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Benvenuti navigatori del World Wide Web, vi vedo pronti!!!

Sicuramente, se siete giunti fin qui, è perché volete che vi racconti una storia, anzi “La Storia”.

Se avrete la pazienza di leggere quanto segue sarete accontentati.

Tutto ebbe inizio in un affollato locale nei pressi di Alba. Quella sera del 18 luglio del ’97 mi trovavo là, con un pugno di vecchi amici, per ascoltare un po’ di buona musica, quando, improvvisamente, giunsero alle mie orecchie delle voci inquietanti.

Si trattava di due stranieri, uno dei quali si faceva chiamare Blessed, che comunicavano fra loro usando una strana lingua, ricca di suoni a me sconosciuti (whe, c’dà, m’nà, tr’mà).

Mi presentai ai due spinto dalla curiosità, nonostante fossi molto intimorito dalla loro presenza; soprattutto da Blessed, il più anziano e rude fra i due, quello che si esprimeva coni suoni più incomprensibili e con lo sguardo sempre “serio”.

L’altro invece, Mkò, mi parlava con un perenne sorriso stampato sul volto… che mi stesse deridendo?

Scoprii solo alla fine di quella serata estiva che ci trovavamo lì per lo stesso motivo: stavamo inseguendo la stessa cometa e, inevitabilmente, quella sera di luglio, le nostre strade si erano incrociate. Che fosse un presagio?

Chi erano quei due individui ai quali non potei fare a meno di rivolgere la parola?

Il rude dallo sguardo serio e l’altro, che a fine serata non aveva smesso un secondo di ridere…?

Il giorno successivo ricevetti una telefonata da Mkò, al quale avevo lasciato il mio recapito telefonico la sera prima.

Mi invitava a casa sua… Nonostante i dubbi, accettai.

Viveva in un posto molto strano: vidi semafori pedonali e segnali stradali sparsi per tutta la casa.

Mkò sorrideva ancora (pensai a quel punto che avesse subito una paresi), mentre l’altro era impegnato in faccende enigmatiche: parlava con gli altri coinquilini di Mkò di modifiche, riparazioni… Ma la cosa più inquietante era che ciò che era rotto, al suo tocco, riprendeva immediatamente a funzionare. Era incredibile! Nel tempo in cui mi trattenei da loro riparò elettrodomestici di vario genere, prese della luce, il citofono, la vasca da bagno e modificò la pulsantiera dell’ascensore.

Ma chi era costui? Ogni qualvolta aggiustava qualcosa, cambiava espressione ed esclamava soddisfatto: “Wheee!!!”. Altrimenti, in caso di errore, esprimeva il suo disappunto alzando lo sguardo al cielo dicendo: “Chi t’ha muert’”.

Questi strani riti mi turbarono molto. Appena potei lasciai la casa.

Qualche settimana più tardi mi trovavo in compagnia di Mkò (Michele scoprii essere il suo vero nome), quando sul mio cammino si presentò un altro individuo dallo sguardo misterioso.

Indossava una lunga pezza che cingeva il suo capo e viveva in una stanza buia, nello stesso caseggiato di Michele.

Appena varcato l’uscio della sua camera, notai subito una chitarra amorosamente appoggiata sul suo letto. Incuriosito gli chiesi senza indugio: “Anche tu suoni, uomo dallo sguardo severo?”.

Ci fu un silenzio di circa 40 minuti e lui, dopo avermi fissato per tutto quel tempo, rispose con voce glaciale: “Si!”. Allora capii che quel giorno avevo incontrato il Maestro. (Stefano).

Blessed, Mkò e il Maestro facevano parte della stessa band, i MetemPsicosi, alla cui voce c’era una ragazza della quale allora conoscevo soltanto il nome.

Di lei sapevo che si era appena lasciata alle spalle un progetto solista, un album dalle sonorità progressive passato quasi inosservato, sicuramente perché troppo avanti rispetto ai tempi.

All’ascolto risultavano brani sperimentali dalle melodie ardite e testi neorealisti che parlavano di tavolini che fumavano, colazioni, cappuccini, autotreni…. Rimasi stupito… materiale da pelle d’oca!!!

Il giorno in cui Cinzia (questo il nome di lei!) ebbe un volto, in me sorse subito un forte dubbio… mi trovavo nella vecchia sala prove in cui la band usualmente si ritrovava una volta a settimana, ed ascoltavo, eseguita da loro, una cover di un brano ai tempi molto popolare.

Ma le cose non quadravano! Al posto del testo originale in inglese ascoltavo una rivisitazione in un dialetto a me sconosciuto.

Ma che lingua era mai quella? Stavo forse ascoltando nuovi suoni onomatopeici? Il fatto è che lei stava leggendo le parole dal testo! Ripensai a ciò che sentii il 18 luglio dalla voce di Blessed… che fossi venuto a contatto con una strana tribù? Veneratrice di divinità minori? O si trattava di una nuova torre di Babele?

Non me ne rendevo conto, ma anche io iniziai ad essere assorbito da loro!

Battezzai Blessed con un nuovo nome “Proteus” e, nel mio parlare, spuntavano espressioni insolite; anche il mio accento iniziava a modificarsi. Qualcosa succedeva ma era assolutamente fuori dal mio controllo.

Intanto le collaborazioni e le affinità musicali con Mkò si moltiplicavano velocemente, fino al giorno in cui, diversi mesi più tardi, mi fu chiesto di sostituire il Maestro in sala prove.

Questi, per ragioni di carie, era dovuto tornare nella sua terra di origine ed io, dopo giornate intere passate con Michele a suonare, conoscevo perfettamente il loro repertorio. Così accettai.

Ancora una volta assecondai le richieste di Mkò che sembrava avere il controllo della mia volontà.

Sarà stato il suo sorriso ipnotico, oppure si trattava di Proteus che aveva condizionato il mio cervello con una veloce e raffinata modifica delle sue?

Sta di fatto che da quel giorno le chitarre dei MetemPsicosi divennero tre (marzo 1998)… il Maestro si sarebbe ricongiunto al gruppo qualche settimana dopo.

Ma manca ancora un elemento… “il VI elemento”!!!.

Viaggiando nella memoria ritorno al primo incontro con Gilberto (Gil).

Era il lontano maggio del ’93. Io allora portavo avanti un progetto musicale con un mio caro amico (Rumera), un cavaliere errante della locride e , nel nostro viaggiare insieme, ci imbattemmo proprio in lui. L’impatto fu terribile!

Ci trovavamo nel centro storico di Nichelino a suonare qualche classico del nostro repertorio e la mia vecchia Ferrarotti quella sera era lievemente scordata.

Senza perdersi d’animo Gil, che fino ad allora non aveva proferito parola, esplose con una esplose con una sonora emissione di aria dal suo ano e disse: “Accordala con questo La!”.

Dopo sei anni da quel “pirdo”, nell’ottobre del ’99, Gilberto entrò a far parte del progetto MetemPsicosi. Da allora i finali delle nostre canzoni divennero infiniti.

Questa è la storia del nostro incontro, ma c’è dell’altro.

Nel profondo io so di aver già vissuto tutto questo, o, almeno, di aver già ascoltato questa Storia.

Da qualche parte nella mia mente era già tutto scritto…

La memoria si ferma ad una sera piovosa di un novembre di tanti anni fa…

Allora suonavo vecchi blues in un fumoso locale di Chicago…

C’era poca gente ai tavoli; riconobbi solo un paio di vecchi boss della zona e Ines, una popolare attrice di telenovelas brasiliane.

Dopo lo spettacolo ero solito concedermi un momento di relax accompagnato da qualche boccone di buon mais per aiutarmi a riprendere le energie, ma quando, sorseggiando un doppio Jack Daniels, mi sedetti al bancone a scambiare due parole col vecchio Jim, sentii una fredda mano che si poggiava sulla mia spalla.

Mi voltai e vidi un pallido individuo con un cappello nero. Non sapevo chi fosse, ma il suo sguardo ancora oggi mi perseguita.

Ruppe subito il silenzio e si presentò come il dottor Michael M. Mentre mi fissava con occhi tenebrosi., con voce profonda, disse: “Ragazzo, sono qui per te! Ho attraversato gli oceani del tempo per incontrarti ed ora ti vedo pronto affinché io ti racconti una storia… la storia di una band.”

Queste le ultime parole che ricordo del racconto di quello strano personaggio. Quando vidi la sua sagoma allontanarsi dal bancone, mi accorsi che accanto al bicchiere di whisky giaceva un libro dalle pagine vuote. Una storia ancora da raccontare e, sulla copertina, una strana illustrazione…

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