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Michel Foucault

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Michel Foucault nasce il 15 ottobre del 1926 a Poitiers e muore il 25 giugno 1984. Una vita intellettuale breve, ma sicuramente molto intensa e contraddistinta dall’ancoraggio della ricerca storica e teorica alle esperienze vissute in prima persona. Lo stesso Foucault descrive spesso i suoi libri come “frammenti autobiografici”; in un’intervista del 1978, ad esempio, definisce alcuni delle sue maggiori opere, quali Storia della follia, Nascita della clinica e Sorvegliare e punire, come “libri-esperienza”, nel senso che esse hanno il significato di eventi in grado di trasformare ogni volta il pensiero, portandolo nella direzione di nuovi oggetti di indagine. Queste ricerche, che affondano le proprie radici nel passato, hanno la funzione di alterare, sia per chi scrive che per chi legge, il rapporto che si ha nel presente con la propria persona e il proprio universo culturale, per “cominciare a sapere come e fino a qual punto sarebbe possibile pensare in modo diverso”. Il 1968 e i relativi movimenti di contestazione scuotono il campo intellettuale e culturale occidentale, e Foucault diviene in quegli anni sempre più consapevole di come gli interessi apparentemente divergenti dei suoi libri precedenti trovino un punto di intersezione tra loro nel problema del “potere”: potere della ragione sulla follia, nel caso di Storia della follia; potere dei medici sui malati, in Nascita della clinica; potere dell’epistemologia dominante sull’interpretazione della realtà, in Le parole e le cose e L’archeologia del sapere. Inizia così una stagione di impegno politico e civile che lo porterà ad effettuare, a partire dagli anni ’70, un fecondo lavoro di analisi sulle pratiche e le tecniche del potere, con la strategie e la razionalità che esse investono, attraverso una ricerca storica sulle carceri e le pratiche di oggettivazione dell’individuo.[...]Secondo la prospettiva foucaultiana, nell’attività di produzione della libertà propria del liberalismo è implicita un’attività finalizzata alla distruzione della stessa, che avviene per mezzo di coercizioni, limitazioni, controlli e nella panoplia delle pratiche disciplinari. A giudizio di Foucault, la libertà economica e le tecniche disciplinari, nel liberalismo, sono strettamente connesse. Del resto, il Panopticon, ovvero la più radicale concezione del potere come disciplina e controllo, viene presentato dal suo stesso autore, Jeremy Bentham, come “la formula stessa del governo liberale”, di un potere che deve limitare il suo intervento a un’attività di sorveglianza, salvo mostrare tutta la sua forza quando qualcosa non funziona secondo la meccanica prevista dalla razionalità governamentale. Le funzioni del potere disciplinare, quelle che permettono di sapere quel che fa l’individuo, quel che è, quel che si può fare di lui, dove e come lo si deve sistemare nella società, all’interno della società liberale, vengono “privatizzate” e delegate dallo stato ad una ramificata molteplicità di centri e attori sociali. Con il proliferare degli enti assistenziali, delle casse di mutuo soccorso, delle assicurazioni private sulla vita, delle polizie private, si assiste a un decentramento della disciplina e a un rovesciamento dell’obiettivo proclamato dal liberalismo: gli stessi meccanismi messi in campo per fabbricare la libertà, finiscono, di fatto, per ottenere in modo prevalente degli effetti distruttivi della stessa libertà degli individui. In questo modo, a una restrizione delle forme di intervento economico e politico dello stato, corrisponde una moltiplicazione del dominio di intervento della governamentalità e di espletamento della razionalità biopolitica, condotto da parte di entità non statali, potenzialmente ancora più subdole e pervasive a causa della loro non visibilità istituzionale. In fin dei conti, ed è questo il senso delle analisi di Foucault sul liberalismo e la biopolitica, la regolamentazione del mercato di ogni aspetto della vita configura, nell’età del biopotere, un pericolo per la libertà degli individui non inferiore a quello portato dal totalitarismo dello stato.(tratto da Simone Savona, “La ‘scatola degli attrezzi’ di Michel Foucault: un’analisi del biopotere e della biopolitica”, in Marco Ferrari (a cura di), Dinamiche del potere e dell’ideologia nell’Europa contemporanea (1814-1989), Centro Editoriale Toscano, Firenze 2004)

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