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Alessandro Baricco ha scritto la storia più affascinante degli ultimi anni, la storia di Novecento.
Non del secolo, ma di un eccentrico personaggio, Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, nato per caso nel ventre di una nave che agli inizi del secolo faceva la spola tra l’Europa e l’America, con il suo carico di miliardari, di emigranti e di gente qualsiasi.
Novecento era un pianista straordinario, dalla tecnica strabiliante, capace di suonare una musica meravigliosa... pare che non fosse mai sceso da quella nave.
La versione cinematografica (di Giuseppe Tornatore, La leggenda del pianista sull’oceano) ha vinto 4 premi David di Donatello.
::Vi propongo alcuni passi di quello che è il mio libro preferito, che rileggo ogni qualvolta mi sento un pò fuori da questo mondo, a volte assurdo..
- "Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa… e la vedeva. E’ una cosa difficile da capire. Voglio dire… Ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi… Eppure c’era sempre uno, uno solo, uno che per primo… la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte…magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni… alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare… e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dov’era, gli partiva il cuore a mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava: l’America!"
- "Non sei fregato veramente finchè hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla!"
- "Devo vedere una cosa laggiù", mi disse.
Quale cosa?" Non voleva dirla, e si puo' anche capire perchè quando alla fine la disse, quel che disse fu: "Il mare". "Il mare?". "Il mare". Pensa te, a tutto potevi pensare ma non a quello. Non volevo crederci, sapeva di presa per il culo bell'e buona. Non volevo crederci, era la cazzata del secolo.
"Sono trentadue anni che lo vedi il mare, Novecento!" "Da qui. Io lo voglio vedere da là. Non è la stessa cosa". Sant'Iddio, mi sembrava di parlare con un bambino. "Va beh, aspetta di essere in porto, ti sporgi e lo guardi per bene. E' la stessa cosa".
"Non è la stessa cosa". "E chi te lo ha detto?"
Gliel'aveva detto uno che si chiamava Baster, Lynn Baster. Un contadino. Uno di quelli che vivono quarant'anni lavorando come muli e tutto quello che hanno visto è il loro campo e, una o due volte, la città grande, qualche miglio più in là, il giorno della fiera. Solo che poi a lui la siccità aveva portato via tutto, la moglie se n'era andata con un predicatore di non so cosa, e i figli se li era portati via la febbre, tutti e due. Uno con la buona stella, insomma. Così un giorno aveva preso le sue cose, e aveva fatto tutta l'Inghilterra a piedi per arrivare a Londra. Dato però che non se ne intendeva granchè, di strade, invece che arrivare a Londra era finito in un paesino da nulla, dove però se continuavi sulla strada, facevi due curve e giravi dietro la collina, alla fine, d'improvviso vedevi il mare. Non l'aveva mai visto prima, lui. Ne era rimasto fulminato. L'aveva salvato, a voler credere a quello che diceva. Diceva: "E' come un urlo gigantesco che grida e grida, e quello che grida è "Banda di cornuti, la vita è una cosa immensa, lo volete capire o no? Immensa!". Lui, Lynn Blaster, quella cosa non l'aveva pensata mai. Proprio non gli era capitato di pensarla. Fu come una rivoluzione, nella sua testa.
- "Tutta quella città, non se ne vedeva la fine...per cortesia, la fine, si potrebbe vedere la fine?!?!? E il rumore..
Su quella maledettissima scaletta era tutto molto bello..ed io ero grande nel mio cappotto cammello, facevo un figurone, ed ero sicuro che sarei sceso, garantito, non c'era problema...
Ma poi...primo gradino, secondo gradino, terzo gradino...
Primo gradino, secondo gradino.. Non fu quello che vidi che mi fermò, fu quello che non vidi...quello che non vidi...
Riesci a capirlo???.quello che non vidi...
La cercai.. la cercai ma non c'era, in tutta quella sterminata città c'era tutto ma non c'era una fine. Quello che non vidi ? dove finiva tutto quello. La fine del mondo...
Prova ad immaginare un pianoforte..:i tasti iniziano, i tasti finiscono. Tu sai che sono 88 e su questo nessuno può fregarti...Non sono infiniti loro, Tu sei infinito e su quegli 88 tasti infinita è la musica che puoi suonare..Questo a me piace, questo sì, si può vivere..
Ma se salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera con milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la verità, che non finiscono mai..beh, allora quella tastiera è infinita..ma se quella tastiera è infinita non c'è musica che puoi suonare...ti sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio..
Ma le vedevi le strade????
Anche solo le strade, ce n'erano a migliaia...come fate voi laggiù a sceglierne una???
A scegliere una donna...
Una casa che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire....
Tutto quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce...o quanto ce n'è...
Ma non avete paura, voi altri, a finire in mille pezzi solo a pensarla quell'enormità??..a viverla...
Io sono nato su questa nave..ed anche qui il mondo passava, ma a non più di duemila persone per volta...E di desideri ce n'erano, sì...ce n'erano ma non più di quanto possano stare su di una nave fra una prua ed una poppa...Suonavi la tua felicità su di una tastiera che non era infinita..
Io ho imparato a vivere così...la terra, quella è una nave troppo grande per me. E' un viaggio troppo lungo.E' una donna troppo bella.E' un profumo troppo forte. E' una musica che non so suonare.
Perdonami amico ma io non scenderò da questa nave, non scenderò..al massimo, posso scendere dalla mia vita..."
- "Negli occhi della gente si vede quello che vedranno, non quello che hanno visto. Così, diceva : quello che vedranno..."
- "Potevi pensare che era matto. Ma non era così semplice. Quando uno ti racconta con assoluta esattezza che odore c'è in Bertham Street, d'estate, quando ha appena smesso di piovere, non puoi pensare che è matto per la sola stupida ragione che in Bertham Street, lui, non c'è mai stato. Negli occhi di qualcuno, nelle parole di qualcuno, lui, quell'aria, l'aveva respirata davvero. Il mondo, magari, non l'aveva visto mai. Ma erano ventisette anni che il mondo passava su quella nave : ed erano ventisette anni che lui, su quella nave, lo spiava. E gli rubava l'anima. In questo era un genio, niente da dire. Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente si porta addosso : posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia ... Tutta scritta, addosso. Lui leggeva, e con cura infinita, catalogava, sistemava, ordinava..."
- "Andavo di fantasia, e di ricordi, è quello che ti rimane da fare, alle volte, per salvarti, non c'è più nient'altro. Un trucco da poveri, ma funziona sempre..."
- "A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'è una ragione. Perchè proprio in quell'istante? Non si sa. Fran. Cos'è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buonanotte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto, fran. Non si capisce
E' una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. quando, in mezzo all'Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: "A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave".
Ci rimasi secco.
Fran."


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Le piante ed i fiori esprimono sensazioni ed emozioni particolari e diverse. Stati d'animo che spesso le parole non aiutano ad esternare totalmente. E in un modo...o in un altro...si fa ricorso alla natura per tirar fuori la propria interiorità...

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