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sangue - la morte non esiste

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SINOSSI
Stella è una giovane donna che crede di avere le idee molto chiare. Ha un obbiettivo e sa che lo raggiungerà: entrare nel mondo dei grandi dalla porta principale. Nelle sue tasche nasconde un segreto, il biglietto d’aereo che la porterà lontano. Lontano dal padre e dal dolore per la morte di sua madre. Stella è forte, intelligente, ambiziosa, bella, molto bella: Iuri le dice sempre che è “sconvolgente e definitiva”. Iuri è suo fratello maggiore. Ha passato metà della sua vita sui libri; l’altra metà a pensare a come rendere la sua vita degna di un libro. E’ intenso, generoso, completamente paranoico e ha un difficile rapporto con le autorità: professori, poliziotti, e in particolare suo padre. Iuri è completamente e dunque infelicemente innamorato di Stella. Solo quando stanno insieme, Iuri sente di appartenere al mondo, di avere un motivo valido per vivere. Il padre non sa nulla di loro. Iuri non sa nulla del progetto di Stella. In SANGUE seguiamo una giornata di due vite simbiotiche. Passiamo attraverso una compravendita di hashish, la gotica casa di una eterea pusher dal sangue blu, le corse in motorino per le trafficate vie cittadine, un museo d’arte contemporanea, un rave party, un posto di blocco, un tragi-comico sermone in una chiesa e un finale sconvolgente. Iuri e Stella vivono la loro storia giocando, urlando, abbracciandosi, amandosi e scoprendo con terrore che forse non possono più amarsi. All’inizio, Iuri è un passivo protagonista della sua vita, che vive attaccato al respiro della sua graziosa e determinata sorella. A due terzi della storia poi, durante un rave party, incappano in Bruno. E’ carnale, violentissimo, onesto e puro come un bimbo, ed entra nelle vite dei due fratelli facendo da detonatore per una situazione ormai pronta ad esplodere: Iuri scopre la partenza della sorella, l’abbandono, la fine di tutto. Contemporaneamente all’entrata di Bruno, nel film passiamo dal ricordo al tempo reale, dal tempo cinematografico a quello reale. Gli eventi precipitano con l’arrivo della polizia al rave, intenzionata a interrompere la festa e arrestare i raver. Ne nasce una rocambolesca quanto assurda fuga nelle campagne, che porterà i tre protagonisti, inseguiti dalla polizia, in un vortice di eventi ineluttabimente votati alla tragedia. Una tragedia comica, in cui i due ragazzi dovranno affrontare la più difficile delle sfide, diventare uomini. Iuri affronta di petto tutte le sue paure, sconfiggendole per sempre.
NOTE DI REGIA
"Sangue è il film della vita, è il primo grande amore, quello eterno, quello che sconvolge e rimane. Questo è ciò che è e ciò che racconta. E’ la carne del mio pensiero. Tutte le sue ingenuità sono le mie, e i suoi difetti i miei. Dalla macchina da presa al montaggio è tutta colpa mia, e dei libri che ho letto, dei quadri che amo, degli uomini che hanno lavorato affianco a me, coautori tutti del film. E’ un film in tre atti, che si svolgono nella progressiva scomparsa del narratore esterno, onnipresente, immanente, nella prima tranche: dodici ore di vita vissuta raccontate in mezz’ora dalla protagonista – Stella - che commenta, giudica, sceglie cosa raccontare, e lo fa dolcemente, con “stile”, il suo. Il secondo atto è invece in tempo reale. La macchina da presa diventa carnale, fisiologica, crudele come vuole Artaud, ridicolizzante nel mostrare senza veli il terrore della vita del protagonista Iuri. La pellicola da negativo diventa un positivo (ir)reversibile, estremissimo nella esagerazione della realtà che cattura, la musica di commento svanisce e lascia il posto a rapsodie elettriche di sonorizzazioni nervose - cerebrali, il suono della Paura, che Iuri subisce e adora. Il terzo atto: quello politico. Quello grottesco, quello italiano, quello finto o di fiction, è in realtà il più “vero” di tutti. La macchina da presa smette di vorticare in cielo, o di infiammarsi dei colori della passione o del terrore, e diventa un bianco e nero colorato, triste e determinato, fuori da un tempo solo, uguale per tutti, dentro il tempo che scorre nei nervi di Iuri. Entriamo nel mondo con le scarpe nuove della politica e un cinemascope “cinese”, che lentamente e inesorabilmente trasforma il nostro protagonista, e noi con lui, in qualcosa di eterno, come l’attimo, come gli dei, come i film. Forse."
Libero De Rienzo
NOTE DI PRODUZIONE
"In SANGUE il lato artistico, quello tecnico e quello finanziario sono fusi in un unico nucleo. Questa è stata una delle idee chiave del disegno produttivo del film, all’interno di un sistema di lavoro che prevede l’adesione al progetto da parte di chi ci lavora, superando il rapporto di mera prestazione d’opera, in una forma di collaborazione stretta tra artisti e artigiani del film che, condividendone le finalità, possono agire con maggior precisione e convinzione. SANGUE è sicuramente un film ambizioso, forse presuntuoso, con una linea del desiderio altissimo e una disponibilità economica molto bassa. Una scarsità di mezzi che abbiamo cercato di volgere a nostro favore, considerando che un film "povero" è un film libero. Una libertà che ci ha permesso di toccare alcuni temi sociali spesso ritenuti tabù (la famiglia, la chiesa cattolica, l’autorità dello stato), raccontati in una continua sperimentazione e ricerca stilistica. Per la realizzazione del film ci siamo avvalsi della collaborazione con grandi artisti contemporanei della musica (Giardini di Mirò, GodSpeedYouBlackEmperor) e dell’arte figurativa (il maestro Maurizio Cannavacciuolo ha realizzato un’opera solo per il film, che poi è stata dismessa per sempre), per non parlare dell’interessante lavoro svolto in digital intermediate che ci ha permesso di passare dal nostro super16 di partenza a un positivo 35 cinemascope, una lavorazione digitale che di norma è considerata appannaggio esclusivo delle troupe molto ricche. SANGUE è diviso in tre atti, e ogni atto ha un linguaggio, una grammatica, e un tipo di pellicola necessaria ai diversi livelli di racconto. Ogni atto ha un diverso approccio al tempo narrativo e alle modalità di ripresa, per meglio adattarsi al tipo di immaginario che si doveva creare di volta in volta."
Libero De Rienzo

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