L’hip hop si scioglie nel rock melodico. Le nuove frontiere del pop confinano con il sud. Gli strumenti vengono accordati, quasi per scherzo, nella provincia cosentina; all’epoca non ci sono club in cui esibirsi dal vivo, ma la voglia di esprimersi è tanta e il mondo del rap ha già fornito ad alcuni giovani talentuosi le coordinate del palco.
Ottaviano Meoni è noto come OTTO, uno dei membri del progetto PAOLA TRIBE, combo hip hop in cui esordisce Macro Marco (oggi dj vincitore del più importante european clash in ambito reggae) . Quando la crew perde di intensità , in un’epoca in cui la prima età dell’oro del rap italiano genera controsensi e fallimenti, Otto non molla e procede da solo realizzando diversi demo con l’ausilio degli amici di sempre (Macro Marco, Tritone, Iascu) , e continua a comunicare con altri artisti hip hop (Kiave, Don Gocò e tutta la Popucià Band, Dest e Migliori Colori) . Ma la musica prende il sopravvento e i canoni home-made del suono puramente campionato trovano simbiosi in nuove prospettive armoniche.
È il 2001 quando Otto sposa la voce e la chitarra di Ferdinando Ceravolo (in arte NERO) per la prima volta; la loro prima band si chiama PUNTO E BASTA (vedi www.myspace.com/puntoebasta). Il gruppo realizza un demo che incontra l’entusiasmo del pubblico e della critica, arrivando per ben tre volte alle semifinali del TIM TOUR. IL loro è un crossover in cui melodia e rap si alternano tra suoni acustici e chitarre fibrillanti, in una sinergia tra analogico e digitale che continua a muovere i tasti del loro intimo concetto di Pop.
Il 2006 è l’anno del un nuovo inizio. OTTONERO segna l’innovativa svolta connubio tra OTTO e NERO, un’unione fatta di scambi culturali intensi. I ragazzi sono cresciuti e le vicende personali stimolano un cambiamento che affina la poetica e mette a fuoco le passioni dell’anima. Testi pregni di significato, disincantate visioni del mondo e della società che non si privano di un melodico approccio romantico alla canzone, conservando la dialettica del rap, in un’alternaza di toni che racchiude decenni di musica italiana e strizza l’occhio all’America, rinunciando però a peculiarità prettamente adolescenziali per coltivare un aspetto semantico della maturità : la vita stessa. Mille influenze e due voci. Microcosmi e pianeti differenti che trovano un’orbita comune. Scambi. Comunicazione come principio strutturale del suono. Il loro crossover trova un valido interlocutore in Alessandro Guido che realizza le registrazioni in studio e porta all’interno del disco la proprioa esperienza acquisita in ambito jazz come fonico ufficiale degli album prodotti dalla PICANTO. Se gli Zero Assoluto tendono ad essere gli idoli delle ragazzine, il progetto OTTONERO rischia di accontentare i delusi servendosi dello stesse tendenze musicali, ma guardando un minimo all’elettronica e, soprattutto, rinunciando alle sterili dinamiche commerciali per descrivere la realtà intima di uomini ancora ragazzi e di ragazzi troppo maturi per parlare delle vecchie fidanzate. Nessuna pretesa, solo voglia di esprimersi. Forse dagli esordi è questo presupposto l’unica cosa a non essere cambiata in questo duo. La vita scorre e non è indolore, la musica è l’unico posto dove guerre e paci trovano confronto e conforto. Angeli e demoni come in un romanzo. Ma l’esistenza di questo suono è puramente reale…
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