"La mano di Vita - umida, appiccicosa di zucchero, stretta nella sua - sarà l'unica cosa che Diamante finirà per ricordare del momento in cui il traghetto ha accostato ai moli di Battery Park. Tutti gli altri raccontano della forte commozione alla vista degli edifici immensi di Manhattan, bruni di fuliggine, delle migliaia di finestre, sui cui vetri s'infrange la luce, lampeggiando a intermittenza come a ripetere un misterioso segnale. Sbuffi di fumo incoronano le torri, stingendo i contorni, trasformandole in una visione immateriale, quasi un sogno. Raccontano dei comignoli delle navi ancorate alle banchine, delle bandiere, delle insegne che annunciano uffici, banche e agenzie, di una folla stupefacente assiepata nel porto. Ma Diamante è troppo piccolo di statura per intravedere, della terra promessa, altro che culi sbrindellati e schiene macilente. Si calca in testa il berretto - un berretto con la visiera rigida, troppo grande, che gli cala sulle orecchie - e con un saltello assesta il sacco che porta sulla spalla. È la federa di un cuscino a righe - la federa del suo cuscino - e contiene tutto il suo bagaglio. Gli scarponcini, coi lacci legati troppo stretti, gli fanno male. Serra la mano di Vita nella sua, temendo che un urto, uno strattone, anche solo l'inerzia della folla, finiscano per separarli. "Non lasciarmi", le ordina, "per nessuna ragione, non lasciarmi." Vita è il suo passaporto per l'America, anche se non lo sa. Un passaporto sgualcito e febbricitante, con i capelli aggrovigliati sulla testa e la veste a fiori. Dovrebbe avere lo scontrino giallo in bocca, ma stranamente non ce l'ha. È uno scontrino simile a quello che danno a chi deve ritirare i bagagli. Infatti anche loro dovevano essere ritirati. Sullo scontrino giallo c'è scritto good for father, ma né lei né Diamante hanno la minima idea di cosa significano quelle parole. Vita annuisce, e per dimostrargli che ha capito gli ficca le unghie nel palmo della mano. [...] Funziona così. A Ellis Island gli americani ti rifilano una serie di domande - una specie di interrogatorio. L'interprete - un tizio perfido, un vero acciso che deve aver fatto carriera esercitando il proprio zelo contro i suoi compatrioti - ti spiega che devi dire la verità , solo la verità , perché in America la menzogna è il peccato più grave, peggio del furto. Ma purtroppo la verità non serve a loro e non serve a te. Perciò non dargli retta e racconta la storia che ti sei preparato. Credici, e pure loro ci crederanno. Guardali in faccia e giura. Giuro che non ho un contratto di lavoro (ma ce l'ha, lo zio Agnello lo manda a Cleveland a lavorare alle ferrovie). Giuro che mio zio provvederà al mio mantenimento per tutto il tempo che resto a Nevorco (questa poi è proprio grossa, perché Agnello è più tirato del buco del culo di una pecora). Ma la commissione non è stata a sindacare. Aveva fretta: doveva esaminarne altri quattromilacinquecento, piombati sull'America come le cavallette della Bibbia nello stesso giorno in cui c'è piombato lui. I funzionari erano distrutti e hanno ricevuto l'ordine di allargare le maglie del setaccio. Ascoltavano distrattamente le risposte. E lui si è tirato su le brache e li ha fregati." /M.G.M./
"O Captain! my Captain! our fearful trip is done;
The ship has weather’d every rack, the prize we sought is
won;
The port is near, the bells I hear, the people all
exulting,
While follow eyes the steady keel, the vessel grim and
daring:
But O heart! heart! heart!
O the bleeding drops of red,
Where on the deck my Captain lies,
Fallen cold and dead.
O Captain! my Captain! rise up and hear the bells;
Rise up—for you the flag is flung—for you the bugle
trills;
For you bouquets and ribbon’d wreaths—for you the shores a-crowding;
For you they call, the swaying mass, their eager faces
turning;
Here Captain! dear father!
This arm beneath your head;
It is some dream that on the deck,
You’ve fallen cold and dead.
My Captain does not answer, his lips are pale and still;
My father does not feel my arm, he has no pulse nor
will;
The ship is anchor’d safe and sound, its voyage closed and
done;
From fearful trip, the victor ship, comes in with object
won;
Exult, O shores, and ring, O bells!
But I, with mournful tread,
Walk the deck my Captain lies,
Fallen cold and dead." /W.W./
"Amor de mis entrañas, viva muerte,
en vano espero tu palabra escrita
y pienso, con la flor que se marchita;
que si vivo sin mà quiero perderte.
El aire es inmortal. La piedra inerte
ni conoce la sombra ni la evita.
Corazón interior no necesita
la miel helada que la luna vierte.
Pero yo te sufrÃ. Rasgué mis venas,
tigre y paloma, sobre tu cintura
en duelo de mordiscos y azucenas.
Llena, pues, de palabras mi locura
o déjame vivir en mi serena
noche del alma para siempre oscura." /F.G.L./
"Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo." /E.M./
"i carry your heart with me(i carry it in
my heart)i am never without it(anywhere
i go you go,my dear; and whatever is done
by only me is your doing,my darling)
i fear
no fate(for you are my fate,my sweet)i want
no world(for beautiful you are my world,my true)
and it's you are whatever a moon has always meant
and whatever a sun will always sing is you
here is the deepest secret nobody knows
(here is the root of the root and the bud of the bud
and the sky of the sky of a tree called life;which grows
higher than the soul can hope or mind can hide)
and this is the wonder that's keeping the stars apart
i carry your heart(i carry it in my heart)" /E.E.C./
"The art of losing isn't hard to master;
so many things seem filled with the intent
to be lost that their loss is no disaster.
Lose something every day. Accept the fluster
of lost door keys, the hour badly spent.
The art of losing isn't hard to master.
Then practice losing farther, losing faster:
places, and names, and where it was you meant
to travel. None of these will bring disaster.
I lost my mother's watch. And look! my last, or
next-to-last, of three loved houses went.
The art of losing isn't hard to master.
I lost two cities, lovely ones. And, vaster,
some realms I owned, two rivers, a continent.
I miss them, but it wasn't a disaster.
--Even losing you (the joking voice, a gesture
I love) I shan't have lied. It's evident
the art of losing's not too hard to master
though it may look like (Write it!) like disaster." /E.B./
"Tutta l'anima mia, tutte le pure
gioie godute nella giovinezza;
ogni mia più soave tenerezza,
tutte le mie speranze malsecure
nelle loro precoci sepolture,
l'eterna immensurabile tristezza
che il mio cuore dissangua ma non spezza
offerte alle mortali creature.
Anima, come vano, come vano
l'amor tuo, come triste il disinganno!" /S.C./
"E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
in balìa del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea." /C.K./
"Vedi come ci si mette a volte la vita?, come una sentenza storta, un po’ di traverso, e non ti fa passare né di qua né di là . Non ho più notizie di te, né tu di me. Non so se era abitudine, consuetudine, se era dirsi le cose, stare bene.
So che era come se fosse stato per sempre.
Che cosa c’è che non va, che non torna, che se ne sta andando via?
Secondo me sono gli oggetti che complicano le cose, così inanimati, così fermi, eppure piccoli irrinunciabili prolungamenti di noi stessi; se mettessimo in fila i nostri oggetti troveremmo le ore e i minuti di ogni cosa, di quando il tempo era solo davanti.
Sto guardando il mio lampadario nuovo ed è come se una luce amica mi sfiorasse; potremmo fare delle belle cose io e te! Mi viene da pensare, sotto questa luce, mi viene da considerare…
Ho comprato un lampadario nuovo talmente bello…
Potremmo fare dei bei discorsi io e te, mi viene persino da leggere, sotto questa luce, mi viene quasi da riflettere.
Ma vedi come ci si mette la vita?, come una sentenza storta, un po’ di traverso, e non ti fa passare nè di qua nè di là ." /C.F./
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