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Biagio Salmeri

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Curriculum
Biagio Salmeri, medico psichiatra, vive a Catania. Per la poesia, ha pubblicato: "E passano nebbiosi i bastimenti", Premio Montale Inedito, in "7 Poeti del Premio Montale" (Scheiwiller, 1998); "La via umida" (Il Girasole, 1999, prefazione di Silvano Nigro), Premio Dario Bellezza Opera Prima; "Voci di sola andata" (Lietocollelibri, 2002, prefazione di Marco Guzzi); "L'esatta cubatura del vuoto" (Manni, 2002, prefazione di Elio Pecora); "La pace e il dissenso" (Passigli, 2007, prefazione di Maurizio Cucchi). Suoi componimenti sono stati pubblicati su svariate antologie e riviste letterarie.
Divagazioni su "L'esatta cubatura del vuoto” (l'autore)
Amo la poesia. E non la amo. Non so se, come Mallarmé, ho letto tutti i libri. Ma so che essi, nella memoria, sono una remota civiltà scomparsa che ha tramandato vecchi ruderi e monumenti corrosi, fra i quali mi muovo scuotendo le piume, come un uccello dopo una fitta pioggia. Per un senso di peso, ma soprattutto per noia. Di quest'ultima dicono che sia il sentimento più appropriato alla vita e, nel contempo, la strada regia per giungere al sublime. Personalmente, è dal grado di resistenza alla noia che ho appreso a giudicare la forza d'animo di un uomo. Come il tempo che regge senza respirare è indice della capacità dei suoi polmoni. C'è un allenamento all'apnea. E un allenamento alla noia. Come immergersi nella poesia. Tirati giù dal peso del proprio dolore. In cerca di massime profondità. Con un rischio, tuttavia: l'embolo dell'inutilità, un pensiero concreto e improvviso che impedisce il fluire di ogni senso. Gli esercizi all'apnea e alla noia allenano al silenzio. Il primo richiede iperventilazione. Il secondo iperriflessione. Pratiche, entrambe, di riempimento di un vuoto. Il bisogno di colmare un vuoto: con le amicizie, gli affetti, un passatempo, una professione. Con un programma televisivo, la lettura di un libro. Facendo sesso. O persino scrivendo. Ma ha una misura questo vuoto ? Quante pillole contro l'angoscia devo prendere, quanti consigli ascoltare ? Quanti fogli di carta devo riempire ?
***
Amo il riflettere. E non lo amo. Ogni poetica è la riflessione che un autore compie sulle ragioni del proprio scrivere. Se dovessi, in tal senso, esprimere il senso di una mia poetica, ripeterei quanto ho scritto nel mio primo libro "La via umida":
(per una dichiarazione di poetica)
Senza pregio/ fra le pietre del greto// scagliata/ per udirla/ sulle labbra dell'acqua.// Un suono/ deglutito/dal silenzio/ fra i brevi cerchi/dell'impermanenza.// Lesione/ virtuale/ dello specchio// che non altera/ il riflesso/ ma il fondale.
***
Amo la speranza. E non la amo. Se veramente un uomo potesse conoscere l'esatta cubatura del vuoto, del vuoto che prova interiormente, del vuoto che lascia ogni morte, del vuoto oltre le ultime stelle, nutrirebbe la speranza, un giorno, di poterlo colmare (tramite Dio? la felicità edenica?). O la perderebbe del tutto (il nulla?). Ed è una tale ambivalenza, nello scopo del suo messaggio, il vero fondamento di questo libro. Pertanto, amo questo libro. E non lo amo.

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Member Since: 9/4/2007
Influences:

(da "La pace e il dissenso", Passigli Editori, 2007, prefazione di Maurizio Cucchi)

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Il tramonto è improvviso.
Come si spegne una luce, si chiude un'imposta.
Alla cieca, con le mani protese, i disorientati cercano
un riferimento, i rapaci notturni lanciano grida acute,
allo scoperto strisciano le forme di vita più vulnerabili.
Nella scala dei bisogni, il gradino più alto serve a farla finita.
Il modello è stanco, muove la testa, sgranchisce le gambe, si alza
e sparisce.
Il disegno incompiuto, tuttavia, cresce, lavora, si accoppia, prolifica, assume
sedativi.
I tratti mancanti sanguinano, gli fanno male. Dorme sopraffatto
dalla voglia di cancellarsi.
Si scioglie in lacrime dinanzi alla bellezza
e non prova sollievo,
se il solo senso esistenziale plausibile
è di saper ricominciare, volta per volta, individuo dopo individuo, specie dopo specie, civiltà dopo civiltà,
barbarie dopo barbarie.

***

L'andamento regolare dei figli a scuola,
la solvenza puntuale del mutuo e delle bollette,
la progressione lenta e prevedibile del logorio biologico,
un responso seguito dal silenzio,

da pensieri che, prima di smarrirsi,
sono la folla di un cinema durante un sisma,
o il salvate le nostre anime
prima le donne e i bambini,
di una nave che affonda,

mentre si inghiottono pietre di saliva,
come cadono i pezzi del soffitto o le scialuppe in mare,
fino alla pace grave che regna infine fra le macerie e i relitti,
in una visione lucida del proprio essere, pari al collaudo di un edificio,
col progetto dinanzi, e lo schema degli impianti,
la conoscenza esatta, dentro i muri, del tragitto dei tubi,
e, sotto le piastrelle, delle fondamenta,
come del carico sorretto dalle travi,

per quello che serve, in fin dei conti, sapere
che l'ultimo pilastro a reggere al collasso
è solo un muscolo involontario,
come nell'uomo il cuore.

***

Le voci dei dispersi, e in rapida sequenza,
la bocca impastata, la testa pesante,
una allarmante chiazza violacea, sacchi
di plastica con la cerniera, bandiere sui balconi, una vecchia
che sorride senza incisivi,
il tempo di scavare una fossa, sotto
un qualunque insediamento umano la terra puzza, l’uomo
in canottiera, che guarda la tv,
con tutto quell’adipe, gli aloni di sudore, i sandali ai piedi,
il vento è infestato di microrganismi,
un’altra vita è possibile
sotto forma di scarafaggi, c’è tutto l’occorrente per farsi esplodere,
da buoni occidentali,
una fame bulimica, un’emicrania cronica,
un raptus di follia.
Settembre, prima che la scuola riprenda,
il ripasso della caduta.

***

Poiché al buio nelle travi del soffitto
si sentono scavare i tarli, e il cane all’improvviso sbava e digrigna
i denti colto da una strana rabbia, e il bambino della casa accanto
vaga sonnambulo sul muro divisorio, c’è più di un motivo per vegliare
sui morti conosciuti che tornano a distendersi accanto a noi sul letto,
col travaglio della materia, sponda per non cadere, limite
da non passare, cosa che non tutti,
per quanti codici morali esistano e crisi di coscienza, rifletti
su quanti uomini stanno a bocca aperta sotto l’albero di fico,
sul giorno spensierato appena trascorso, sulle corazze rimboccate,
il freddo del fuoco che distrugge, le sepolture che hanno invaso animo
e mente, sulla troppa immondizia che non si può smaltire,
e chiamano stress ssssh…. fate silenzio per pudicizia in coro
o luminari.

Sounds Like: E' simile a quello che dice:

***

Non sono molti i modi per riconoscere la vera essenza di un uomo. A volte è sufficiente un semplice sguardo per capire che il suo volto originario giace sommerso sotto masse di detriti. Persino la sua voce non si sente. E poiché vi hanno edificato sopra strade, parcheggi pubblici e palazzi, quel che si ode è l’inestricabile intreccio di schiamazzi e rumori. Occorre, allora, scendere nelle fognature. Raggiungere le profondità del suo essere con parole che non temono il lezzo e l’oscurità. Capaci di scavare. E, come topi, anche di fare ribrezzo.:

***

ore 6.52 mi sveglio con un moncone di frase: “e se ora morissi…” ma non so come continua e non intendo formulare ipotesi. Dunque, siamo giunti alla fibrillazione del pensiero. Prendiamo in mano libri, un tempo amici. Li sfogliamo, qua e là cogliendo una frase che ci si appiccica dapprima al palato, e poi sulla volta del cranio. Li ricollochiamo, pertanto, al loro posto in libreria, con il medesimo sollievo con cui riponiamo la cornetta del telefono dopo esserci liberati di un logorroico. Abbiamo senza dubbio perso la testa, e il nostro collo è come quello di un vaso. Possiamo porvi fiori freschi e profumati. E anche cambiarli, quando vizzi. Ora, è probabile che molti storcano il naso, ritenendo di poter dire cose più essenziali rispetto a un vaso di fiori. Essenziali come certi acidi grassi e alcune proteine. Indispensabili in ogni alimentazione. Tranne a soffrire di vomito. In questo caso è meglio astenersi dal cibo e contemplare i fiori. E magari imparare a nutrirsene. Come la farfalla.


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