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Sergio Gilles Lacavalla

Journaliste, écrivain et dramaturge de Chien Andalou

About Me


www.myspaceeditor.it
Dal momento che la vita scorre nel corso del tempo senza bisogno di creare storie, le storie esistono solo nelle storie”. Come viste in un angolo sperduto wendersiano, sono storie nel corso del tempo che esistono solo in se stesse. Eppure esistono. Mentre ogni cosa passa senza bisogno di esse. Scrivo così storie per fermare un po’ quel corso inevitabile e strapparlo, per il tempo della sua narrazione, tanto inutile quanto necessaria, al caos illeggittimo della vita che scorre nel corso del tempo. Faccio delle parole, e delle storie che con esse si creano, nei rapporti di una con l’altra, della verità che si ostinano a cercare, del senso che continuamente sfugge, il mio lavoro. Sono un drammaturgo, scrittore e giornalista, critico di musica rock, libri, danza, cinema e teatro. Videoartista: “Sunday morning” è la videoinstallazione per lo spettacolo di danza omonimo di Silvia Ceccangeli e Idee di Velluto. Dopo aver lavorato per una ventina di giornali, oggi pubblico, come giornalista, essenzialmente su Rockstar e l’Avanti!: racconto storie nel corso del tempo di rockstar e scrittori, ballerine e teatranti. Sbandati e gente sulla retta via. Uomini e donne. Scrivo drammi teatrali perché l’unica scena reale è quella della finzione della scena. Scritta. Chiara. Quando la realtà è troppo opaca e si nasconde nella nebbia delle bugie. Come drammaturgo, ho scritto: “De Par Le Roi Du Ciel”, “Atti Di Vita E Malavita”, “Arso Dal Sole Del Dovere (Il Corpo Da Macello E La Macchina Sportiva di Pier Paolo Pasolini)”, “Hypothesis Roma” e “Hypothesis Berlino”, per il progetto “Hypothesis” sull’Orestea di Eschilo (sito www.hypothesistheatre.com): tutti per la regia di Michele Salimbeni (col quale ho collaborato alla sceneggiatura del suo film “Under The Sky”) e la sua compagnia Caneandaluso (oggi rifondata a Parigi col nome Chien Andalou di cui faccio parte come drammaturgo). In questo space troverete alcuni frammenti dei lavori per Chien Andalou. Spero vi piacciano e, per un po’, fermino il corso del tempo, in una storia che sia la storia di ognuno. O forse di nessuno.
DE PAR LE ROI DU CIEL (+JH-M+)
Drammaturgia
Sergio Gilles Lacavalla
Regia
Michele Salimbeni
“Non c'è vita, esiste soltanto la guerra.”
(“L'amour braque” Andrzej Zulawski)
“Hai fatto di me una combattente contro le ombre.”
(“Shadowboxer” Fiona Apple)
“Words like violence.”
(“Enjoy the silence” Depeche Mode)
JEANNE
Non riesco a vedere oltre la benda. Mi chiude gli occhi stringendosi sopra le mie pupille spalancate per afferrare qualche immagine. Ma le uniche immagini sono figurine dentro i miei occhi che posso colorare e muovere come voglio. Ma non da qui. E non posso neanche cambiargli forma. Non hanno forma. E sono le stesse tutti i giorni. La ragazza gira nuda per casa nella finestra di fronte ma non si toglie il reggiseno. A volte sì, ma non sempre. Sempre invece le mutande. Peli neri come i miei. Courtney Love sta cantando Doll parts con la sottoveste color crema e i piedi nudi e sporchi del pavimento trascurato di casa mentre Kurt Cobain infila un altro colpo nel suo fucile. Ascolto musica e guardo Mtv ma la mia benda stringe troppo. Milla non mangia più e io non posso vederla. Però sta bene e mi regala sempre qualche canzone dal suo lettore cd. Vorrei danzare ma la benda stringe troppo. Anche sui polsi. Che fanno male. E sulle caviglie. Me le ha strette lui queste fasce. Una mattina appena sveglia, c’era solo una pioggia sottile fuori e il cielo era triste come me che avvertivo quell’inquietudine che mi prende sempre con il brutto tempo, e mi sono guardata le caviglie che si muovevano costrette nel letto ma non potevo vederle bene per via della benda anche negli occhi. Lui dice che non c’è nessuna benda e che fuori non c’è niente. Allora perché sento questi rumori e la musica? Perché io li sento bene e so che non mi sbaglio. Fuori però c’è il vuoto e io non voglio cadere nel vuoto e poi non saprei dove andare. Sono stata sempre qui. Lui dice anche che Courtney Love ha ucciso Kurt Cobain che era solo un drogato e troppo magro.
Ma Courtney Love sta ballando languida Doll parts ed è bellissima e dolce. Betty Blue si è strappata gli occhi e io ho chiuso i miei sotto la benda e la ragazzina della porta accanto mi assomiglia. Dicono. È magra come me. Non sa leggere ma scrive in continuazione. Io non ho mai letto le sue parole che a volte mi manda dal suo appartamento con la musica che arriva fino a qui: canzoni di David Bowie, Lou Reed, Depeche Mode, Nick Cave, Bob Dylan, Hole, Nine Inch Nails, Indochine – e poi c’è quel suo cantante che lo hanno messo da parte perché era troppo bello.
C’è sempre la sua musica. Anche quando Kylie esce dal locale e c’è soltanto silenzio di notte e io sento solo l’odore del suo alcol, oltre alla musica. Solo quello. Non so come è fatta. Forse mi somiglia pure lei. Non so. La benda stringe troppo. Betty Blue si è cavata gli occhi riempiendo il suo viso di sangue perché non riusciva più a vedere in tutto quel dolore. E le pareti urlano. Ma è solo la musica. Betty Blue ruba ai magazzini Lafayette cose di poco conto come lei. La benda stringe troppo. Fuori non c’è niente. Ma sento quei rumori che sembrano parole. Non le capisco però. La benda stringe troppo e per la strada le grida si disperdono nel fumo che esce dal marciapiede come ho visto alla televisione. Ma è solo un film trasmesso a colori sotto le mie pupille. E solo fumo. Milla sta urlando il nome del cantante e io sto gridando qualcosa che non so ma nessuno mi ascolta. “Caroline dice, alzandosi dal pavimento, perché mi picchi? Non è per niente divertente” canta Lou Reed. “Ma lei non ha paura di morire. Tutti i suoi amici la chiamano Alaska. Quando prende lo speed, loro ridono e le chiedono cosa le passi per la testa. Caroline dice, rialzandosi da terra: puoi picchiarmi finché vuoi, ma io non ti amo più. Caroline dice, mordendosi il labbro: la vita dovrebbe essere più di questo, e questo è un brutto viaggio” . Caroline says. La ragazza alla finestra lascia colare un po’ del suo succo di frutta d’albicocca dalla bocca bagnandosi il reggiseno e la pancia fino al sesso. Si toglie il reggiseno restando completamente nuda e morbida coi piedi duri di danza. La benda stringe troppo. Anche intorno alla bocca. Mi dà la nausea.
Dimmi qualcosa. Chi mai mi manderà un messaggio da leggere sotto la benda?
“Le ombre cadono dentro i sorrisi contratti” , canta David Bowie e io sorrido per niente o non sorrido più. Il film di Luc Besson raccontava di una giovane donna analfabeta con l’armatura e gli occhi sgranati nel fuoco che ha il mio stesso nome: Jeanne. L’ho visto quella sera che pioveva. Nella strada Kylie si bagnava e non cantava più. Dicono che le hanno strappato le corde vocali. Ma è solo mal di gola che poi passa. Christiane F. non ha letto un libro da cinque anni ma scrive e ha detto che presto lascerà lo Zoo . La mia benda stringe sempre più e quello è solo cinema. Giovanna d’Arco è una modella sulla copertina di Vogue e la donna del regista. Almeno allora. E Gilles de Rais un fascista. Le armature puoi ordinarle via internet. Ma sono finte. Anche Milla ne vorrebbe una. È così magra ma sta bene. Così dice. E allora perché suona la sua musica dentro la mia stanza? David Bowie sta cantando “Stiamo lottando con gli occhi di un cieco” . La benda stringe troppo. Anche intorno alle tempie. David Bowie dice “La mia testa è piena di delitti dove a urlare sono solo gli assassini” e io non vorrei più sentirlo.
Vorrei che Milla riprendesse a divertirsi o studiasse un po’, magari che tornasse a scuola e non urlasse più il nome della sua rockstar. Vorrei che mangiasse di nuovo. Ieri ha vomitato. Dicono che mi assomiglia. Forse è vero. Lui è entrato nella stanza e ha abbassato il volume. E se ne è andato senza guardarmi. Ma David Bowie continua a cantare “Scrutando la vita dalla finestra panoramica trova il vagabondo dall'aria denutrita” . Ma la benda stringe troppo. E non vedrò nessuno. Nessuno verrà qua per me e i vetri sono opachi. E io vorrei colorare i miei occhi senza sporcare più la benda. Senza strapparmeli come Betty Blue. Ho vomitato anch’io l’altra notte ma era solo saliva mista a un po’ di sangue e io devo accorgermi che Betty Blue non è una ladra. Che Courtney Love ha scritto una canzone per Kurt Cobain quando ormai era tardi ma non lo ha ucciso e i suoi parenti sono solo dei bugiardi. E Gilles de Rais non è un fascista. Non si può fare a meno del sangue in battaglia e lui sarà re nel sangue e Giovanna d’Arco regina nel fuoco – lei si chiama come me: Jeanne. Anche se il volume è basso e le pareti sono spesse. Anche se Christiane F. ancora non ha lasciato lo Zoo. Anche se Milla continua a vomitare.
Ma l’armatura è d’acciaio. Lo so.
Anche se la benda stringe troppo. (continua... )
ARSO DAL SOLE DEL DOVERE Il corpo da macello e la macchina sportiva di Pier Paolo Pasolini (Ostia 2 novembre 1975)
Drammaturgia
Sergio Gilles Lacavalla
Regia
Michele Salimbeni
“Così, accondiscendendo alle richieste della coscienza, i muscoli cominciano a muoversi, ma perché quell’azione esista veramente bisogna che al di fuori dei muscoli ci sia un nemico ipotetico, e, perché esso possa rendere reale l’esistenza, deve infliggere al dominio dei sensi un colpo violento che faccia tacere la noiosa coscienza. Proprio in quel momento il coltello del nemico, tanto desiderato, penetra nella […] mia carne. Sgorga il sangue, l’esistenza è distrutta, e grazie alla sensazione di annientamento essa viene per la prima volta concepita come un tutto, si colma la breccia assurda che esisteva tra il vedere e l’esistere… Questa è la morte.” (“Sole e Acciaio” Yukio Mishima 1968)
“Oddio non ce la faccio più! […] Sto a morì dar freddo. Mamma sto a morì non ce la faccio più!” (“Mamma Roma” Pier Paolo Pasolini 1962)
“Ecco le tue mani che smaniano, e il tuo corpo senza mistero per se stesso che offre la sua carne macra alla festa organizzata come un linciaggio per lui.” (“Bestia da stile” Pier Paolo Pasolini 1965-1974, postuma 1977)
“Pasolini is me [...] As i live and breathe, you have killed me.” (“You have killed me” Morrissey 2006)
Idroscalo di Ostia. Arriva la macchina di PIER PAOLO PASOLINI. Dallo stereo esce la canzone di Luigi Tenco “Vedrai Vedrai”.
“Quando la sera me ne torno a casa, non ho neanche voglia di parlare. Tu non guardarmi con quella tenerezza, come fossi un bambino che ritorna deluso. Sì lo so che questa non è certo la vita che ho sognato un giorno per noi. Vedrai vedrai, vedrai che cambierà forse non sarà domani ma un bel giorno cambierà. Vedra vedrai, non son finito sai. Non so dirti come e quando ma vedrai che cambierà...
PASOLINI
“Vedrai vedrai, vedrai che cambierà, forse non sarà domani, ma un bel giorno cambierà.”
È cambiato tutto. Ma quel giorno è stato orribile. Mi aggiro per le strade di notte e nel sole, che creano ombre sui palazzoni – altari di cemento edificati su scuola e televisione omologanti – che hanno mangiato le casette di calce di ieri quando i ragazzi erano spogli come esse, e sorridevano senza aspirazioni nei giorni eterni, così distanti da chi potevano soltanto derubare, ma mai somigliare né invidiare, con la pelle scura e l’odore di sudore del Mandrione, a terra avvinghiati in una lotta che non guardava altre giornate. Io li guardavo, in quelle giornate. Li sentivo, annusandoli, toccandoli dentro. Invece così, adesso, il vento arriva da sud-est. Dal mare.
Dentro, lo sperma sulla mia bocca cola, dentro stanotte, come tutte le notti, ormai non sa più degli adolescenti del budello stretto teso dalla Tuscolana alla Casilina, sui pratoni dietro alla borgata Gordiani, non posso guardarli, e degli spiazzi e le baracche di Cecafumo e del Pigneto e polvere sollevata dal pallone. – Ancora un tiro – Devo ripetere i nomi dei luoghi. Ricordare. Ma non come oggi. Non come oggi.
È sperma chiuso in pantaloni tutti uguali comprato da una pubblicità. È seme non fecondo che condanna alla maledizione. Sulle mie labbra. La tua sborra da merce, che ora urini veleno contro la rete, e anche queste baracche vogliono sembrare le case estive della borghesia. Misere parodie. Eppure identiche nel progetto di un’uguale ambizione. Come te. Trasfigurato in uno sviluppo senza progresso. Non ascolti. Bestia da consumo. Ipocrita e feroce. Pallido e con le spalle strette e deboli, guardati, per niente sole sulla pelle opaca. Nessuna corsa, nessuna lotta.
Mi ripugna il tuo corpo falso, di “informe accidia” . Guasto di violenza. Il membro ancora rigido senza sensualità e gioia.
“La tragedia è che non ci sono più esseri umani, ci sono strane macchine che sbattono l'una contro l'altra” . Questa notte, ogni notte, noi, non siamo che questo: strane macchine che urtano una con l’altra. Macchine senza motori: nient’altro che vuote carrozzerie coi fari accesi sull’inferno.
Il tuo sesso mi penetra brutale da dietro nella mia nausea vogliosa, lo voglio così, lo detesto, con un respiro di affannato disprezzo in me che eiaculo bramando nei brividi…
Dallo stereo della macchina parte la canzone “La notte” di Adamo.
“Se il giorno posso non pensarti, la notte maledico te. E quando infine spunta l'alba, c'è solo il vuoto intorno a me. La notte tu mi appari immensa, invano tento di afferrarti. Ma ti diverti a tormentarmi. La notte tu mi fai impazzir. La notte, mi fa impazzir, mi fa impazzir.. E la tua voce fende il buio. Dove cercarti non lo so. Ti vedo e torna la speranza. Ti voglio tanto bene ancor. Per un istante riappari. Mi chiami e mi tendi le mani. Ma il mio sangue si fa ghiaccio, quando ridendo ti allontani. La notte, mi fa impazzir, mi fa impazzir. Il giorno splende in piena pace. E la tua immagine scompare. Felice tu ritrovi l'altro. Quell'altro che mi fa impazzir. La notte, mi fa impazzir, mi fa impazzir..."
PASOLINI
… di un altro eterno istante necessario d’ebbrezza e follia, nel denso vuoto inarcando la schiena allo smanioso tormento.
Poi sono io, in te venendo dentro ma mai arrivo alla tua testa mentre la mia annega nei gesti ripetuti: sempre quelli ogni notte fino a non riconoscere più i nostri corpi separati.
Il colpo arriva sulla testa. In un primo momento non reagisco: siamo qui per questo, no? Ti ho pagato per questo. Le mani le porto al capo solo per non vedere ciò che ho già visto.
Ho visto tutto: la violenza dello Stato e quella di intellettuali vili, di politici che corrompono ogni essere tra le nuove borgate. Per giovani come te formati della loro anarchia: il potere di permettere ogni cosa per legge. (ma tu non ascolti e io non parlo, non parlo per te, non parlo tu batti e ancora colpisci).
Poi perché l’amore per la vita mi travolge in un attimo. E questo amore, ho sempre saputo che non poteva portarmi bene.
La strada è un fascio di luce dell’automobile in una corsa tra le primule e le viole e le arterie sterrate e poi l’asfalto e terra e il caldo sporco dell’India e l’Africa. La polvere delle periferie romane come quella del Kenia e del Sudan. Luoghi sacri come in Israele e in Giordania, di giovani cristi che pensavo “simpatici malandrini” a Ponte Mammolo e al Quadraro. A Donna Olimpia. Sbagliavo. Ma devo ripassare in quei posti. Come vi passavo. Ci devo ripassare. Ci passo. Tra le primule e le viole. Per sopportare. E non sopportare più. Le partite di pallone alla scuola di Ciampino e a Casarsa coi ragazzetti, sempre loro. Passa. “Giro per la Tuscolana come un pazzo, per l’Appia come un cane senza padrone” .
Un altro colpo alla fine della strada. In questo funereo campo di calcio. Ho scelto gli assassini comunisti di mio fratello allo stesso modo, ora, di questi del neocapitalismo in una notte che si veste dei miei stessi abiti alla moda e sale su un’automobile veloce.
Alfa Romeo Giulietta GT 2000.
Madre, che mi hai dato il sentimento più grande dannandomi a “un’infinita fame d’amore, dell’amore di corpi senza anima” . Ma ora questa assenza, assenza d’anima, è mostruosa e malefica. Madre, non guardarmi con quella tenerez… ! Non lo senti quanto è penosa adesso? Ne ho bisogno. Madre, aiutami! E poi urlerai una seconda volta e sarà finita anche per te che rimetterai di continuo in ordine i miei libri sulla scrivania.
Quando il colpo arriva sul sesso, lo sperma fluisce nel sangue e su allo stomaco in un nuovo liquido che negherà ancora la vita. La bocca inghiotte il fango e loro, ora li vedo, mi guardano inquadrati dai fari. – Luci di scena – Ho lasciato che ci seguissero. Lo avevo già scritto. Non lo volevo. Non lo voglio. Ma è nelle mie intenzioni. Rappresentare. “Versi completamente pratici” (continua... )
HYPOTHESIS Roma
Drammaturgia
Sergio Gilles Lacavalla
Regia
Michele Salimbeni
“Femme fatale” The Velvet Underground & Nico
”Here she comes you’d better watch your step She’s going to break your heart in two it’s true It’s not hard to rerealise just look into her false colored eyes She’ll build you up to just put you down what a clown ‘Cause everybody knows (she’s a femme fatale) the things she does to please (she’s a femme fatale) She’s just a little tease (she’s a femme fatale) See the way she walks hear the way she talks You’re written in her book you’re number 37, have a look She’s going to smile to make you frown what a clown…
CASSANDRA
“dne eht si sihT dneirf lufituaeB dne eht si sihT dne eht, dneirf ylno yM”
Apollo, amore mio, mon amour, che mi hai spinta tra braccia malvagie, abbraccio di fine, Apollo mi sciogli annientandomi nel più doloroso dei supplizi. Un abbraccio che ha stretto una famiglia di morte e corpi squartati nell’orgasmo da mattatoio all’acciaio e napalm calibro .38 special di assassini di sangue che sa di umori malati e corrotti liquefatti nell’adulterio.
Annuso. Lecco, e vengo in un terrore appiccicoso di maschi e femmine e Dei trasmessi alla tv nell’ultimo anno dell’era dei cani di diamante che digrignano bava di omicidi mentre il capobranco mangia i propri wild child smembrandoli nei corpi acerbi di anime mai sbocciate. L’unica in boccio nella carne agra cacciata lontana, pronta per la vendetta.
Nessuno può resistere alla carneficina del clan: nell’ultimo anno dell’epoca dei cani di diamante. Boss divino, un abbraccio.
Un corpo nell’altro viscosi di piacere che lucida e attacca le membra prima di trafiggerle nel rivolo di stordente soddisfazione, che sentirà solo lei.
La tv dice che lei si alza dalle lenzuola sudate e dà la mano all’assassinio. Applaudiranno nel residuo scontro da infima scena di teatro di quart’ordine. E poi i lupi mannari ululeranno alla luna la loro gioia di teste e orecchie e lingue mozzate e membra di sangue e vendetta a colpi di mitra russi, pugnali e pistole al napalm calibro .38 special nella sala da bagno e odio e nessuna misericordia.
Lei, più troia di tutte le troie, abbraccerà il suo stallone tornato col membro rigido e già segnato dal sangue che si scioglierà nella vasca dell’estrema morte. Petite morte, immensa morte, l’ultima definitiva dalla cagna di diamante e profumo di crisantemi putridi.
Perché devo morire, mio Signore delle strade, col mio nuovo Re in questa terra straniera nel territorio del tradimento e della vergogna, nell’ultimo anno dell’era dei cani di diamante? Vorrei essere una rockstar glam. Con la voce in una canzone negli amplificatori che soffoca ogni lamento, mentre il fato mi ha messo l’abito più luminoso per far risaltare il sangue del mio martirio. Aspetto un declino noise.
Maledetto il matrimonio di Paride, sciagura di tutta la sua stirpe! E quella puttana! Oh no Scamandro, acqua che mi riporti ricordi lontani! Nostalgia. Laggiù, sulle tue rive, ai margini delle vie, nutrita e scopata da te, divenni donna eiaculando denso ciò che avrei saputo ora in questi boulevard stranieri.
Annusa. Lecca, adesso. Presto, sulle sponde di Cocito e d’Acheronte intonerò ancora presagi. Che ho saputo. Che sento.
Ogni potere ha lacerato la mia povera terra grondante distruzione, annientata e macellata. Troia stretta di strazio che odora dei miei umori più reali e nefasti. Non cambiare canale.
Annusa. Non vomitare. Lecca. Non cambiare canale. Guarda. Ingoia. Ormai la profezia non vedrà con gli occhi lucidi di una giovane sposa, ma sarà il vento che travolgerà col suo fetore di umori avariati dalla colpa e il crimine che si mischia al sangue di uomo e al suo sperma arrogante alla fine fatto venire, colato, schizzato direi, da dita spietate che strozzano gli organi di un governo cantato nei suoi orrori dalle Erinni incarnite di rabbia omicida che si masturbano gridando sul letto imbrattato di odioso amore e sangue: feroci con chi violò la casa e si macchiò di colpe, in ululati sconci e morsi violenti. Non mento: l’immagine nelle mie pupille sbarrate passa nitida e inquadra i famosi crimini di questa famiglia.
Mi ha incaricato di dirlo Apollo in un abbraccio di piacere divino mentre sbrodolavo verità al tanfo di delitto, superando la felicità in un tradimento divenendo schiava di queste visioni: il padre sfracella le teste dei figli dopo avergli mangiato i sessi turgidi di gioventù irrisolta e bagnati vischiosi di sperma, umori e saliva mai più, e poi ogni carne infestata ad ogni morso.
Quando lui è venuto vittorioso da Troia, non sa che lei è lì col sesso umido, fradicio, anzi, e avvelenato, pronta a infliggergli la morte già affilata nelle sue parole. Che nome si merita? Il serpente ha due teste dello stesso colore e lucide di saliva di sensualità spalancate nella guerra Madre furiosa d’inferno, che persino sui suoi soffia conflitto senza quartiere. Ha vinto, esultò falsa e sguaiata, sarà fatta così, darling, sussurrava ammaliante. Pronta a tutto, seduttrice di morte.
Indovina, io, finalmente te ne sei accorto, certo, io lo sento il lezzo di un amplesso mortale.
E Agamennone morirà immerso nell’orgasmo caldo che non sa, petite morte, immensa morte, e appiccicosa del miasma del tradimento. Prega pure, mentre loro pianificano il delitto.
“dne eht si sihT dneirf lufituaeB dne eht si sihT dne eht, dneirf ylno yM”
Non capisci chi sferrerà il colpo? Da chi partirà il proiettile? Acqua al napalm calibro .38
“This is the end Beautiful friend This is the end My only friend, the end”
“Il ghiaccio e il fuoco”
La fiera vacca a cosce aperte e il lupo maligno tra esse madide di morte mentre il leone era lontano. Mi pagherà nel succo della vendetta per sopprimere ogni mia parola, tutti i miei aliti e il mio corpo. E lo ucciderà per avermi portata qui con sé come amante, dirà, io ingiuriata e non creduta, derisa, maga accattona, femme fatale decaduta, miserabile puttana dal mascara sfatto che scrive profezie col rossetto e sperma di verità divina colato dalle labbra, voluta così da Apollo che mi ha condotto come un clown in questo luogo tra le risa per la mia morte, trascinata a piedi nudi che tracciano le impronte organiche e poi nel bagno di sangue per l’uomo annegato in fragranze di castigo finirò. Andrà così. Che ci vuoi fare, baby.
“This ain't tragedy this is genocide!”
E allora tornerà il vendicatore di sangue matricida per l’omicidio del padre. Effluvio di orgasmi stremati e abbattuti. Meravigliosa atroce morte ovunque nelle carni.
Perché quest’abisso di pianto? Ho forse pietà di me stessa? Ho visto compiersi il destino di Troia. I canali non cambiavano più. Non cambiate i canali! Tanto non è possibile.
Ma ora io spengo il monitor perché ho visto tutto.
Voi non cambiate mai canale.
“This is the end Beautiful friend This is the end My only friend, the end”
Nessuna salvezza, ormai. Nessun parfum Jean Paul Gaultier ai fiori estivi. Nessun’estate più. Solo puzzo di decomposizione in una stagione all’inferno.
Un ultimo urlo del mio destino e di quello di Agamennone.
“This is the end Beautiful friend This is the end My only friend, the endOf our elaborate plans, the end Of everything that stands, the end No safety or surprise, the end”
Per un uomo cui fu fatale la donna, un’ultima preghiera, come una ballata dolce e struggente della fine dell’epoca dei cani di diamante e ripugnante profumo di orgasmi marci di inganno, mentre il neon acceca lo sguardo: che i vendicatori del re facciano scontare ai nemici, quando il bagno di fiori d’omicidio è macerato nella sua essenza, anche la mia morte.
La vita: basta un’ombra a cancellare le sue vicende. Se la sorte è ostile, ci sputi sopra e il disegno si scioglie. L’inquadratura si sfoga. E poi svanisce. Questo mi fa piangere, più di qualsiasi altra cosa. Cambi programma, e il disegno è perduto. Nessuno ricorda più il film di fine serata. Questo mi addolora, molto più di tutto il resto.
“This is the end Beautiful friend This is the end My only friend, the end”
“I'll never look into your eyes, again”
Adieu.
“The end” The Doors
“This is the end Beautiful friend This is the end My only friend, the endOf our elaborate plans, the end Of everything that stands, the end No safety or surprise, the endI'll never look into your eyes, again Can you picture what will be So limitless and free desperately in need... of some... stranger's hand In a... desperate landLost in a Roman... wilderness of pain And all the children are insane All the children are insane Waiting for the summer rain, yeah…
ATTI DI VITA E MALAVITA
Drammaturgia
Sergio Gilles Lacavalla
Regia
Michele Salimbeni
Tre
LES ENFANTS DU ROCK
In una stanza d’hotel. Sul balcone BLIXA E CHRISTIANE. Lei è seduta sulla ringhiera. Lui è dietro di lei. Il video sotto inquadra la città dall’alto.
BLIXA
Tell my why?
CHRISTIANE
I don’t like mondays!
CHRISTIANE si sporge un po’ di più quasi volesse unire il cielo e la strada in un’unica linea. Poi sputa un po’ della birra che ha in bocca nel vuoto con le macchine e la gente sotto e quella che le rimane la mischia alla saliva di BLIXA nella sua bocca. Ancora in avanti sulla ringhiera verso il lunedì.
BLIXA
Attenta amore che così andrai giù!
Nel video ci sono immagini del film Detective di Jean-Luc Godard (lo stesso film che è sul televisore acceso in stanza): JOHNNY HALLYDAY posa il revolver sul comodino. I sottotitoli – solo sulle immagini del film sullo schermo – e una voce fuori campo dicono:
SOTTOTITOLI E VOCE FUORI CAMPO
La grande via col nome della Santa Martire della vendetta che ha dato il suo colore a un pezzo di bandiera, dice che qualcuno verrà ucciso. Bisogna solo attendere.
CHRISTIANE
È da tempo ormai che ci trasciniamo da una città all’altra...
CHRISTIANE si volta di nuovo su BLIXA che le tiene i fianchi.
in esse non c’è mai la luce... (Lo accarezza con un dito sulle labbra) ma solo riverberi duri... (Lo bacia). Perché le grandi città, Signore... (Riprende a guardare sotto a sé i palazzi del pomeriggio – in video: una ragazza bionda lecca il sesso della sua amica, una giovane donna s’inginocchia a terra sputando il sangue dalla bocca quando il suo uomo sbatte la porta e JOHNNY HALLYDAY infila i proiettili nel tamburo della pistola mentre legge sul libro aperto sopra il letto la frase di Shakespeare che parla di città maledette e una ragazzina piange con le labbra sporche di marmellata e il ventre di briciole di pane, un ragazzo si lascia sodomizzare da un altro e viene sul lenzuolo).
SOTTOTILI E VOCE FUORI CAMPO (sulle immagini video che riprendono la città) Qualcuno verrà ucciso. Bisogna solo attendere.
CHRISTIANE
Sono maledette.
All’interno di un club dove si fa musica. Sul palco. CHRISTIANE si gira il filo del microfono intorno alla caviglia e riporta il piede nudo a terra mentre continua a cantare assorta I don’t like mondays. BLIXA, a torso nudo, strappa un altro accordo dalla sua chitarra e quando uno del pubblico si avvicina a CHRISTIANE e le tira il filo del microfono quasi facendola cadere, BLIXA gli tira un calcio in faccia e CHRISTIANE ride e poi il concerto finisce lì col jack della chitarra di BLIXA che si stacca.
In un camerino del locale.
CHRISTIANE
Che schifo di concerto. Io stonavo pure.
BLIXA si asciuga il sangue sul labbro spaccato, poi ci pensa lei con la sua lingua a fermarglielo.
CHRISTIANE
Siamo due rockstar Blixa! (dice guardandosi la caviglia rigata dal filo del microfono). Very punk, con le ferite...e senza un soldo...non c’hanno pagato neanche stasera vero?
BLIXA non risponde e mette la chitarra nella custodia.
CHRISTIANE
Neanche stasera vero? (urla).
BLIXA
Neanche stasera (sussurra).
In strada. Il freddo punge il ventre scoperto di CHRISTIANE subito riscaldato dalla bocca di BLIXA inginocchiato davanti a lei. Sul muro dietro, il manifesto dei Bad Seeds annuncia che tra qualche giorno Nick Cave sarà in città.
In video, le immagini del muro col manifesto e di BLIXA inginocchiato davanti a CHRISTIANE e i sottotitolo con la voce fuori campo che dicono:
SOTTOTITOLI E VOCE FUORI CAMPO
Chi mai andrà a vedere il concerto dei Teenage Wildlife? Christiane stona pure. Ma è colpa dell’alcol e la droga.
BLIXA
Sei tutta sudata amore, ti prenderai un accidente.
CHRISTIANE
E chi se ne frega, pensa solo a farmi venire Blixa.
Nella camera d’albergo. BLIXA si alza dal letto quando CHRISTIANE si mette dentro l’ago. In video: la notte di CHRISTIANE diventa il palco più grande che ci sia dove lei canta sicura e bellissima mentre i fan l’amano dell’amore totale e assoluto che solo chi non ti conosce ti può dare. E la stanza è enorme ed elegantissima e lei gira nuda con soltanto l’anellino che le ha regalato BLIXA sul piede: un anellino di diamanti e schegge di cielo aperto della gloria. BLIXA le bacia il piede sopra l’anellino. Poi anche NICK CAVE prova a baciarle quell’anellino ma BLIXA lo prende a pugni perché solo lui può baciarle i piedi. I piedi della più grande rockstar del pianeta Terra. Nella stanza intanto CHRISTIANE è abbandonata alla sua droga.
Pomeriggio. Nel club. CHRISTIANE sussurra I don’t like mondays seduta sul piccolo palco ingombro degli strumenti per un’altra sera togliendosi gli anfibi. Blixa parla col batterista e accorda la sua chitarra. Poi Christiane comincia a battere con una bacchetta della batteria sull’anfibio continuando a cantare la canzone, senza stonare, sommessa e dolce nella voce. Quindi batte più forte con la bacchetta e si alza per andare in bagno.
La sera. Nel locale, CHRISTIANE, durante il concerto, si toglie il giubbotto e rimane a cantare a torso nudo come BLIXA, il seno piccolo e pallido coi capezzoli turgidi, e poi sputa ad uno che cerca di toccarla e ride quando BLIXA al tale gli punta contro la chitarra e questi arretra e si mischia tra il pubblico.
Nel camerino.
CHRISTIANE
Guarda è tutto strappato! (urla mostrando a BLIXA la manica del suo giubbotto di pelle sulla sua pelle nuda).
BLIXA
È alla moda.
CHRISTIANE
Non dire stronzate Blixa! Stronzate! Non ti hanno ancora pagato vero? Non c’hanno ancora pagato ed è tutto strappato, guarda, guarda cazzo!
BLIXA scuote la testa e CHRISTIANE urina sul pavimento e poi si inginocchia davanti alla sua pipì e vomita tutto l’alcol bevuto quando BLIXA prende la sua giacca e esce dalla stanza mentre CHRISTIANE piange poggiandosi con la schiena alla parete e si asciuga la bocca con la manica del giubbotto.
Pomeriggio del giorno dopo. Nel club.
CHRISTIANE
L’ho cucita (mostra la manica a BLIXA che si accende una sigaretta e poi la mette sulla chitarra. CHRISTIANE si avvicina a lui e gli sfiora le labbra con un dito ma BLIXA si volta).
Non fare così amore...ti prego... (Poi prova a baciarlo ma BLIXA apre appena la bocca e CHRISTIANE può solo accarezzargli con la lingua le labbra).Non ti faccio schifo vero? Dimmi che non ti faccio schifo Blixa mi sono lavata i denti e non puzzo d’alcol e me ne sono fatta poca.
Sera. Nel club, sul palco, sotto il faro, CHRISTIANE si chiude con la mano l’orecchio per sentire la sua voce che canta la canzone che ha scritto con BLIXA un pomeriggio (il ricordo di quel pomeriggio si vede sullo schermo): un pomeriggio d’estate con la pioggia fuori e i sogni ancora sulla pelle, BLIXA le carezzava i piedi mentre lei cantava le parole che aveva scritto sulla sua musica e poi lui le baciava i piedi.
CHRISTIANE
mi fai il solletico
(e riprendeva a cantare e la droga non sapeva neanche cosa fosse e non stonava mai ma neanche adesso, in scena, che si è chiusa l’orecchio e il suo alito sul microfono non sa d’alcol ma solo di fragole e della canzone che parla di due rockstar che fanno l’amore al Metropolitan di gloria vuoto dopo che hanno suonato farebbe l’amore adesso anche su quel palco col suo BLIX che finisce la sigaretta e il faro sopra di lei si spegne in un attimo e CHRISTIANE rimane col microfono legato alla caviglia).
In camerino. BLIXA dà a CHRISTIANE un piccolo bacio sulla caviglia rigata di rosso del filo e poi le bacia il piede sotto la pianta sporca del palco.
CHRISTIANE
Ho cantato bene vero?
(BLIXA fa di sì con la testa)
BLIXA
Quando non prendi tutto quello schifo sei bravissima.
CHRISTIANE sorride orgogliosa e si alza la gonna e BLIXA le abbassa le mutande e infila la lingua nella sua fica e CHRISTIANE mugola e dice
CHRISTIANE
Ti amo, e non voglio più ficcarmi dentro quella roba ma solo la tua lingua le tue dita e il tuo cazzo che mi inietta dentro solo amore amore mio.
In video. JOHNNY HALLYDAY suonerà allo Zenith al Parc de la Villette, ci sta scritto sulla luminaria davanti l’albergo, ma intanto tiene il revolver nella fondina e rilegge Shakespeare sul letto.
JOHNNY HALLYDAY (dal film di Godard)
È da tempo ormai che ci trasciniamo da una città all’altra, in esse non c’è mai la luce, ma solo riverberi duri, perché le grandi città, Signore, sono maledette.
Nella stanza d’hotel. CHRISTIANE manda giù un altro po’ di birra, seduta sul letto.
CHRISTIANE
Attenta amore che vai di sotto. (Si dice contando i pochi soldi che tiene sul palmo, poche monete, mentre BLIXA tira di boxe con la sua ombra).
SOTTOTITOLI E VOCE FUORI CAMPO (sulle immagini della città in video) La città dice che presto qualcuno verrà ucciso. Bisogna solo attendere.
Nella stanza d’hotel. Primo pomeriggio.
CHRISTIANE
Il giubbotto è tutto strappato, guarda Blixa, e con questi non ci faccio un cazzo (mostra i soldi a BLIXA). Un giubbotto nuovo costa troppo…
BLIXA
No è la tua roba di merda che costa troppo!
CHRISTIANE
Voglio un giubbotto nuovo e tu non sei capace di farti mai pagare sei un fallito Blixa! (gli urla contro mentre lui esce dalla stanza e sbatte la porta)
CHRISTIANE
No amore non te ne andare ti prego.
(CHRISTIANE piange bagnata con addosso solo il suo giubbotto rotto e l’odore del bisogno di droga mischiato al sudore freddo e un po’ di bagnoschiuma rimasto sulla pancia).
Mi sono lavata non puzzo tu mi vuoi bene Blixa guarda sto bene non ho preso niente...è che senza non posso più cantare al Metropolitan, lì è bello.
Notte. Nella camera. BLIXA non rientra più e CHRISTIANE piange e trema e suda e vomita e non ce la fa più la stanza è piccola e non ha il suo anellino di diamanti.
CHRISTIANE Voglio il mio anellino, dov’è il Metropolitan perché non c’è nessuno?
Esterno, in strada. La notte è umida e fredda e CHRISTIANE si chiude il giubbotto, esita e poi attraversa la strada.
In camera. Quando CHRISTIANE rientra, la luminaria sullo schermo è fluorescente del concerto che Johnny Hollyday ha fatto mentre loro non hanno suonato. Nel riflesso della pubblicità del live della star del rock che entra nella stanza, BLIXA posa la chitarra al suo fianco sul letto e fa per alzarsi ma lei lo ferma.
CHRISTIANE
No Blixa non mi guardare sono brutta e voglio fare la doccia.
(Va scalza verso il bagno sbattendo sulla parete).
In video. Bagno, piange sotto la doccia.
SOTTOTITOLI E VOCE FUORI CAMPO (Sulle immagini video di CHRISTIANE sotto la doccia). Le lacrime si mischiano alla gocce che scendono dall’alto ma non lavano la vergogna per una dose e lei si strofina forte l’ano e non riesce a smettere di piangere sentendo ancora il tale solo col soprannome rumeno che per quella dose le è venuto dentro il culo quasi subito ma a lei sembrava un’eternità, solo il pensiero del Metropolitan e lei che cantava le ha fatto rilassare per qualche secondo il sedere per non sentire tutta quella vergogna.
Rientra in stanza, senza essersi asciugata. Bagnata com’è si sdraia vicino a BLIXA che si scansa ma lei gli si poggia addosso e gli prende la mano e se la mette sulla fica.
CHRISTIANE
Amami amore dimmi che non ti faccio schifo dimmi che mi ami.
Sullo schermo, e sul televisore, nella stanza vuota, JOHNNY HALLYDAY guarda dalla finestra la grande via col nome di Giovanna d’Arco.
SOTTOTITOLI E VOCE FUORI CAMPO.
La via col nome della Santa Martire della vendetta dice che tra poco qualcuno verrà ucciso.
Mattina. Locale, all’ingresso. A quest’ora, al Violator, il nome del club, non c’è nessuno: solo GEORGE, il proprietario. E BLIXA e CHRISTIANE arrivati molto prima dell’ora del sound check.
GEORGE
Che ci fate qui?
BLIXA
I soldi.
CHRISTIANE
I soldi.
GEORGE neanche li guarda e dice
GEORGE
Passate domani.
BLIXA
Domani è oggi!
CHRISTIANE
Domani è oggi, brutto stronzo!
GEORGE tira fuori dal cassetto una rivoltella ma non fa in tempo a fare niente perché BLIXA lo afferra per la nuca e gli tira una ginocchiata che gli spacca il naso e lo sbatte con la schiena al muro e lo colpisce ancora in faccia con un pugno e un altro al fegato e un calcio e GEORGE è pieno di sangue e rantola a terra e poi smette pure di respirare quando CHRISTIANE, che gli ha preso la pistola caduta a terra, gli spara un colpo addosso senza neanche mirare e poi fruga nel cassetto e prende tutte le banconote che trova e salta contenta e ride e bacia BLIXA sulla bocca e vanno via.
JOHNNY HALLYDAY E SOTTOTITOLI (Sullo schermo e sul televisore nella stanza d’hotel) È da tempo ormai che ci trasciniamo da una città all’altra…
CHRISTIANE (seduta sulla ringhiera del balcone della stanza d’albergo guardando la città sotto di sé) È da tempo ormai che ci trasciniamo da una città all’altra…
(BLIXA si avvicina a lei e le stringe i fianchi).
BLIXA
Attenta amore che andrai di sotto.
JOHNNY HALLYDAY E SOTTOTITOLI (Sullo schermo e sul televisore nella stanza d’hotel)
In esse non c’è mai la luce…
CHRISTIANE (seduta sulla ringhiera del balcone della stanza d’albergo guardando la città sotto di sé) In esse non c’è mai la luce…
JOHNNY HALLYDAY E SOTTOTITOLI (Sullo schermo e sul televisore nella stanza d’hotel)
Ma solo riverberi duri…
CHRISTIANE (seduta sulla ringhiera del balcone della stanza d’albergo guardando la città sotto di sé)
Ma solo riverberi duri... ho bevuto troppo
BLIXA
Come al solito.
CHRISTIANE
Come al solito...ma adesso abbiamo tanti soldi e io mi compro il giubbotto nuovo.
JOHNNY HALLYDAY E SOTTOTITOLI (Sullo schermo e sul televisore nella stanza d’hotel)
Perché le grandi città, Signore…
CHRISTIANE (seduta sulla ringhiera del balcone della stanza d’albergo guardando la città sotto di sé mentre BLIXA continua a tenerle i fianchi) Perché le grandi città, Signore…
JOHNNY HALLYDAY E SOTTOTITOLI (Sullo schermo e sul televisore nella stanza d’hotel)
Sono maledette.
CHRISTIANE (seduta sulla ringhiera del balcone della stanza d’albergo guardando la città sotto di sé mentre BLIXA continua a tenerle i fianchi)
Sono maledette. Eh sì, ho bevuto troppo Blixa e devo fare pipì.
BLIXA
Falla.
CHRISTIANE
Su questa maledetta città, Signore?
BLIXA
Su questa maledetta città, Eugene.
CHRISTIANE
Tanto non ho le mutande. (CHRISTIANE si solleva la gonna e lascia andare la sua urina intanto che BLIXA le mette la mano sul ventre bagnandosela. CHRISTIANE sorride).
Sullo Schermo. Una macchina si ferma e quando il tipo che era seduto dietro scende, JOHNNY HALLYDAY esplode un colpo dalla sua rivoltella.
CHRISTIANE (seduta sulla ringhiera del balcone della stanza d’albergo che continua a guardare la città sotto di sé mentre BLIXA le tiene un fianco con una mano e l’altra è sulla sua fica che continua ad urinare) Le grandi città, Signore, sono maledette.
BLIXA
Chi lo ha detto Eugene?
(BLIXA toglie piano la mano dal sesso di CHRISTIANE e la sua urina, spinta dal vento, le bagna la coscia e poi scende giù sulla caviglia e il piede – l’immagine si vede anche sullo schermo).
CHRISTIANE
Un poeta che ha smesso di scrivere.
Quattro
KING INK
Una strada. L’entrata del club Violator. Notte. Piove.
KYLIE (In piedi davanti alla porta del locale sotto la luce bianca. Ha i capelli biondi corti e arruffati, una maglietta bianca sotto un giubbotto nero e i jeans strappati sulle cosce e le ginocchia scorticate).
Eeiii scrittore, tutto solo sotto la pioggia, che immagine triste!
GILLES si volta verso KYLIE.
KYLIE
Perché non entri? Uummm? (dice e sorride alzando il labbro privo di rossetto da un lato, sulla sinistra)
GILLES la guarda senza rispondere.
KYLIE
Uumm, come sei schivo scrittore... una frase, solo una scrittore (continua lei scompigliandosi ancora di più i capelli con una mano mentre l’altra la tende verso di lui sotto la pioggia. Poi la apre).
GILLES
Non ne ho più (risponde ora GILLES accennando un sorriso e apre anche lui la mano).Guarda.
KYLIE
Uumm, brutta storia scrittore: davvero una brutta storia. Ti stai bagnando tutto, come il mio braccio. (La pioggia scivola sulla manica del giubbotto di KYLIE e bagna la sua mano tesa).
GILLES
Basta non farci caso.
KYLIE
Già, basta non farci caso... ma è difficile, non trovi? Senti qua. (KYLIE si lecca la mano bagnata) Anche questa ha un sapore e a me non piace più e allora tu non puoi bagnarti: non ci sono mica parole qui ma solo un sapore che non mi piace, lo senti? (allunga ancora un po’ la mano verso GILLES. Lui scuote appena la testa e allora lei esce dalla luce bianca e si avvicina a GILLES e gli tocca i capelli). Stanno qui dentro vero? Ma si stanno uccidendo l’una con l’altra e tu non sai quale salvare e non le sai più leggere ed è come se non ci fossero più, inutili, e allora fa male, fa molto male lo so... proprio non vuoi entrare?
GILLES
No grazie...
KYLIE
KYLIE, mi chiamo KYLIE scrittore (accenna un altro sorriso disegnando due piccoli tagli ai lati degli occhi che sottolineano le notti senza dormire e rendono ancora più chiare le pupille dei suoi occhi azzurri. Cerca di asciugare il viso di GILLES con la sua mano bagnata).
GILLES
No KYLIE... sul serio.
KYLIE
Come vuoi scrittore... almeno una parola, te ne è rimasta almeno una con un senso? Il tuo nome, qui, sulla mia coscia. (KYLIE tira fuori dalla tasca del giubbotto un pennarello nero e lo porge a GILLES che si abbassa e gli scrive il proprio nome sulla coscia nuda dallo strappo dei pantaloni. Lei lo guarda fare inclinando la testa. Lui si rialza e le ridà il pennarello).
KYLIE
Grazie scrittore... però adesso è meglio che rientri... vedi? Si sta già sciogliendo con tutta quest’acqua”. (KYLIE sfiora ancora il viso di GILLES e torna sotto la luce bianca, lo saluta con un sorriso ed entra nel locale).
JOHNNY HALLYDAY Zenith Parc de la Villette: la luminaria sopra il palazzo indica che GILLES è arrivato. In una stanza, in penombra nella luce riflessa dell’insegna. Il ragazzo, poggiato alla finestra, può leggere la scritta nelle pupille di GILLES mentre gli apre la camicia.
RAGAZZO
Ti piace Johnny Hallyday?
GILLES
Preferisco Nicola Sirkis.
RAGAZZO
Indochine... sì, perché no?... Nicola e Melissa, chi ti piace di più?
GILLES
Tutti e due (dice con sufficienza).
RAGAZZO
Capito il tipo.
Adesso sono entrambi nudi e il ragazzo, inginocchiato davanti a GILLES, gli lecca il sesso mentre GILLES gli tiene i capelli... poi sono sul letto e ora GILLES accarezza il membro teso del suo compagno del momento... i loro sessi si strofinano l’uno sull’altro e le bocche si baciano poi GILLES gira il ragazzo e lo penetra... si tira fuori qualche secondo prima di venire e viene nella bocca del suo amante e si lascia andare giù guardando la pioggia fuori con la scritta JOHNNY HALLYDAY Zenith Parc de la Villette.
Al Violator. KYLIE si guarda la scritta sulla coscia. Un tale gliela tocca e allora lei gli toglie la mano ma lui le afferra il viso e KYLIE gli sputa in faccia.
KYLIE
Non toccarla!
UOMO (tira fuori la lingua e sbatte KYLIE alla parete).
Troia.
Nella stanza. Il ragazzo viene masturbandosi perché GILLES lo ha tolto da lui. Viene rischiarato dalla luminaria e si avvicina ai suoi vestiti su una sedia. GILLES non lo guarda. Si accorge di lui solo quando la sua sagoma ha un breve scintillio che gli dà appena il tempo di scansarsi per evitarlo. La lama lo sfiora ferendolo in superficie e GILLES lo colpisce subito con un pugno e un calcio. Il ragazzo si alza, ha perso il coltello ma gli si butta addosso: GILLES lo atterra con una ginocchiata e un gancio. Poi si inginocchia vicino a lui sul pavimento e lo colpisce ancora sul viso. Prende la sua roba, si veste in fretta e abbandona quell’appartamento lasciandosi aperta la camicia e in strada la pioggia gli sveglia di nuovo la pelle scoperta.
In strada.
KYLIE
Lo sapevo scrittore... lo sapevo, per questo ti ho chiesto di entrare (si dice andando di fretta verso la fermata del métro. Si tocca il viso arrossato per la mano del tale e allunga il palmo nel vuoto per toccare il viso bagnato di GILLES che ancora non è arrivato alla stazione. Ma arriverà. Ne è sicura).
Sotto il métro. Il rumore e il vento dell’arrivo del convoglio. Solo quell’aria fa sentire a GILLES il dolore del taglio del pugnale. Soltanto adesso si accorgere di essere stato ferito. Il sangue cola e ormai traspare dalla manica della giacca. Ma non è niente. Entra nel vagone vuoto a quell’ora. Si butta a sedere su una panca mentre il treno chiude le porte.
Nel vagone.
KYLIE
Su, guardami scrittore.
(GILLES gira il viso su quello di KYLIE entrata senza che lui se ne sia accorto. Ma d’altronde neanche lei si è accorta della sua ferita).
KYLIE
Ci si rincontra scrittore... che combinazione vero? Si dice sempre così: combinazione, coincidenza, coincidere... già, è che alla fine siamo tutti di continuo in cerca di chissà quale coincidenza... e se non la troviamo, ce la inventiamo... non è così scrittore?
(GILLES la guarda senza dire niente, alza solo appena le spalle)
KYLIE
Sì, è così.
(GILLES abbassa lo sguardo)
KYLIE
No, no scrittore, su guardami.
(GILLES risolleva il viso)
KYLIE
Ecco, così.
(KYLIE sorride e GILLES le dice):
GILLES
Hai begli occhi, grigi trasparenti.
KYLIE
No, sono azzurro-verdi, verdastri sporchi d’azzurro, è per via delle luci... no è per colpa di tutta la roba che butto giù e perché non dormo più... non mi guardo più allo specchio e guarda che mani tutte mangiate uno schifo... ecco, schifo. (KYLIE mostra le mani a GILLES e poi se ne passa una tra i capelli bagnati e poi la passa tra quelli di GILLES tirandoglieli indietro). Lo sapevo che ti ritrovavo, per questo sono andata via prima, non mi sono neanche cambiata non mi andava, niente soldi stasera ma proprio non mi andava, hai presente quando proprio non ti va?
GILLES
Sì, ho presente (sorride).
KYLIE
Non è stata una grande serata, ammettiamolo, se tu ti fossi fermato però poteva essere diversa invece guarda qua: solo pioggia e le stesse parole di prima, ovvero niente, vabbe’ è andata così, sarà per un’altra volta, si dice sempre così ma un’altra volta non c’è mai oppure è diversa che forse è anche peggio ed è un peccato un vero peccato, che vuoi farci scrittore. Ce l’hai una sigaretta?
(GILLES scuote la testa)
GILLES
Non fumo.
KYLIE
Fa niente... niente sigaretta e niente parole eppure... (KYLIE tira fuori dalla borsa un libro di GILLES, lo apre). Eppure qui ce ne sono tante... proprio tante... l’hai amata? Sì, Jeanne d’Arc... sei tu Gilles, Gilles de Rais (GILLES sorride). Adesso tu vorresti dirmi: è solo un libro... e va be’, è solo un libro.
Quando la porta del vagone si apre per un’altra fermata, KYLIE guarda fuori:
KYLIE
Guarda scrittore... c’hai fatto caso che le pareti delle stazioni, i muri, sono ricoperti di maioliche, come quelli dei cessi pubblici?... forse perché qui sotto, in giro, in ogni fermata di questa maledetta città, non c’è che merda... soltanto questo, merda (sospira e alza le spalle). Le parole dei profeti sono scritte sui muri del métro…Un’altra fermata e sono arrivata... e tu dove vai scrittore?
GILLES
Da nessuna parte... a casa.
KYLIE
E non è nessuna parte casa tua? Allora scendi con me.
(GILLES sorride e fa cenno di no)
KYLIE
Non sono bella?
GILLES
Sì sei bella.
KYLIE
Non mi guardo mai sui vetri del métro, esaltano tutti i tuoi difetti... grazie per il bella... guarda... (KYLIE abbassa lo sguardo sulla scritta di GILLES sulla sua coscia) È ancora qui, il tuo nome, nonostante la pioggia... è ancora qui. Be’, io sono arrivata... proprio non ti va di scendere con me?(KYLIE tocca GILLES sul braccio e solo ora si accorge del suo taglio e del sangue, ma anche lui se ne era scordato).Cazzo scrittore, guarda qua (dice senza essere meravigliata, non c’aveva più pensato ma lo sapeva).
GILLES
Non è niente.
KYLIE
Ma che hai fatto? Non dirmelo tanto lo so, lo sapevo sai?
(GILLES allora non risponde. E comunque non avrebbe risposto).
KYLIE
Dai, scendi con me che ti medico io.
GILLES
Grazie...
KYLIE
Kylie, mi chiamo Kylie... te ne sei dimenticato.
GILLES
Va tutto bene Kylie.
KYLIE
Ma quale tutto bene, non ti dico niente ma scendi con me.
(GILLES fa no con la testa)
GILLES
Non è niente, davvero.
(KYLIE si guarda la mano sporca di sangue, poi fissa per qualche secondo GILLES)
KYLIE
Davvero?
GILLES
Davvero.
KYLIE gli accenna un sorriso, gli sfiora le labbra con la mano sporca di sangue e si avvia alla porta che si apre. Prima di uscire si volta:
KYLIE
Sono un’attrice, sai scrittore? Adesso lavoro al Violator ma sono un’attrice... anche se per ora senza una storia... neanche tu, vero scrittore?... ecco, ci vorrebbe solo una storia, e più è finta e meglio è, non trovi?... solo una storia finta... potresti darmene una tu... un giorno.
(GILLES le sorride)
KYLIE
Ciao scrittore, curati quella ferita... e cerca di trovarle, quelle parole.
KYLIE lascia il vagone. GILLES si tocca il braccio che ora comincia a fare male, ora che KYLIE è andata via. Lei non si volta indietro e mentre il treno sparisce nel tunnel si dice:
KYLIE
Ci rincontreremo scrittore... magari di giorno e dopo aver dormito... e faremo finta di non conoscerci... forse è questo il modo. Chissà?

My Interests

Teatro, danza, cinema, letteratura, musica, arti visive, arti marziali e discipline da combattimento (cintura nera e istruttore di kickboxing e muay thai)

Music:

Lou Reed, The Velvet Underground, Iggy Pop, The Stooges, Iggy & The Stooges, David Bowie, Bob Dylan, Bryan Ferry, Roxy Music, Nico, Marianne Faithfull, Leonard Cohen, Neil Young, Calexico, Nick Cave, Crime + The City Solution, Einsturzende Neubauten, Peter Murphy, Bauhaus, Love and Rockets, The Raveonettes, Virgin Prunes, Gavin Friday, Andi Sex Gang, Sex Gang Children, The Smiths, Morrissey, Depeche Mode, Clock DVA, The Young Gods, Tom Waits, Rolling Stones, The Doors, Lio, Stereo Total, Les Rita Mitzouko, Max Sharam, Fiona Apple, Audioslave, The Dresden Dolls, Pankow, Neon, Jeff Buckley, dEUS, Eels, Patti Smith, The Cure, Death In June, Tindersticks, Cousteau, Sister Of Mercy, Killing Joke, Led Zeppelin, Robert Johnson, Johnny Cash, Janis Joplin, Lydia Lunch, Teenage Jesus And The Jerks, Mars, D.N.A., Libertines, Suede, Baustelle, Caetano Veloso, Chico Buarque, Deltahead, Burt Bacharach, Ennio Morricone, Beach Boys, Suicide, Coil, Kraftwerk, Vaya Con Dios, Andrea Chimenti, Moda, Diaframma, Garbo, Fuzztones, Link Wray, Antonio Carlos Jobim, La Uniòn, Jesus and the Mary Chain, Gram Parsons, Atari Teenage Riot, Alec Empire, Hiroshima Mon Amour, Current 93, Kirlian Camera, Swans, Unsane, Cocteau Twins, Sonic Youth, Air, Nine Inch Nails, Skinny Puppy, The Cramps, The Meteors, Joy Division, Manu Chao, Noir Désir, Téléphone, Indochine, Serge Gainsbourg, Jane Birkin, Charlotte Gainsbourg, Nirvana, Hole, Soundgarden, Nervous Cabaret, Acoustic Ladyland, James Chance/White, John Coltrane, Ornette Coleman, Naked City, Miles Davis, Sex Pistols, The Stranglers, The Damned, Germs, PIL, Gun Club, Hank Williams, Spiritual Front...

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