Se io morissi, di amore o di indigestione di sale cristallino mi mancherebbe la magnificenza di guardare nei tuoi occhi inzaccherati - zuccherati. E forse se la morte fosse il tuo priapico e interessante ritmo di miele e pelvico - se sapessi morire della bellezza millenaria del tango fra Pan flautato e Venere sputtanata, allora – morirei. Sepolta dalle cose già avute: basterebbe un’ora per essere perduta. Ma questa morte è ricolma di cose sprecate. Dunque ci basti vivere e viverla, ancora, ora, giocarcela, godercela: mimetizzati da Eros e Thanatos, dimenticando quel che TU sei: inchiodato dagli sguardi, quel che IO sono: inchiostro nelle vene. Sopra le vene, la pelle che tu percorri con labbra e lingua: scopami. Se serro le palpebre, le lacrime scendono lo stesso sulle piume delle nostre magre ali spalancate nel coito desiderato, desiderante, itinerante, fluttuante come una marea. Scendono, nell’amplesso de-siderato, ricominciato e duro puro. Oscuro Satiro, non scordare nel duello carnale dei giùsugiùsu che dentro di me – oltre a te – non c’è che sabbia che ha il sapore del sale e dei suoi inflessibili cristalli..... BABSI JONES. http://www.youtube.com/watch?v=WPrZ903A2oA