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La fondazione e l'ascesaLa Pallacanestro Virtus Roma viene fondata a Roma nel 1960, a poche centinaia di metri da Piazza San Pietro, dall'unione di due squadre romane di serie C, il San Saba ed il Gruppo Borgo Cavalleggeri, prendendo inizialmente il nome di Virtus Aurelia. I quattro fondatori della società sono Armando Polidori (il cui figlio, Maurizio, sarà il primo coach del Banco di Roma negli anni '70), Rino Saba, Paolo Ragnisco e Franco Pileri. Poco tempo dopo la società assumerà la sua denominazione definitiva, Pallacanestro Virtus Roma, con cui è conosciuta a tutt'oggi.Dopo i primi anni spesi nelle categorie minori, durante i quali la formazione si allenava all'aperto sotto gli archi di Porta Cavalleggeri, la vera storia della Virtus inizia negli anni '70: nel 1972 iniziano i contatti tra i fondatori della Pallacanestro Virtus Roma ed alcuni funzionari del Banco di Roma, sponsor della formazione del CRAL che prendeva parte al campionato di promozione, ma che aveva grandi ambizioni, interessati prima alla sponsorizzazione della squadra della Virtus, che giocava in serie C, poi all’acquisizione diretta della società.L'arrivo in serie ANei primi anni in serie B la Virtus non riesce ad entrare nella lotta per raggiungere la massima serie, fino al 1978, l'anno in cui, con in panchina Nello Paratore, ottiene finalmente la promozione in serie A2. Dopo avere sfiorato l'ulteriore salto di categoria già al primo anno in A2, nel 1980 conclude al primo posto in classifica e conquista così la promozione diretta in serie A1.Questa la rosa della Virtus promossa in serie A1: Massimo Bini - Roberto Castellano - Claudio Cornolò - Mike Davis - Phil Hicks - Graziano Malachin - Luigi Santoro - Marco Spizzichini - Maurizio Tomassi - Giampiero Torda.Da allora la Virtus è rimasta sempre presente nella massima categoria della pallacanestro professionistica italiana.Di lì a poco nasce la Pallacanestro Virtus Banco di Roma, iscritta al campionato di serie C. Come allenatore viene scelto Anacleto Vanghetti, già coach della squadra della banca in promozione, ma 15 giorni prima dell'inizio della stagione si dimette in circostanze mai chiarite e l'incarico viene affidato a Maurizio Polidori. Alla fine dell'anno la società si sposta nella nuova sede in via Salaria a Settebagni.Dopo aver disputato due stagioni in serie C, nel 1974 viene ammessa alla serie B in seguito alla ristrutturazione dei campionati.La conquista dello scudettoDopo un paio di annate interlocutorie (nella prima stagione nella massima serie sfiora i playoff all'ultima giornata e si classifica decima, l'anno successivo dodicesima) arriva improvvisa la consacrazione: nella stagione 1982/83, con Valerio Bianchini in panchina e il fuoriclasse americano Larry Wright in campo a guidare un gruppo di giocatori solidissimo, la Virtus termina la regular season in testa alla classifica.I successivi playoff sono una cavalcata trionfale: superate Gorizia ai quarti e Cantù in semifinale, Roma si laurea campione d'Italia battendo in finale l'Olimpia Milano 2 a 1 in tre intensissime gare. La gara decisiva vede la Virtus vittoriosa col punteggio di 97-83, sostenuta da una cornice di pubblico incredibile. Il 19 aprile 1983, sugli spalti del PalaEur sono 14.348 gli spettatori paganti che assistono alla conquista dello scudetto, record assoluto e imbattibile nella storia della pallacanestro italiana.La formazione della Virtus campione d'Italia: Roberto Castellano - Egidio Delle Vedove - Enrico Gilardi - Giuseppe Grimaldi - Clarence Kea - Fulvio Polesello - Massimo Prosperi - Stefano Sbarra - Marco Solfrini - Larry Wright.Sul tetto d'EuropaNella stagione seguente partecipa alla Coppa dei Campioni. Il cammino nella massima competizione europea è molto convincente, e dopo alcune prestigiose vittorie contro squadre come il Maccabi Tel Aviv, il Bosna Sarajevo e la Pallacanestro Cantù, la Virtus va a giocarsi l'ambito trofeo in finale contro il Barcellona di Juan Antonio San Epifanio.La sera del 29 marzo 1984, al Patinoire di Ginevra, la partita è combattutissima: sotto di dieci punti alla fine del primo tempo, nella ripresa la squadra capitolina trascinata dal solito Larry Wright rimonta e supera gli avversari. Battendo gli spagnoli col punteggio di 79-73, la Virtus è campione d'Europa. Il capitano Fulvio Polesello alza la coppa in mezzo a migliaia di tifosi romani festanti.Questa la rosa della Virtus campione d'Europa: Gianni Bertolotti - Enrico Gilardi - Giuseppe Grimaldi - Clarence Kea - Fulvio Polesello - Paolo Salvaggi - Stefano Sbarra - Marco Solfrini - Renzo Tombolato - Larry Wright.Il ciclo continuaL'anno successivo, dopo una serie di partite disputatesi in Brasile, conquista anche la Coppa Intercontinentale, e dopo aver concluso per la seconda (e finora ultima) volta la regular season al primo posto in classifica, viene eliminata prematuramente nei playoff dalla Scavolini Pesaro perdendo due volte al PalaEur, abbandonando così il sogno del secondo scudetto.Quella sarà (per il momento) l'ultima stagione di Valerio Bianchini sulla panchina della Virtus, sostituito da Mario De Sisti. Ma anche dopo il cambio di allenatore, nel 1986 il palmares della società romana si arricchisce con la vittoria della Coppa Korac, conquistata dopo una doppia finale tutta italiana contro la Juve Caserta di Oscar Schmidt: vincendo sia la gara di andata che quella di ritorno al PalaEur, la Virtus conquista un altro trofeo, chiudendo un ciclo incredibile in campo internazionale.La formazione della Virtus vincitrice della Coppa Korac: Claudio Brunetti - Bruce Flowers - Enrico Gilardi - Franco Picozzi - Fulvio Polesello - Leo Rautins - Franco Rossi - Stefano Sbarra - Marco Solfrini - Fabrizio Valente.Anni di transizioneNonostante acquisti prestigiosi, su tutti quello della stella americana George Gervin (quattro volte capocannoniere della NBA), alla fine degli anni '80 i risultati non sono più altrettanto brillanti: la squadra naviga spesso a centro classifica, e i numerosi avvicendamenti nel ruolo di allenatore non aiutano la Virtus a tornare nelle primissime posizioni del campionato. Nel 1988 arriva anche la definitiva conclusione della partnership con il Banco di Roma, abbinamento durato quasi un ventennio.Il campionato 1988/89, il primo senza lo storico sponsor, si rivela un anno di transizione particolarmente difficile: una Virtus decisamente ridimensionata (con in panchina il primo coach straniero della sua storia, il croato Petar Skansi) evita una clamorosa retrocessione in serie A2 soltanto all'ultima giornata dei playout, ottenendo la salvezza grazie ad una drammatica vittoria casalinga per 82-78 contro la Glaxo Verona.La permanenza in serie A1 permette comunque di perfezionare il passaggio di proprietà della società nelle mani del gruppo Ferruzzi.L'era FerruzziAll'inizio degli anni '90 la società passa così sotto la discussa gestione del gruppo Ferruzzi, con Carlo Sama nel ruolo di presidente, e lo sponsor diventa il quotidiano romano Il Messaggero. La nuova proprietà promette grandi risultati, riporta in panchina il coach dello scudetto, Valerio Bianchini, e ingaggia subito due campioni americani: Brian Shaw e Danny Ferry.La nuova avventura parte bene, con il raggiungimento della finale di Coppa Italia 1990, poi persa contro la Knorr Bologna. Ma in campionato la Virtus non va oltre l'ottavo posto e i quarti di finale dei playoff, così negli anni immediatamente successivi la società cerca di rinforzare la squadra, non badando a spese per portare nella capitale tanti grandi campioni del panorama cestistico italiano ed internazionale come Dino Radja, Michael Cooper, Ricky Mahorn e Roberto Premier.Le grandi promesse e ambizioni societarie però non si concretizzeranno: il gioco e i risultati sono al di sotto delle aspettative, il cammino nei playoff 1991 si ferma in semifinale contro gli eterni rivali dell'Olimpia Milano, e nel 1992 arriva anche il clamoroso esonero di Bianchini con la promozione in panchina del suo vice Paolo Di Fonzo.L'unico trofeoLa sola grande soddisfazione che la Virtus dà ai suoi tifosi è la conquista della seconda Coppa Korac della sua storia, vinta contro la Scavolini Pesaro nel 1992. Dopo un inusuale risultato di parità nella gara di andata al PalaEur, una strepitosa prestazione nel ritorno a Pesaro permette alla formazione romana di vincere 99-86, conquistando un nuovo trofeo europeo.Questa la rosa della Virtus vincitrice della Coppa Korac: Stefano Attruia - Donato Avenia - Fausto Bargna - Davide Croce - Alessandro Fantozzi - Gianluca Lulli - Ricky Mahorn - Andrea Niccolai - Roberto Premier - Dino Radja.Quella coppa rimarrà l'unico trofeo conquistato in tutto il decennio, e l'anno seguente, sempre in Coppa Korac, la Virtus si fermerà soltanto in finale. In campionato, non andrà oltre un quarto posto in classifica e oltre il raggiungimento di un'altra semifinale playoff, la seconda consecutiva.Il buio e la risalitaScoppia lo scandalo di Tangentopoli, e il coinvolgimento del gruppo Ferruzzi travolge indirettamente anche l'incolpevole Virtus. Nel bel mezzo della stagione 1992/93 le conseguenze sono pesantissime: l'azzeramento dei vertici societari e l'abbandono dello sponsor Il Messaggero lasciano la società e la squadra allo sbando. Ne segue un immediato e brusco ridimensionamento di budget, di pubblico e di risultati.Al termine della stagione 1993/94, perdendo all'ultima giornata a Reggio Calabria, la Virtus conclude il campionato più sofferto della sua storia al penultimo posto, retrocedendo in serie A2: soltanto l'acquisizione dei diritti sportivi della fallita Aurora Desio permetterà alla società capitolina di restare in serie A1. La permanenza nella massima serie rende possibile il passaggio di proprietà al nuovo presidente Giorgio Corbelli, che getta le basi per un futuro più stabile.La nuova dirigenza porta a Roma il giovane coach Attilio Caja, rinnova completamente il parco giocatori e cerca lentamente di riportare il grande pubblico al palasport. Il lavoro del coach pavese permetterà alla squadra di mantenersi su buoni livelli per tutte le stagioni successive, con tranquille qualificazioni ai playoff (senza mai però riuscire a superare il muro dei quarti di finale) e dignitose partecipazioni alla Coppa Korac, arrivando fino alle semifinali nel 1998.Il dramma di AncilottoL'evento più importante della seconda metà del decennio, però, è anche quello più drammatico. Alla vigilia del campionato 1997/98, durante una amichevole di preparazione estiva disputata a Gubbio, il giocatore della Virtus Davide Ancilotto è colpito in campo da un edema cerebrale.Morirà all'ospedale San Filippo Neri di Roma il 24 agosto 1997, a 23 anni, lasciando un grande vuoto nel basket italiano, che ha perso uno dei suoi più grandi talenti, e nel cuore degli appassionati romani, che ancora oggi lo ricordano con immutato affetto. La sua maglia numero 4 è stata ufficialmente ritirata il 24 marzo 2001, e la curva della tifoseria romana porta il suo nome.L'arrivo di TotiUna nuova svolta nella storia della Virtus arriva nel 2000: dopo un campionato decisamente deludente, si concretizza il definitivo passaggio di proprietà della società nelle mani dell'imprenditore romano Claudio Toti. Alla vigilia della stagione 2000/01 la nuova dirigenza parte bene, con la Virtus (nuovamente guidata in panchina da Attilio Caja) che torna dopo otto anni a conquistare un trofeo: si aggiudica infatti la Supercoppa Italiana battendo in finale la Kinder Bologna.Ritorno al verticeGrazie al nuovo coach Piero Bucchi e agli acquisti di grandi nomi come Daniel Santiago, Davide Bonora, Horace Jenkins, Marko Tusek e, da metà stagione, Anthony Parker, nel 2002/03 la squadra capitolina ha disputato uno dei suoi migliori campionati: conclusa la regular season al secondo posto, sfiora l'accesso alla finale dei playoff, perdendo in casa col punteggio di 75-77 una rocambolesca gara-5 di semifinale contro la Fortitudo Bologna, nella quale viene dilapidato un clamoroso vantaggio per 31-8 in pochi minuti. Centra comunque la qualificazione all'Eurolega per la stagione 2003/04, un'esperienza rivelatasi però fallimentare e terminata con l'ultimo posto nel girone di primo turno.Nel 2005 l'arrivo in panchina del celebre coach slavo Svetislav Pesic, acquistato dopo l'esonero di Bucchi al termine del girone di andata, porta nuovo interesse intorno alla Virtus, che nei playoff elimina clamorosamente tra l'entusiasmo del pubblico il Montepaschi Siena campione d'Italia in carica, per poi essere però fermata ancora una volta nelle semifinali dalla Fortitudo Bologna.Le stelle della squadra sono il serbo pluricampione d'Europa Dejan Bodiroga e lo statunitense David Hawkins (arrivato sul finire della stagione 2005), con cui Roma è tornata in Eurolega per effetto della semifinale di campionato 2005/06 perduta per mano della Benetton Treviso. Nella stessa annata, la Virtus di Pesic ha anche raggiunto la finale di Coppa Italia, persa a Forlì contro la Carpisa Napoli dopo un emozionante tempo supplementare.La rosa della Virtus vincitrice della Supercoppa: Jerome Allen - Federico Antinori - Juan Alberto Espil - Gianluca Lulli - Giancarlo Marcaccini - Massimo Minto - Massimiliano Monti - Alex Righetti - Rod Sellers - Alessandro Tonolli.Gradualmente, la Virtus si rinforza sempre più sia nella dirigenza che nel parco giocatori: nel 2002 arriva una delle figure storiche del basket italiano, Roberto Brunamonti, come general manager; dal 2001 al 2004 è stata la squadra della celebre guardia Carlton Myers (oltre 10.000 punti in Serie A in carriera).La stagione in corsoLa stagione 2006/07 è partita con il cambio d'allenatore: dopo un lungo diverbio con Svetislav Pesic, legato a Roma da un ulteriore anno di contratto ma intenzionato a lasciare la squadra della capitale per tornare a lavorare in Spagna a Girona, finito poi per vie legali, la squadra ha ingaggiato l'ex-tecnico della Fortitudo Bologna Jasmin Repesa, siglando un contratto biennale.Il 6 ottobre 2006 la Virtus ha affrontato in un'esibizione amichevole la formazione NBA dei Phoenix Suns, in una partita del progetto NBA Europe Live Tour, che ha riportato una squadra del campionato professionistico statunitense in Italia dopo 8 anni di assenza e a Roma dopo 17 (nel 1989 era stata la volta dei Denver Nuggets). L'evento è stato fortemente voluto dal sindaco di Roma Walter Veltroni, grande appassionato di basket e tifoso della Virtus.Dopo una campagna acquisti estiva poco efficace (con il mancato arrivo di Marco Belinelli), buona parte della stagione 2006/07 ha visto molti alti e bassi nei risultati, con la Virtus che ha comunque conquistato le qualificazioni alle Final 8 di Coppa Italia e alle Top 16 di Eurolega. Dopo essersi attivata sul mercato a febbraio 2007 con ben quattro nuovi acquisti, la squadra ha trovato maggiore continuità nei risultati, e grazie anche a una striscia di nove vittorie consecutive ha concluso la regular season al quarto posto.I playoff sono partiti nel segno del successo, con un perentorio 3-0 nei confronti della Eldo Napoli, in cui si è distinta una partita tiratissima a Napoli, chiusa da un lodevole Dejan Bodiroga.

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