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Fantasma di Azzurrina

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Myspace LayoutsSECONDA META’ DEL XIV SECOLO… Vivevo nel castello di Montebello, la mia famiglia, Malatesta, erano i Signori del posto e la vita scorreva serena, nonostante il periodo controverso (storico). Il mio vero nome è Guendalina (Malatesta). Purtroppo nacqui con i capelli bianchi (albina). Nel Medioevo, l’albinismo, era segno di sventura e stregoneria. Chi ne era colpito veniva accusato di essere indemoniato e condannato a morte atroce. I miei genitori, per farmi sopravvivere, mi tinsero i capelli con una sostanza a base erbe, che mi scurì la chioma, ma al contatto con la luce del sole, emanava dei riflessi azzurri, da qui nacque il nome di Azzurrina. I miei genitori per tutelarmi, decisero di non farmi mai uscire dal castello, ma cercano in ogni modo di allietare le mie giornate. Ero scortata da due guardie in ogni momento delle mie giornate. Poi arrivò quel tragico 21 giugno 1375. Quel giorno, un forte temporale imperversava nella zona, … i lampi squarciavano il cielo, illuminando la campagna circostante. Stavo giocando con una palla fatta di pezza e corda, come si usava a quel tempo. Ad un tratto la palla mi sfuggì di mano rotolando lungo una scala che conduceva alle cantine del castello. Scesi lungo i gradini con l’intento di recuperare il mio giocattolo. Le guardie non mi accompagnarono, poichè la scala conduceva alla cantina ed alla ghiacciaia, non c’erano pericoli nè altre uscite….ORA AZZURRINA NON PUO’ PIU’ RACCONTARE…. Un grido lacerò l’aria! I due soldati si precipitarono verso la scala. Ma…di Azzurrina non c’era traccia. Era come svanita nel nulla. Per molti giorni, il castello, le campagne e l’intero borgo, furono setacciati nella disperata ricerca della bambina. Ma non fu mai più ritrovata. Da quel tragico 21 giugno, ogni 5 anni, nella notte del solstizio d’estate, nel castello di Montebello, appare il Fantasma di Azzurrina. La si sente ridere, parlare o piangere. Molti i testimoni, tra cui anche una troup della Rai che casualmente riuscì a registrare suoni e voci durante un servizio svolto sul luogo.L’Università di Bologna ha registrato nello stesso posto un nastro, ove si odono suoni da cui emerge il pianto di una bambina alternata dal rombare dei tuoni, come se ci fosse un temporale. (1990)Nel 1995 (21 giugno), l’Università di Bologna, volendo approfondire lo studio sul fenomeno, riesce a captare nuovi suoni: il rumore della palla che rimbalza lungo le scale, il ritocco delle campane, la voce di una bimba (Guendalina?) che chiama “Mamma”.Nel 2000 nuove registrazioni vengono eseguite, ed il fenomeno si ripete creando sconcerto anche nei ricercatori più scettici. Altre testimonianze le ritroviamo in una cronaca del ‘600 presente in uno dei volumi della biblioteca del Castello.Nel 1989, l’anno precedente alle prime intercettazioni, il Castello fu ristrutturato dagli eredi Giunti, per creare un museo con visite guidate. Durante i lavori, che si estesero anche alle cantine, vennero alla luce molti cunicoli, alcuni portavano ad accessi murati nei secoli precedenti, per scongiurare saccheggi ed attacchi. Tutte le porte murate vennero abbattute, dando libero accesso alle stanze, tranne una. Durante la ristrutturazione, si accorsero che una stanza non era più accessibile. Chi murò l’accesso,fece in modo, che se fosse stato violato, la stabilità dell’intero castello sarebbe stata compromessa.

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