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LA NOSTRA STORIA - LE NOSTRE RADICI
LA NOSTRA TRADIZIONE - LA NOSTRA RESISTENZATutto cominciò intorno al 1987, quando insieme ad Armanduk ed altri amici demmo vita alla “Possinammazzatteâ€, una “posseâ€, un gruppo di appassionati del reggae e del rap. Cominciammo con una batteria fatta con i fustini del Dixan (detersivo per lavatrici) e rudimentali strumenti come il famoso Korg Poli800…..in una fredda e umida cantina sita al quartiere Quadraro vecchio in zona sud di Roma. La cantina era del nostro bassista “Brunazzoâ€. E li rinchiusi cominciammo il nostro viaggio e cominciammo a far sentire la nostra musica nelle feste di compleanno….alcuni di noi già facevano politica da molto e praticamente erano stati fra gli organizzatori della occupazioni del Forte (1986), Blitz, Sisto Quinto, Stabile, Torre Maura, Snia, Faro, Brancaleone, Villaggio Globale, Pigneto, Corto Circuito, Laurentino, Zona Rischio e così suonavamo anche nelle nostre scuole occupate e nelle salette autogestite. Successivamente cominciò il periodo della “Tortuga†al Forte, i primi canti e il giro si allargava….oramai il coinvolgimento era totale….nella musica e nella militanza.
Il vero casino però scoppiò nel 1992, quando appena occupato il centro sociale Askatasuna, tanto che non c’era neanche l’elettricità , conobbi insieme ad Armanduk il grande Markie Lyrics del Republic Dread Knot Hi Fi, sound system di Brixton per la prima volta in Italia. Quello fu il primo sound system che suonò a Roma…lì all’Askatasuna appena occupato…senza energia elettrica, qualcuno rimediò in fretta e furia un gruppo elettrogeno appena in grado di smuovere l’impianto. Lo ricordo come fosse ora, l’energia si interrompeva in continuazione, e poi verso l’una di notte uscirono i primi suoni da questi altoparlantoni……esperienza indimenticabile, mai ascoltato il reggae con un impianto simile, insieme ad Armando mettevamo la testa nella cassa, una sensazione indescrivibile.
Solo allora capimmo perché c'erano quei suoni, determinate frequenze e determinati effetti nella musica reggae…..perchè questa musica si suona con i sound system !
Fu una vera rivelazione, e Markie ci raccontò della filosofia del sound, dell’autocostruzione delle casse e del crossover… coi dread, magro, con un rispetto e una dignità incredibili.
Da quel giorno è iniziata la ricerca e la sperimentazione del suono che ha portato alla autocostruzione del Neurologic Dub Brigade Sound System, e che ancora continua e non si fermerà .
Autocostruzione delle casse, autocostruzione dei finali di potenza e l’odissea autocostruttiva del primo crossover made in Italy.
Così mentre altri gruppi acquistavavo i crossover in Jamaica o a Londra e davano vita ad altre esperienze importanti come ad esempio il One Love Hi Pawa Sound System, noi riuscimmo dopo infinite prove e modifiche, a far suonare il nostro sistema sonoro completamente autoprodotto nel 1995, al primo raduno dei Reali Autentici Sound (RAS) al Forte Prenestino di Roma.
Nel frattempo, la “Possinammazzatte†si era fusa con il gruppo musicale dei Moonar Dub, dando vita nel 1995 al mitico gruppo dei Neurologici. Così l’opera si completò con la composizione dei nostri brani suonati col nostro sistema sonoro.
A parte le mode rastafari, i sound system commerciali e festaioli e vari ragamuffari pseudoalternativi, I Neurologici, gruppo romano assolutamente non capito forse perchè troppo d'avanguardia, ha dato moltissimo in ambito di dub italiano: l'originalità , la sperimentazione sonora e elettronica, l'impatto acustico liberatorio. Senza calcolare che in ambito di cultura dei sistemi di suono (sound system), il Neurologic Dub Brigade Sound System fu e rimane insieme al Ghetto Youth Sound System, l'unico gruppo italiano ad aver autocostruito il famoso crossover, che, come da moda ancora vigente, gli altri sound acquistano a Londra o in Jamaica.
Purtroppo, all’interno dei CSOA, esiste anche lo “star systemâ€, ovvero il gruppo famoso che attira molta gente viene pagato, e anche bene, e il gruppetto non famoso, ma che magari lavora con molta umiltà e dignità , che cerca di veicolare anche determinati messaggi non viene preso in considerazione e a volte non viene neanche rimborsato delle spese vive.
Quindi tra le prime difficoltà per autofinanziare il nostro progetto, c'è stato l’impegno con il Grande Raccordo Autoproduzioni (GRA), altro progetto in cui abbiamo creduto molto che ha portato alla pubblicazione del Cd compilation “Vibrazioni dal Bassoâ€, con la partecipazione di molti gruppi reggae romani.
Nel frattempo molti di noi terminavano gli studi ed entravano nel mercato del lavoro risucchiati nel vortice della precarietà della sopravvivenza.
Come gruppo e come sound siamo stati sempre critici nei confronti delle mode che attecchivano nella scena del reggae italiano. Abbiamo sempre rifiutato espressioni in lingue che non ci appartenevano, o l’inneggiare a imperatori, a dii, a religioni o a capi. Troppo spesso si nominava e tuttora si nomina una “roots and culture†che non ci appartiene e che non conosciamo.
Per noi è sempre stato troppo il rispetto per le “culture altre†per appropriarcene, e figuriamoci a riproporle in modo commerciale….!
Ci siamo sempre posti il problema di possedere una capacità di vedere al di là , di saper spiegare Babilonia qui….il reggae in Italia è ancora un mezzo ingenuo e si ferma alla retorica, non è in grado ancora di svegliare le coscienze perché ancora non manda un messaggio efficace e sincero. Come allo stadio si sfoga la violenza repressa, così nelle dance hall commerciali si evade e si tiene lontana l’incertezza della propria esistenza annebbiando la mente con i fumi della ganja. Oramai vi è una corsa furibonda al collezionismo di dub plates di cantanti famosi che dedicano ai richiedenti delle incommensurabili cazzate in un microfono in cambio di non pochi euro.
“Si dovrebbe capire meglio cosa raccontare, piuttosto che utilizzare frasi di altri, dette in altri contesti, sarebbe meglio raccontare ciò che vediamo quando usciamo la mattina di casa, che tentare di fare i giamaicani con i dread."
Per rendere efficace una musica di liberazione bisogna avanzare una proposta concreta, e così abbiamo trovato un nostro stile e un nostro sound fuori da ogni steccato, da ogni regola, da ogni moda.
"Tutto ciò ha portato il sottoscritto ad una profonda analisi interiore e ad una ricerca (che ancora continua) delle nostre radici e della nostra cultura. Così ho conosciuto e viaggiato tra le nostre tradizioni agropastorali.
Insomma un bel viaggio all'interno di vari suoni e generi musicali diversi che la mia mente frullava e concepiva come vibrazioni emozionali uniche che mi avrebbero portato in cima a una montagna al confine tra Calabria e Basilicata, a un pellegrinaggio mariano, in adorazione iconoclasta di una dea pagana…dove percepii per la prima volta nella mia vita il suono primordiale delle radici dell'albero sul quale mi ero affannosamente arrampicato verso l'alto alla ricerca delle radici stesse.
Capii allora che le radici avrei dovuto cercarle in basso, nella terra, non proiettarle verso il cielo.
….E allora mi coricai in terra, in cima alla montagna, e cominciai a sentire l'odore della terra bagnata, il profumo dell'erba e del muschio, il Suono del Vento…lì sul Pollino, le nuvole mi attraversavano rendendomi fradicio di conoscenza….per la prima volta nella mia vita percepìi i Suoni della Terra.
Proprio lì, in queste comunità , ho scoperto delle sacche di resistenza (alla civilizzazione capitalista), dove si sono conservati usi, costumi, rapporti sociali altri, riti e suoni antichi.â€
L’alchimia era fatta….l’indigeno urbano aveva incontrato l’indigeno agreste.Sostanzialmente la nostra esperienza si è contraddistinta fin dall’inizio per una prassi realmente anomala rispetto a molte esperienze di gruppi musicali con cui siamo venuti a contatto. La motivazione che ci ha spinto a suonare e la modalità nel farlo sottolineano la nostra volontà di espressione in modi estremamente spontanei. Molto simile alla prassi che si riscontra tra i suonatori di musica tradizionale, ovvero l’assenza di professionismo, il piacere del suonare per incontrarsi, per stare assieme per far divertire chi ascolta e chi suona e non per stare su un palco a farsi ammirare.
Come in qualsiasi gruppo ben affiatato, nel suonare è la musica che conduce e le persone non sono che medium di qualcosa che si suona da se, quindi scompaiono dietro la musica che rimane l’unico protagonista a vibrare nell’aria per poi subito dopo scomparire nel nulla. Come in un linguaggio ancestrale senza parole, i suonatori esprimono la loro personalità e la loro essenza per il solo gusto di esistere in quel momento, di partecipare a questo essere con vita propria che è quella composizione musicale.
La musica registrata allora è un morto feticcio. L’energia che scorre in quel momento non può essere fissata. È come la vita, ha un inizio e una fine, puoi raccontarla ma non sarà mai come viverla.
Alcuni di noi hanno dedicato alla politica una buona parte delle proprie energie vitali. Si intende la politica non come l’attività che si fa in organizzazioni legate al governo dello Stato, come un lavoro, ma la politica come arte del vivere insieme socialmente. Siamo passati attraverso l’esperienza dei movimenti e dei Centri Sociali come attraverso un paese straniero.
Paradossalmente momenti di vera socialità non ne abbiamo avuti all’interno dei centri sociali, ma fuori, in altri contesti. Non facciamo qui autocritica. L’autocritica la facciano loro. Noi siamo stati e siamo tuttora noi stessi, coerenti con le nostre idee e con la nostra idea di socialità . Abbiamo imparato molte cose, incontrato molte persone, mandato dei messaggi. Purtroppo ci siamo anche ghettizzati (ci siamo rinchiusi nel Ghetto, di nome e di fatto) ma non c’erano altre opportunità . Siamo stati forse opportunisti, ma questo ce lo rivendichiamo e siamo pronti a rifarlo ora e con molta più energia.
Lo abbiamo sempre sospettato e ora ne abbiamo l’assoluta certezza. I "movimenti" eterodiretti servono per imbrigliare le energie libere del popolo e convogliarle verso obiettivi politicamente utili ad alcune parti politiche (sia a destra che a sinistra). Lo strumento di questi movimenti è l’ideologia, una specie di religione laica che porta ad accettare acriticamente dei dogmi e dei valori, il famoso oppio dei popoli, chiedendo ai militanti solo conformismo.
L’ideologia ci ha toccati ma non ci ha bruciati. Con l’età abbiamo saputo anche liberarcene. Ora siamo resistenti. Siamo pronti a tornare tra le persone per comunicare questa resistenza, contro i luoghi comuni, per dare coraggio ad affrontare le paure che i molti terrorismi propagano tra la gente.
La musica da sempre tocca le coscienze. Parla alle emozioni e coinvolge le moltitudini in una empatia magica. Bisogna creare le condizioni per coinvolgere moltitudini di giovani alla lotta per la libertà , per la propria affermazione, per una possibilità di vita sociale migliore. E questo non significa fare proselitismo per partiti o movimenti, al contrario, superare partiti e movimenti foraggiati dal potere e renderli inutili e sorpassati.
I nemici da smontare sono sempre gli stessi: le chiese, il capitale finanziario e le multinazionali, l’industria dell’informazione e dello spettacolo. Non potremo certo metterli in crisi, ma innescare una certa resistenza sì, una non collaborazione e i presupposti culturali per il loro superamento.
La globalizzazione ha reso globale anche il fronte del dissenso e a portata di tutti le informazioni per nutrirlo. Milioni di persone nel mondo lottano per gli stessi obiettivi e i vari movimenti istituzionalizzati tentano di strumentalizzarli, ma con scarso successo. Certo sono i più visibili ma non riescono a toccare il profondo delle coscienze perché hanno il dominio soltanto su ciò che è morto.
Il NDB ripropone un rito magico e dionisiaco che rende i partecipanti sicuri della propria forza e della propria volontà . La musica circolare, ipnotica, regolarmente incessante significa la marcia inarrestabile delle immutabili forze del bene a disperdere le mille mutazioni del maligno che difende le sue perverse costruzioni. Questa battaglia, che si svolge per prima cosa nella mente tra pensieri, emozioni, immagini e sensazioni è l’immediato campo d’azione Neurologico.La musica non deve essere una droga narcotizzante, non deve lasciare al di fuori la realtà . Non abbiamo bisogno di retorica per affermare i nostri ideali. E’ l’impegno muto e costante che ci permette ogni giorno di esprimere una posizione coerente.
La musica può essere una pausa di riflessione e meditazione. Non cerchiamo di stupire con l’immensa complessità , sarebbe troppo sterile la vuota competizione tecnica. Sono attimi rarefatti, inseriti in un congegno ritmico costante, che permettono a chi ascolta di immergersi in percorsi mentali insoliti.
DUBBING : replicare, riprodurre, plasmare il suono alla ricerca di incastri, di particolari e paradossali consonanze. E dunque mischiare, avvicinare mondi e sensazioni differenti. In questo il Dub è la musica della contaminazione intesa, in senso più vasto, come capacità di confrontare le proprie idee ed esperienze. Contaminazione significa rispetto, curiosità , comunicabilità ; significa riconoscimento reciproco tra più soggetti che tentano di rimettere continuamente in gioco il proprio sistema valoriale preservandone ciò che vi è di positivo ma cogliendo quanto di buono si riscontra in altri sistemi. Un riconoscimento impossibile per chi si rapporta con altre culture ponendo come presupposto la superiorità e l’infallibilità della società dei consumi. Il Reggae, il Dub, interpretati e trasformati dal nostro specifico sentire, esprimono la ricerca di un nuovo modo di pensare ed intendere le relazioni umane.
Il riconoscimento si basa sulla constatazione della complessità che ci circonda, che può essere esplorata solo a patto di saper vedere le cose (oggetti, pensieri…) da ogni angolazione, ripensando la prospettiva. Per rendere tutto ciò utilizziamo il Dub e le possibilità offerte dallo sviluppo della tecnologia informatica musicale; grazie a questa il suono rimodellato viene sfruttato nelle sue diverse potenzialità espressive. Ciascun individuo è attraversato da flussi continui di stimoli di ogni genere. Il semplice tentativo di tracciare una tipologia di tali stimoli richiederebbe troppo tempo, anzi sarebbe impossibile perché se ne aggiungono sempre di nuovi. Eppure essere consapevoli di ciò aiuta le persone a capire e trasformare il flusso in qualcosa di cui riappropriarsi. Spesso, prima di scivolare nel sonno, troviamo in noi stessi immagini o sensazioni appartenenti alla nostra esperienza, captati di giorno o perlomeno quando siamo “coscientiâ€, attivi, svegli. Questi attimi ritrovati si dilatano, acquistano bellezza in sé, possono essere osservati nei più piccoli particolari, perché sono immobili. Nei suoni del Dub il fenomeno si ripete in uno stato di totale coscienza. E’ perciò un punto di osservazione privilegiato, un momento di equilibrio.
Dub significa dunque equilibrio tra tecnologia, natura e stati d’animo profondi. Ma anche equilibrio tra le proprie radici tradotte in musica e le impressioni di altre culture. L’equilibrio nella musica che proponiamo è forse il tratto essenziale.
Il Collettivo dei Neurologici è, per noi, un contesto di crescita interiore e collettiva, una scuola attraverso cui fare esperienze positive e soprattutto uno stile di vita basato sulla coerenza, il rispetto, la giustizia e la dignità fra noi e con gli altri.
L’ideologia del libero mercato, su cui si fonda la quasi totalità dei rapporti sociali, necessita di un mondo parallelo, virtuale, in cui l’uomo non sia soltanto merce, quantità , ma possa realizzare il proprio desiderio di esprimersi. Ecco i Myspace, i mille progetti che scimmiottano le star, i video su m-tv, gli artisti glamour, il già visto in televisione: "Ma nella vita falsa non può darsi vera vita" e quella parvenza di libertà non è che lo svago che non si nega neppure al servitore.
L’istituzione a cui non intendiamo partecipare è quell’industria del divertimento, dell’evasione ed, in ultima analisi, dell’obbedienza.Diffondi vibrazioni resistenti
Diffondi liberazioneNEUROLOGIC DUB BRIGADE SOUND SYSTEM(stralciato da vari scritti del NDB)