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About Me

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My Interests

I'd like to meet:

Adoro la vita, sentire che dal mio corpo stillano emozioni e sentimento. Sognare, riflettere, sorridere, ridere, essere serena, osservare, perseguire, raggiungere. Seguire i miei sogni, rincorrerli, realizzarli. Volare, in alto, molto in alto, sempre; immaginare, fantasticare, vaneggiare, trasognare, sentirmi libera. Mi piacciono gli sguardi sinceri, le occhiate complici, gli abbracci caldi e rassicuranti, i sorrisi che si mescolano alla dolcezza delle labbra appena dischiuse, le risate in compagnia che strimpellano sincerità, la lealtà, l’aggrapparsi umido e spontaneo. Suonare il violino, lentamente, per ore, dando vita ad ogni singolo movimento del polso, facendo danzare le dita lungo la cieca tastiera delle corde, interpretandone ogni suono come fossero parole sussurrate a bassa voce. Credo sia dolce illudersi di possedere le note, sentirle scorrere sulle proprie dita come foglie sbocciate, carezzate dal vento. Amo leggere i romanzi di Stephen King: penetra le cose, trascende la realtà, padroneggia le parole; da anni colleziono le vecchie edizioni delle sue opere quasi fossero cimeli preziosi. Altri autori che trovo interessanti sono E.A. Poe e H.P. Lovecraft. Adoro cantare sotto la doccia o immersa in una bella vasca d’acqua calda, fumante, anche d'estate, coccolata dal soffice sciabordio dell’acqua che abbraccia la ceramica. I miei profumi, colorati e dolci, le mie spugnette colorate, le mie saponette, le mie cremine delicate, i miei interminabili cassettini di trucchi e sbelletti. Adoro i fiori, soprattutto i girasoli, le orchidee e i papaveri rossi svettanti negli infiniti campi di spighe dorate, memorie di un dolore senza fine. Sono affascinata dai ricordi, vorrei essere in grado di non dimenticare nulla, di prendere e trattenere nel cuore ogni singola emozione: ormai ho l'anima piena di ricordi ma credo di non averne mai abbastanza. Mi piace credere in Lei e nella sua presenza, pensare che il suo sorriso accompagni ogni istante della mia giornata, che la sua anima impregni i muri della mia stanza; è dolce immaginarla coi capelli dorati sparsi sul guanciale, al mio fianco, sorridente e fiduciosa mentre sfiora coi suoi occhi i miei occhi, mescolandosi nel medesimo colore. Nelle sere d’inverno in cui tutto sospira e in cui il cielo si tinge di blu, così profondo e dolce, allora Lei mi manca tremendamente. In quei momenti in cui intorno a me si sprigiona la vita, in cui si ride, si scherza, si ama, in cui piango senza sapere il perché, in cui mi sento sola, allora vorrei averLa vicina, stringerLa e non lasciarLa più allontanarsi da me, e mi domando ancora una volta come questa possa essere la realtà. La verità. La vita. Ed è anche per questo che amo il mondo, che voglio aiutarlo, curarlo, che mi illudo di poterlo salvare e di renderlo migliore. Per Lei. Per fare in modo che i suoi occhi possano, un giorno, sfiorarne l’essenza, perché possa essere fiera di me, per colmare così il suo vuoto nella mia vita. Mi piacciono le giornate di sole, quello abbagliante e cocente, che riscalda il cuore, la mente e le braccia nude. Le ciliegie rosse e gonfie, gli acini d’uva bianca, le pesche croccanti, le fragole dolci, i melograni rossi da sgranare piano, il colore azzurro, introspettivo e limpido, i tramonti infuocati, le foche, i pinguini traballanti sulle loro zampette gialle, le tartarughe goffe nei loro movimenti infinitamente lenti, le umide chiocciole mollemente adagiate sulle foglie dei cespugli, le caramelle gommose ricoperte di zucchero frizzante, le frasi romantiche sussurrate al cuore, le telefonate notturne, le emozioni palpabili, l’amore platonico piuttosto che quello carnale, la fotografia, capace di sospendere attimi interminabili di vita. Scrivere, tanto, ogni volta che riesco a prendere un po' di fiato dal caotico ammassarsi dei miei impegni, quest’anno, ridimensionati. Sentirmi felice, dentro, come forse non sono mai stata davvero. Sorridere al mondo, sempre, anche se non vengo ricambiata, ridere di gusto e abbracciare l’umanità con la determinazione di qualche ora di volontariato. Mi piace Parigi: mi sono innamorata di Parigi. Spero di tornarci presto. Mi piace pensare che un giorno non ci saranno più problemi come la fame nel mondo, il buco nell'ozono, il bracconaggio, la sete, le guerre, gli sbalzi climatici, la pedofilia, la violenza, l’AIDS, la pornografia, il maltrattamento degli animali, l’abbandono, la schiavitù che, come tante piccole ferite purulente, infettano l’umanità con l’acre odore della decomposizione. Mi piacciono i libri ingialliti, dalle copertine rosicchiate, che profumano di anni lontani e vite d’altri. Le penne stilografiche (preferibilmente Mont Blanc e Waterman) che sembrano danzare sulla carta, gli sguardi furtivi, i sentimenti sofferti, le lacrime calde, il sollievo di una risposta, i salici frondosi, la tecnologia, la body art e la medicina come possibile soluzione disinteressata alle malattie che affliggono l’umanità. Mi piace sognare, sogno spesso cose bizzarre e affascinanti, nate dall’oblio e dalle mie paure, dalla mia gioia e dalla mia insicurezza; sognare mi rende ancora una volta più consapevole della realtà in cui vivo. Adoro passeggiare la sera, sola, alla luce della luna, senza meta, assaporando l'aroma bagnato della notte, cullata dalla sola musica dell’anima e dal lento zampettare del mio cagnolino Cesare, proprio come Cesare Pavese, del magistrale “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”. Mi piacciono i gelati, tanto, troppo, soprattutto alla stracciatella, alla liquirizia, alla meringa e al fiordilatte. I film strappalacrime durante i quali è d’obbligo disperarsi lentamente, i cuscini morbidi e soffici, i gattoni grassocci e impacciati, i divani morbidi, le candele, il découpage, i profumi mistici. Le carezze che tolgono il fiato, le scaramucce con mia sorella, il nostro rapporto un po' d’odio e un po' d'amore. Mi piacciono i gesti originali, le manifestazioni spontanee, l'essere ma non ostentare, mai, l’affetto irrefrenabile e inconsapevole, la gioia di un sorriso, il silenzio soffocato di uno sguardo, i bambini, i loro sorrisi, la loro gioia infinita, il loro coraggio, la loro ingenua accortezza e le loro anime sensibili. Mi piacciono le notti luminose di stelle, le curve dolci, le macchine comode, l'adrenalina, i giornali di cultura, i baci sul collo, le trapunte, le fotografie appese ai muri, ritagli di vita vissuta ma mai trascorsa, i quadri d’autore, i calici di cristallo che sembrano risplendere di luce propria, i campi sconfinati e dorati di grano, la brezza estiva che lambisce le spalle scoperte, il riflettersi della luna negli occhi, le gonne a balze. Il mare, di notte, vivo e ansante, che sembra quasi respirare l’aria salata. Raccogliere la sabbia sulla spiaggia e lasciarla scappare tra le dita, guardandola danzare nell'abbraccio dolce del vento, le conchiglie rotonde, i granchietti che zampettano tra le dita ma che ancora non sono in grado di pizzicarle, l’odore di salsedine che frizza nelle narici al mattino, i cavallucci marini, le timide tartarughe, i gabbiani in volo. Mi piacciono gli spritz alla fragola ma non lo spritz in sé, le gite improvvisate e fuori porta, la musica a volume altissimo, le cravatte, l’eleganza, lo stile, gli acquisti in rete, più divertenti che fruttuosi, i lunghi viaggi in automobile, chiacchierando fitto fitto. Mi piace svegliarmi tardi la mattina con un timido raggio di sole che mi accarezza i capelli, scaldandomi il corpo e un po' anche il cuore. Il pallore della luna, il luccicare immenso delle stelle, la mia agenda troppo meticolosa (e forse troppo piccola), scritta e riscritta, in cui annoto praticamente tutto, e il riflesso della luna che gioca con l'acqua appena increspata. Mi piacciono gli occhi dei bambini, sempre così curiosi e dolci, le trasparenze dell'anima, l'essere cercata a qualsiasi ora (anche se in realtà il più delle volte il mio cellulare di notte è spento), sentirmi di sollievo per qualcuno. Sono le piccole cose che fanno sentire importanti. Importanti e amati. Adoro i cuccioli, piccoli e indifesi: proprio per questo ho aperto il mio cuore e la mia casa a Cesare, un barboncino dolcissimo ma dal passato tremendamente triste. Ora lui è il mio tesoro, una delle mie ragioni di vita, il mio sorriso, tutto il mio amore e la mia serenità: mi sono ripromessa di sacrificare il mio tempo per lui, per le sue leccatine affettuose e per i suoi occhioni grandi. Impossibile non rimanerne affascinati! Mi sono ripromessa di colmare il vuoto profondo che ha provato in questi anni di solitudine e dolore, sia mentale che fisico. Voglio davvero vederlo tornare a correre spensierato. Adoro i temperamatite, i righelli con i brillantini, le gomme da cancellare che si consumano pian piano, le penne a sfera dalla punta sottilissima, la penombra, le torte alla crema pasticcera, i semifreddi, le librerie impolverate e le biblioteche immense e deserte. Mi piace il silenzio. Quello dell’anima, quello in cui le parole sono solo accessori, solo eccesso; quello in cui anche solo uno sguardo riesce a parlare per ore, giorni, interminabili giorni; quello che aspetti di trovare in una persona per riuscire a capire che, sì, davvero, hai davanti a te qualcuno di importante. Mi piacciono la panna montata, la crema pasticcera, l’immensità della rete, la semplicità, l’aroma di caffè che penetra i muri la mattina e risveglia i sensi. Mi piacciono le labbra, le dita, le unghie curate, le lentiggini, i capelli ricci, i boccoli, le spalle, le ginocchia, i fianchi, il coraggio, le situazioni estreme, le emozioni condivise, il levigato luccicare delle perle. Mi piacciono i diamanti piccoli e luminosi, simili alle stelle e alle goccioline di rugiada. Mi piace l’anello che lui mi ha regalato, un immenso gesto d’amore che risplende ancora, malgrado tutto, nei miei occhi, ricordo troppo sincero e spontaneo per non farmi soffrire. Mi piace poter guardare dall’alto di un aereo le nuvole bianche, quasi fossero silenziose compagne di viaggio. Mi piace sospirare, guardare mia madre mentre cucina, sentirmi bene pensando che ora mio padre starà a casa con noi tutte le notti, il dolce respirare di Clara contro il cuscino, mentre con una mano addormentata mi strattona le lenzuola e, inevitabilmente, mi scopre. Mi piace vedere l’amore nei suoi occhi, sperare che la sua storia d’amore non possa finire mai, ridere con lei, di lei, di lui. Mi piacciono le giornate di silenzi, i dolci silenzi carichi di emozioni e pace. Mi piacciono i miei due anelli, dai quali non riesco mai a separarmi, e le stelle cadenti, gli abbracci caldi e rassicuranti, i regali piccoli e inosservati, le lettere d'amore che sussurrano dolcezza al cuore, le sigarette sospirate e fumate fino al filtro, odiate, sentite, assorbite, sospirate, schiacciate, piante, rimpiante, pungenti, velenose, pestate con forza sui grigi marciapiedi della città. Mi piacciono le Winston Blu, come l’ultimo tiro scivola lungo la gola lentamente e poi giù dal filtro e si deposita acceso per terra, lasciando una scia luminosa a testimonianza della fine. Mi piacciono le Lucky Strike e le Chesterfield rosse. Il loro gusto deciso e inebriante, che per qualche istante rende tutto evanescente. Magiare in trattoria o in agriturismo, ma non disdegno certo i ristoranti impegnativi. La pizza con il salamino piccante e la pasta aglio, olio e peperoncino. Mi piacciono il liceo, alcune mie compagne di classe con le quali, anno dopo anno, sto legando sempre di più, le nostre confidenze sussurrate tra le ore di lezione, il nostro scambiarci caramelle, accendini e temperini. I miei nuovi guanti neri, la schiettezza, le belle persone. L’altruismo, la sincerità, la modestia, il saper mettersi da parte e fare spazio, la gentilezza, l’educazione, la discrezione, la riservatezza, l’incontenibile espansività, la curiosità pizzicata appena, l’accettare la realtà dei fatti. Il cocco, l’ananas, le pere, l’anguria, il cetriolo, la lattuga, il parlare a bassa voce, il nuovo compagno di mia nonna, Antonio, un uomo di grande cuore e in grado di farla sorridere, gli utensili antichi e arrugginiti, le vettovaglie, la chincaglieria. Le vecchie tradizioni, il galateo, le opinioni differenti, il confronto educativo, il rispetto dell’altro, le tesi marxiste. Mi piace provare a essere differente, dagli altri per me stessa. Mi piace assaporare ogni attimo, più che mai ora che ho capito a dare il giusto peso alle cose e, soprattutto, alle persone. Ora che ho capito che la vera amicizia è rara, che la gente ti usa e poi ti getta via, ed io non sono più in grado d’incassare altre violenze. I miei veri amici li conto sulle dita di una mano. Inutile donare cuore, anima e pensiero. Inutile crederci davvero. L’importante è sorridere, e lasciare che tutto scivoli, seppur lentamente, sul proprio corpo inerme. Tutto passa. Tutto svanisce. “Tutto era cambiato perché nulla cambiasse”. E ora non ho più rimpianti né lacrime: chi mi ha persa, ora deve prenderne consapevolezza. Non è con due parole vomitate a fatica che si recuperano i rapporti. Adoro l’aroma del caffè caldo e macchiato di schiuma di latte, il tè bollente alla pesca, i panini al salame o speck e formaggio, le coccinelle di legno da appiccicare sulla carta da regalo, i confetti alla liquirizia che si sciolgono in bocca e tingono la lingua per ore. Le macchine lucide, le case pulite, i tergicristalli bagnati, gli autolavaggi, i maialini rosa con la coda arricciata all’insù. Adoro il profumo di pulito, le lenzuola candide e i pavimenti lucidi. Adoro i bustini, i miei piercing, i costumi estivi che danno un incredibile senso di freschezza, i fiori variopinti di montagna, i funghi nascosti sotto le fronde dei piccoli arbusti, i torrentelli timidi e luminosi, i sentieri di uva e melette verdi, le case isolate, le vette ricoperte di neve. Adoro le lingue straniere, i viaggi, le gitarelle in autostop, le incredibili corse in scooter d’estate, quando l’aria non ferisce ancora la pelle nuda ed ogni saltarello è un tuffo verso le nuvole, da cogliere a tutta velocità. Le attività imprenditoriali, il commercio, il volontariato, il progresso, la cultura orientale, le novità, i regali da scartare in un secondo momento, la limpidezza, le sottigliezze, lo studio, la cultura. L’arte, la pittura. L’opera, il teatro, la recitazione, i costumi, i travestimenti. I cambiamenti poco importanti ma particolari, gli alberi di Natale addobbati d’azzurro, di bianco e d’argento, la brina invernale, le sfere di vetro e le ghirlande da appendere, il calore, le calze autoreggenti, i calzini pesanti, gli addominali ben definiti, la fatica ripagata. Adoro la poesia di Petrarca, Quasimodo, Ungaretti, Foscolo, Leopardi, Montale e Cesare Pavese, il sarcasmo, scrivere durante la notte, mentre le stelle cullano amorevolmente i miei pensieri, le nuove conoscenze, sempre fresche e ben disposte, la confidenza vera e conquistata, le esperienze estreme, il sesso differente. Adoro l’intraprendenza e le novità. Adoro le composizioni di J. S. Bach, i quadri di Botticelli, Kandinsky, Munch e Klint, le emozioni che trapelano dalle loro tele, la loro angoscia che sembra prendere la consistenza della nebbia. Adoro le foche, gli squali e i serpenti. Pregare alla luce soffusa e dolce di una candela, insegnare ai bambini la scuola e la vita, soprattutto quella sofferta. Le scollature, ma non quelle volgari, la puntualità, sempre, le frittelle alla crema quando nell’aria si preannuncia il Carnevale, il cappuccino con tanta schiuma calda. Adoro le persone capaci di morire per un’idea e i suicidi consapevolmente persuasi. Penso sia eccitante aprire la porta del frigorifero. Adoro cambiare piatti e posate a ogni portata, a tavola, e pianificare la mia vita, anche se spesso non riesco a ottenere buoni risultati. La velocità, commuovermi davanti ad un film, le spremute d’arancia, i pennarelli Uniposca, l’Astrattismo, l’Espressionismo, le conquiste, le rivincite ma non le vendette. Adoro i camerieri discreti, i posacenere pieni, i tatuaggi nascosti, la comodità, l’Ipod, le piscine piene di acqua azzurra, l’odore di cloro, i cocktail sotto l’ombrelloni, la sabbia calda ma non bollente, le tentazioni, la cortesia. La cordialità, la mancanza, l’affetto, la persuasione. Adoro i sali da bagno, il gesso delle fratture, i piumini giganteschi, le unghie ricostruite, la ceretta a strappo, la pelle liscia e glabra, l’acqua naturale temperatura ambiente, senza ghiaccio né limone, la Fanta, la pizza napoletana mangiata davanti al Golfo illuminato. Roma, il Colosseo, l’Altare della Patria, i Fori, Pompei, l’Italia meridionale, così genuina e sciolta. I mandarini profumati, l’attualità, l’Internazionale. Fabiola, l’unica persona che mi è vicina da sempre e che non vorrei far soffrire mai, e Matteo. Le vacanze divertenti al mare e quelle meditative in montagna, i delfini, la musica soft, la mia macchinetta digitale Casio EX-S10 che non mi tradisce mai, il futuro, i miei tentativi di non guardarmi alle spalle, il sano lavoro i cui sforzi vengono inevitabilmente ripagati, le case edificate di sana pianta, le ciabatte da camera, le magliette con il colletto. Adoro la panna cotta variegata alla fragola, la panna montata dolce, il Kinder Bueno White e di più la cioccolata Kinder in generale, i biglietti d’invito artificiosi. Le feste in villa, gli abiti scuri, i servizi di catering, gli affettati, i pennelli sottili, le scarpe in vernice, le piantine grasse. Il mio nuovo cellulare, il Nokia N96, che mi permette di fare qualsiasi cosa, le Nuove Tecnologia, i videogiochi, soprattutto se gestionali, l’euforia dei neopatentati, gli occhiali da sole enormi. Adoro i vestiti comodi, gli accessori Wireless, la musica leggera, la carne di maiale, andare a letto alle 19.00 e svegliarmi, inevitabilmente, alle 4.00 di mattina. Le pantofole, le saccocce dell’acqua calda, i cuscini bassi, non troppo gonfi, i massaggi, le critiche discrete. Adoro la bigiotteria e gli accessori di Almaplena, dei quali non ho mai abbastanza, i bicchieri lindi, le crocchette di patate, la musica jazz, le giornate di sole. Le piantine piccine, ad esempio i Bonsai, i puttini dipinti sulle pareti bianche, cantare al suono della tastiera di Clara, passare inosservata, nascosta sotto l’arricciarsi di una sciarpa esageratamente lunga. I quaderni ordinati, le belle calligrafie, il sollievo, il pensar bene, in modo soppesato, le forcine luccicanti, le persone di spessore. Adoro le frittelle sottili ma ripiene di morbida crema pasticcera, le chiacchiere disimpegnate, avere sempre un pacchetto di sigarette pieno in tasca, l’odore dei sigari, le magliette molto lunghe e strette, gli anelli, gli gnocchi e i bigoli al sugo d’anitra, le canzoni romantiche e lente, le battute intelligenti, la gentilezza, sempre. Il pensare di non averlo perso ma di conservarne un pezzo di cuore nel mio petto. Adoro Cesare tutto rasato, rosa come un porcellino e morbido come una carezza, il suo musino dolce e i suoi vestitini caldi. L’acqua delle piscine, l’odore di cloro, il colore dei cocktail, gli ombrellini colorati nei bicchieri, i sorrisi disinteressati, i passaggi in automobile, chiacchierando fitto fitto, gli abbracci, le lancette degli orologi, le vacanze ben soppesate, l’abbronzatura, il cibo dei ristoranti. ************************************************************ ************************************************************ ************************************************************ ********Non riesco invece a tollerare la falsità, l'opportunismo, la superbia, l’egocentrismo, chi vuole avere ragione per forza, chi non sa sostenere uno sguardo o chi non riesce ad accettare una critica, chi non riesce ad argomentare i propri pensieri, gli incoerenti, l'ignoranza, la demenza, le illusioni senza fondamento alcuno, soffrire per persone che non meritano altro che l’indifferenza, dare troppo. Non sopporto le persone monotone, piatte, ciniche, apatiche, senza personalità, che rubano la creatività degli altri, quasi fossero parassiti. Chi vuole piacere agli altri ma non a se stesso. Odio i silenzi imbarazzanti, i fazzoletti di carta troppo sottili, i progetti fatti a vuoto, la superficialità, i rimorsi, chi parla per sentito dire, chi non ringrazia, chi non salda i proprio conti, chi volta la faccia agli amici e chi amico, invece, non lo è mai stato. Odio gli inetti, gli irrispettosi, i maleducati, i violenti, i volgari. Le bestemmie. Odio uscire con meno di €30 in tasca. Odio dover rispondere a domande imbarazzanti fatte da chi non ha il diritto di ricevere risposta. La banalità, il perdere tempo anche se non ho nulla di particolare da fare, l’abbronzatura troppo scura, il trucco acceso, gli accendini scarichi, i pacchetti di sigarette light o morbidi, i distributori che non danno il resto, le tabaccherie poco fornite, i filtri umidi. Le labbra screpolate, le persone taccagne, i ragazzi strafottenti, non riuscire a trovare niente di positivo in qualcosa o qualcuno, la violenza gratuita, gli insulti, il nonnismo, il vandalismo. Non riesco a chiedere i soldi che ho prestato, odio la Nutella, la Coca-Cola, il rumore gorgogliante dell’aspirapolvere e l’incessante girare della lavatrice. Non riesco a sopportare gli adulti che alzano la voce per presunta esperienza e le piadine con troppo prosciutto cotto, le mele mollicce, gli atteggiamenti aprioristici, le doppie facce, gli imprevisti, i toast, la pubblicità inopportuna, gli egoisti, il bicchiere perennemente “mezzo vuoto”. Odio sentirmi di troppo e anche il computer quando si impalla, gli antivirus inefficienti e i videogiochi con una pessima grafica. I libri polizieschi, i cibi surgelati (tra l’altro sono allergica ai conservanti), arrossire, ascoltare lamentele inopportune, la polvere, l’impotenza, l’ipocrisia, e al mondo ce n’è tanta, gli insulti gratuiti, i film stupidi, gli approfittatori, chi disprezza la religione altrui, il razzismo, il terrorismo. Gli sproloqui, le persone senza ambizioni, le persone che rubano i sogni altrui in mancanza di un obiettivo originale. Non riesco a tollerare le persone che amano farsi pregare. Odio i crostoli, i coriandoli, che inevitabilmente mi finiscono negli occhi, il limone nell’acqua naturale. Odio odiare e chi odia. Forse odio me stessa. Odio le bistecche impanate e la cane di mucca, la carta da lettere senza righe, le penne con la punta grossa, i cinema, i pervertiti, il pesce di qualsiasi tipo e le torte al cioccolato. Odio chi non riesce a capire che l’amore non ha sesso e non si deve ridurre semplicemente a sesso, chi ostenta la propria sessualità, giusta o sbagliata che sia. Non sopporto gli incompetenti, l’acqua frizzante, la cioccolata fondente, l’insofferenza, l’insonnia, la nausea, stancarmi, le creme untuose, le reclusioni forzate, le discussioni senza conclusioni, i perditempo, i ritardatari, i dolori mestruali per i quali mi impasticco come una scellerata, lo ammetto. Odio chi maltratta i bambini e chi fa violenza alle persone, chi non ascolta, chi promette, chi non è in grado di andare al di là del colore della pelle, chi temporeggia. Odio il vecchio proprietario del mio cagnolino Cesare, che ho adottato a luglio dall’ente ENPA: lo ha picchiato, deluso, umiliato, terrorizzato. Una persona così merita solo il mio disprezzo e il mio silenzio più velenoso. Spero di non doverlo incontrare mai. Per lui. Odio i fanatici, gli estremisti, i drogati, i capelli banali, le banane ammaccate, chi dice di essere mio amico anche se in realtà io non lo reputo assolutamente tale, le doppie facce, i sorrisi falsi e melensi, lo zoom delle macchinette fotografiche, le cuffiette dell’Ipod, perennemente disturbate, la frequenza obbligatoria a scuola, le stupidaggini, il sesso monotono. Non sopporto l’euforia spassionata, le cartoline obbligate, il camminare velocemente quando non ce n’è bisogno, usare l’automobile, il pensiero di dover fare la patente, parlare nelle giornate di nera malinconia, chi pensa di conoscermi, chi giudica, chi sospetta, chi critica gli altri alle spalle. Chi deride impropriamente, chi sbuffa, chi fa l’indifferente. Odio sentire commenti acidi, odio la pizza casalinga e la crosta bruciata, la birra, gli uccellini, i bicchieri anonimi, chi rompe i sottobicchieri della birra che puntualmente devo raccogliere, l’inciviltà, il lusso del Vaticano. Odio i biscotti all’uvetta, il vento freddo, l’aria di sufficienza, gli istinti viscidi, le tegole dei tetti, le batterie scariche, i graffi e le incomprensioni dolorose. Odio il dover soffrire per amore, i litigi etici, quelli difficili da digerire, capire o anche solo tollerare. Odio quando un amore finisce, odio dover accettare questa situazione assurda. Odio la pressione della scuola, i sorrisi falsi, i professori pesanti. Le brioche con la crema al limone, le trivialità, la stigmatizzazione, i bacini idioti sulle guance dalle persone con le quali non vorrei condividere neppure un saluto, inviti impropri, l’insistenza, la non cognizione di causa. Odio gli spifferi a porte e finestre, l’odore delle toilette pubbliche, le pozzanghere di fango ai lati delle strade, i pennarelli consumati, i pesci morti e galleggianti sull’acqua, gli animali sventrati ai lati delle strade. I crostoli, farmi accendere la sigaretta e chiederne ad altri, gli spaghetti alle vongole, chi non saluta, chi nega, chi giudica, chi mente, chi si intromette nelle faccende altrui, che non capisce che è preferibile il suo silenzio. Chi ci prova ma è già impegnato, le ferite, fisiche e morali, le bugie, i sotterfugi, le occhiate volgari, i computer portatili, le macchinette fotografiche a bassa risoluzione. -----------------------------------------------PER CORTESIA: ° Non inoltrarmi richieste di amicizia inutili, ad esempio se non ci siamo mai parlati prima o se la tua request non presenta un motivo valido; ed evita poi di chiedermi scocciato il perché del rifiuto. Non colleziono amici.° Non chiedermi il numero di cellulare perché non è mia abitudine lasciarlo se non previa estrema necessità.° Non chiedermi l'indirizzo msn: NON uso quel programma, non mi interessa e non ho tempo da dedicargli.° Non propormi intriganti conversazioni o videotelefonate indecenti: non sento il bisogno di sfogare i miei impulsi sessuali in rete.°Non lasciarmi commenti con scritto: "Ciao", "Che bella", "Ci conosciamo?", “Sei stupenda” e cose simili se intendi ricevere una risposta. Credo che chiunque possa dimostrare di disporre di un minimo di creatività.°Non chiedermi di uscire con te. Rischierei ineluttabilmente di sembrare diffidente.°Non inoltrarmi pubblicità scadente o spam. Non sopporto di dover perdere tempo per simili sciocchezze.

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