Che cosa significhi esattamente il nome nessuno se lo ricorda piu'. Forse un tentativo di unire "polifonia" con "area metropolitana", un termine, quest'ultimo, di moda nei primi anni 80, quando il gruppo prende forma dall'incontro tra Eugenio Tognoli e Enrico D'Alessandro. Per loro, provenienti dalla musica classica, la scoperta del jazz li porta a fondare un primo gruppo che porta questo nome.
Il repertorio, oltre che i conosciuti standard jazz, comprende da subito brani propri, ovviamente influenzati dagli artisti di quei tempi (Steps Ahead, Pat Metheny, Wheater Report, per citarne alcuni).
Gli anni passano e molti musicisti vanno e vengono attorno ai due capostipiti, L'ultima formazione vede Eugenio Tognoli alla chitarra, Enrico D'Alessandro al flauto e sax, Aldo Borgonovo alle tastiere, Ivano Palmiotta al basso e Mauro Scarafiotti alla batteria.
E anche se il successo mondiale non e' ancora arrivato, siamo ancora qua, dopo quasi 30 anni, a continuare ostinatamente a fare MUSICA.
Eugenio Tognoli (il genio pazzo)
E' l'autore di quasi tutti i brani, le cui complesse armonie fanno sovente impazzire gli altri componenti del gruppo. Dopo un bel diploma in chitarra classica preferisce seguire le vie creative del jazz e della fusion. Si affida quindi al maestro Gigi Cifarelli che lo perfeziona nell'arte dell'improvvisazione.
Di indole schiva, come tutti i grandi geni, ai concerti oceanici preferisce l'esibizione in piccoli locali, e usa ancora carta e penna per scrivere le sue composizioni
Enrico D'Alessandro (il filosofo)
Scopre la sua vena artistica all'eta' di 12 anni, influenzato sia da artisti come J. Anderson che come S. Gazzelloni. il che lo porta a scegliere il flauto come suo strumento d'elezione. Ma una volta preso il suo bel diploma in musica classica, viene anche lui travolto dal jazz e inizia una lunga serie di stage di perfezionamento, oltre che di collaborazioni con illustri musicisti.
La passione per il jazz lo porta ad utilizzare anche il sax tenore, ispirandosi massimamente al compianto Michael Brecker.
Cultore sia della forma fisica che di quella musicale, insegue in forma maniacale la perfezione timbrica ed esecutiva, sottoponendo i suoi strumenti a continue elaborazioni.
Aldo Borgonovo (il fisicomusicista)
All'eta' di 8 anni la madre, sentendolo strimpellare sul pianoforte, pensa di avere un piccolo Mozart in casa e lo spedisce a lezione di piano. Troppo pigro per arrivare al diploma in conservatorio, preferisce farsi rapire dal lato tecnologico della musica.
Si laurea in fisica con una tesi di informatica musicale e inizia a lavorare nel settore della ricerca e degli strumenti musicali elettronici.
Conosce il jazz grazie agli altri due individui, che lo integrano nel gruppo a causa della penuria di tastieristi.
Computer e qualsiasi cosa in cui scorrano elettroni non hanno segreti per lui, ma il pianoforte rimane il suo grande amore.