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THE SMALLEST TOURING GALLERY OF THE WORLD
LA GALLERIA PIU’ PICCOLA DEL MONDO
WHITE CUBE EUROPE, the itinerante more small of world, already active gallery from 2000(Komà Gallery).
The plan, divided in W.C.Apex (the itinerante gallery) and W.C.Satellites (stable in several cities) is finalized to the creation of a great cooperative minium circuit galleries, one comunicazionale network dislocated on all the territory (for Italian hour) convergent in an only plan and a common name: White Cube Europe.
The adhesions to the great plan of white cube the satellite already have left in city like Milan, Bologna, Rome, Bariums, Cartoceto (Pesaro e Urbino).
Staff of the White Cube the Apex:
Michele Mariano and Christian Rainer (promoters and curators),
Helena Rusikova (critical and historical of the art),
Il WHITE CUBE EUROPE, la galleria itinerante più piccola del mondo, già attiva dal 2000( Komà Gallery).
Il progetto, diviso in W.C.Vertice (la galleria itinerante) e i W.C.Satelliti (stabili in varie città ) è finalizzato alla creazione di un grande circuito cooperativo di mini gallerie, una rete comunicazionale dislocata su tutto il territorio (per ora italiano) convergente in un progetto unico ed un nome comune: il White Cube Europe.
Le adesioni al grande progetto dei white cube satellite sono già partite in città come Milano, Bologna, Roma, Bari, Potenza , Cartoceto (pesaro e urbino).
Lo staff di White Cube Vertice, è composto da:
Michele Mariano e Christian Rainer (promoters e curatori),
Helena Rusikova (critica e storica dell’arte),
EVENTS: 8 novembre 2006 White Cube Vertice
PALLONI
Installazione performance di Gledys Zuniga
Venerdì 10 novembre 2006 Ore 15,30 Provvidenti (CB)
A cura di Michele Mariano e Christian Rainer
Testo di Helena Rusikova
L’installazione è all’interno del progetto 4venti live (ideato e prodotto dalla KomArt) in svolgimento a Provvidenti, piccolo comune (60 abitanti) in provincia di Campobasso L’avvio dell’installazione, è avvenuta l’8 ottobre con la posa del primo pallone da parte di ROY PACI. A seguire tutti i giovani gruppi coinvolti nel progetto hanno posato, ciascuno componente, un pallone ancorato ad una delle case pel paese. Il 10 novembre data di chiusura del progetto tutti i palloni verranno liberati, contemporaneamente alle ore 15,30, in cielo. Una telecamera su di un elicottero riprende il momento.
www.4ventilive.com
TRA I MANZONI PREFERISCO QUELLO VERO:PIERO,CANTANO I BAUSTELLE.
Il problema del vero, dell’autentico è appunto spesso posto nelle opere di Manzoni, anche se in realtà si è spesso trattato di parodiare il concetto stesso di presunta unicità di un lavoro artistico.
In definitiva è un arte che parla male di se stessa, che mette in discussione il ruolo dell’artista tanto quanto l’importanza dell’opera. Forte di questi principi contro l’esclusività dell’arte, l’artista argentina Gledys Zuniga ha recuperato un progetto di Piero Manzoni mai realizzato, concepito nel 1962, facendolo proprio.
L’opera consiste in un numero imprecisato di palloni gonfiati ad elio, che in origine dovevano essere collocati sui tetti di tutte le case del paese natale dell’artista (Soncino, CR) da cui poi sarebbero stati liberati e ripresi con una telecamera dall’alto, durante la loro ascensione. Il progetto è in questo caso presentato dalla Zuniga, su invito del White Cube-Europe, nel paese di Provvidenti, in Molise.
L’artista argentina dice a proposito dell’operazione: “Non ho voluto modificare l’idea di Manzoni, ma allo stesso tempo, trasportandola in luogo non contemplato dal progetto, ho come rivendicato questa idea di futilità dell’arte che era molto cara a Manzoni (…) In più per me è stata un’esperienza importante in quanto ha rappresentato l’antitesi del mio recente lavoro “La chica aparecida†in cui ho fatto lanciare da un aereo sulla città centinaia di uccelli imbalsamatiâ€.
Non si tratta quindi di un omaggio al celebre artista scomparso, bensì di un modo per proseguire la lezione da lui appresa, farsi passare la staffetta a sua insaputa per continuare il discorso lasciato in sospeso, aggiornarlo e soprattutto testimoniare che non solo la merda può essere d’artista, ma anche un’artista può essere di merda. Perché il paradosso dell’arte è che l’opera come il suo autore non hanno alcun valore ed è proprio questo a renderli importanti.
Helena Rusikova
EVENTS: 12 marzo 2006 White Cube Vertice
FORD FRUSTRAZIONE
Di Marc Giloux,
A cura di Christian Rainer e Michele Mariano, testo critico di Helena Rusikova.
Domenica 12 Marzo durante tutta la mattina
via Zamboni 2, Bologna.
F COME FEDE, FORD E FRUSTRAZIONE
di Helena Rusikova
A Bologna, nella mattina di domenica 12 febbraio 2006, mentre molti dei passanti si chiederanno cosa ci faccia una Ford Station Wagon parcheggiata sulle strisce pedonali in pieno centro, ignoreranno che contemporaneamente una riproduzione in miniatura della stessa, sarà collocata a circa 20 metri sopra le loro teste, sul tetto della basilica di San Bartolomeo, vsibile correttamente solo dalla cima della torre degli asinelli.Infatti la riproduzione in scala dell’automobile è concepita sulla base di rapporti matematici proprio per essere osservata da quella posizione ed avere l’impressione che l’auto vera sulla strada e la sua copia sul tetto siano delle stesse dimensioni. Aldilà dell’eccezionale spunto visivo, Marc Giloux ripropone la sua idea di operazione artistica, come qualcosa di irrisolto, che si compie sempre altrove. La parzialità di un lavoro è il punto di partenza per suggerire l’esistenza di un’idea che non può essere compiuta inquanto astratta ed estremamente dilatabile. Questa idea si realizza altrove rispetto alla sua traccia visibile, lasciando la propria metà del cerchio sconosciuta, proprio allo scopo di non fornire risposte su sé stessa.Le opere di Marc Giloux non sono considerabili degli incompiutilasciati al libero arbitrio di chi guarda: diversamente la sua opera è completa e conclusa, ma divisa in due e con una delle metà nascosta dove nessuno la trova. La certezza che un’altra metà esista, ci rassicura sull’esistenza di una compiutezza; al contempo, il non vederla, suggerisce una molteplicità di soluzioni differenti. Per certi versi si tratta di avere fede. Per altri, è l’incertezza della fede a creare questo senso di frustrazione.Marc Giloux, con questo intervento commissionato in occasione della mostra Drive, tenutasi alla GAM di Bologna, ha voluto giocare con i chliché della città , tra storia antica e contemporanea, dalle due torri al motor show.Privo di qualunque egomania e autocelebrazione, a differenza della gran parte del mondo dell’ arte, Marc Giloux sceglie di fare un’opera, ma di non mostrarla. Rinuncia a dare prova del complesso processo lavorativo che lo ha portato a questo risultato - per altro dal forte impatto visivo - che deve rimanere sconosciuto. E’ tanto più forte l’operazione, quanto più si consideri l’energia impiegata per realizzarla.
Ford Frustrazione è l’ironico nome del modello di auto creato da Marc Giloux: un auto che ha richiesto mesi di lavorazione per essere realizzata nei minimi dettagli, ma che non ha nessuna funzione utile. Nemmeno quella di essere guardata.