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LA STRAGE DI VIA D’AMELIO di .noname. Libro SAGGISTICA 168 pagine Copertina Morbida - Formato 15x23 - bianco e nero

Estratto "LA STRAGE DI VIA D'AMELIO"

Punto focale della Tesi sarà dunque l’analisi dei processi della strage di Via D’Amelio e della strage di Capaci (seppur marginalmente), oltre che un’attenta lettura delle indagini sui mandanti occulti, con particolare attenzione alle logiche del biennio stragista comprendente gli episodi di Via Fauro (attentato a Maurizio Costanzo), delle chiese di Via del Velabro e di San Giovanni in Laterano a Roma, di Via dei Georgofili a Firenze (attentato agli Uffizi), di Via Palestro a Milano (attentato al Padiglione d’Arte Contemporanea), dello stadio Olimpico di Roma, della strage di Formello-Roma (attentato a Salvatore Contorno), ed anche gli omicidi dell’onorevole Salvo Lima, di Ignazio Salvo e dell’ispettore Giovanni Lizzio. Le sentenze dei diversi processi per Via D’Amelio e Capaci hanno riconosciuto, pur senza individuarne i mandanti esterni, l’esistenza di un piano finalizzato ad indurre lo Stato a trattare con Cosa Nostra, ipotizzando anche una strategia volta a consentire un ricambio sul piano politico-istituzionale che potesse assicurare le necessarie complicità di cui la mafia aveva bisogno.

VERONERO di No Name Libro NARRATIVA 192 pagine Copertina Morbida - Formato 12x18 - bianco e nero

Incipit "VERONERO"

Salgo le scale e incontro un obeso che non mi lascia passare. Cazzo vuoi, gli dico. Lui mi guarda e non si scansa. Cazzo fai? Gli dico. Lui alza il braccione e mi stritola il naso. Cerco di difendermi, cerco di allontanarlo. Ma lui è troppo grasso, cazzo. Così mi faccio menare per dieci minuti, finché lui non si stanca e riprende a scendere. Questo è l’unico ricordo che ho di mio padre.

Il solo fatto di essere nato mi impegna in un sacco di cose che non farei. Inoltre ci sono cose irrilevanti che si devono fare perché non farle sarebbe comunque una battaglia stupida: per esempio i regali di Natale o gli omaggi di benvenuto. Benvenuto dove? Benvenuto cosa? La maggior parte degli ospiti diventa invadente nel giro di pochi giorni.

Nell'arco di un anno si fa tutto quello che si può fare, poi lo si ripete negli anni successivi. Ma questo lo si capisce solo dopo aver smesso di studiare. Finché ci sono le scuole sembra sempre che col tempo ci si stia sollevando dal letame mese dopo mese, anno dopo anno, promozione dopo promozione. Quando si inizia a lavorare tutto crolla come un castello di carte su un tavolo sbilenco. Così si lavora da settembre a luglio preoccupandosi di cose che non interessano, di orari e d'impegni che sarebbero da mandare al diavolo se solo lo si potesse fare, se solo si fosse in grado di fermarsi un attimo e guardare la propria vita dall'alto. Invece no: e ad agosto si va in ferie, si spende tutto malamente per degli alberghi inospitali e per dei pasti mediocri. Ed è per questo che al rientro c'è quel sentimento di insoddisfazione, quelle cattive sensazioni di angoscia. I più confondono questo stato con la malinconia, con la nostalgia. In realtà è frustrazione, anzi è odio allo stato brado: è l'odore nauseante della realtà.

E poi ci sono le promesse: sempre non mantenute. Anche gli amici, a pensarci bene, prima o poi cambiano atteggiamento. Fino a vent'anni sembra tutto vero, tutto bello, tutto onesto. Poi invece non è così: tant'è che non si può chiamare più nessuno quotidianamente, sennò rompi le palle. O addirittura alcuni non rispondono sempre, solo qualche volta, solo quando vogliono loro. E magari proprio quel giorno che hai bucato in una strada di campagna e non hai la ruota di scorta e ti scazza chiamare l'ACI perché non hai la tessera, loro hanno il telefono spento.

Così la cosa più bella e più intima diventa la solitudine della propria casa, e solo lì ci si sente a posto, ci si sente Re, ci si sente bene. La solitudine del caminetto, come la chiamo io. Vuol dire starsene a casa, prendere la legna dal WBOX, accendere il fuoco, sdraiarsi sul divano e leggere un libro fumando e bevendo. Un bel libro: qualcosa che non ti far sentir solo, o che fa sembrar la solitudine bella.

Ah, per chi non lo sapesse il WBOX è “una soluzione semplice per immagazzinare, stoccare e trasportare la legna necessaria al funzionamento della stufa o del caminetto. Si tratta di una struttura in acciaio verniciato con inserti di alluminio fornita in kit di montaggio”. Proprio così: qualcuno si è scervellato per bene.

Però non mi arrabbio: ad arrabbiarsi si è sempre in tempo, almeno sessant'anni. Con questo principio mi dimeno nella giungla di questa nazione piena di teste di cazzo, ricca di strafottenza e intolleranza, pregna di aggressività e finto moralismo, tronfia di un passato che in realtà non ci riguarda da vicino, e vituperata nei valori basilari di una convivenza civile. E inoltre tutti hanno le loro scuse, tutti avanzano i loro piagnistei e puntano il dito contro le istituzioni, contro il passato, contro la società. Insomma si dà la colpa a costruzioni dell'immaginazione, a strutture mentali. E si fa tutto per non cercare i colpevoli, perché i colpevoli sono pericolosi.

Ventidue febbraio 1981: la data della mia nascita. Mi hanno detto che a Lecco nevicava e sul ponte c'era un gran traffico. Io, ovviamente, non ricordo niente. E non ricordo niente fino al 1985, anno in cui all'asilo ho sollevato la gonna di una compagna e le suore mi hanno messo in castigo. Questo è il primo giorno del mio passato che ricordo: la base ideale per iniziare ad irrigidirsi. Subito dopo ricordo che un giorno, sempre all'asilo, mi ero fissato con una frase: La bellezza è sotto al sasso. E ricordo anche che tutto il pomeriggio l'avevo ripetuta girando su me stesso nel cortile urtando gli altri bambini che si incazzavano a morte perché stavano giocando ad altro: giochi importantissimi, immagino, giochi che interferivano con le sorti del pianeta. Poi la sera l'avevo ripetuta anche a mia nonna, e prima di addormentarmi anche a mia madre. Sembravano contente. L'infanzia, fortunatamente, è durata pochissimo: ed è stata odiosa. Ho sempre sentito parlare tutti benissimo dell'infanzia, tutti con ricordi dolcissimi, fantastici. Eppure io non ricordo niente di memorabile, niente di simpatico: mi vengono in mente solo atmosfere morbose, situazioni equivoche, parole dette male e rapporti difficili. Per esempio le divisioni: ho impiegato un anno a digerirle, e ho pure litigato coi due punti. Però, se devo essere sincero, ero in forma: prendevo la bici e pedalavo per delle ore. Sta di fatto che quando uscivo in giardino sollevavo tutti i sassi per vederci sotto la bellezza: ed era pieno così di lumache rosse e vermi verdi e viscidi. Erano animali vivi, esseri che si muovevano lentamente e facevano il loro corso, eppure mi sembravano immagini di morte, di decomposizione. Sotto ai sassi non c'era alcuna bellezza, alcunché che richiamava la vita, la speranza o la vivacità di una scoperta affascinante. Era ciò che credevo popolasse le bare, i resti degli uomini dopo l'ultimo respiro, la trasformazione in polvere di ciò che dalla polvere era stato creato.


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