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Malazeta

About Me

myspaceeditor.itI Malazeta nascono nel febbraio del 2005 dopo lo scioglimento del gruppo Sognoplastico nel quale il cantante(Michele Segala) e il chitarrista (Trevisan Marco) suonavano assieme gia da 4 anni. Negli ultimi 2 di questi 4 anni si era a unito anche il bassista (Manuele Fenzi) trovando fin da subito una buona intesa con i suoi futuri compagni di gruppo. Da qui ,dopo essersi conosciuti per bene, nascono le stesse convinzioni di creare “suono”, “ricerca” e “cultura”e di lasciare alle spalle a malincuore tutto ciò che avevano fatto prima. Dopo questa decisione i 3 cercarono un batterista che la pensasse come loro; niente di più facile, il fratello di Manuele, Massimo Fenzi sebbene non suonasse più da circa 4 anni decise di affrontare questo progetto con il gruppo in quanto i presupposti e gli ideali erano buoni e sani. Da subito fu proposto un progetto basato sui testi di Primo Levi, per ricordare alla gente un vicino passato ormai dimenticato, a causa di questo sistema arrivista e di una informazione sempre più distorta (le persone che pensano ormai sono poche a nostro parere).Poco dopo l'inizio del nostro progetto entrò a far parte anche Antonio Pellegrino che con le sue mani e la sua esperienza teatrale da vita alla nostra musica e ai nostri testi. Inoltre ha portato buone idee per le coreografie dei nostri concerti utilizzando video proiettori e altre cose utili al progetto Malazeta. Da qui il nostro nome Malazeta in memoria a una ragazza ebrea trucidata dai nazisti citata dallo stesso Levi nel libro “Se questo è un uomo”. Vogliamo che ora scorra nella nostra musica il sangue versato per la libertà da questa giovane ragazza ebrea, per far riemergere un senso di coscienza ormai perduto. Di seguito riportiamo fedelmente ciò che racconta Levi sulla sua morte: Le evasioni erano estremamente rare ad Auschwitz, ma non sconosciute. Il caso più famoso fu quello di Mala Zimetbaum e del suo amante polacco, Edek Galinski. Lei era una Lauferin, o fattorina, al campo, in grado di muoversi per fare delle commissioni e portare messaggi. Entrambi erano stati membri della resistenza anti-nazista, lui in Polonia, lei in Belgio. Lui ottenne un'uniforme delle SS, lei "organizzò" un lasciapassare, e lasciarono il campo insieme sotto le spoglie di una SS che trasportava un prigioniero.Molti sopravvissuti di Auschwitz li ricordano, poiché ispirarono un'enorme speranza in tutti, ma i racconti divergono sui dettagli della distanza che riuscirono a percorrere prima di essere arrestati e riportati al campo. Alcuni sopravvissuti ricordano che essi arrivarono fino a Cracovia. Tornati ad Auschwitz, furono entrambi torturati e poi portati al patibolo per la pubblica esecuzione. Mala si tagliò le vene dei polsi con una lametta da barba che era riuscita a nascondere, fu picchiata a morte e caricata sul carro per il crematorio senza essere impiccata.Dall'altra parte del campo, Edek s'infilò il cappio e calciò la panca prima che la sentenza di morte fosse letta; le SS lo salvarono e lo impiccarono nuovamente. Ci furono seicento altri casi di evasioni da Auschwitz. Quasi quattrocento fuggiaschi furono nuovamente catturati. Quando ci si accorgeva di un'evasione, tutti i prigionieri del campo erano fatti stare sugli attenti per ore, mentre si cercava il fuggitivo al di fuori del campo; una volta catturato, l'evaso era torturato, poi fatto sfilare per il campo con un cartello che diceva "evviva, sono tornato" e poi impiccato di fronte al resto dei prigionieri. Nel clima di terrore e di morte, vi furono però altri che ebbero il coraggio di organizzare una resistenza clandestina; uomini e donne di diversa provenienza, militanza politica, religione, non esitarono a favorire il sabotaggio, ad aiutare i più deboli, a proteggere i perseguitati sottraendoli alla violenza dei Kapò e delle SS. Vi furono alcuni che tentarono la fuga, specie polacchi e russi, che potevano contare sull'omertà delle popolazioni.Per ogni fuggiasco che non veniva ripreso le SS procedevano a feroci decimazioni dei loro compagni. In occasione di una di queste fughe, padre Massimiliano Kolbe, un sacerdote polacco, si offrì spontaneamente di sostituire un compagno condannato a morire di fame nel famigerato Bunker n. 11. Esempio fulgido di coraggio e di solidarietà, per cui fu proclamato prima martire poi santo. Il suo sacrificio non fu il solo esempio di coraggio e di solidarietà, perché ad Auschwitz, come negli altri Lager, resistere non era facile, ma necessario. Il 16 gennaio 1945 - quando le armate russe puntavano decisamente in direzione di Cracovia - il campo fu sgombrato. Tutti coloro che potevano camminare furono avviati, a marce forzate, verso altri campi. Fu un'altra ecatombe. Migliaia di uomini e di donne furono abbattuti a colpi di mitra, quando non riuscivano più a muoversi.
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My Interests

Music:

Member Since: 13/06/2007
Band Website: http://www.malazeta.net
Band Members: Michele Segala: voce
Antonio Pellegrino: voce LIS
Marco Trevisan: chitarre
Manuele Fenzi: basso
Massimo Fenzi: batteria
Influences: La Memoria, la conoscenza, la cultura e la coscienza.

Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare ad un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti la colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esita, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa

Primo Levi ( da: "Sommersi e salvati")

Per non dimenticare un passato molto vicino e per coloro che hanno dato la vita per migliore il mondo ai posteri.
Sounds Like: Per denunciare ogni massacro e genocidio fatto nel nome del potere e dell'oppressione.

Il genocidio dei nativi americani e degli africani: 1607-1890

Stima dei civili morti: 90 milioni!!!

Tra i genocidi compiuti dagli Usa prima della Seconda guerra mondiale vogliamo citare solo i due che ci sembrano più significativi: lo sterminio dei nativi americani (gli “indiani”) e il massacro del popolo filippino. Tralasciamo, invece, la Guerra di secessione anche se, a detta degli storici, è stata la guerra civile più sanguinosa della storia umana. Sarà un caso? Gli inglesi arrivarono a Jamestown nel 1607. Dal 1610 iniziò lo sterminio dei nativi americani che proseguì fino al 1890, anno in cui il settantesimo cavalleggeri dell’esercito nordamericano massacrò la popolazione Lakota, nel Sud Dakota. Assetati di oro, argento c pellicce, i bellicosi cow-boys a cavallo, armati di fucili, ebbero, gioco facile contro, popolazioni pacifiche che erano armate solo di archi e frecce, e non conoscevano la polvere da sparo, il denaro e la proprietà privata. Voglio riportare qui un brano, che descrive molto bene il lungo calvario attraversato dai nativi dopo essere venuti in contatto con i conquistatori europei:
“Dopo lo storico sbarco del 1492, per anni l'Europa, lacerata da sanguinose guerre di religione, non si mostrò molto interessata al nuovo continente. Successivamente la bramosia di possesso, il mito dell'oro, l'interes­se verso nuove terre, la passione per le pregiate pellicce, l'imperativo missionario di "mettere il nuovo continente sotto la protezione di Dio” e il fascino dell'avventura, rappresentarono un micidiale cocktail distruttivo. Ben presto l'insieme di questi elementi si tradusse in atrocità e oscenità di ogni tipo. una miscela esplosiva che rese via via sempre più manifeste le peggiori disposizioni dell'uomo. Quel misto di avventura e ingordigia funse da propulsore e spinse verso occidente i grandi velieri. Il destino dei nativi americani e delle loro antiche culture (e probabilmente del mondo intero) era segnato: la presunta "civiltà” europea, boriosa e dispotica, ne aveva decretato l'epilogo”
Ma com'è potuto accadere? E cos’è successo realmente? Da dove è scaturita tanta ferocia? Di chi sono le maggiori responsabilità? Si poteva evitare lo sterminio? Ridurre i patimenti? La gran massa di film western descrive la realtà dei fatti oppure fa mistifica? Si può pensare a una verità storica? Se sì, qual è? Tuffiamoci in questa impresa, tentiamo insieme un'analisi... E’ solo agli inizi del 1600 che si colgono i primi segnali di una vera e propria aggressione. Il mercato delle pellicce che giungevano dal continente appena “scoperto” alimentò ben presto, e a dismisura, le vanità degli europei, e fece aumentare così vertiginosamente la richiesta di queste pregiate mercanzie. I furbi avventurieri sbarcati nel Nuovo mondo, cominciarono così a barattare con gli “indigeni del posto” oggetti di scarsissimo valore con pregiate pelli di lontra, e i propri vestiti rabberciati destinati alla pattumiera con le stupende pelli di castoro faticosamente procurate dagli “indiani”. L'America diventa il grande magazzino di pellicce per l’Europa. Agli indiani il compito di riempirlo. Gli europei inoltre fecero conoscere ben presto ai “selvaggi” l'inebriante acquavite - che usavano per stordirli prima delle “trattative” – nonché altre “magiche cose” con le quali cercavano di ingannare gli ingenui abitanti del luogo. I furbi mercanti del vecchio continente fecero di questi espedienti preziosi alleati.
La trappola illusoria del vantaggioso baratto disorientò ben presto alcuni fra gli “indiani” più scriteriati. Diverse comunità, che mai avrebbero pensato di dover affrontare, una situazione simile, si trovarono impreparate nel dover lottare contro questo mistificatorio nemico. Il nuovo nemico “rapiva la mente” degli stolti e giungeva a volte sino ad essere più forte del sacro rispetto per la veneratissima Madre di tutte le cose: Madre Natura. Un sacro rispetto, punto focale della cultura indiana, che ogni indiano aveva ben radicato dentro di se, almeno sino a quell’infausto incontro con l’uomo bianco. Madre Natura, prodiga di frutti benedetti, Madre natura, amorosa dispensatrice di ogni bene, Madre Natura, madre di tutti gli animali, anche di quelli da cacciare e uccidere, per reale bisogno, in “confronti” leali e senza inutili sprechi. L’ingannevole rete tessuta dai bianchi arrivò a disorientare, anche se solo temporaneamente, l'ignare, pellerossa che giunse ad affermare: “Il castoro fa le cose per bene: sa fare le pentole, le accette, le lesine, i coltelli ...”. Questo nuovo e ingenuo, slogan coniato dai nativi rende oggi bene l'idea dei “vantaggi” che inizialmente derivarono dal commercio delle pellicce; vantaggi fatali però, che decretarono !a condanna a morte di tutte le culture locali. Gli indiani non potevano immaginare che, adottando il pensiero degli europei, avrebbero messo in moto l'ingranaggio, destinato in breve tempo a stritolarli senza alcuna pietà.
Gli uroni, gli irochesi e gli indiani delle coste nordoccidentali cercarono di affrontare il disorientamento legato a questa nuova “mania della negoziazione” e dettarono delle regole; ammisero il commercio con i bianchi (purché sobrio e misurato) e l’arricchimento di alcuni componenti della collettività. Il profitto derivante dagli interscambi, però, non doveva generare disuguaglianze, ne marcare differenze di sorta con gli altri membri della comunità; rimaneva perciò decisa mente in vigore il principio della redistribuzione, che anzi doveva essere ulteriormente, rafforzato e sviluppato con nuovi criteri. Ma l’europeo, che primeggiava in astuzia, impose senza indugio l’introduzione di nuovi sistemi commerciali. Le virtuose consuetudini “socio-economiche”, ancestrali per le comunità indiane, finirono così per essere gradualmente distrutte. L’introduzione successiva di nuove e mirate mercanzie snaturò totalmente il modo di vivere indiano e ne segnò definitivamente la caduta. La caccia, il commercio e la distorsione culturale mutarono radicalmente il sistema di vita e l’alimentazione delle tribù che giunsero così a dipendere completamente dagli scaltri europei. Allo stesso modo dell'arricchimento di uno ai danni dell'altro e delle disuguaglianze fra uomini, anche la proprietà fu un principio che sfuggi completamente al nativo, che non riuscì mai a comprendere come si potesse pretendere di acquistare cose che appartenevano a tutti come alberi, fiumi, prati, spiagge o laghi... ma il problema non infastidiva per nulla il bianco, poiché quasi mai si parlava di “comprare”: per lui le nuove terre, erano abbandonate e non sfruttate, e la Bibbia stessa affermava che Dio li aveva guidati in quei luoghi. L’illusione del nuovo vantaggioso rapporto con il bianco però cedette, presto il passo ai reali obiettivi dell’invasore, i nuovi arrivati palesarono le loro vere intenzioni e iniziarono così i maltrattamenti, i “selvaggi” furono trattati come schiavi, si abusò delle loro donne, le trattative non furono più rispettate. Così i poveri malcapitati, terrorizzati e increduli, per sottrarsi alla presenza dei bianchi, si ritirarono nelle foreste interne.
Alla iniziale generosità dei nativi, dunque, i bianchi, popolo eletto di Dio, cui era stata affidata “la divina missione”, risposero con avidità e maltrattamenti d'ogni tipo, e non si fecero alcuno scrupolo poiché gli indigeni erano considerati “crudeli, selvaggi, barbari e figli di Satana”.
La decimazione delle popolazioni native non avvenne solo con armi più avanzate, ma anche con l’esportazioni delle malattie occidentali per le quali i bianchi conquistatori erano vaccinati. Per un certo periodo l’esercito americano fece addirittura strage di bisonti delle grandi pianure per togliere agli indiani la loro principale fonte di sostentamento e indurli alla resa e alla fame.
Il genocidio degli indiani venne accompagnato dalla tratta degli schiavi che venivano costretti a lavorare nelle terre dove prima vivevano i nativi. Una macabra geografia dello sterminio e della schiavitù sostenne la nascente industria occidentale. Dai porti dell’Inghilterra partivano navi che strappavano e sequestravano i neri dall’Africa per ridurli in schiavitù nelle piantagioni americane. Da lì le navi, piene di cotone, salpavano di nuovo l’oceano per rifornire la madrepatria della preziosa materia prima, con la quale si producevano manufatti tessili a buon mercato che, esportati in Estremo Oriente, riducevano il Bengala, la regione più ricca e sviluppata dell’India, alla fame più nera, all’attuale Bangladesh. Nel 1860 si contavano negli Stati Uniti ancora 4 milioni di schiavi. Gli schiavi non morivano solo in schiavitù, ma anche di schiavitù. 2 milioni morirono di stenti o di maltrattamenti, durante il loro trasferimento o durante la loro prigionia.
Tratto da: "Il libro nero degli Stati Uniti d'America"
Record Label: la stiamo cercando
Type of Label: Indie

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Malazeta e L.I.S.

Come molti sanno Malazeta è una band che guarda molto verso l'innovazione e la comunicazione.Grazie ad Antonio Pellegrino la band ha potuto sperimentare con piacere un nuovo modo di fare musica e di c...
Posted by on Tue, 20 May 2008 23:00:00 GMT

Articolo Jabadabadoo

    Malazeta: "Dio era tra noi"Un cd dalle ritmiche ipnotiche e convulse con una chitarra seducente e avvolgenteIl progetto musicale Malazeta, in memoria di una ragazza ebrea trucidata ...
Posted by on Mon, 21 Jan 2008 16:00:00 GMT

Recensione Malazeta su Ondalternativa

Malazeta (Dio era tra noi) Tracklist:01. Tre02. Incomunicabilità03. N..N04. Vesti05. Acqua06. Dio era tra noi07. Vita08. Linguaggio09. 174..51710. Occhi Buon album d'esordio per  gli italiani Ma...
Posted by on Mon, 22 Oct 2007 00:27:00 GMT