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Quello che segue è un frammento di un mio racconto lungo (o romanzo breve) autobiografico. Nel brano il protagonista, Stefano Reale, scrive un articolo per un quotidiano, dove racconta la sua vicenda umana
Il libro sarà pubblicato nei primi mesi del 2008 dalla Cicorivolta Edizioni .

Tratto da All'ombra della grande fabbrica
di Gennaro Morra

CRESCIUTO ALL’OMBRA DELLA GRANDE FABBRICA
di Stefano Reale

Quando sono nato non piangevo. Avevo ingoiato il liquido amniotico e non riuscivo a respirare. I dottori avevano faticato per tirarmi fuori. Mia madre, una ragazzina di ventun’anni col fisico minuto, aveva il bacino troppo stretto. Un taglio cesareo sarebbe stata la soluzione ideale, ma nel 1970 la cosa non era così automatica. Provarono col forcipe e, dopo qualche tentativo, riuscirono a farmi venire al mondo.

Tutta quella sofferenza provocò enormi danni cerebrali. Dopo qualche mese, la diagnosi fu inequivocabile e inappellabile: ero affetto da tetraparesi spastica. I dottori informarono subito i miei genitori dell’inesistenza di farmaci o operazioni chirurgiche in grado di guarirmi. L’unico consiglio che potevano dare, era di farmi fare tanta fisioterapia.

Infatti, proprio grazie alla fisioterapia, con gli anni sono migliorato molto, riuscendo a raggiungere tanti traguardi. Basti dire che ho conseguito il diploma di perito informatico e che sono iscritto con profitto alla facoltà di sociologia. E anche nella gestione della mia persona ho acquisito una buona autonomia.

L’handicap, però, ha segnato non solo la mia capacità di movimento, ma anche la morfologia del mio fisico. La distonia, ad esempio, conseguenza della patologia di cui sono affetto, impedisce alla massa muscolare di crescere ed essere consistente. Questo comporta che in ogni cosa che faccio devo impiegare il triplo dell’energia che impiegherebbe un soggetto sano. Il risultato è che sono uno scheletro di quaranta chili, nonostante l’appetito sia sempre stato ottimo.

Con un fisico tanto esile, è ovvio che il rischio di ammalarsi è sempre elevato, soprattutto se sei nato e cresciuto all’ombra di una grande industria siderurgica, che certo non ha contribuito a rendere più pulita l’aria che respiravo.

Sei mesi fa, in seguito ad una bronchite che non andava via, sono stato ricoverato in ospedale. Lì, dopo un mese di accertamenti approfonditi, mi è stato diagnosticato il linfoma di Hodgkin di tipo maligno. Un tumore che attacca il sistema linfatico, sconvolgendo le difese immunitarie. Da quattro mesi sono sottoposto a cure chemioterapiche, ma ad ogni seduta i medici sono costretti a somministrarmi solo mezza dose di medicinale, perché altrimenti il mio fisico non reggerebbe gli effetti collaterali. Con la speranza che mezza dose dia comunque i risultati sperati.

Evidentemente, per combattere un male bastardo, c’è bisogno di un rimedio ancora più infame. E allora, con molta pazienza, devo sopportare quelle che sono le conseguenze negative della chemio: nausea, vomito e un forte calo dei globuli bianchi. Per due giorni (a volte tre) vado praticamente knockout, ma al terzo giorno sono già pronto ad andare in giro con gli amici. Non voglio che la malattia condizioni troppo la mia vita. Non l’ho permesso all’handicap e non vedo perché dovrei darla vinta a lei.

Quando ho raccontato ai dottori che tre giorni dopo la terapia me ne vado in giro per locali, non mi hanno creduto. Gliel’hanno dovuto confermare i miei genitori. Allora il viceprimario del reparto di ematologia mi ha dato del pazzo. Gli ho risposto che forse era proprio la follia, quella buona, il miglior antidoto per combattere il male.

Giorni fa è giunta la notizia che l’acciaieria, sulla quale affaccia la finestra della mia stanza, presto chiuderà i battenti. Ed io ne sono stato contento. Nessuno mai mi darà conferma del sospetto che l’inquinamento provocato dalla fabbrica sia davvero la principale causa della mia malattia. Tuttavia, per me che quest’aria l’annuso e la respiro da una vita, il dubbio resterà vivo.


This work is licensed under a Creative Commons Attribution-Noncommercial-No Derivative Works 2.5 Italy License .

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LA FABBRICA

di O. Lippa - G. Morra

Ciminiere sbuffanti
Sputavano nel cielo
Nuvole malate

Ad ogni respiro
Un po’ di veleno
Scivolava giù

D’estate si giocava
Sui balconi assolati
Pieni di polvere

All’orizzonte
C’era sempre un po’
Leggera foschia

“Ti porto via
Ti porto via
Sei così pallida
Ti porto via”

“Ti porto via
Ti porto via
Qui l’aria è metallica”

Io vivo lì
Dove vedi quel buco
Da sempre lì
Per cent’anni
Ci hanno fottuto
La vita scandita
Dal suono di quella sirena
Lì dentro tu ci lavori
Qui fuori si muore e si spera

Ciminiere già spente
Saltarono in aria
Un giorno qualunque

Il boato fu forte
La terra tremò
In mezza città

E si applaudì
E si esultò
“L’incubo è finito”
Si applaudì

“Respira dai
Respira dai
Ora il cielo è pulito"

Io vivo lì
Dove vedi quel buco
Da sempre lì
Per cent’anni
Ci hanno fottuto
La vita scandita
Dal suono di quella sirena
Lì dentro tu ci lavori
Qui fuori si sogna e si trema

COME UNA LACRIMA

Aggrappato agli specchi dei tuoi occhi
scivolo via come una lacrima del tuo dolore.
Attraverso il tuo dolcissimo viso
ristagno su un angolo della tua bocca
un tappeto di rose steso sulla tua faccia.
Gocciolo sui tuoi seni delicati
contenitori del liquido della vita
ai quali starei attaccato fino alla morte.
Invece, in caduta libera,
atterro sul tuo magrissimo ventre
frenando la mia corsa
contro la siepe nera del tuo sesso.
Infine precipito sul pavimento
abbandonandomi ai tuoi piccolissimi piedi
che leggeri vanno via
mentre il tuo volto è già illuminato
da un nuovo bellissimo sorriso.

DI ALTRO AMORE

T’accarezzo con lo sguardo
perché le mie mani di ferro
non possono sfiorarti
con il timore di farti male.
T’abbraccio con la fantasia
perché le mie braccia spigolose
ti stringerebbero troppo forte
fino a stritolarti
fino a toglierti il respiro. Ti bacio con i mie sorrisi
perché le mie labbra troppo tese
hanno vergogna d’incontrare la tua bocca.
Ti amo di altro amore
perché quello dei tuoi sogni
non mi è concesso
perché vivo dietro il muro del compromesso
accettando di vivere una vita da diverso.
Ti amo di un nuovo amore
che mai nessuno ti ha promesso ti amo col coraggio di esserti distante
e con la certezza che non sarò mai tuo amante.


This work is licensed under a Creative Commons Attribution-Noncommercial-No Derivative Works 2.5 Italy License .

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