MAIMALE

Crediamo che descrivere un’Idea sia decisamente più interessante che trascrivere una biografia anagraficamente arida e ricca come molte altre. L’Idea, la nostra, è nata nel 2002 ed è stata svezzata, in questi anni, da tutti coloro che ne hanno preso parte. Abbiamo spesso avuto la sensazione che l’Idea stesse acquisendo coscienza di sé autonomamente, rispecchiandosi tanto nelle sonorità quanto nelle immagini scelte per rappresentarci. La conferma di ciò è avvenuta quando, guardandoci indietro, abbiamo subito notato una traccia essenziale nella quale ci siamo nuovamente ritrovati tanto negli eccessi quanto nelle mancanze. Quell’idea è un senso; un nome. Pare finito il tempo delle sfide al Sistema con la “S” maiuscola, pare esaurita la volontà di relativizzare le strutture regolanti l’agire quotidiano. Quel che resta è una generazione esclusivamente “figlia”. Figli sospesi tra un senso d’inevitabile progresso orfano dell’entusiasmo incredulo del ricostruire ma solo della banale volontà di crescere ad oltranza. La sedimentazione dell’accettare questo stato di cose ci ha portato a sentire la vacuità di questi anni. La sentiamo nel relativizzare i valori ma non le norme, la vita ma non l’esistenza. Sentiamo la spossatezza del nostro tirare avanti, la pochezza dell’offerta reale diluita e concentrata nei pollici di quello che un tempo era un prodotto della società e non la sua produzione. Sentiamo come mai la nostra inconsistente immobilità. Lontani dal “fare”. Vicini, spesso, solo a dire come sarebbe stato giusto farlo. Abituati al giudizio. A chilometri da un’autocritica che non si consoli immediatamente grazie ad una resa incondizionata. Una generazione in “trincea culturale” che lotta per pochi centimetri comunque alienati dal suo possesso. Maimale sente tutto questo oltre noi stessi, i primi ad essere posti in causa. Maimale però cerca di maturare la forza per raccontare. Per dire che il “relativizzare di valori ed affetti” ne sottolinea la loro perdurante e infinita consistenza. Maimale è un farsi coraggio, un qualcosa che, forse, non sappiamo ancora bene come rappresentare, ma, perlomeno, è per noi un qualcosa a cui rimanere aggrappati.