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Billy :
Era un film sui bombardieri americani durante la Seconda guerra mondiale. La storia era questa: Gli aerei americani, pieni di fori e di feriti e di cadaveri decollavano all’indietro da un campo d’aviazione in Inghilterra. Quando furono sopra la Francia, alcuni caccia tedeschi li raggiunsero, sempre volando all’indietro, e succhiarono proiettili da alcuni degli aerei e degli aviatori. Fecero lo stesso con alcuni bombardieri americani distrutti, che erano a terra e poi decollarono all’indietro, per unirsi alla formazione. Lo stormo, volando all’indietro, sorvolò una città tedesca in fiamme. I bombardieri aprirono il portello del vano bombe, esercitarono un miracoloso magnetismo che ridusse gli incendi e li raccolse in recipienti cilindrici d’acciaio, e sollevarono questi recipienti fino a farli sparire nel ventre degli aerei. I contenitori furono sistemati ordinatamente su alcune rastrelliere. Anche i tedeschi, là sotto, avevano degli strumenti portentosi, costituiti da lunghi tubi d’acciaio. Li usavano per succhiare altri frammenti dagli aviatori e dagli aerei. Ma c’erano ancora degli americani feriti, e qualche bombardiere era gravemente danneggiato. Sopra la Francia però, i caccia tedeschi tornarono ad alzarsi e rimisero tutti e tutto a nuovo. Quando i bombardieri tornarono alla base, i cilindri furono tolti dalle rastrelliere e rimandati negli Stati uniti, dove c’erano degli stabilimenti impegnati giorno e notte a smantellarli, a separarne il pericoloso contenuto e a riportarlo allo stato di minerale. Cosa commovente, erano soprattutto le donne a fare questo lavoro. I minerali venivano poi spediti a specialisti in zone remote. Là dovevano rimetterli nel terreno e nasconderli per bene in modo che non potessero mai più fare del male a nessuno.
“Puu-tii-uiitâ€
“Puu-tii-uiitâ€
Kurt Vonnegut da "Mattatoio n.5"
Come donna in ginocchio
Domenica, mentre attraversavo il sagrato della chiesa, muto come sempre, per un istante non sentii più gli sguardi su di me. Una mandria di preti aveva affisso la mia foto sul grande portone. Tutti guardavano la fotografia. In quel momento venivo ufficialmente bandita dalla chiesa. Non mi preoccupai dell’abito che indossavo, dell’orlo che sfiorava gli anfratti bagnati delle lastre di granito, inzuppandosi.
Approfittai del momento di distrazione della folla di fedeli, ed entrai in chiesa. Quella domenica il vento mi spettinava e rigonfiava il mio vestito leggero, ed io testardamente violai il divieto, e varcai quella soglia. Ero venuta da sola, ma sapevo di non essere sola. Mai ho provato un tale prurito malizioso e impertinente. Io, atea bestemmiatrice, venivo accolta dall’oggetto del mio denigrare.
[...]
Il mio vestito discinto, e sudicio agli orli, s’apriva sul petto lasciando intravedere la mia pelle profumata, ma nessuno di quel coro d’angeli si scomponeva. Neanche chi, come me, era stato invitato a prendere la comunione. Le bretelle scivolavano dalle spalle e folate di vento improvviso mi gonfiavano la stoffa intorno. Ma ad ogni mio timore d’essere scoperta, non seguiva mai ciò che mi aspettavo succedesse.
Ho visto la mia irriverenza smascherarmi in un virgineo rossore, scoprendo nello sguardo muto degli angeli sotto la volta, sorridenti benevoli lasciapassare. Ho visto la mia religiosità prendere piede in me, come acqua corrente che s’adegua al terreno. Ho visto il mio orrore per i crocifissi trasformarsi in fede paurosa, in curiosa predilezione per la stupida accettazione del verbo violento di una bibbia da cui diffidare.
[…]
Solco
...ovvero colui che quando si addormenta diventa insonne.
Colui che sveglia il proprio corpo costringendolo a scendere le scale, a infuocarsi la gola, a scrivere proteste contro i preti che cacciano persone dalla chiesa. Preti in canottiera e col muso di porco.
Colui che cerca di parlare e gli esce solo un rivolo di caffè dai denti.
Colui che cerca di dire e perde il sillabario.
Colui che sente giovani sfrenati sotto le finestre. Che indossa scarpe sconvenienti. Che non si fa capire. Incontra un uomo dritto dalla camminata obliqua e ammira il suo mezzo sole.
Lacrima a un solo occhio. Poi c’è un terzo uomo che ingrigisce i capelli.
Un quarto che cerca il suo disonore tra le fughe dei sampietrini.
Un quinto parla di catechesi e bestemmia. Il sesto e il settimo vomitano sulle spiagge riconoscendosi a pochi metri. L’uno rappresenta l’altro, e tutti e sette nessuno.
Perché l’ottavo s’ispira al poeta e non vuole vederlo perciò coincide col secondo. Mentre il nono, il poeta, altri non è che il primo. Un unico sorso e il resto finisce nella storia.
Siedono appollaiati. Gracchiano su scarpe arroventate, alzano le gonne delle vergini spose e sputano tabacco nelle feritoie dei tetti. Non c’è sonno per nessuno.
Nessuno dei sette, otto, nove, uomini racimola un minuto di abbandono.
L’aria s’è fatta silenziosa. Un cane da qualche parte abbaia, o forse russa agitandosi nel sonno.