[ITA]
Michele Lo Savio
Scafati. Quattordici | Otto | Millenovecentottantasei.
È difficile spiegare come la musica, e poi le arti in generale, si siano, dapprima, insinuate nella mia vita d’infante, per poi prendere improvvisamente il sopravvento sulle basilari funzioni vitali del mio organismo.
Fatto sta che sin dall’età di tre anni, non sono mai riuscito a resistere al fascino del pianoforte. Sarà forse stato per via di quell’armonia grafica creata dall’alternarsi di tasti bianchi e neri. Sarà forse stato per l’idea che pigiare quei tasti mi rendeva delle capacità creative non comuni ai più grandi pianisti del passato: il saper fare rumore.
Fu così, fortuitamente, che all’età di sei, un po’ per irrefrenabile desiderio, un po’ per capriccio, decisi di seguire le orme di mio cugino e cominciai a prendere lezioni di piano. Ancora oggi lo ringrazio.
Per otto anni presi lezioni di piano, fino al giorno in cui un incidente mi causò la frattura dell’ulna e del radio dell’avambraccio sinistro. I tentativi alla ripresa delle lezioni furono vani.
Ci provai con la chitarra, ma mi confessò di essere tutt’altro che una tipa facile.
L’incidente deviò il corso degli eventi, ma io di certo non cambiai aspirazioni, né attitudini. La composizione musicale su PC mi offrì una reale valvola di sfogo. Con essa allargai anche i miei orizzonti musicali. Fino ad allora mi ero nutrito di Queen, U2, Red Hot Chili Peppers, e simili. Mi dedicai inizialmente alla musica techno, che lentamente abbandonai - ma che a volte riprendo con alcune rivisitazioni - mentre cominciavo a trovare nei Subsonica, nei Motel Connection, nei Chemical Brothers, in Robert Miles e nei Depeche Mode la mia reale vocazione: l’elettronica e l’ambient.
Gli studi universitari di Architettura - non terminati - oltre ad aver dato una pesante influenza nel campo delle arti grafiche, mi aprirono la mente sul da farsi: appena rinunciai agli esami dati, mi iscrissi al DAMS di Fisciano, dove oggi i miei orizzonti creativi si allargano di giorno in giorno. Lo studio di altre discipline artistiche vicine, adiacenti, ma comunque diverse dalla musica mi apre la mente. Continuamente. Nuove finestre sul mondo. Nuovi sguardi. Ed ogni volta ho nuovi occhi. Negli ultimi mesi ho testato la mia ars scribendi in alcune decine di brevi componimenti letterari in versi, e la mia immaginazione in alcune sceneggiature per alcuni cortometraggi e per un lungometraggio. Per quanto la mia mente in tutti questi anni non si sia mai avvicinata a questo pensiero, mi sono poi accorto che in effetti il procedimento creativo non è tanto diverso da quello che si attiva per la composizione musicale.
D’altra parte, quando compongo una traccia musicale, il procedimento include un’automatica fase immaginativa di scene - reali e non – donatemi dall’ispirazione. Nello scrivere una sceneggiatura, accade esattamente il procedimento inverso.
Infine la fotografia, la lettura, l’astronomia - in maniera contemplativa - e l’ozio - soprattutto - sono gli ultimi elementi del plasma, che, in continuo mutamento e ad alte temperature, alberga nel mio organismo.
[ENG]
Michele Lo Savio
Scafati. Nineteen Eightysix | August | Fourteenth.
It’s not so easy to explain how music - and then the arts generally - penetrated into my infant life, and then suddenly took possession of the basic vital functions of my organism.
Since I was three, I’ve never resisted to piano’s fascination. It could have been because of that graphic harmony, created by black and white keys alternation. It could have been for some creative capacities I could get - not in common with the gretest pianists - pressing those keys: making noise.
So, fortuitously, at the age of six, I decided to follow my cousin’s footprints taking piano lessons, a bit for wish, a bit for freak. I still thank him.
I took piano lessons for eight years, until the day I got a double left forearm fracture. Tries to lessons resumption were useless.
I tried to flirt with a guitar, but she confessed me to be everything but an easy charachter.
The accident changed the course of events, but not my ambitions and attitudes. Music composition by PC offered me a real outburst–valve. I enlarged my musical horizons with it. Till then, I fed – musically talking – on Queen, U2, Red Hot Chili Peppers, and similar. First I gave myself up to techno music, which I slowly gave up – but sometimes I recover it with some revisitations – while I began to find in Subsonica, Motel Connection, Chemical Brothers, Robert Miles and Depeche Mode, my real vocation: Electronic and Ambient Music.
Architecture University studies – dropped out – as well as giving me a heavy influence in graphic arts sphere, they opened my eyes on what I had to do: as soon as I gave up the exams done, I joined DAMS (Arts, Music and Show Disciplines) in Fisciano, Salerno, where my creative horizons enlarge themselves from day to day. Study of other artistic disciplines, near, adjacent, but however different by music opens my mind. Endlessly. New windows on the world. New sights. And every time it’s like if I had new eyes. In the last months I’ve tested my ars scribendi in some tens short literary works in verses, and my imagination in some film-scripts for some short films and a long film. As long as my mind never came up to this thoughts in all these years, then I’ve realized that creative process is not so different by that one activated by musical composition.
On the other hand, while I compose a musical track, this process includes an automatic imaging phase of scenes – real or not – given to me by inspiration. Writing a film-script, it succeeds the opposite process.
In the end, photography, reading, astronomy – in a contemplating way – and idleness – moreover – are the last elements of plasma, which, in constant mutation and at high temperatures, harbours in my organism.