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Le Baraccas nascono nell’estate del 2003 a Bastia, in una notte di luna piena, all’interno di una panda dell’ ’86 ferma sul ciglio della statale a causa di un anacardo fortuitamente inseritosi tra i cavi della frizione. Fin dal primo momento esse assumono le forme più diverse. Sotto le sembianze di una bottiglia di Heinecken riescono ad attraversare il mar Mediterraneo e naufragano sulle rive di Copacabana. Qui si trasformano in piña colada e trascorrono i primi gloriosi mesi della propria esistenza all’ombra di un ombrellino da cocktail, finchè non vengono ingerite tutte in una volta da un portuale, che piscia sulle rive dell’oceano e le rispedisce in Europa. Evaporate nei pressi di Genova, nell’inverno del 2003 piovono su Torino, provocando un catastrofico incidente stradale che causa la morte di una famiglia di cinesi (ma tanto non se ne accorge nessuno). Per non dare nell’occhio decidono di rifugiarsi in un monolocale di via Foscolo sotto forma di Bubi e Cecia. Per un lungo anno custodiscono il loro terribile segreto (nel frigo), fingendosi due brillanti studentesse universitarie…ma chiaramente nessuno ci crede. A questo punto, prese dal panico, si moltiplicano per mitosi al fine di disperdere le proprie tracce, dando vita a due nuovi elementi: Annagoldstein e Vannamarta. In questa versione quadruplicata si spargono per l’Europa senza saper più nulla l’una dell’altra: la Bubi vola fino a Berlino, dove sbarca il lunario per un anno come bratwurst in un chiosco di Prenzlauerberg; Cecia si rifugia in Belgio, ritrovando le originarie sembianze nell’ alcolico gasato e la fede negli scantinati di un’abbazia trappista; Annagoldstein, in esilio in Olanda, tenta una prima metamorfosi in cannabis, ma sfortunatamente viene subito rispedita in Italia in busta sigillata da un turista brasato. Ci riprova dunque come luce rossa in una vetrina del quartiere hard di Amsterdam. Vannamarta si stabilisce a Foggia (che culo) in forma di lampascione, ma anche lei contro la sua volontà, in barattolo, fa fulmineo ritorno al nord nella valigia di cartone dell’operaio Carmelo Cillo. Ormai i tempi sono maturi per interrompere la latitanza, cosicché le quattro entità (suplimi) cercano un modo per ricongiungersi…magicamente ciò avviene in un bar di corso Allamano, in presenza della squadra giovanile di curling di Pozzo Strada, del noto fotografo Giorgio Alloggio, di Boy George e di un trafficante di reni. Per affrettare i tempi si trasformano in un rene, vengono vendute a loro stesse e si trovano tragicamente all’interno di un paradosso. Che fare (come si sarebbe domandato il compagno Lenin)? In quanto paradosso vengono sciolte da Piergiorgio Odifreddi in una conferenza alla Fondazione Einaudi. Ci riprovano allora con la boutade delle brillanti studentesse, ma il tranello viene subito svelato nell’ilarità generale. Convinte di non essere comprese dal milieu culturale di questa città di provincia, fuggono sotto forma di cervelli e trascorrono alcuni mesi ad Harvard, tenendo un seminario dal titolo: “La salama da sugo e la crisi della modernità da Kant a Califano”. Stremate da questa vita caotica si ritirano a vita privata in un atollo del Pacifico, che però viene prontamente fatto saltare in aria in un esperimento nucleare. Ormai ridotte a particelle subatomiche perdono ogni speranza in una possibile stabilizzazione ed estenuate si lasciano fluttuare per giorni senza meta. Ma, quando ogni strada sembrava sbarrata, le nostre quattro particelle vengono travolte dal vento olimpico e trascinate nuovamente a Torino, dove per alcune settimane tirano a campare nei panni di Neve e Glitz. Ma in uno scatto di dignità la Bubi si ricorda di quando faceva l’uomo carota ai grandi magazzini e impone alle sue compagne di piantarla con questa farsa. Approfittando del passaggio del Gay Pride in piazza Statuto si camuffano tra le macchie del perizoma leopardato del travestito Petunia, che verso sera fa ritorno sul suo luogo di lavoro, in via Ormea angolo via Pellico. E qui finalmente trovano la pace, riuscendo ad introdursi in un appartamento in quella zona, trasformandosi nell’ultimo numero di “Lotta Comunista” e venendo consegnate porta a porta. Dopo aver tramutato gli originari inquilini in sottocoppe di peltro prendono possesso della casa, nonchè dei loro vecchi corpi di Bubi, Cecia, Annagoldstein e Vannamarta. Per un po’ tentano di condurre una vita morigerata, ma troppa calma non fa per loro e, in nome di Boy George che tanto le aveva ispirate in passato, si lanciano nel mondo della musica e dello spettacolo in maniera non meglio specificata. La folla si scansa. Contuse e felici non perdono l’entusiasmo, grazie all’incontro con la loro guida spirituale: Max Borella, leader dei Temibili Fratelli MacMorte, che le introduce al Satanismo Progressista. Nel corso del tempo raggiungono una discreta notorietà, che le fa accedere ad uno dei più esclusivi circoli della Torino indie e alternativa: il Sud (noto anche agli amici come “il baretto”), frequentato da personaggi celebri e chiacchierati quali Deian e Lorsoglabro, Ale e Jack, Piccolo Pippo Cucciolo Eroico e il Mago Gabriel. Dietro al bancone i due più grandi baristi acrobatici della scena glam padana: Cecio e Stefano. Ma tutto d’ un tratto la porta fa sbam, il guercio entra di corsa con una novità…CONTINUA?

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