Stordimento. Il mio equilibrio non è così stabile. Confusione. La mia vista è offuscata ma la mia conoscenza della casa mi permette di sviare nel bagno a occhi chiusi. La nausea mi costringe a sedermi sul water. Mi guardo allo specchio. Quasi non mi riconosco. I capelli sono disordinati, le labbra secche, il pallore diffuso, le occhiaie mi segnano il contorno degli occhi, l’alito sa ancora di un misto fra alcool e fumo. Mi accorgo di non avere l’aspetto di una persona pienamente in salute e dopo una breve analisi degli avvertimenti dati dal mio corpo, mi accorgo di come la mia supposizione sia più che fondata. Mi alzo, mi pulisco e mi avvicino al lavandino. Non posso fare a meno di appoggiarmi, scruto la mia pelle con attenzione. Devo dire che i primi segni dell’età iniziano a farsi vedere ma ora non mi interessa più di tanto. Apro il rubinetto. Prendo lo spazzolino e abbondo col dentifricio. Sfrego con veemenza, le gengive mi sanguinano lievemente, sciacquo e ora la mia bocca ha tutto un altro sapore. L’acqua scorre ancora e io ci infilo sotto la testa. Fresca. La sento fra i capelli, sulla faccia, strofino con forza, sperando di lavar via il mio aspetto mattutino. Allungo la mano e prendo l’asciugamano. Mi asciugo delicatamente, massaggiandomi e accarezzandomi il viso. Mi perdo nell’osservare la decorazione delle piastrelle, non l’avevo mai notata, è ipnotica, tante piccole spirali che si perdono le une nelle altre. Devo dire che fa effetto perché mi accorgo di continuare ad asciugarmi il viso, nonostante questo sia ormai asciutto. Mi riprendo e torno ad occuparmi di me stesso.