Un giorno ho sentito dire una cosa curiosa: Mai provare ad aiutare un giovane artista, lui è maledetto. Senza quell’aura di maledizione e di misteriosa rabbia, egli non si potrebbe chiamare artista.E così ho incontrato quell’artista, il mio artista. L’ho guardato, l’ho ascoltato, l’ho amato, regalandogli il mio silenzio. Ora giaccio fredda apatica e rigida sul volto di un pavimento ruvido. Fa così male. Lui mi ha fatto un dono, la sua maledizione.Gli artisti ci insegnano a vedere la vita da una prospettiva diversa. A mettersi in discussione. A cercare la distruzione di ogni certezza.Il fatto che ora tu mi veda sorridere più spesso non vuol dire che dentro non abbia nulla che mi bruci. Io sorrido in silenzio perché è il dono più grande che posso dare e l’approvazione più profonda che io possa esprimere. Tante parole non servono. Basterebbe imparare ad ascoltare, osservare, annusare, godere.Gli ho insegnato una cosa. A giocare. Come un bambino. Come scoprisse tutto all’improvviso. Con ingenuità . Con dolcezza. Con matura virilità .Mai provare a cambiare un artista, prova a giocarci insieme.
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