About Me
Filiberto Mersace, nasce all’interno di una casa, a occhio e croce ventiquattro anni fa, sicuramente in un momento molto freddo, quindi presumibilmente invernale. Figlio di sua madre ed almeno di un Mersace, cresce in una fattoria circondato da cavalli. Questo darà presto vita ad una passione che animerà in futuro la vita stessa del Mersace. Ad otto anni si distingue in un compitino di geografia in cui spiega come la migrazione dei cavalli nelle americhe abbia spostato le zone fertili coltivabili, in base alla posizione delle deiezioni dei suddetti animali. Finite le scuole elementari si avvicinerebbe il momento delle medie. Il Mersace, tuttavia, sente di non aver nulla di medio (a parte l’omonimo dito che si presenta in duplice forma nelle mani e nei piedi); egli sente di non possedere nessuna qualità , né fisica né mentale, nella media: il Mersace, infatti, metteva in gran mostra, sin da piccolissimo, una straordinaria capacità comunicativa e dialettica, oltre ad un fuori dal comune membro maschile, che con tutta probabilità gli studiosi fanno derivare dal suo periodo a stretto contatto con i cavalli. Per tutto ciò finora espresso, nulla impedì al Mersace di saltare tre anni delle scuole medie, con un salto petante dalla scalinata della chiesa del suo paese nativo.
Si iscrive al liceo classico, dove comincia la sua passione per la poesia. Memore della sua biografia personale scrive dei capolavori come “Cazzi di Vetro†e “Rinuncia Contro Ignotiâ€, che lo proiettano immediatamente ai massimi livelli dell’istituto presso cui studiava e nel panorama della poesia internazionale.
In questo periodo accade l’imprevedibile: la cavalla di nome Viva a cui era più affezionato, spirò sparata da uno sparuto gruppo di cacciatori, nemici dei Mersace. La viva memoria della morìa di Viva lo induce ad impugnare la penna per scrivere “Storie di Cavalliâ€, dando vita ad un gruppo di scritti che delimita uno dei periodi più preziosi della sua sterminata produzione, il periodo cavallerizzesco.
Un anno dopo incontra in un caffè frequentato dalla créme dell’arte locale, il poeta delle sei corde Giovanni Gran Ruazzo, che presto gli farà luce sulle possibilità comunicative della musica. Sarà il Gran Ruazzo a mostrargli i primi rudimenti di quello che poi diventerà il suo fondamentale strumento di comunicazione, la batteria. Più in generale gli strumenti musicali, che questo da solo conoscerà , saranno un modo per veicolare la sua poesia ad un numero maggiore di persone che senza tale motivetto cantabile, non si farebbero raggiungere da siffatta arte poetica. Assieme al Gran Ruazzo, il Mersace comincia un pellegrinaggio che lo porta nei borghi più antichi del vecchio continente a cercare ispirazione che non tarda ad arrivare. La sua produzione continuava, infatti, senza conoscere momenti di flessione sino al raggiungimento di una nuova tappa segnata dal momento del diploma.
La cerimonia della consegna dei diplomi è motivo di orgoglio per lui, nonché possibilità di comunicazione con gli astanti. Per la prima volta avviene ciò che in futuro sarà il tormentone della sua sterminata produzione, il nasismo. Ciò si presenta come un lieve massaggio tattile, da una semplice pressione ad un sollevamento completo della punta di un naso e delle sue cartillagini tramite le prime tre dita della mano destra, unitamente con la declamazione di versi apparentemente privi di significato.
Gli studiosi fanno risalire questo strano rituale al momento cosiddetto periodo di badante. Quando il Mersace, ancora in fascie era solo, perché i genitori lavoravano lontano dalla fattoria con i cavalli, soleva prendersi gioco della badante. Il piccolo procedeva ancora incerto a gattoni come tutti i bambini. La genialità dello stesso, tuttavia, non tardava a manifestarsi. Seduto accanto all’armadio su di un morbido e caldo tappeto di pelle di cavallo, usava chiamare la badante con una mano, brandendo con l’altra un’anta, esclamando: “Badante!… Bada anta!â€â€¦SLAM…..TUNK!. Un gran livido evidenziava sul viso all’altezza del naso di qualsiasi badante l’impatto dell’anta dell’armadio dopo il movimento rotatorio suscitato dalla manina stessa del piccolo Mersace. La pesante goliardia perpetrata nei confronti delle badanti ha fatto sì che ne seguissero numerose; a tutte venne riservato lo stesso trattamento nasale. A queste puerili burle deve essere imputato il continuo interesse per il naso e le sue cartilagini.
Filiberto Mersace è ancora vivo e attualmente ha un gruppo di adepti che gli prestano i nasi con contrizione e devozione sicuri innalzare il proprio spirito; più probabilmente è anche questo uno scherzo che la diabolica mente del Mersace ha escogitato per dominare le loro menti. Solo il tempo potrà giudicare questo nuovo periodo della produzioni artistica mersaciana.
www.myspaceeditor.itpezzo pop funkeggiante per il disco di chiara a quanto pare...
un delizioso brano, raffinato e pieno di brio..
un discorso intenso e impregnato d'emozione per un nuovo anno da affrontare e l'ansia di un operazione al coglione sinistro.
si salverà il nostro eroe?