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Giovanni Guareschi

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BIOGRAFIA
Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi (questo è il suo nome completo: Guareschi scherzava sempre sul fatto che un omone come lui fosse stato battezzato come "Giovannino") nacque in una famiglia di classe media (il padre, Primo Augusto Guareschi era commerciante, mentre la madre, Lina Maghenzani, era la maestra elementare del paese). Nel 1925 suo padre fallì ed egli non poté continuare gli studi. Dopo aver provato alcuni lavori assolutamente precari, iniziò a scrivere per un quotidiano locale. Nel 1929 divenne redattore del quotidiano Corriere Emiliano e dal 1936 al 1943 fu redattore capo di una rivista destinata ad una discreta notorietà, il Bertoldo. in quel periodo fu firmatario del Manifesto della razza, premessa alle successive Leggi razziali fasciste. Durante la Seconda guerra mondiale Guareschi - penna pungente e pronta ad attaccare senza paura o riverenza i bersagli che più gli sembravano meritevoli di critica - sembra che mosse, nei fumi di una colossale sbornia, osservazioni al governo di Benito Mussolini.[citazione necessaria] Nel 1943 venne arruolato nell'esercito, il che apparentemente lo aiutò ad evitare problemi con le autorità fasciste. Finì come ufficiale di artiglieria. Quando l'Italia firmò l'armistizio con le truppe Alleate egli si trovava in caserma ad Alessandria. Rifiutò come molti altri di disconoscere l'autorità del Re e fu quindi arrestato e inviato nei campi di prigionia di Czestokova e Benjaminovo in Polonia e poi in Germania a Wietzendorf e Sandbostel per due anni, assieme ad altri soldati italiani: gli IMI (Internati Militari Italiani). Qui compose la Favola di Natale, racconto musicato di un sogno di libertà nel suo Natale da prigioniero. In seguito descrisse questo periodo in Diario Clandestino.
CANDIDO
Dopo la guerra Guareschi fece ritorno in Italia e fondò una rivista indipendente con simpatie monarchiche, il Candido, settimanale del sabato. Nella rivista insieme ad altre famose penne della satira italiana, curava numerose rubriche tra cui quella a firma "Il Forbiciastro" che spigolava nella cronaca spicciola italiana. Dopo il referendum del 2 giugno 1946, iniziò ad appoggiare la Democrazia Cristiana, principalmente a causa della sua profonda fede cattolica. Egli criticò e rese oggetto di satira i comunisti nella sua rivista: famosissime le sue vignette intitolate "Obbedienza cieca, pronta e assoluta", dove sbeffeggiava i militanti comunisti che lui definiva trinariciuti (la terza narice serviva a far uscire il cervello da versare all'ammasso del Partito che avrebbe "pensato" per loro), i quali prendevano alla lettera le direttive che arrivavano dall'alto, nonostante i chiari errori di stampa. Per la celebre prima vignetta del compagno con tre narici, Togliatti lo gratificò con l'appellativo di "tre volte idiota" durante un comizio. In quest'occasione Guareschi scrisse su Candido: "Ambito riconoscimento". I "compagni" dimostrarono in seguito assai più rispetto nei confronti dell'uomo Guareschi di quanto ne mostrarono coloro che forse gli dovevano di più. Nelle elezioni del 1948 Guareschi prese parte attiva contro il Partito Comunista Italiano che insieme al Partito Socialista Italiano si erano alleati nel Fronte Democratico Popolare. Molti slogan, come "Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no", e il manifesto con lo scheletro di un soldato dietro i reticolati russi, che dice "mamma, votagli contro anche per me", uscirono dalla sua mente fervida. Anche dopo la vittoria della DC e dei suoi alleati, Guareschi non abbassò certo la sua penna: anzi criticò anche la Democrazia Cristiana, che a suo parere non seguiva i principi cui si era ispirata.
DON CAMILLO E PEPPONE
Don Camillo (nome completo ma non sempre usato don Camillo Tarocci) è un personaggio letterario creato da Giovannino Guareschi, come co-protagonista - assieme all'amico-nemico Peppone - di una serie di romanzi nei quali è il parroco di Brescello, un piccolo paese in riva al Po idealmente paradigmatico della realtà rurale italiana del dopoguerra (a seguito di queste opere nacque il neologismo di "Strapaese"). Gli episodi di Don Camillo nascono sul settimanale umoristico Candido, fondato, insieme con Giovanni Mosca, dallo stesso Guareschi e vengono raccolti, molto dopo, in sette libri di cui solo i primi tre pubblicati quando Guareschi era ancora in vita. Il personaggio divenne molto noto al grande pubblico italiano e francese (che lo identifica con il volto di Fernandel) per la riuscita riduzione cinematografica, il Don Camillo di Guareschi non ha l'aria del mite pretino appena uscito dal seminario, ma parla direttamente col Cristo dell'altare (che gli risponde) e non esita a risolvere a modo suo - facendo all'occorrenza roteare vorticosamente qualche panca - anche le discussioni più accese. Al centro dei pensieri di Don Camillo è, inevitabilmente, il Sindaco Peppone (il cui vero nome è Giuseppe Bottazzi, interpretato da Gino Cervi), a capo dell'amministrazione comunale comunista e capo della locale sezione del PCI. La bontà dell'animo, nella valle del grande fiume, si misura meglio nei momenti di necessità. Ecco allora tornare l'intesa quando l'avversario è in pericolo, quando l'alluvione mette a dura prova l'intero paese, quando la morte porta con sé una persona cara.

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