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www.myspaceeditor.itSono i miei personaggi..................................................
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L MIO LETTO. 4 APRILE 2005- Se riuscissi ad aprire gli occhi, forse saprei dire se è bel tempo, ma forse, anche se riuscissi a farlo, vedrei solo il grigiore della federa del mio cuscino. –La luce fastidiosissima del sole delle undiciemezza anche stamattina ha tirato su fino all’impossibile le mie palpebre ridando colore all’iride e visione oggettiva alla mia mente che vagava per strane strade alternative di una vita altrettanto strana e alternativa che ogni tanto mi rapisce nei sogni.
Vabbè, per farla breve, sto cazzo di sole anche stamattina mi ha svegliato.
Io le avevo chiuse le tende.
Mi piace il buio.
Mi piace soprattutto quando fuori c’è un sole che spacca le pietre, non so perché, forse è un atto inconscio di ribellione contro mia madre, che mi porto dentro da sempre e che si è acuito da quando sono andato a vivere da solo, perché ricordo che quando vivevo con lei, quella pazza, costringeva me e mia sorella a scattare giù dal letto appena il primo raggio di sole bastardo e traditore, si insinuava tra le mie lenzuola, strisciando su per le mie cosce, leccandomi la pancia per poi graffiarmi la faccia.
Penso. Ma lo stomaco se ne sbatte dei miei traumi infantili e chiede i biscotti che non aveva finito di divorare ieri sera perché il coglione in cui lui è purtroppo imprigionato, ad un certo punto li ha mollati per leccare carne non troppo identificata. E che ora non sa neanche quella carne dove si sia andata a gettare.
Non posso più bere così.
Non posso.
Dove diavolo sono i biscotti.
Mi porto in cucina e l’uomo che condivide con me questo appartamento come sempre è sbattuto sulla sua poltrona preferita rosa shocking quasi nudo.
Mi urla, - Stanotte ho cercato maledettamente un modo per continuare a scrivere e nello stesso tempo evitare di eccitarmi alle grida di quella tipa con la quale ti sei amorevolmente accompagnato alla festa ieri sera. Devi smetterla di essere eterosessuale, solo per far impazzire me la notte. Non la dai a bere a nessuno. -
È geloso. Gli presto appena un po’ d’attenzione ma poi mi accorgo che ho i piedi nudi e che il pavimento azzurro oltre ad essere molto freddo è anche lercio e attaccaticcio e così rimango per un po’ immobile ed in silenzio a fissare i miei piedi orrendi e ingialliti. Sento lo sguardo del mio coinquilino su di me che forse come al solito si aspetta un bel vaffanculo e invece, mi sento rispondergli - Stanotte mi sono svegliato. -
- Umm…interessante, davvero, non capita mica a tutti lo sai di… -
Lo guardo. Non lo vedo. Vedo me, il buio, la sensazione di sudore soffocante che mi prende, che mi opprime, come se qualcuno mi stesse afferrando la gola e me la stringesse forte, tanto forte, da poter percepire tutto il senso della sua rabbia e il peso del suo corpo proteso verso me e.
Ricollego il tempo interno con quello esterno. Riprendo.
- Stanotte mi sono svegliato.
All’inizio ho pensato che fosse stato per il caldo del corpo di quella ragazza che, fra parentesi, non ho la minima idea di che fine abbia fatto, e invece no perchè poi mi sono accorto che nel mio cervello strillava qualcuno.
Ma non era un incubo o un mio ricordo. Era semplicemente quel vecchio che ci abita di sotto e che urlava un no agghiacciante.
Te lo ricordi. Il vecchio che non parla, che non può farlo più.Di solito, lancia solo lamenti, ma stanotte, il suo no urlato, mi è entrato nel cervello. E’ come se per la prima volta dopo un casino di tempo, si fosse realmente reso conto di quella sua misera condizione, del fatto che dopo una vita spesa a fare altro, per non farci caso, per temporeggiare, di colpo, avesse
avvertito la presenza dell’invisibile morte, che con il suo completino intimo migliore, gli si è infilata fra le lenzuola, si è sdraiata al suo fianco e sollevandosi su un gomito, con le mani fra i capelli, si sia messa lì.
A guardarlo.
Così.
Ad aspettare.
Ad aspettare che la sua consapevolezza di bambino appenanato gli tornasse alla mente.
Ho pensato che lui si sia reso conto che finalmente nulla ha davvero senso. Non esiste finalmente nessun senso. Nessuna logica. Uno passa la vita a cercare di capire perché gli capitano le cose, ma in realtà , niente. Nessuna logica.
È solo il vento che ti cambia la pelle e che mescola l’ombra della tua faccia con l’ombra di altre mille facce che forse, come lui, trascorrono l’ultima parte della loro vita a guardare un soffitto decadente e ammuffito, per il quale pagano trecentocinquanta euro al mese.
E poi, ho pensato che così stanotte sono stato svegliato da un vecchio la cui ultima ombra di cervello è racchiusa in un consapevole no. -
Ascolto il silenzio. Guardo ancora il pavimento e mi accorgo che una piccola mollica di pane è entrata in simbiosi con il mio tallone. Cerco di staccarla strisciando il piede contro il pavimento: unico effetto sortito è quello di avere più mollichine in simbiosi con il mio piede.
Vabbè .
Mi guardo intorno.
Mentre parlavo Stefano si era scolato una birra e ora si stava grattando una spalla guardandomi con aria a metà tra il mi dispiace per tuo nonno e il che diavolo me ne frega del vecchio bacucco che non si decide a morire per una buona volta.
D’improvviso il mio corpo ricomincia a mandarmi messaggi e di nuovo, avverto il freddo ai piedi e soprattutto la fame. Con lo sguardo cerco i vecchi amici biscotti che sicuramente ho lasciato sepolti da qualche parte ieri sera.
Bicchieri rotti, rovesciati, bottiglie vuote, sigarette smezzate, un tipo che dorme sul divano avvinghiato a tenera carne (la stessa teneracarne a cui ero avvinghiato io ieri sera… ), ah ecco i biscotti sul tavolo.
Li guardo. Non hanno un’aria migliore della mia. Li sento vicini. Me li mangerò.
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