Suoni, colori e un coinvolgente jazz funkk da BariParte dal rock progressivo, attraversa il jazz contemporaneo, si orienta verso una musica più improvvisata e meno convenzionale. Michele Giuliani ci presenta un sintetico "curriculum vitae" che cattura tutta la nostra attenzione. Eppure il risultato del Soundpictures Ensemble è quanto meno inatteso: il giovane tastierista barese organizza e coordina un gruppo di una decina di musicisti e produce un disco all'insegna del miglior acid jazz.Negli anni '90 questo genere aveva rappresentato una sorta di "cinghia di trasmissione" tra anni '60 (penso ai suoni mod del James Taylor Quartet) e contemporaneità , incentrata sul jazz rock degli anni '70, ammodernato da ritmi ballabili, funk, soul e blues. Ricordiamo gruppi come Galliano, Jamiroquai, Incognito, Brand New Heavies: diverse esperienze che spaziarono tra analogico e digitale, suoni d'annata e tecnologia, abbordabilità e magistero tecnico.Soundpictures non aggiunge nulla di nuovo a quanto realizzato dai nomi prima menzionati e si accosta anche alle nuove tendenze chill out e nu-jazz. Spicca il brio e il talento del gruppo, la voce nera di Marina De Pasquale, il "wall of sound" dei fiati; spesso svirgola il flauto di Valerio Zaccaro, che riecheggia i primi Return To Forever (come in "Shout" o nella morbida "Speak easy"). Giuliani è circondato da pianoforte, piano elettrico, synth e clavinet: memorie da altri tempi riaffiorano, Deodato, George Duke e Hancock. C'è capacità e mestiere, si tratta di musicisti abili ed esperti, soprattutto la coppia ritmica Piarulli/Antuofermo. Inoltre il disco fa il paio con un altro recente disco italiano degli All State 51, leggermente più spostato sul versante "danzereccio".Il gruppo si presenta come alfiere della "contaminazione": stili e attitudini si mescolano, Sudamerica e latin jazz in "Dico una cosa sola", la fusion anni '80 (un po' Spyro Gyra) di "Crazy club", un pop fine e vellutato (la title-track), vaghi sentori di Weather Report in "Forgettable things", ricercata melodia in "Haga eso porque se pase", dall'andatura quasi cinematografica. L'ultimo brano "Let freedom ring - Via Trento 55", elegante e raffinato, è costruito su un appassionato discorso di Martin Luther King.Disco d'esordio molto curato e accorto, "Free days" è la dimostrazione di come, proveniendo dall'ambiente progressive, sia possibile mantenere curiosità e apertura mentale anche in generi "confinanti". E' inoltre un disco variopinto e gradevole, che consigliamo con piacere.Per ulteriori dettagli:
http://www.musicalnews.com/articolo.php?codice=5772&sz=4
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[email protected] - Michele Giuliani