D: Perché parlare di abuso sul sito dell'ABA?
R:Perché un gran numero di donne, che si incontrano all'ABA da quindici anni, hanno
rivelato abusi sessuali, di solito intrafamiliari, quindi nella cerchia dei familiari, padri, fratelli, cugini nonni.
Questo mi ha fatto pensare sempre di più che non sia possibile trattare un disagio come l'anoressia e la bulimia senza trattare anche l'abuso.
Credo che si debba anzi trattare prima l'abuso, che mi sembra essere il primo tempo che promuove anoressia e bulimia come conseguenze, spesso proprio determinate da un trauma grave come l'abuso sessuale.
D: In che senso l'abuso è un trauma?
R:Credo che l'abuso, in particolare quello intrafamiliare, sia in assoluto il più grosso trauma che possa subire un essere umano.
Rompe spesso per sempre la fiducia che un soggetto dovrebbe avere da piccolo.
Viola, non solo il corpo, ma qualsiasi possibilità di fidarsi ed affidarsi per tutta la vita, promuovendo sensi di colpa devastanti Infatti chi è stato abusato si sente sempre in colpa.
Credo che si debba lavorare molto su questo per poter entrare in relazione con un soggetto abusato che si presenta all'ABA ( e direi anche altrove). Tutti gli operatori dovrebbero capire bene questo.
Ed è quello che ho cercato di trasmettere in equipe a Milano e a Roma.
D: Quali cicatrici lascia il trauma dell'abuso nelle donne che ne sono vittime?
R:Le cicatrici dell'abuso sono cicatrici che spesso si inscrivono nel corpo ma che, più drammaticamente, si inscrivono nella mente del soggetto abusato.
La cicatrice che più spesso viene nominata dalle donne che vengono all' ABA è quella di vivere il proprio corpo come una pattumiera, di trattarlo come tale e di non riuscire ad avere rapporti d'amore con un uomo, se non cercandosi altri uomini che le tratteranno nello stesso modo con il quale sono state trattate, cioè con altre condotte abusanti.
Queste pazienti, senza rendersi conto, in qualche modo le cercano, per poi ritrovarsi nella ripetizione.
D: Perché le donne che hanno vissuto un abuso non riescono a parlare della violenza subita?
R: Non riescono a parlare della violenza subita perché non si sentono vittime ma in qualche modo causa della violenza, perché provano vergogna, un senso di inadeguatezza totale e spesso anche perché non pensano che il loro racconto possa essere creduto da un operatore.
Tutto questo anche grazie all'abilità di chi abusa di loro che riesce a ridurle a niente e a schiacciare anche la loro parola.
Un'altra ragione, oltre a tutto ciò, è il fatto che svalutano e non ritengono sia grave ciò che è accaduto loro.
Quando questo accade in età precoce non hanno la possibilità di fare confronti con altri bambini quindi tendono a ridurre l'evento traumatico. Per questo fanno fatica a rivelare un abuso.
Quando l'operatore ha gli strumenti per accogliere una rivelazione di abuso e fa capire che quello che è successo è una cosa importante, anche per la cura, loro riescono a ricordare meglio. A volte ci mettono mesi o anni per ricordare tutto fino in fondo e a rendersi conto che quello che è accaduto è invece, come l'ho definito prima, il trauma più grave in assoluto che una persona possa subire. Credo che l'abuso sessuale sia come uccidere un bambino, ucciderlo dentro.
D: L'ABA come aiuta le persone abusate?
R:L'ABA, da molti anni, ha cercato di porre un ascolto particolare alle rivelazioni di abuso, sostenendo e accompagnando le pazienti nel momento dolorosissimo del ricordo.
L'ABA ha avuto un gruppo che si è occupato prevalentemente di donne abusate con una sintomatologia anoressica-bulimica e ha accolto in altri gruppi le pazienti che avevano rivelato un abuso, così come le riceve in un setting di terapia individuale.
D: Quindi possiamo dire che il cattivo rapporto con il proprio corpo e di conseguenza con il cibo, che è il motivo per cui molte donne si rivolgono all'ABA, è in qualche modo la conseguenza di questo dramma così terribile che è il trauma dell'abuso?
R:Si, è così. Oltre che avere un cattivo rapporto con il proprio corpo, che si manifesta nei sintomi anoressico-bulimico, queste donne hanno delle condotte autolesive, si feriscono da sole, un po' per punirsi, un po' perché queste ferite dicono la loro sofferenza. Soffrono di depressione, di senso di inadeguatezza, attacchi di panico fortissimi, disturbi del sonno. Ma soprattutto convivono col vissuto di essere delle donne inquinate, inadeguate e buone a nulla, quando invece sono persone splendide, direi tutte nessuna esclusa, che hanno solo bisogno di uno spazio per poter rimettere assieme i pezzi della loro infanzia violata. Spesso offrendo loro questa opportunità si vede che anche il disturbo anoressico-bulimico rientra.
***Un appello al padre.
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***La sofferenza, la creatività , l’amore.
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***L'anoressia e la bulimia
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