Non sopporto l'ignoranza e l'indifferenza...
Sono convinto che il nostro modello di vita ed economico sia il peggiore che potessimo creare. C'è da chiedersi il perchè di tutto questo e perchè abbiamo accettato un sistema così disumano. Purtroppo i nostri strateghi governativi, sia di destra che di sinistra, lo considerano come il migliore in assoluto e la legge del dio denaro e del libero mercato non deve essere mai messa in discussione, perchè a detta loro crea ricchezza.
Ma quale ricchezza! Un modello così mostruoso crea solo dissoccupazione, nevrosi, ansia, depressione ed uso di psicofarmaci, tutte patologie inesistenti prima dell'avvento dell'industrializzazione.
Questo per quanto riguarda i paesi ricchi, quindi una piccolissima parte del pianeta, mentre la stragrande maggioranza invece è stata schiavizzata e depredata delle propie risorse e ricchezze ed annientata la propia cultura millenaria. Aumentando così l'odio dei paesi poveri nei confronti di quelli occidentali.
Cosa dire poi della tanto odiata cultura dei vip! Perchè accettiamo una differenza così abissale tra politici, banchieri, amministratori delegati, divi del cinema e della televisione, rock star, calciatori, sportivi e persone comuni come noi (detti anche schiavi salariati). A sua volta questa differenza è mille volte superiore al divario che c'era nel medioevo tra il re feudatario ed il suo stalliere. Questo modello di sviluppo pensa solo ad ampliare i propri confini pensando che la crescita economica possa essere infinita, sfruttando al massimo la natura che al contrario della matematica che è illimitata, questa ha dei limiti oltre ai quali non può andare. Il modello occidentale ignora questo fatto, stravolgendo le leggi della natura, perchè da sempre è quest'ultima che gira intorno all'uomo e non viceversa come si vuol far credere con questo modello creato artificilamente e votato all'autoditruzzione. Per questo è giunto il momento di tornare ad un modello antimodernista, ma più umano mettendo l'uomo al centro del sistema valorizzandone la propria vita, non l'economia al centro che invece lo rende schiavo di essa in nome del dio danaro. Attuando una cultura della decrescita, del localismo e dello sviluppo sostenibile. In pratica ridurre i consumi e gli sprechi, come facevano le società preindustriali ponendo dei limiti alla produzione. Al contrario della crescita infinita della globalizzazione che va contro le leggi della natura e che rappresenta un'eccezione storica.
E' quindi giunto il momento di rivoluzionare l'attuale sistema economicista di crescita illimitata e fare ritorno agli equilibri posti dalla natura, prima che sia troppo tardi per tornare indietro. C'è di mezzo la nostra sopravvivenza e la nostra dignità , nonchè il nostro diritto alla felicità .
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