola insieme, anzi. Di quanto tempo puoi ancora aver bisogno? Un minuto, un concerto, una strada. Un chilo di abbracci o forse più semplicemente un bel affresco di mai? Scegli me, scegli di non scegliere ora. Avrai lui eppure procrastineremo il nostro ritardo. Faremo finta che non sia un problema.

Il treno proveniente da Giulio Marina è in ritardo di mai. Ci scusiamo con la dolcissima clientela.

Prendo quel treno, ci salgo veloce e aspetto che parta. Pensavo di essere molto meno in anticipo. Il tempo mi gioca brutti scherzi, ultimamente. Mi avevano avvertito che dovevo far controllare il mio world clock. C'era qualcosa che non andava. Generalmente, tendo a non fidarmi dei consigli degli artigiani o dei commercianti. Sbagliando.
Il treno è tutto uno scricchiolio, brusio, annunci negli altoparlanti. Campagna toscana e poi radure del texas. Colleghiamoci con un treno, che ne dici? Secondo me, in un viaggio da qui al texas, verrebbe totalmente ammortizzato. Stazione dopo stazione. Persona dopo persona.
Un altro fischio e si riparte. Prima o poi smetteranno di fischiare. Partite, incroci, dischi di jovanotti. Alle ragazze. Canzoni, colonne sonore e cani. Ogni volta che fischi parte il treno. Dovresti farci maggiore attenzione.
Penso che tutte le cose andrebbero fatte nel miglior modo possibile, maggiore cura, maggior attenzione, quindi maggior rendimento. Ma forse chisseneincula del rendimento, lo devi fare bene e basta. Penso che dovrei capire quale di tutte queste cose voglio fare bene e poi non fermarmi più finché non arrivo fino in cima. Stiamo avendo moltissima fortuna, questo è evidente. Ma non può durare per sempre. In certi casi la vecchia ruota della fortuna medioevale può tornare utile. Forse anche per questo devi concentrarti e fare tutto molto molto bene.
Mi hanno detto che io e The O potremmo essere dei buoni cartelli pubblicitari per tutti quei ragazzi che sono stati bocciati. Far vedere che comunque, anche se nel tuo sistematico processo di appiattimento mentale ad opera dello stato (per comodità chiamato liceo) qualcosa non ha funzionato, questo non significa che tu sia un materiale non riciclabile. E per quanto non mi piacciano i cartelli pubblicitari, in effetti mi sembra una cosa abbastanza giusta.
Se io non fossi bocciato dovrei avere l'esame di maturità tra sei ore e invece ce l'ho fra circa 8769 ore.

Colgo l'occasione per ringraziare tutte quelle persone che spingono affinché la scuola sia una cosa fantastica. Davvero.

13.6.2008 ore 03 Come ho fatto a non accorgermene.
Ascoltando "ER2" dal myspace.

E che si tratti di Estathé, di una nuova marca di vestiti o di una rivista, mi sembra che ci sia una nuova ricerca di unione. Sicuramente qualcosa di già analizzato, studiato e trascritto in molti manuali, ma io lo sto sentendo adesso e vorrei saperlo spiegare.
Mi piacerebbe almeno aprire gli occhi. Insieme agli altri.
Accorgermi dei piccoli particolari. Da solo.
E condividere grandi idee, insieme agli altri. Ma non sono bravo a spiegare, sarebbe meglio se trovassi uno di quei maledetti libri. In ogni caso ho ritrovato questi dischi. Li ho semplicemente presi in mano dalla libreria, in realtà. E c'era quel disegnino così piccolo, davvero stupendo. Davvero perfetto.
Non mi ricordavo che fosse lì, non mi ricordavo nemmeno di averlo mai visto. Né tanto meno mi ricordo la mia reazione la prima volta che lo vidi. Questo per dire che boh, sicuramente non era stata una risposta soddisfacente, sicuramente non avevo sorriso abbastanza. Accidenti è davvero un bellissimo disegno, spero di essere ancora in tempo per dirlo.
Lo sono?

1.6.2008 ore 16 All Alone In Rome. (Stasera Fratelli's ?)

Tan Pa Tan pa. Cannonball e Coltrane sembrano partecipi di una stessa luce, della medesima benedizione. Chissà come si sono incontrati, chissà se questo disco è stato fatto per loro volontà o se, più probabilmente, si sono ritrovati in studio senza nemmeno rendersene conto.
Per poi registrare un disco che sarebbe entrato in quella che alcuni chiamano "La storia".
Una mia amica, al ritorno da una di quelle estati che ti cambiano tantissimo, mi aveva detto che aveva imparato una cosa. Almeno una. Tutta da sola. Sosteneva che, nel caso tu stia vivendo una determinata situazione e ad un certo punto ti si presentasse davanti una situazione nuova completamente diversa, una strada opposta, un'altra decisione, tu dovessi assolutamente scegliere quest'ultima. Mi diceva che sarebbe stata sicuramente la migliore. Abbandonare la stabilità, magari acquisita con il tempo, per dedicarsi alla novità. Fresca e imprevedibile come solo tu sai essere.
Anche se ci ho pensato molto, non ci ho mai creduto realmente. Non ho nemmeno avuto il coraggio di crederci, forse. Non ti ho mai dato abbastanza possibilità per dimostrarmi tutto.
Mi chiedo se le cose migliori vengano fuori dal progetto o dall'improvvisazione. L'improvvisazione con un progetto alle spalle, molto probabilmente, vince sempre.
Coltrane adesso ricorda un tristissimo giorno in cui la sua vita cambio per sempre. Ovviamente questo non può che influenzare il pezzo che sta suonando adesso. Che il mio iTunes sta suonando adesso.

Vi rendete conto che vi state dirigendo sempre e solo verso cose pubblicizzare dai grandi canali che voi stessi odiate? Ai concerti solo con biglietti da 60€ e pubblicità su Rolling Stone, alle mostre solo se le consiglia La Repubblica, nei locali solo se almeno cinquanta persone te ne hanno parlato in precedenza. Vi lamentate di una mancanza che voi stessi alimentate. A Firenze non ci sono locali perché voi non ci andreste comunque. Non prima della seconda volta.
Dalla seconda volta in poi diventereste abitué: conoscereste baristi camerieri e direttore artistico. Alla terza volta entrereste addirittura gratuitamente.
Ma la prima volta no. Quella è davvero difficile. Maledetti.
Inizialmente la parola SNOB era una sorta di abbreviazione. Veniva usata dalle segreterie delle grosse università per indicare quegli alunni che non appartenevano a famiglie nobili. Snob: Sine nobilitate. Una semplice oggettiva annotazione.

Una signora dai capelli bianchi indossa un grande vestito colorato e trascina un trolley che, per grandezza, non ha niente da invidiare alle più grandi star ollivudiane.
Continua a ripetermi: Tutto a posto. Niente in ordine.
Scegliti un paio di stivali, non ti preoccupare del costo. Prima o poi ti serviranno un buon paio di stivali. Prendi me, mi hanno salvato la vita diverse volte. Quando ancora si preferiva andare a piedi, mi hanno salvato la vita in Corea del Sud. Ho scambiato i miei stivali con un qualcuno che non era ancora pronto per una guerra, un uomo che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non stare dentro quella guerra. E di sicuro non gli interessava di più di un bel paio di stivali, quella dannatissima guerra.
Smettila di fare cavalli con gli stecchini, lo sappiamo che le battaglie le vincevo sempre io.
Un'altra volta invece eravamo io e Nora in una situazione ben più occidentale. Londra. Linea verde da Vicroria direzione a Wimbledon Park. Ho dato via i miei stivali per salvare la differenza che c'era tra me e un uomo che non aveva potuto studiare. Invece che farci rubare le valigie e magari rimetterci anche qualche parte del corpo, ho dato via i miei pregiati stivali facendo passare tutto in secondo piano. Glieli regalai volentieri. Regalai l'illusione. Feci in modo che lui non si vide parata davanti ancora una volta quella terribile differenza che in realtà esisteva profondamente.

Paaam, pam, paaam, pam paam, pa pa pa paam. Paaam, pam paaam pam pammm pam pa.

30.5.2008 ore 14 Grane enciclopedia della luce.
Ascoltando "The Devil, You + Me" - The Notwist (comprato su iTunes perché nessun negozio di Firenze lo aveva)

Colpiscimi prima che lo faccia lui. Renditi partecipe. Da oggi ogni decisione è come un enormeippopotamoche si mette davanti al mio letto la mattina. Ogni scelta provoca sicuramente la morte di un'intera famiglia di piccoli ippopotamini. L'amore, in realtà, è solamente la dedizione all'indecisione. Amore per la leggerezza del non voler mai scegliere. E sono tutti assuefatti.
Tutti sono contenti di non scegliere mai, di lasciare il divino lì dove è sempre stato. Ma che poi se ci pensi bene, quel divano non sai nemmeno come c'è arrivato. Un'ora o forse due e tu sei vicina. Il divino rimane sul divano, che rimane fermo. Per non fargli torto.
Che senso ha questa cosa per te? Che valore gli dai? Facendo un paragone azzardato potremmo osservare quanto questa cosa sia simile a quelli che non riescono nemmeno a stare con una ragazza, quelli che proprio non sanno da che parte cominciare, quelli che boh, poi, forse, chissà. Loro sprecano le ragazze, tu sprechi le decisioni.
Da Piccolo mi aveva sempre dato fastidio quando la gente diceva "sprecare". Io ribattevo sempre che non stavo sprecando, stavo Usando. Il limite è labile, certo. Ma per loro era tutto uno sprecare di qua e uno sprecare di là. Io stavo usando le batterie della mia torcia, stavo usando tutte le biglie che avevo per vincere. Mettiti in gioco: l'unico metodo sicuro per non vincere è non giocare. Chi lo diceva?
Stavo usando tutta la mia coca perché ne avevo voglia in quel momento, sprecare un accidente. Madonna.

26.5.2008 ore 22 Attenzione. Concentrazione. Ritmo e Vitalità. (ovvero Fitter, Happier - Radiohead)

Prendiamoci un'altra casa, con le finestre più grandi. Riempiamola di emozioni che i nostri amici non potranno ricordare. Schiantiamoli in piscina, al massimo gli daremo gli asciugamani, i lettini e un bel cocktail alla frutta.
No, preferisco rimanere dentro. Davvero non ti preoccupare, la festa è tutta per voi. Semmai sì, dopo.
Come no, stronzo.
Io rimango fuori da quella pozza digitale, non c'entro nemmeno se la riempi di copie di Scarlet. Nemmeno proprio Mai.
[ In questo preciso momento penso che alla fine l'unica cosa che conta è l'effetto ottico, come queste cose nere staglieranno sul bianco. Ma non mi ci vuole molto a capire come questa sia solo una scusa.] Alzatevi adesso e andate a vedervi la partita.

Siete tutti così in forma oggi, la squadra renderà al 120 per 100. Ne siamo tutti sicuri, confidiamo in voi. Siete così produttivi, sereni. Dev'essere per la regolarità con la quale andate in palestra, addirittura tre volte a settimana. E vi stimo perché riuscite ad andare d'accordo con gli altri impiegati del vostro ufficio associato. Con calma, adagio.
Cucina macrobiotica, solo cottura magra. Ricordati di cambiare l'autista, paziente. Più paziente. Dormi bene, metti dietro il bambino, non ti fare paranoie, non ci pensare proprio. Rispetta gli animali, chiama spesso i vecchi amici. Morti. Tieni di conto il conto.
La banca.
Non ti innamorare, continua a fingerti affettuoso. Dopo la rotonda e poi al supermercato, smettila di uccidere le formiche con l'acqua bollente. Lava la macchina. Interpreta te stesso, convinciti di essere ridicolo e per una volta ricordati come adolescente. Sei disperato?
Più lento. Più calcolato. Lo sai che non puoi scappare, vero? Sei sempre stato pragmatico, cosa penserebbe di te la gente se ora ti comportassi in modo strano? Rinuncia a quei pensieri idealisti. Cosa penserebbe il tuo vicino?
Continuerai a baciare nello stesso modo, restate calmi. Ti voglio più in forma, più sani e più produttivi. Come io non sono mai stato.

Grazie a Thom.

foto della gine

24.5.2008 ore 00 Scatto di un atto matto.

Domani torniamo a napoli. Suoneremo sabato sera all'Arenile e domenica pomeriggio (alle 19) alla Fnac. Siete tutti maledettamente invitati a partecipare (ovviamente sono sempre ben gradite foto e video del concerto). Va a finire che capite tutto..
O forse mi illudo.
Ecco uno dei primi scatti. Tamarro, eh?

20.5.2008 ore 00 Pel di Carota goes to New York

La biologia mi fa schifo. E' davvero allucinante suonare il weekend e tornare a scuola il lunedì. Sono così destabilizzato che tenterò di compiere un normale racconto tralasciando i miei trip nonsense per qualche minuto.
Forse staranno già tutti dormendo e forse, in effetti, è la cosa migliore da fare. La gente dorme. La gente che ti gira intorno continua a parlottare/condifare/sbriciolare micro informazioni sul nostro conto e questo certo non va che a peggiorare il mio odio verso la biologia. In una situazione normale forse sarebbe stato meglio.
E poi non mi venite a dire che voi me l'avevate detto, perché non è così. E' un mio errore, una mia scelta. Tra l'altro pare che vada di moda interessarsi a quello che potrei voler intendere. Qui o Là. Pare che di moda esorcizzare i ricordi tramite i social network, sminuendo ogni cosa che magari poteva essere considerata ancora un po' grande.
Non dico tanto.
Non ho mai ben capito che cosa questo pezzo potesse esprimere, ma oggi una persona nuova le ha dato un significato nuovo, quindi nonostante sià ormai vecchio e fastidioso per me all'ascolto, lo ripubblico (nella speranza che qualcuno riesca a spiegarmi un po' meglio).

Non penserai mica di uscirne a marcia indietro, vero? Questa è la realtà, non una pischellata qualsiasi.

16.5.2008 ore 17 Crediamo in una sana vita in campagna

Fedeltà ai benzinai, amore ai cellularei. Con i cataloghi, il sesso.
Fatti premiare per la tua eterna fedeltà. Convinciti che sei fedele, che sei una persona buona e poi portatetelo dritto a casa questo fantastico catalogo pieno
di
premi.
Fai scegliere tua moglie, per una volta. Falle scegliere ciò che preferisce. La garanzia che le daranno con il tostapane (ammesso che si ricordi di non buttare lo scontrino) è sicuramente maggiore di quella che puoi offrirgli tu. La garanzia che può ricevere da un tosta pane è molto più profonda di quella che tu gli hai fornito. Ora torna lì e ritira il premio.
"Complimenti per la sua scelta, signore. Condoglianze."
Controlla che il sacchetto che ti hanno dato sia abbastanza resistente, voltati, apri la porta ed esci. Che buono l'odore del diesel.
Il ragazzo che non andava mai agli allenamenti resta appoggiato alla colonna del distributore e continua a guardare dall'altra parte. Tra poco deve arrivare la cisterna del rifornimento.
Sei ancora davanti all'uscita? Bene. Fermati ancora qualche istante e muovi il pensiero nella mia direzione. Pensa a quanto spazio gli hai permesso di avere, quanto spazio si sono presi.
M O L T I S S I M O.
I N F A T T I
L A
T U A
F E D E L T A'
E' S T A T A P R E M I A T A. C O M P L I M E N T I.

16.5.2008 ore 2 Domani Napoli
Ascoltando Mogwai - Friend of the night

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