Mio Papà era un grande Uomo.
Mi ha insegnato a vivere, a non aver paura di quello che sono. Mi ha trasmesso l’amore per la musica e quindi per la vita. Avevo 11 anni e la chitarra mi sembrava l’unico strumento immediato nell’approccio: così presi in braccio la sua Eko. Fu in quel preciso istante che focalizzai in testa il disegno di quello che sarebbe poi stata la mia vita, una vita di certo difficile, a volte ostinata, crudele, nera, così ricca e carica di emozioni da diventar a volte un fardello pesante che solo con il canto riesco ad alleggerire.
A 15 anni il primo palco, mi innamorai subito di quella sensazione… Toccati tutti i generi, dal Blues al Country, passando per il Rock ed il Jazz, presi coscienza del fatto che la mia vera passione non era tanto cantare, bensì cantare le canzoni che io scrivevo, pertanto a 16 anni diedi vita a “Piccola Genesiâ€, brano particolare e dalle tematiche impegnate. Da li ai miei attuali 25 anni ne sono successe di cose!
A 17 anni, lasciato l’ennesimo gruppo perché annoiata dalle solite diatribe, intrapresi un discorso di certo malvisto, ma che mi ha insegnato davvero tantissime cose: il pianobar. Per 18 mesi quella fu la mia professione, è stato il mio modo di imparare ogni approccio vocale. Ma presto mi nauseai e decisi di interrompere bruscamente l’attività .
E’ solo all’età di 20 anni che mi prese il pallino di studicchiare un po’ di tecnica, dapprima con l’insegnante di canto jazz Paola Mei, poi con Giovanna Gattuso, e per finire con Michele Fischietti.
Ma chi mi conosce ben sa che io sono restia ad utilizzare tecniche e similari nell’arte (già al liceo artistico ebbi uno scontro importante con un’insegnante di disegno proprio sul mio essere sovversiva): così terminato il mio brevissimo percorso didattico, circa 8 mesi, mi fermai a riflettere.
Avevo circa 12 brani e tanta voglia di vederli crescere.
Una sera qualunque, presso il jazz Club di Biella, ebbi la fortuna di conoscere Luca Motto, che mi prese sotto la sua ala decidendo di produrmi.
Sono stati 2 anni intensi, il lavoro in studio è difficile da gestire e la mia emotività ancora di più.
2007. Stanca, oppressa da questa città , ammalata di mille acciacchi psicosomatici, un giorno di aprile sbroccai, feci la valigia, salutai baracca e burattini e in sella alla mia auto scesi nell’Urbe.
Roma è una città fantastica, da tanto ma toglie altrettanto, per viverla bene bisogna trovare una propria dimensione: è anche grazie a persone come Francesco Albanese (www.studiocompresso.com), Luca Costantini, bravissimo chitarrista jazz col quale ho avuto fortuna di cantare, i miei coinquilini Marco, Noelia ed in primis Wanda, che io questa dimensione finalmente l’ho trovata.
E con lei altri brani, per un totale di 15, flash cantati che parlano di me, delle mie emozioni e di quello che la mia vita è stata, un percorso intimista che vorrei condividere.
Chi è pronto a seguirmi?
E.
dedico la mia vita: a mio padre (la passione), a mia madre (la forza), a mio fratello Davide (la speranza)