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LA BAMBINA PORTOGHESE
E in questo sentiva qualcosa di grande
che non riusciva a capire, che non poteva intuire,
che avrebbe spiegato se avesse capito,
lei, e l'oceano infinito....
-Francesco Guccini- "Canzone della bambina portghese"
Siamo come conchiglie vuote sulla spiaggia. Aspettiamo che l'acqua della
battigia ci riporti in mare. Aspettiamo che qualcuno, che qualche cosa ci venga
a abitare. Ci sembrerà unica. E unici rifugi saremo noi per lei, per la cosa.
Siamo lì, prima di tornare in mare, e aspettiamo.
Questo pensa la ragazza seduta sull'arenile di una spiaggia infinita, oceanica.
E' molto giovane, poco più di una bambina. Ma il pensiero è di quelli profondi,
di quelli che ne viene uno ogni tanto. Pensiero che pare un fulmine d'estate,
prima che accada la pioggia.
La sabbia, qualche conchiglia e davanti il mare infinito e alto, a dividere, a
segnare il lungo viaggio verso le Americhe. Un luogo del Portogallo, come
in un vecchia canzone di un vecchio amico. Ma lei non lo sa, non conosce
Guccini, ne la bambina portoghese. Non conosce quasi nulla di quel che
conosciamo noi. La ragazza ha quindici anni, forse sedici, e una famiglia mai
sopportata che l'ha trascinata in vacanza lontano dalla sua voglia d'estate con
gli amici. Niente a che spartire, ormai, con i genitori, forse questa sarà l'ultima
estate che farà "al traino".
Chi sarà il pagurino di quel guscio che aspetta... La ragazza guarda e pensa.
Un fulmine segna ora davvero il mare all'orizzonte. Non è ancora notte e già
non è più giorno.
"Francia? Portogallo?" Dentro a un paio di jeans accorciati con una sforbiciata
maldestra appena sopra il ginocchio c'è un ragazzo magro come una saracca
e con i capelli ricci bagnati. Ma gli occhi sono grandi e scuri, di uno che sa
leggere gli attimi. Pare arrivato dal mare, un minuto prima non c'era anima
viva su quella distesa infinita di nulla davanti al nulla.
"Italiana. Anche tu?..."
"Roma. Tu Milano mi pare di sentire. Sono quì da tre ore, sono appena arrivato.
Ho provato a fare il bagno ma l'acqua è gelida, l'oceano fa schifo. Mio
padre è già in hotel a strafarsi di Porto."
"Siediti. Se vuoi."
"Non so... ho sotto il costume bagnato. Avrei dovuto aspettare a infilarmi 'sti
jeans, ma avevo freddo. Se sto in piedi?..."
"Ti perdi le conchiglie"
"Mi perdo le conchiglie. E allora?"
"Fai tu, per me hanno un senso."
"Ce n'è tante.. Cochiglie e stracciamento di palle quì non mancano, da quel
poco che ho visto..."
"Siediti che ti faccio vedere una cosa...ecco, così. I paguri escono dai buchini
nella sabbia, si cercano la loro conchiglia vuota, ci entrano e se la trascinano
via. Non si capisce perchè, ma lo fanno."
"Forse è per ridare un senso alla conchiglia."
"Forse. O per sentirsi più tranquilli."
"Vedi, la conchiglia ora si muove, torna alla vita."
"Dici che si completano?"
"Non so, bisognerebbe chiederglielo. Di certo se non si comportassero così la
loro vita sarebbe diversa."
"Quanto ti fermi?"
"Boh, credo che mi tocchi più o meno una settimana, cazzo. E tu?"
"Anche, a meno che i miei si rompano prima."
"Come se il mare ti portasse via"
"Non so se mi sento conchiglia. Il paguro potrei essere io."
"E io potrei essere un guscio vuoto che aspetta. Potrei anche essere il mare."
"Questo è un mare profondo, ci si può perdere..."
"Non se sei una conchiglia."
"E neppure se sei mare stesso.."
Quando un bacio arriva improvviso e nessuno dei due sa perchè sta
succedendo, quando nessuno dei due sa chi ha incominciato, quando il mondo
tutto intorno si annulla e chi si sta baciando non sa più vedere che il buio del suo
sangue che pulsa, in quel preciso istante si sveglia una stella.
C'è una stella, la prima della sera, forse l'unica che si riuscirà a vedere in
quella notte che si annuncia la pioggia. In fondo, verso il punto in cui il mare si
con le nuvole.
Ormai è quasi buio, nessuno può più vedere. Su in albergo è tutto pronto per
la cena.
Sarà una cena turistica, come tante.
Un bacio improvviso, un bacio "nessuno-sa-perchè-sta-succedendo" può
durare molto di più.........