Spesso il male di vivere ho incontrato, ma quella sera ne incontrai la Tristezza.
L’ orologio della stazione di Sgurgola segnava le 12:30 ma credo fosse fermo da un bel po’ visto che le ragnatele coprivano quasi tutto il vetro e poi…cavolo non potevano essere le 12:30….il cielo era nero come la pece e in giro solo gente dimenticata da Dio.
La fame mi divorava lo stomaco, il freddo scuoiava le mie braccia e la solitudine era la mia unica compagna di quel viaggio senza meta.
Qualcuno di buon senso mi direbbe che una ragazza non dovrebbe trovarsi sola in circostanze simili e ne avrebbe tutte le ragioni, ma sentivo che qualcosa doveva cambiare e vedevo nella stazione l’ emblema della svolta.
Iniziai a sentire il suono di una chitarra che lento e malinconico incantava le mie orecchie e mi rattristava l’ animo… ne cercai ansiosa la sorgente e mi ritrovai davanti un corpo stanco, appoggiato al freddo muro della stazione. I lunghi capelli neri gli coprivano il volto fino a toccare le corde rossastre di ruggine che vibravano al suono di una triste melodia, le mani erano ricoperte di bluastre ecchimosi, ma suonavano abilmente nonostante i geloni che ricoprivano le dita.
Era un canto siculo, un'antica canzone di un amore perduto che ritrovava vita nella voce di quel giovane che tristemente si trovava a bruciare così come la luna bruciava nel cielo.
Non mi pare che mai prima avessi sentito quella canzone eppure mi venne spontaneo intonarla assieme a lui, come fosse un canto innato, il testo di ogni animo triste.
La mia voce e quella di Daniele si elevarono al cupo cielo che ci sovrastava e le note lamentose accompagnavano il nostro pianto.
Mi sentii per la prima volta consapevolmente felice di essere triste e mi abbandonai completamente a quella dilagante malinconia.
Attorno a noi si radunarono decine di gufi e ci guardavano con i loro occhi gialli e intensi, quasi ipnotizzati dalla tristezza della nostra musica. Li guardavo attentamente e mi accorsi che in mezzo a quegli occhi ce n'era un paio che rompeva la continuità del giallo….osservai meglio e scorsi lo sguardo triste di un ragazzo dal volto pallido e smunto che ci guardava muto e incantato.
Il nostro lamento continuava a diffondersi nella nebbia e piano piano iniziò ad essere accompagnato dai mugolii bassi e costanti che Angelo non riuscì più a trattenere.
Nacquero così I Tristi, da una notte cupa, da una luna ardente e da tre mesti animi in balìa della malinconia.