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About Me

“UN INCIDENTE VISTO DA NESSUNO”
Sono da pochi minuti uscito dalla stazione di Bologna con la valigia in spalla e sto andando verso casa. L'aria è irreale e la strada è chiusa per lavori. Decido di fare il giro più lungo per non passare sull'asfalto fumante ancora molliccio. Attraverso l'incrocio stratrafficato nonostante sia agosto. Sono circa le quattro del pomeriggio. I viaggiatori, affaticati dal caldo e dal lavoro, corrono frenetici per raggiungere un posto al fresco dove parcheggiarsi. Non mi vedono. Anzi, per la fretta, la macchina a me più vicina accelera. Non c'è tempo per nessuna considerazione o emozione appropriate. Vengo travolto in pieno e mi trovo sbalzato improvvisamente sopra il cofa...... no... non è la fine di tutto...... mi sveglio, dopo non so quanto, in una stanza dove una solerte neurochirurga dall'accento senese, capelli lunghi neri, mi mette cinque punti sul cranio fratturato. Non dico una parola e non mostro alcuna emozione sul volto. La rincontrerò solo sette giorni dopo, poco prima di uscire per togliere i punti. In ogni caso trauma cranico. Sono così ricoverato all'interno del reparto di medicina d'urgenza dell'ospedale Maggiore. Una zona di confine tra la vita e la morte, un luogo estremo dove si rimettono in sesto cadaveri ambulanti per donare loro nuova linfa vitale e un nuovo possibile successivo inserimento all'interno della società. D'altronde, pur di ritornare ai consueti abitudinari ritmi, la maggior parte di essi ben presto si convince sia sufficiente provare velocemente a dimenticare tutto e a fare finta non sia successo niente. Avendo come unica basilare preoccupazione quella di uscire più in fretta possibile e di mettere tutto tacitamente alle loro spalle. Quasi fossero stati inspiegabilmente vittime occasionali di un fortuito colpo basso lanciato dal Fato. Ma alla fine dei conti, come poter affermare con certezza se si tratta di vera salvazione e non piuttosto di semplice agonia prolungata. Così incontro aristocratici cavallerizzi disarcionati, rapper in erba intossicati, studenti postmoderni investiti, imprenditori, mamme confuse in pena per la sorte dei propri figli, pensionati rassegnati, ciascuno a modo suo da sempre occupato inutilmente a capovolgere funambolicamente o, al limite, a sospendere per un po' il comune sottaciuto destino già scritto della propria vita. Alla fine, volenti o nolenti, siamo tutti risucchiati nel medesimo cammino. Eppure in quei brevi frangenti la mia esperienza si sovrappone alla loro. Da bravi sopravvissuti riusciamo a prenderci amorevolmente cura l'uno dell'altro, a dialogare e a sostenere conversazioni prima inconcepibili. Per carità, il tutto dura giusto il tempo di rimettersi un poco. Lo so già e non mi aspetto nulla di più. Intanto però condivido con qualcuno le mie emozioni e i miei ragionamenti radicali sulla vita. Rispetto a loro prevedo già che, una volta uscito, la mia condizione di paziente non cambierà. Non giungerò a essere sanato dai miei mali e dai miei problemi. Per certi versi, sono più a casa lì che in qualunque altro posto. Lì ci si confronta con la pura realtà e la nuda vita senza fronzoli, interregni simbolici, simulacri in bilico tra finzione, falsità e briciole di verità. O si sta dentro o fuori, senza la possibilità di ulteriori compromessi. O si vive o si muore. Anzi, anche quando prevale la vita, sopravvivere significa spesso essere condannati irrimediabilmente a scenari normalmente improponibili a chiunque. Così la morte non è più vista solo come nemica da rifuggere o da seppellire nel profondo. Alla fine, si balla in continuazione e le emozioni sono sempre al massimo e così pure l'adrenalina. In tali frangenti critici, dove ci si gioca ogni chance senza appello, ci si sente particolarmente vivi e non ci si annoia mai. La mente gira sempre a mille e qualsiasi direzione prenda il pensiero non viene ostacolato. Tutto diventa possibile e plausibile. Può pure capitare di fare incontri sentimentali. Si sa, la vita non sembra proprio sapersi arrestare di fronte a nulla
Sono uscito già da alcuni giorni. Mi trovo di punto in bianco abbandonato a me stesso e solo a fronteggiare una incredibile burocrazia sanitaria incapace di qualsiasi risposta efficace che non sia il delirio allo stato puro. In più, il vitalismo sornione e insostenibilmente banale degli esseri umani “sani” mi è particolarmente intollerabile e causa di vomito e nausea. Vi prego riprendetemi dentro, tenetemi ricoverato ancora un po', si stava meno male........
Ah, caro Ian.... mi rivolgo di nuovo a te perché non pensavo di dover condividere oltre la musica e il malessere esistenziale anche la possibilità, limitata al “solo” dieci per cento di probabilità entro questo anno, di avere anche crisi epilettiche a causa dell'incidente. Cosa ne pensi? È il caso di rivedermi Control?
www.myspaceeditor.it

My Interests

Music:

Member Since: 30/07/2007
Band Website: killme/rmdu.pdf
Band Members: Apnea
1. Mai avuto le gambe e le braccia così grandi. Le mani immense. Mai stato così leggero, protetto, libero di muovermi senza peso, sono acqua che scivola nell'acqua

2. Il mio orologio si è fermato come quando ero bambino, quando ogni secondo era pieno, ogni minuto eterno. E prima, prima dell'infanzia, prima di nascere, magari nel ventro materno che dobbiamo sopportare l'eternità, e allora sarebbe un incubo

3. tre secondi che non respiro, ma se fossero giorni o anni, io non so nuotare, quanto tempo posso resistere così

Zug
Non è la marca di un succo di frutta o un improbabile saluto apache. È il posto dove è iniziato il mio peregrinare. Ironia della sorte ha voluto che zug in tedesco significasse treno. Sradicato fin dall’infanzia senza preavviso mi sono dovuto abituare a non appartenere a nessun luogo e a tutti contemporaneamente. Così, da poco più di quarant’anni mi trovo in continuo movimento, anche stando fermo. Consapevole di essere figlio dell’abbandono e della mancanza. Con essi mi sono dovuto strutturare e fare le ossa fin da subito. Allo stesso tempo, con la medesima velocità, sono invece precipitato giù a capofitto da quel tappeto volante incantato e fatato dove mi illudevo di soggiornare felicemente. Luogo soltanto da sogno di una promessa d'amore precaria, ventilata o presupposta senza alcuna ragione plausibile. In questo modo ho scoperto presto di non essere l'indiscusso protagonista del mio destino e dei miei desideri, ma di essere piuttosto lo strumento di qualcosa di più grande, di indefinito e incomprensibile.

Non cerco problemi, di solito sono piuttosto loro a cercare me, ma è da essi che parto
Influences: noiselle è il rumore dolce... certo rimane sempre rumore. A volte potrà anche infastidire... però senza eccedere... e se anche succedesse... sorry... si lavora per la comprensione reciproce... e non è facile...

[…] attualmente non so più cosa ascoltare….le mie playlist sono sempre più striminzite….di preferenza mi piace seguire i gruppi live dei miei amici, gli unici che in questo momento seguo con interesse e affetto […] ….se un valore può avere per me la musica è solo quando è capace di incidere significativamente nella mia esistenza e nel mondo a me circostante….ma mi rendo conto che non è semplice….soprattutto oggi…..come ieri […] "Vita mia" del "Teatro degli orrori" è oggi il brano più vicino a quanto appena scritto qua di fianco nel blog, con il quale condivido lo stesso delirante quanto cosciente malessere, senza però i compiacimenti orgiastici, da bolgia per quest'inferno [...] in cui invece mi manca "l'aire" e quella che respiro e allo stesso tempo espiro soffoca [...] Di recente sto trovando estremamente interessante gli IDEM, soprattutto in quei brani dove a prevalere è la componente tragico melanconica, alimentata dal suono della viola, e i ritmi si fanno meno dub e più sospesi. Grandi! Poi gli XX, niente di nuovo, ma la loro new wave romantico-melanconica al rallentatore mi prende. Sorprendenti invece i Portishead. Il trip-pop più grunge esistenziale mai sentito. Innovativi e sublimi... insostituibili nel loro minimalismo all'osso!

Type of Label: Indie

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